18/12/2018
Enza Bruno Bossio
Berlinghieri, De Micheli, Giorgis, Fregolent, Del Basso De Caro, Migliore, Pollastrini, Madia, Mancini, Pini, Orfini, Schirò, Miceli, Annibali, Stumpo, De Luca, Noja, D'Alessandro, Boccia, Melilli, Bazoli, Braga, Viscomi, Lacarra, La Marca, Mauri, Topo, Nardi, Marattin, Quartapelle Procopio
2-00208

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   a seguito della entrata in vigore delle disposizioni di cui al decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° dicembre 2018, n. 132, meglio conosciuto come «decreto sicurezza» si stanno verificando situazioni di estrema criticità sul territorio nazionale per la gestione dei migranti ospiti dei Cara con il permesso di soggiorno umanitario in scadenza;

   l'abolizione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, prevista dal citato provvedimento legislativo, in considerazione della rilevanza che tale permesso rivestiva come forma di protezione molto diffusa, della durata di due anni, rischia di determinare un corto circuito molto pericoloso e di alimentare tensioni tra persone disperate, prive dei più elementari mezzi di sussistenza, spesso in territori altrettanto depressi sia socialmente che economicamente;

   questa abolizione impedisce a queste persone, a giudizio degli interpellanti in violazione del principio giuridico che garantisce il riconoscimento di diritti acquisiti, di accedere al circuito di seconda accoglienza, il cosiddetto Sprar, perché in possesso di un permesso, quello «umanitario», che alla scadenza non avrà più valore, salvo alcune eccezioni ancora tutte da declinare e interpretare;

   questa incertezza sta accentuando le difficoltà sulla gestione e sul coordinamento delle politiche di accoglienza e presa in carico di situazioni molto critiche che riguardano casi drammatici di migranti con disabilità con problemi particolari e che non possono essere trattati in maniera burocratica;

   situazioni di tensione si sono già registrate a Crotone, a Catania, nel tarantino e si moltiplicano le segnalazioni di persone che, in conseguenza delle nuove disposizioni, non avranno più il diritto di soggiornare presso i centri di accoglienza per i richiedenti asilo, venendo così privati di qualsiasi prospettiva e costretti a vivere per strada, incrementando notevolmente le problematiche già esistenti a carico delle istituzioni locali;

   con la progressiva scadenza dei permessi per protezione umanitaria, tali situazioni potrebbero diventare ingestibili e la conversione in permesso di soggiorno per motivi di lavoro sarà resa complessa soprattutto dalla previsione della necessità di munirsi di passaporto del Paese di origine, in quanto è notoria la complessità delle procedure burocratiche per il suo ottenimento, soprattutto in Paesi come Gambia, Mali, Senegal, che rendono pressoché impossibile conseguire questo imprescindibile documento, con la conseguenza di vedere aumentare in maniera esponenziale il numero degli irregolari –:

   se il Governo sia a conoscenza di questi effetti immediati della normativa di cui al decreto-legge appena convertito e quali iniziative intenda assumere al fine di trovare una soluzione che rispetti il principio della concessione del permesso umanitario per garantire comunque l'accesso ai piani di seconda accoglienza e tutelare la positiva esperienza degli Sprar con la presa in carico delle situazioni più drammatiche, come quelle che riguardano donne e bambini ed altre situazioni particolari, nonché per supportare l'azione degli enti locali nella gestione di queste criticità dovute all'introduzione delle richiamate norme previste dal decreto-legge n. 113 del 2018 convertito dalla legge n. 132 del 2018.

Seduta del 25 gennaio 2019

Illustrazione di Vincenza Bruno Bossio, risposta del governo di Luigi Gaetti Sottosegretario di Stato per l'Interno, prelica di Gennaro Migliore.

Illustrazione

Signora Presidente, abbiamo presentato con altri colleghi del Partito Democratico, e non solo, questa interpellanza urgente, all'indomani dell'approvazione della legge n. 132 del 2018, per chiedere quali iniziative intendesse adottare il Governo per risolvere le pesanti criticità che si sono manifestate già nelle 24 ore successive all'approvazione della legge, e in particolare se il Governo fosse a conoscenza degli effetti immediati di questo cosiddetto “decreto insicurezza”, qual è la soluzione che si intende trovare per rispettare il principio della concessione del permesso umanitario, e quindi garantire l'accesso ai piani di seconda accoglienza dei soggetti vulnerabili. Proprio oggi gli esperti del Consiglio d'Europa hanno detto che questa legge mette a dura prova la possibilità di effettiva assistenza ai soggetti vulnerabili. Chiediamo come tutelare la positiva esperienza degli SPRAR che si sono presi in carico le situazioni più drammatiche e come supportare, sempre attraverso l'esperienza degli SPRAR, gli enti locali nella gestione di queste criticità.

Ma, come dicevo, alcune prefetture non hanno aspettato nemmeno 24 ore dalla conversione del decreto. Una giovane famiglia africana, la sera del 30 novembre 2018, ha dovuto raccogliere le sue poche cose e lasciare il CARA di Isola Capo Rizzuto. Insieme ad altre persone è stata costretta a salire su un pullman e lasciata davanti alla stazione ferroviaria di Crotone, sotto la pioggia battente. Ci hanno detto di prendere tutto, ha detto Yousuf; abbiamo provato a chiedere perché, pensavamo ci trasferissero in un'altra struttura. Poi abbiamo capito che ci stavano semplicemente buttando per strada. Non hanno avuto pietà neanche per mia moglie, che è incinta di tre mesi. Sono sopravvissuti all'inferno libico, alla traversata, pensavano che il peggio fosse passato. L'immagine della moglie di Yousuf, quella giovane donna africana con un bambino sulle spalle e un altro nella pancia, è stata per tanti di noi, tanti italiani, il simbolo del presepe 2018.

Chi tiene fuori dall'aula di scuola Gesù bambino non è un educatore, tuona Matteo Salvini. Giustamente Marco Tarquinio, direttore dell'Avvenire, risponde che chi ha votato la legge di strada ci risparmi queste parole in nome di Gesù. La legge di strada è dura, feroce, non sopporta i deboli e li elimina darwiniamente. Infatti, oggi, purtroppo, la moglie di Yousuf ha perso il suo Gesù Bambino grazie alla legge della strada e a chi vuole Gesù nelle scuole, ma respinge la famiglia di Nazareth. E, quando abbiamo depositato, come parlamentari del PD, questa interpellanza, non si erano ancora ulteriormente manifestate le drammatiche scene del CARA di Castelnuovo di Porto, con esseri umani considerati alla stregua di pacchi e deportati; sì, deportati, chiamiamo le cose con il loro nome.

E se qualcuno ha qualche dubbio, chieda alla senatrice Segre, e facciamoci spiegare da lei, quando racconta cosa ha provato quando, ad otto anni, per colpa dei nazisti, le è stato vietato di frequentare la scuola. É lì, dice la Segre, e non il campo di sterminio, la vera cesura, quella che nel ricordo divide la mia infanzia tra il prima e il dopo. Bambini diventati invisibili perché una legge propaganda, anche qui, deve farsi scudo umano per raccattare consensi. Fossi in voi proverei vergogna! L'abolizione del permesso di soggiorno per motivi umanitari è stata voluta con scientificità dall'attuale Governo e ha come fine non quello di gestire il fenomeno dell'immigrazione e ancor meno quello della sicurezza degli italiani, ma di creare condizioni di emergenza permanente per assicurare al Ministro dell'interno, in quanto leader della Lega, una sorta di vitalizio elettorale sulla pelle dei poveri cristi. Nulla è fatto a caso, c'è una tenaglia tra l'abolizione del permesso umanitario e la delegittimazione degli SPRAR per incattivire l'opinione pubblica, invocando soluzioni ancora più drastiche, e quindi generare ulteriori azioni che alimentino irregolarità, e quindi potenziale disponibilità verso attività illegali.

Questa abolizione, a nostro avviso, è una grave violazione dei diritti umani e chiediamo come mai il Governo stia tardando anche nella configurazione delle fattispecie che avrebbero dovuto esplicitare strumenti normativi in conseguenza del superamento del permesso umanitario, sapendo che tra quelli che vengono espulsi dai CARA, dai CAS e dai centri d'accoglienza ci sono molti soggetti vulnerabili. Attendiamo, quindi, di conoscere dal Governo cosa intenda fare di queste persone e quale risposta intenda dare ai sindaci e ai territori per evitare che si alimenti un clima così pericoloso.

Risposta del governo

Signora Presidente, signori deputati, le nuove norme contenute nel cosiddetto “decreto sicurezza e immigrazione” recentemente approvato costituiscono un importante tassello di una più ampia riforma della gestione del fenomeno migratorio, in un quadro di rinnovato approccio alle evidenti criticità di questi ultimi anni, caratterizzati da consistenti arrivi di migranti nel nostro Paese. Nonostante l'attuale riduzione dei flussi, conseguente alla nuova strategia avviata dal Governo in materia di contenimento degli arrivi, è ancora significativo il numero di immigrati nel nostro territorio, sia per l'elevato numero di sbarchi del passato sia per la prolungata presenza di richiedenti asilo, con un forte impatto sui territori. La gran parte degli immigrati, infatti, è rimasta in Italia inoperosa, senza concrete prospettive di stabilizzazione e di inclusione sociale, con il forte rischio di cadere in percorsi di illegalità. Basti pensare che su circa 40 mila tutele umanitarie riconosciute dalle commissioni territoriali negli ultimi tre anni solo poco più di 3.200 sono state le conversioni in permessi di lavoro e circa 250 in ricongiungimenti familiari.

Le nuove norme, tipizzando alcune fattispecie di permessi di soggiorno speciali, hanno il prioritario obiettivo di riorganizzare il sistema del riconoscimento della protezione internazionale, anche al fine di evitare il possibile uso strumentale della domanda di asilo. Nella previgente normativa, infatti, l'istituto del permesso di soggiorno per motivi umanitari era riconducibile a situazioni eterogenee, non sempre afferenti la tutela di diritti inviolabili della persona, con un margine di discrezionalità che ha favorito interpretazioni eccessivamente estensive. Questo è il motivo per cui, nel riformare l'istituto della protezione umanitaria, nel decreto sono state regolamentate specifiche esigenze di protezione complementare, tipizzate in fattispecie determinate, per assicurare una temporanea tutela dello straniero per esigenze di carattere umanitario che, secondo l'ordinamento interno ed internazionale, non ne consentirebbero il rimpatrio.

Tengo, quindi, a sottolineare che la protezione per esigenze umanitarie non è stata abolita: chi versa in una condizione di particolare esigenza umanitaria continua ad essere tutelato. Restano legittimamente nel nostro Paese le vittime di tratta, le vittime di violenza domestica o di grave sfruttamento lavorativo, coloro che versano in condizioni di salute di eccezionale gravità, coloro che non possono rientrare nel proprio Paese perché colpito da gravi calamità, coloro che compiono atti di particolare valore civile, nonché coloro i quali, pur non avendo i requisiti per il riconoscimento di una forma di protezione internazionale, corrono comunque il rischio, in caso di rimpatrio, di subire gravi persecuzioni o di essere sottoposti a torture.

Peraltro vorrei anche precisare che il diritto di asilo rimane integro nel suo valore costituzionale.

Non ci sono mutamenti per quanto concerne la possibilità e i modi di presentazione della domanda di asilo, né sono cambiate le garanzie assicurate al richiedente per l'intero procedimento, anzi, le innovazioni apportate rendono più veloci riconoscimento dello status in favore di chi ne ha diritto.

Per quanto riguarda già le ipotizzate criticità evidenziate nell'atto ispettivo degli interpellanti e collegate alla mancata attuazione delle politiche di accoglienza e prese in carico e tutela dei migranti in situazioni particolari, faccio osservare che, già come nella precedente legislazione, lo straniero, al momento della consegna del permesso di soggiorno per motivi umanitari, era tenuto a lasciare il centro di prima accoglienza in cui era temporaneamente ospitato, salvo il caso in cui non fosse stata presentata impugnazione della decisione di rigetto da parte della Commissione per il riconoscimento della protezione internazionale. Peraltro, le modifiche introdotte dal nuovo decreto nel sistema di seconda accoglienza fanno espressamente salve le situazioni particolari cui hanno fatto cenno gli interpellanti. Resta, infatti, assicurata la permanenza nel circuito della seconda accoglienza - ora denominato Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati, con l'acronimo SIPROIMI -, oltre che di coloro che erano titolari di permesso di soggiorno umanitario prima della riforma e fino alla scadenza del progetto di accoglienza, anche di coloro che, sulla base delle nuove norme del decreto-legge, potranno beneficiare delle nuove tipologie di permessi di soggiorno per esigenze umanitarie. Ricordo nuovamente che tra tali permessi rientrano quelli per cure mediche, per le vittime di violenza o di grave sfruttamento, per le vittime di violenza domestica, per situazioni di contingente ed eccezionale calamità nel Paese di origine e per particolare sfruttamento lavorativo.

Replica

Grazie, signora Presidente. Vorrei rivolgermi con rispetto al rappresentante del Governo senza, però, nascondere non solo la mancata soddisfazione, ma anche la rabbia che io provo nei confronti di una risposta che nella sua articolazione concreta rappresenta - mi è capitato in altre occasioni di avere un confronto con il sottosegretario Gaetti - una perversa ricognizione burocratica di quello che avete già fatto e che già sta producendo danni. Non solo non avete risposto a casi concreti, perché il caso citato, secondo questa frustrante enumerazione di quali sono i casi per i quali viene indicata la protezione speciale e che, in realtà, non vengono garantiti, poi viene smentito concretamente dall'esperienza che è stata ricordata qui proprio per quell'esodo che è stato necessario per essere stati espulsi dal centro di Crotone di persone che, poi, nel caso di una donna, addirittura, ha perso il proprio bambino. Quella donna, probabilmente, era una dei soggetti che, nelle maglie di questa interpretazione, doveva essere protetta e, invece, non lo è stata, come non sono state protette diciannove persone che, espulse dal Cara di Castelnuovo di Porto, si sono ritrovate con un trolley e con una destinazione sicura: un ponte, una stazione, una strada che li potesse accogliere.

Voi dovreste ricordare alcuni nomi che noi abbiamo, per rispetto delle persone coinvolte, ricordato con una fotografia: Francesco, Chiara, Viola, la maestra Fiorella sono quelli, tra i tanti, che hanno lasciato dei messaggi alla loro compagna di classe di sette anni che, da un giorno all'altro, è stata costretta ad andare via. Io non so voi come chiamate queste azioni. Avete polemizzato sull'utilizzo di una parola che ha un chiaro significato in italiano: “deportazione” significa spostare con la forza persone che erano insediate in una località, in un territorio, in una struttura.

Peraltro, si dice che queste persone spesso sono rimaste inoperose, che, quindi, non c'erano progetti di accoglienza. E voi cosa fate? Per prima cosa smantellate un centro che era stato sotto i riflettori di tutte le organizzazioni internazionali e anche del Papa, che, nel marzo del 2016, andò a fare visita proprio al Cara di Castelnuovo. Io non escludo che essendo dei cattolici pelosi quelli che in questo momento sono al Governo, sia stato proprio per questo: una specie di ritorsione nei confronti di una testimonianza così alta. Il Papa è andato a fare il lavacro dei piedi nel Giovedì santo del 2016 e voi siete partiti da lì a smantellare un centro che, contrariamente a quella che è la retorica diffusa, ha visto la mobilitazione dei cittadini a favore di quel centro, dicendo: state portando via i nostri amici; persone che stavano facendo un percorso di integrazione, che lavoravano, che andavano a scuola.

Io penso, da questo punto di vista, che ci sia un disegno: non so quanto il sottosegretario lo condivida, ma certamente c'è un disegno del Ministro Salvini, il quale si propone come buon padre di famiglia, ma, al di là di pessimi consigli nutrizionali, penso che stia facendo un'azione di sistematica messa in discussione proprio della funzione di tutela dell'interesse generale da parte dello Stato. Lo Stato cosa deve fare? Prima cosa: deve rispettare la Costituzione e il Governo ha giurato sulla Costituzione. Il sottosegretario dice che non è messo in discussione l'articolo 10 della Costituzione: io credo che sia falso e questo lo vedremo anche con i ricorsi che in via giurisdizionale verranno sicuramente a colmare una serie di lacune, alcuni dei quali sono venuti da altre istituzioni. Ci sarà un ricorso anche sull'articolo 13 del decreto e, quindi, sull'eguaglianza, per violazione anche dell'articolo 3 della Costituzione, fatto da alcune regioni. Vedremo chi ha ragione sulla Costituzione.

Questo, per quanto mi riguarda, essendo l'introduzione del permesso umanitario una norma di chiusura relativa all'articolo 10 della Costituzione - perché nel 1998 si decise che questo serviva a coprire quelle lacune che normativamente c'erano nel nostro Paese - è il primo dato. Il secondo è che bisogna garantire che, individualmente, le persone coinvolte siano esaminate per i casi che riguardano la loro soggettiva condizione.

I provvedimenti sono stati indiscriminati, non c'è stata una valutazione e un'anagrafica, non è stato depositato nelle mani di coloro i quali dovevano essere o allontanati o deportati o espulsi da questi centri nessun documento con una motivazione che potesse essere impugnata. È stata un'operazione di polizia: non è stata un'operazione per via giurisdizionale, è stata un'operazione di polizia. E se è un'operazione di polizia e se viene fatta collettivamente, diventa un'operazione di pulizia. Non ho usato io questo termine, è stato un esponente del Governo che disse che si stava facendo un'operazione di cleaning: non è che l'inglese lo conosca solo chi dalla pessima pronuncia da Davos ci indica quale deve essere l'interesse per il popolo, del popolo, cioè quell'avvocato del cosiddetto popolo che sta portando, insieme al suo Governo, questo Paese a sfasciarsi. “Cleaning” significa pulizia e io penso che usare la parola “pulizia” per degli esseri umani sia indecoroso per chi ha giurato sulla Costituzione e deve portare con disciplina e onore il proprio carico per portare avanti questa missione.

Ci sono delle violazioni di carattere internazionale: l'articolo 19, comma 2, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Ci sono degli elementi che riguardano la soggettiva incapacità dei soggetti coinvolti a ricorrere. Ma c'è anche un problema di sicurezza.

Io non lo so. Ho fatto per la mia esperienza pregressa anche il presidente della Commissione d'inchiesta sul sistema di accoglienza; e invito il sottosegretario a leggere le relazioni, molto dure, anche che una commissione guidata dalla maggioranza di allora ha redatto nei confronti del sistema di accoglienza, non risparmiando critiche, e talvolta anche accendendo dei riflettori, compreso su Crotone. Che poi, come molti di voi sanno, è stato in virtù dell'azione del procuratore Gratteri anche coinvolto in un'inchiesta, che ha colpito giustamente chi si stava approfittando di una vicenda così drammatica come quella dei migranti richiedenti asilo per fare i propri affari. Oggi a Crotone però la situazione è cambiata. Vado alla conclusione. Io voglio sapere da questo Governo quanti centri che fanno business ha chiuso. Uno? Due? Tre? Zero? State chiudendo quelli che funzionano, state facendo voi un business non economico ma elettoralistico; e io penso che da questo punto di vista la vostra incapacità di affrontare un problema aumenterà anche l'insicurezza all'interno del nostro Paese. Noi vogliamo un Paese giusto e sicuro, e vogliamo che siano chiusi adesso i centri che si approfittano innanzitutto dei migranti, e poi anche dei soldi pubblici. Voi non ne avete chiuso neanche uno, ma avete semplicemente… E ho finalmente concluso, mi scuso con la Presidente. Voi avete semplicemente preso una questione e l'avete fatta diventare merce, merce elettorale, ma questo prima o poi si ritorcerà contro di voi