I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della cultura, per sapere – premesso che:
il 29 maggio 2023, l'Asp regionale Fondazione N. Piccolomini ha pubblicato un avviso per la locazione di una porzione del «Parco Piccolomini»;
il bando risulterebbe aggiudicato dalla UrbanV Spa con l'intento di realizzare un «Parco dimostrativo della mobilità sostenibile»;
al Comitato Parco Piccolomini risulterebbe che il comune di Roma, dipartimento programmazione e attuazione urbanistica, avrebbe convocato una Conferenza dei servizi istruttoria finalizzata alla disamina della proposta progettuale;
l'area oggetto dell'intervento è individuata come Area di notevole interesse pubblico e sottoposta a vincolo paesaggistico ai sensi degli articoli 134 e 136 del decreto legislativo n. 42 del 2004;
a quanto risulta la Soprintendenza beni architettonici e per il paesaggio, con riferimento all'area avrebbe rilevato come «sia vietata la costruzione di manufatti di qualsiasi tipo, e che eventuali recinzioni dovranno essere realizzate di legno, escludendo eventuali fondazioni di cemento»;
da ciò si evince che la tutela e volta alla salvaguardia della comunità del paesaggio, evitando frazionamenti di fatto e uso promiscuo delle aree;
inoltre, risulta che si sia giunti alla chiusura con parere negativo della Conferenza dei servizi istruttoria, in merito al progetto di riqualificazione ambientale per l'allestimento di attività agricole e culturali che doveva essere realizzato nell'esatta area oggi interessata dal progetto per realizzare un Parco Dimostrativo della Mobilità Sostenibile, ovvero un Vertiporto;
i diversi approfondimenti istruttori hanno concluso dando parere negativo poiché «...l'intervento è fattibile solo nella sua unitarietà di aree a – servizi pubblici di livello locale – così come previsto dall'articolo 83 delle Norme tecniche di attuazione, da attuarsi attraverso la procedura del Progetto Pubblico Unitario...»;
già nel parere delle Unità organizzative pianificazione urbanistica generale – per quanto risulta agli interpellanti, l'area oggetto dell'intervento veniva classificata «edifici e complessi speciali – Ville Storiche – C2» ed inoltre inserita nel sistema dei servizi come verde pubblico e servizi pubblici di livello locale – di cui agli articoli 36, 39 e 85 delle Norme tecniche di attuazione;
per la realizzazione del progetto risulta però necessaria l'apertura di una viabilità locale, a servizio dei fruitori del Vertiporto, stante la pendenza dei luoghi e la distanza dal tessuto urbanizzato ma, ai sensi dell'articolo 24, tabella B), punto 7.2.1, tale opera è vietata;
l'area oggetto dell'intervento è caratterizzata da un pianoro, interessato dall'infrastruttura Vertiporto e da due versanti scoscesi, di cui solamente uno comprensivo di una carrareccia di campagna, di proprietà privata della famiglia Tiburzi;
all'interno della proprietà della famiglia Tiburzi, è inoltre attiva un'Associazione di promozione sociale quale Ente del terzo settore iscritto al Registro nazionale terzo settore, che ha come mission l'educazione e rieducazione in natura e che ospita un asilo nel bosco nonché un «santuario» dove sono ospitate diverse specie di animali tra cui molte varietà di avifauna (pavoni, colombe eccetera) –:
quali iniziative il Ministro interpellato intenda assumere al fine di tutelare l'integrità ambientale, storica e culturale di Villa Piccolomini, evidentemente incompatibile col progetto del parco tematico con uso promiscuo delle aree di mobilità sostenibile.
Seduta del 12 luglio 2024
Illustrazione di Roberto Morassut, risposta del Sottosegretario di Stato per la Cultura, replica di Roberto Morassut
ROBERTO MORASSUT, Grazie, Presidente. Questa interpellanza riguarda una parte del territorio della città di Roma molto particolare e molto pregiata: il parco Piccolomini. Stiamo parlando, cioè, di quella parte di territorio che insiste oltre la via Aurelia, a nord, e che si può considerare parte di un compendio ambientale, storico e anche archeologico abbastanza unitario, il quale scavalca la via Aurelia e discende attraverso una valle bellissima verso via Gregorio VII: la Valle del Gelsomino, così chiamata fino agli anni Cinquanta, quando, in occasione del grande Giubileo del 1950, sostanzialmente non fu cancellata dalla trasformazione edilizia che portò alla realizzazione del grande quartiere Aurelio-Cavalleggeri e di via Gregorio VII, come strada d'accesso al Vaticano. È un territorio con un'antica storia.
Faceva parte della proprietà imperiale e veniva utilizzata in parte per cavazione di materiali, essendo quella parte di Roma caratterizzata da una stratificazione geologica e molto diversa da quella dall'altra parte del Tevere, fatta di un tufo diverso e di materiali provenienti dal sollevamento delle terre. Quindi, questo tipo di caratteristiche geologiche si prestava ad un utilizzo per il trattamento dei materiali edilizi, molto utilizzato per la trasformazione della Roma antica ed era, diciamo, di proprietà imperiale.
Nello stesso tempo, queste proprietà imperiali erano utilizzate per la realizzazione, per l'uso agricolo, cioè per quell'approvvigionamento agricolo della città. Queste proprietà imperiali poi, nel tempo, furono transitate, attraverso la controversa questione della donazione di Costantino, in proprietà ecclesiastiche e “per li rami” - direbbe il poeta - poi furono, attraverso il regno dei vari papi, acquisite da famiglie ecclesiastiche. Quindi, così, quella parte di Roma divenne proprietà della famiglia Piccolomini e non solo, perché poi, negli anni più recenti, subentrarono anche proprietari più, diciamo, meno nobili, da un punto di vista storico, come i Vaselli, che acquisirono parte del territorio.
Ho fatto questa premessa per dire che, in riferimento a quel territorio, stiamo parlando di un parco con una grande storia, con caratteristiche paesaggistiche uniche, perché è proprio una discesa che arriva a Via Gregorio VII. Non so se qualcuno ha mai avuto occasione di incrociare via Piccolomini, via Piccolomini è una strada rettilinea che si, diciamo, che si stacca dalla Olimpica e dalla quale c'è una prospettiva bellissima, si indovina proprio direttamente la cupola di San Pietro, però poi si arriva a un parapetto - perché la strada non fu completata - e ci si affaccia su questo bellissimo parco.
Il parco, però, poi è stato donato dalla famiglia Piccolomini all'autorità pubblica - alla regione Lazio, nello specifico - con il meccanismo delle donazioni, cioè donato, però finalizzato ad attività sociali, nel caso specifico all'attività di assistenza agli artisti pensionati, agli artisti che avevano finito la loro attività di spettacolo. La regione Lazio ha sempre cercato di capire come utilizzarlo, affidandolo ad una Fondazione che, per valorizzarlo, questa Fondazione ha tentato più volte di presentare vari progetti, anche comprensibilmente, perché gestire un parco non è semplice.
Faccio un passo indietro. Tra la fine degli anni Settanta e l'inizio degli anni Ottanta, sulla porzione di proprietà Vaselli, si tentò di realizzare un albergo. Vi fu una grande battaglia, guidata da grandi ambientalisti, da grandi storici dell'arte, della cultura - tra questi Antonio Cederna e lo stesso ex sindaco Argan, che stava per lasciare il comune di Roma al sindaco Petroselli - e questo albergo non fu realizzato, tant'è che oggi, se si guarda Google Maps, si vede che, proprio al centro del parco, c'è un quadrato di cemento che in parte sfregia l'unitarietà del parco. Ora, qual è il problema? Che la Fondazione, anche comprensibilmente, ha presentato nel tempo vari progetti, l'ultimo dei quali - oggetto della nostra interpellanza - è la realizzazione di un vertiporto, cioè di una struttura per utilizzare i droni; è, diciamo, una nuova modalità di mobilità urbana e che, apparentemente, sembra di piccolo impatto – cioè, si tratta di una piazzola di cemento dalla quale decollano i droni e atterrano i droni per poter svolgere questa forma di trasporto innovativa -e però questa struttura comporta, poi, tutta una serie di altri interventi: strade, parcheggi, accessibilità, servizi.
Quindi, sostanzialmente, si ripropone il tema dello sfregio di questo parco, che peraltro, invece, dovrebbe essere aperto al pubblico, perché il quartiere di Aurelio Cavalleggeri, pur avendo questo ben di Dio alle spalle - Villa Pamphilj, soprattutto, ma Villa Pamphilj è un po' lontana e il parco Piccolomini è il parco di questo quartiere - non può accedervi e da tanto tempo vi sono comitati di quartiere, vi è un'intensa attività civica per richiedere, in qualche maniera, una forma di ingresso pubblico in questo parco.
Si tratta di trovare le giuste forme per gestire un grande capitale naturale, perché valorizzare un territorio, valorizzare una proprietà, anche pubblica, non significa per forza costruirci sopra, realizzare delle strutture edilizie o anche dei servizi. Il capitale naturale si valorizza anche attraverso la sua tutela e la sua valorizzazione di fatto, attraverso la storia, la cultura, l'archeologia. Il Parco Piccolomini è, poi, caratterizzato dalla presenza di strutture edilizie di carattere rurale, che si prestano benissimo ad attività di carattere culturale e museale, e che possono, quindi, venire incontro ad una domanda molto diffusa nel quartiere e crescente nella società attuale. Quindi, la domanda verte su che punto? C'è stata una Conferenza di servizi, si sono sviluppati confronti tra le amministrazioni e la Conferenza di servizi sembra essersi chiusa con “no”, cioè con una negazione da parte delle autorità interessate, in particolare credo anche il comune di Roma, poiché, tra l'altro, questo compendio è una villa storica, dove insistono vincoli nazionali e vincoli paesaggistici regionali, oltre che, evidentemente, anche vincoli archeologici, che possono essere facilmente reperiti attraverso attività eventuali di scavo.
La domanda rivolta al Ministero è: quali iniziative il Ministero, attraverso le soprintendenze, ovviamente, intende assumere, affinché questo progetto non venga realizzato? Ma non perché ci sia, da parte degli interroganti, un pregiudizio verso questo tipo di strutture, anzi, riteniamo che questo tipo di attività e di servizi, legati ad una forma di mobilità moderna e innovativa, che ha bisogno di essere sviluppata nelle città, possa essere incentivato, sviluppato e anche diffuso, attraverso scelte più opportune, non per forza in aperta campagna o in zone di un tale pregio e valore ambientale, storico e architettonico, ma nella città densa, attraverso opportune forme ingegneristiche e forme urbanistiche, che possono essere facilmente sperimentate anche dall'esperienza che si sta realizzando in altri Paesi europei e in giro per il mondo. Quindi, riteniamo che ci sia bisogno, a questo punto, di un pronunciamento chiaro da parte del Ministero della Cultura, poiché il vincolo che insiste su quell'area è un vincolo statale e, quindi, la questione non ha un carattere locale, ma ha un carattere pienamente nazionale, per il valore dell'area e per le procedure che investono direttamente la responsabilità del Ministero.
GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Grazie, Presidente. Gli onorevoli interpellanti chiedono quali iniziative il Ministero interpellato intenda assumere rispetto al progetto di installazione, all'interno di una porzione del parco di pertinenza di Villa Piccolomini, di un “Parco dimostrativo della mobilità sostenibile” comprensivo di un “vertiporto” per veicoli a decollo verticale a propulsione elettrica, al fine di tutelare l'integrità ambientale storica e culturale della Villa.
Sulla proposta di uso temporaneo avanzata dalla società UrbanV Spa al Dipartimento programmazione e attuazione urbanistica di Roma Capitale, ai sensi dell'articolo 23-quater del decreto del Presidente della Repubblica del 6 giugno 2001, n. 380 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia) e delle linee guida e criteri di indirizzi dettati da Roma capitale, la competente Soprintendenza speciale archeologia, belle arti e paesaggio di Roma è stata invitata a rendere il proprio parere in sede di Conferenza dei servizi istruttoria, convocata dal Dipartimento programmazione e attuazione urbanistica per la disamina della proposta progettuale.
Considerato che il progetto ricade in area soggetta a tutta a tutela paesaggistica, la Soprintendenza, con nota del 14 marzo 2024, ha chiesto chiarimenti in merito alla procedura autorizzativa attivata, ossia se trattasi di una richiesta di autorizzazione ex articolo 146 del Codice dei beni culturali o dell'attivazione di un'attività istruttoria finalizzata a una valutazione di impatto ambientale. Contestualmente, nel rispetto del principio di lealtà amministrativa e di non aggravamento del procedimento, la Soprintendenza ha segnalato delle criticità sotto il profilo paesaggistico.
Con determinazione dirigenziale dello scorso 17 aprile, il Dipartimento programmazione e attuazione urbanistica di Roma Capitale, anche considerato che in merito agli aspetti paesaggistico-ambientali le prescrizioni del vigente Piano territoriale paesaggistico regionale riguardanti la disciplina delle azioni/trasformazioni e degli obiettivi di tutela per ogni sistema di paesaggio interessato hanno efficacia vincolante in quanto nella porzione di territorio in questione insistono beni paesaggistici di cui all'articolo 134, comma 1, lettere a), b) e c) del Codice dei beni culturali, ha ritenuto rilevanti alcune criticità esplicitate nei pareri e nelle determinazioni espressi dalle amministrazioni coinvolte nella Conferenza di servizi istruttoria.
In particolare, ha rilevato che la proposta progettuale non risulta compatibile rispetto ai profili paesaggistici, in ragione dei vincoli insistenti sulla porzione di territorio interessata e all'efficacia della disciplina di tutela dei paesaggi, che qui rilevano secondo la corrispondente disciplina d'uso delle norme tecniche di attuazione del Piano territoriale paesaggistico regionale, in relazione, nello specifico, agli interventi assimilabili a nuova costruzione. Pertanto, compatibilmente con le procedure autorizzatorie di competenza che si dovranno e potranno porre in essere, il Ministero valuterà gli interventi nel rispetto della normativa vigente.
ROBERTO MORASSUT, Mi ritengo parzialmente soddisfatto, nel senso che acquisisco con soddisfazione la risposta del Sottosegretario che mi pare andare nella direzione di un recepimento, da parte delle sovrintendenze, della complessità dei vincoli e delle criticità che insistono su quel territorio. Nello stesso tempo ritengo che sia necessario - in un'eventuale prosecuzione della conferenza dei servizi o, comunque, di fronte ad un mutamento del progetto, che può essere presentato da parte della società concessionaria - considerare questi vincoli non legati ad una porzione, cioè alla porzione interessata dal progetto, ma considerarli nel loro insieme. Mi aspetto, quindi, che comunque questo parere, questa posizione espressa, di cui sono soddisfatto, da parte del Ministero possa essere considerata una posizione che, nel suo complesso, riguarda l'intero parco Piccolomini, come - ripeto - una delle bellezze naturali e paesaggistiche più importanti e anche più sconosciute della Capitale, per cui sarebbe opportuno operare insieme da parte delle istituzioni, affinché venga conosciuta ed apprezzata da un numero maggiore di cittadini possibili.