07/05/2024
Toni Ricciardi
Braga, Manzi, Fornaro, Carè, Cuperlo, Graziano, Simiani, Sarracino, Stefanazzi, Ghio, D'Alfonso, Merola, Porta, Quartapelle Procopio, Forattini, Girelli, Marino, Casu, Malavasi, Ferrari, Lacarra»
2-00370

 I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle imprese e del made in Italy, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   Industria italiana autobus è ad oggi ancora l'unica azienda in Italia, con sedi a Bologna e Flumeri (Av) impegnata nella produzione di autobus, con controllo societario pubblico, anche se in uscita, da parte di Invitalia e Leonardo;

   i suddetti impianti occupano 600 dipendenti ed hanno in portafoglio circa 1000 autobus da consegnare a breve termine;

   come noto, entro il 28 marzo 2024 scadeva il termine per la presentazione della offerta di acquisto delle quote societarie pubbliche senza assegnazione definitiva;

   a quella data avrebbero manifestato interesse il Gruppo Seri srl di Vittorio Civitillo, e anche una cordata di 4 soci (Valerio Gruppioni, Maurizio Stirpe, Nicola Benedetto e Maurizio Marchesini) produttori di autobus tra l'altro già presenti sul territorio;

   il 23 aprile 2024, a seguito dell'ultimo sciopero indetto dai lavoratori attraverso le organizzazioni sindacali di categoria Fiom-Cgil, Ugl, Fismic e Fim-Cisl, il Ministero delle imprese e del made in Italy ha affermato che l'unica offerta congrua sarebbe stata quella del Gruppo Seri;

   il Gruppo Seri è noto che operi in settori estranei a quella di Industria italiana autobus (come fotovoltaico, accumulatori e riciclo di materie plastiche) e come società pare mostrare ad avviso dell'interpellante una serie di criticità nello storico sia sotto il profilo economico finanziario sia nell'ambito delle relazioni sindacali;

   tale profilo preoccupa in considerazione di un'ipotetica assegnazione di Industria italiana autobus ad un privato non del settore;

   lunedì 6 maggio 2024 si è svolto ad Avellino un incontro territoriale che ha visto coinvolti lavoratori, organizzazioni sindacali e di categoria mobilitate a scongiurare un indebolimento di un presidio industriale di grandissima rilevanza occupazionale –:

   quali siano gli orientamenti del Governo in merito alla suddetta cessione azionaria anche rispetto ad eventuali ulteriori proposte e se non intenda altresì valutare la migliore proposta in termini industriali a garanzia del futuro di Iia e dei suoi livelli occupazionali presso gli impianti esistenti.

Seduta del 10 maggio 2024

Illustrazione e replica di Toni Ricciardi, risposta della Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy, Fausta Bergamotto

 

TONI RICCIARDI. Grazie, Presidente, la illustro. Sottosegretaria Bergamotto, innanzitutto, la voglio ringraziare e - sempre per suo tramite, Presidente - voglio ringraziare il Governo, perché sul tema noi abbiamo depositato un atto di sindacato ispettivo il 6 febbraio 2023, che giace in qualche cassetto della Commissione e per il quale non abbiamo mai ottenuto risposta. E il fatto che lei, Sottosegretaria, sia qui, questa mattina, è già un punto di merito e di plauso; almeno, riusciamo a confrontarci su una questione molto, molto delicata e seria.

Qual è l'oggetto della questione, Presidente? Volendolo riassumere, potremmo definirlo: quale politica industriale ha in testa questo Governo? Industria italiana autobus è, ad oggi, ancora l'unica azienda in Italia, con sedi a Bologna e a Flumeri, in provincia di Avellino, impegnata nella produzione di autobus, con un controllo, con una partecipazione al capitale societario pubblico da parte di Invitalia e Leonardo, le quali hanno dichiarato di uscire da questo capitale. Di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di un'azienda strategica, che occupa 600 dipendenti e che ha in pancia un portafoglio di consegne di almeno 1.000 autobus da consegnare a breve scadenza.

Ora, noi sappiamo - in questo Paese - al di là del tasso di sensibilità delle forze politiche rispetto al concetto di transizione ecologica, quanto la mobilità green e sostenibile abbia un impatto e una rilevanza strategica per un Paese come il nostro, che ha un parco di autobus con un chilometraggio ben superiore alla media europea. Sostanzialmente, in molte città vediamo transitare e circolare autobus che potremmo definire, Presidente, del secolo scorso.

Veniamo al dunque. Come è noto, lo scorso 28 marzo scadeva il termine di presentazione dell'offerta di acquisto delle quote societarie pubbliche senza assegnazione definitiva. A quella data avrebbero - e utilizzo il tempo verbale: avrebbero - manifestato interesse il Gruppo Seri Srl, lo ripeto, Srl, di Vittorio Civitillo, e anche una cordata di quattro soci composta da Gruppioni, Stirpe, Benedetto e Marchesini, peraltro produttori di autobus già presenti sul territorio.

Il 23 aprile, a seguito dello sciopero indetto dai lavoratori attraverso le organizzazioni sindacali di categoria, il MIMIT, il suo Ministero, ha affermato che l'unica offerta congrua è stata quella del Gruppo Seri Srl. Ora, il Gruppo Seri, Sottosegretaria, come lei sa e come è noto, non si occupa del settore della produzione di autobus, dell'automotive, ma è un'industria, un gruppo, una Srl che si occupa di fotovoltaico, accumulatori e riciclo di materie plastiche e, mi consenta l'eufemismo, Sottosegretaria, è nota tutta una serie di criticità storica su questo gruppo, che credo che, da sole, giustifichino più di qualche preoccupazione legittima da parte delle lavoratrici e dei lavoratori.

L'elemento che più ci preoccupa, Sottosegretaria, è che noi stiamo parlando di un'azienda strategica e non vorremmo che si assistesse all'ennesimo evento che la storia d'Italia ci ha manifestato in tanti decenni, ovvero che, in un certo qual modo, si consegnino le casse e le chiavi di un'azienda a soggetti che non sono in grado di garantire le giuste garanzie - mi scusi il gioco di parole - per portare, poi, faticosamente e stancamente a liquidazione queste aziende.

Sottosegretaria, noi ci troviamo qui perché, lunedì 6 maggio, si è svolto ad Avellino un incontro territoriale che ha coinvolto lavoratori e lavoratrici e organizzazioni sindacali di categoria preoccupati per il plesso industriale. Io le consegno questa testimonianza da parte delle maestranze: nessuno tifa o si è innamorato di Invitalia o di Leonardo, non hanno questa preoccupazione, ma hanno la preoccupazione di capire il loro futuro. Lei lo sa meglio di me, stiamo parlando di un'azienda che sta lottando da 11 anni e, se il plesso industriale è ancora lì, lo si deve alle battaglie che le lavoratrici e i lavoratori hanno fatto in questi anni. La vicenda - per essere chiari, anche nel rispetto istituzionale reciproco - non è politica, perché, in 11 anni, si sono susseguiti diversi Governi. Si era trovata una soluzione con la partecipazione pubblica e, allora, per questa ragione, noi, come gruppo del Partito Democratico, vorremmo capire quale sia l'orientamento del Governo.

Il 23 o 26 maggio, a fine maggio, ci sarà un appuntamento decisivo per le sorti di questo stabilimento. Pertanto, visto che Invitalia e Leonardo non mi risulta e non ci risulta siano in condizioni di difficoltà economiche e, soprattutto, visto che stiamo parlando di una produzione strategica per la mobilità del Paese in un'area interna - lo stabilimento di Flumeri - e in un'area strategica del Paese - quella di Bologna -, vorremmo capire quale sia l'orientamento e come lei, Sottosegretaria e il suo Dicastero intendiate risolvere o affrontare la questione, per dare garanzie e risposte certe a oltre 600 famiglie di lavoratori che lavorano in quello stabilimento e che chiedono, da parte del Governo e della politica, il rispetto dell'articolo 3 della Costituzione, che sancisce la dignità delle persone. Perché il lavoro non è solo salario, il lavoro è, soprattutto, dignità per le persone.

 

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. Grazie, onorevoli interpellanti. Con riferimento a quanto riferito con l'interpellanza urgente in discussione quest'oggi, rappresento in premessa che, nel 2015, la società Industria italiana autobus ha presentato domanda per un contratto di sviluppo nello stabilimento ex Irisbus di Flumeri (Avellino), relativo a un programma di sviluppo industriale con investimenti totali pari a circa 48 milioni di euro e con agevolazioni concesse pari a circa 18 milioni di euro. Orbene, le agevolazioni concesse secondo la citata normativa sono state accompagnate dall'ingresso di Invitalia nel capitale sociale, a norma dell'articolo 8-bis del decreto ministeriale 9 dicembre 2014, che ha previsto che la citata partecipazione non potesse essere detenuta per un arco temporale superiore ai 5 anni. Conseguentemente, Invitalia è stata tenuta a dismettere tale partecipazione, considerato che l'autorizzazione all'ingresso nel capitale di Industria italiana autobus risale al 24 gennaio 2019.

A ciò si aggiunge il fatto che Leonardo, società quotata in borsa, e che pertanto è soggetta a regole di mercato diverse e più rigorose, già alla fine del 2023 aveva deliberato di dismettere la sua partecipazione in Industria italiana autobus per orientare la propria attività su settori maggiormente attinenti al proprio core business. Per le sopra esposte ragioni, i soci hanno avviato un processo di individuazione di un partner industriale al quale affidare la guida di Industria italiana autobus. All'esito del citato processo sono state presentate diverse manifestazioni di interesse e solo 2 si sono concretizzate in vere e proprie offerte.

Tuttavia, una di queste è stata ritenuta non congrua dagli advisor incaricati dai soci stessi. Tengo a precisare che, nel corso degli anni, il Governo ha più volte autorizzato Invitalia, in qualità di socio, ad effettuare interventi di supporto finanziario volto a garantire la continuità aziendale di Industria italiana autobus. In questi mesi il MIMIT, infatti, è intervenuto attivamente per consentire la prosecuzione dell'attività produttiva di Industria italiana autobus: solo in questo inizio anno Invitalia è stata autorizzata ad effettuare un conferimento soci pari a circa 12 milioni di euro.

Inoltre, sono stati effettuati diversi tentativi di negoziato con le 2 cordate che avevano presentato le manifestazioni di interesse per rilevare Industria italiana autobus. Tuttavia, l'accordo tra le 2 cordate, seppur auspicabile per garantire l'integrazione verticale con società rientranti nella catena del valore del settore automotive, non si è dimostrato percorribile, attesa l'accertata impossibilità di addivenire ad una soluzione condivisa, in termini di configurazione della governance e delle strategie di sviluppo industriale dell'azienda, tra i diversi imprenditori contattati.

A conclusione di questa complessa e delicata fase di negoziazione, informo che il testo finale dell'accordo per la cessione di Industria italiana autobus, concordato tra i soci attuali, ovverosia Invitalia e Leonardo, e il Gruppo Seri, sarà sottoposto proprio quest'oggi al consiglio di amministrazione di Invitalia. In caso di deliberazione positiva, esso sarà poi trasmesso al Ministero delle Imprese e del made in Italy e lì saranno effettuate tutte le opportune valutazioni relative all'operazione. In generale, risulterebbe che l'offerente, con la propria proposta di acquisto, si è impegnato a immettere nuova liquidità da destinare a investimenti ulteriori rispetto a quelli previsti dal piano industriale 2023-2026.

Il Governo verificherà che il citato accordo preveda clausole volte a garantire il mantenimento dei livelli occupazionali e a riconoscere ad Invitalia il diritto di veto per opporsi a qualsiasi delibera contraria all'accordo, all'oggetto sociale o all'interesse sociale di Industria italiana autobus. In attesa di effettuare le citate ulteriori considerazioni, tengo a precisare che il MIMIT continuerà a seguire con grande attenzione la vicenda in parola, come ribadito alle organizzazioni sindacali in occasione dell'incontro tenutosi lo scorso 23 aprile.

A tal fine, è stato concordato un confronto tra le organizzazioni sindacali nazionali e Invitalia entro il corrente mese e la successiva convocazione di un tavolo plenario.

 

TONI RICCIARDI. Grazie, Presidente. Grazie, Sottosegretaria, la ringrazio per averci ricordato tutti i passaggi, però, in tutta onestà, lei mi permetterà, con il garbo personale, politico e istituzionale che le devo, di dichiararci completamente insoddisfatti. Le spiego anche il perché, Sottosegretaria: le vicende accadute le conosciamo. I lavoratori, le lavoratrici e le sigle sindacali le conoscono. Capisco Leonardo, la quale nel 2023 già aveva messo in bilancio il fatto che stesse cedendo il ramo d'azienda, mi passi la definizione impropria ma per farci capire. Quindi, voglio dire, noi stiamo facendo una discussione quando uno dei soci principali, con capacità economica, ha già dichiarato nei propri bilanci che ha ceduto la partecipazione ad un'azienda che riteniamo strategica per il Paese, e la vicenda è passata sotto silenzio.

Quando lei sottolinea il fatto dei cinque anni di Invitalia, è vero, però è pur vero che lo Stato deve poter garantire, e lei sa meglio di me che, per prassi storica consolidata in questo Paese, che lo Stato, un Governo rispetto a sé stesso - mi passi il termine improprio, ma per farmi capire - può immaginare di derogare, di prolungare, di cambiare e di fare pur di garantire la produzione e quel plesso.

La cosa che più sconvolge sa qual è? È che si sta affidando - perché di fatto lei questa mattina ci ha detto questo - la sorte di uno stabilimento come l'ex Irisbus, attuale fabbrica italiana autobus di Flumeri in un territorio strategico in prospettiva: è lo stesso territorio dove si stanno completando i lavori della Napoli-Bari dell'alta velocità-alta capacità; territorio e triangolo territoriale nel quale prima o poi, si spera, si possa concretizzare anche la piattaforma logistica, ossia un hub di interscambio, un luogo baricentrico tra le due città meridionali di Napoli e Bari. Credo che lo capisca chiunque ci siano interessi, in prospettiva, su capannoni terreni e quant'altro.

Lo dico, Sottosegretaria, sa perché? Perché quello è un territorio che ha già vissuto storie del genere, ha già vissuto storie di non imprenditori ma di “prenditori”, abbiamo almeno 40 anni di storia in tal senso dopo il 1980. Allora, guardi, dire che il Governo e lei stessa - lo so - vi siete impegnati per far ragionare le parti, ve ne do atto, ma siamo qui a chiedere un ulteriore supplemento di pazienza e di lavoro sul tema. Perché qualcuno ci deve spiegare come si fa a cedere un'azienda, che ha ricevuto dallo Stato 48 milioni di euro, ad una Srl, questo qualcuno ce lo deve spiegare, Srl che si occupa di fare completamente tutt'altro. Voi avevate l'obbligo e il dovere, in qualità di Governo, di dire se questo Paese nelle proprie politiche industriali riteneva che non si dovessero più produrre pullman in questo Paese. Allora basta avere il coraggio di dire: guardate gli autobus prodotti in Italia non li vogliamo più; prendiamo 600 operai e operaie e li dislochiamo e collochiamo in parte in pensionamento anticipato, gli altri cerchiamo di trovare una soluzione. Un Governo che ha la responsabilità rispetto a queste persone fa una cosa del genere.

Ma se il Governo, come lei questa mattina ha ricordato, ha investito 48 milioni di euro e dopo cinque anni immagina di cedere quella attività industriale a una Srl, io ho la sensazione, Sottosegretaria – per essere chiari, non ci credo e non ci voglio credere – che noi corriamo il rischio di rivedere una delle tante pagine della storia di questo Paese, perché poi si fa un gran bel parlare dell'impossibilità di un processo di industrializzazione nel Mezzogiorno e nelle aree interne del Mezzogiorno, peccato, però, che, soprattutto in una fase storica come questa che stiamo vivendo, soprattutto con la possibilità di liquidità economica che ci viene fornita dal PNRR, soprattutto perché stiamo parlando, nel caso di Flumeri, di un pezzo della provincia di Avellino, attenzionato da interventi e da progetti trentennali che trovano finalmente concretizzazione da qui al 2026, non riusciamo a capire come non si possa agire con una certa sensibilità e con un livello di investimento in prospettiva.

Lo Stato sta realizzando la stazione Hirpinia dell'alta velocità proprio in quel territorio. Il Ministro Fitto, nella ridefinizione del PNRR, ha stralciato la piattaforma logistica, che noi speriamo si possa ripristinare.

Stiamo parlando di un luogo a concentrazione di investimenti.

Qualcuno ci deve far capire, Sottosegretaria, perché io le porto la testimonianza, l'amarezza e la preoccupazione delle lavoratrici e dei lavoratori che, in ultimo, ho incontrato il 6 maggio e quando sono venuti da lei. Noi, come Partito Democratico, continueremo a stare al loro fianco, Sottosegretaria, non per speculare politicamente contro il Governo, ma per spingere a un supplemento di indagine di analisi e di verifica rispetto alla scelta che lei sta compiendo, Sottosegretaria.

Allora - e chiudo - noi la invitiamo veramente e concretamente, perché quelle sono persone che io conosco da decenni e le ho viste lottare per 11 anni per quello stabilimento. Le posso garantire che non sono persone che hanno la paura della lotta, per il proprio posto di lavoro, perché stiamo parlando di un territorio, Sottosegretaria, che sta vivendo una desertificazione e uno spopolamento senza precedenti.

La provincia di Avellino ha avuto uno spopolamento che ha riportato quel territorio a un peso demografico ante Unità d'Italia.

Questa, o diventa una questione nazionale (perché è l'unico stabilimento che produce autobus) oppure non so quanto malessere questa situazione possa generare tra le maestranze.

Quindi, Sottosegretaria, lei sappia che ha la nostra massima disponibilità, testimoniata anche dalla presenza, questa mattina, della capogruppo del Partito Democratico in Aula, per collaborare per trovare una soluzione.

La invitiamo a non trovare soluzioni che già sappiamo dove porteranno, con il rischio della chiusura definitiva di una storia industriale in quel pezzo di territorio.