25/11/2020
Stefania Pezzopane
2-01018

 La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   fin dall'inizio dell'emergenza pandemica, il servizio sanitario italiano ha dovuto affrontare i problemi attuali dopo anni in cui lo stesso ha subito un progressivo disimpegno in termini di investimenti pubblici;

   le ultime notizie danno come vicino il momento in cui una prima consistente tranche di vaccini anti-Covid sarà disponibile nel nostro Paese ed inoltre è in fase di predisposizione il piano nazionale per la vaccinazione contro il Coronavirus;

   la rapidità dispensativa del farmaco è certamente auspicabile, in quanto verrebbe quanto prima tutelata la salute dei cittadini in condizione di maggior rischio e si eviterebbero eventuali difficoltà di accedere ad una cura esistente ma non reperibile. Attualmente la legislazione italiana limita la pratica vaccinale ai soli medici e infermieri. Una disposizione certamente corretta, dal momento che altri professionisti della salute non sono stati formati al riguardo;

   la recente esperienza della vaccinazione antinfluenzale sta però dimostrando come la rete nazionale dei medici di medicina generale e i centri di vaccinazione delle strutture sanitarie non sono, da soli, in grado di rispondere alla sfida di una vaccinazione massiva da effettuarsi in tempi strettissima;

   di fronte a tale situazione, le farmacie territoriali italiane possono costituire una grande opportunità per tutto il sistema sanitario nazionale, trattandosi di una rete di presidi sanitari uniformemente presente su tutto il territorio italiano, e le indagini statistiche confermano da anni l'elevato gradimento ed una solida fiducia da parte dei concittadini;

   l'estensione della dispensazione vaccinale anche ai farmacisti richiede senza dubbio una loro preventiva e adeguata formazione tecnica, oltre ad una organizzazione degli spazi dedicati dalla farmacia in grado di assicurare la totale sicurezza delle procedure. Ciò è già avvenuto in altri 36 Paesi del mondo e tra essi figurano sistemi sanitari avanzati come quelli del Portogallo, Francia, Svizzera, Norvegia, Gran Bretagna e Svezia;

   nelle ultime settimane anche il contesto italiano ha registrato un fermento degno di nota. Dopo il parere negativo del Comitato tecnico-scientifico rispetto all'ipotesi avanzata dalla regione Lazio di praticare il vaccino antinfluenzale presso circa 400 farmacie locali, le rappresentanze dei medici di medicina generale hanno espresso il loro favore ad un coinvolgimento dei farmacisti, a condizione che ciò sia preceduto da adeguate riforme legislative;

   vi sono tutte le condizioni per creare un sistema distributivo in grado di vincere la più importante sfida sanitaria della nostra storia. Le quasi 1.700 farmacie comunali italiane, in tempi rapidissimi, possono organizzare ed avviare percorsi formativi per i loro professionisti, farmacisti e amministratori possono vantare competenze organizzative maturate nelle recenti collaborazioni con il Servizio sanitario nazionale in tema di test sierologici e tamponi rapidi;

   a fronte di tale impegno, facendo eco a quanto recentemente affermato dai medici di medicina generale e dall'interpellante condiviso, sarebbe opportuno un rinnovato inquadramento normativo che chiarisca ruoli e competenze, che riduca intoppi burocratici, che permetta a tutti i professionisti impegnati sul campo di lavorare serenamente senza timori di natura legale –:

   se il Ministro interpellato, alla luce dei fatti sopraesposti, non ritenga necessario avviare un confronto finalizzato ad attivare rapidamente questa opportunità.