La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
dall'ultimo rapporto Antigone risulta che al 31 marzo 2024, 61.049 persone erano detenute, a fronte di una capienza ufficiale di 51.178 posti, di cui 2.619 donne, il 4,3 per cento dei presenti, e 19.108 stranieri, il 31,3 per cento;
dalla fine del 2019 alla fine del 2020, a fronte delle misure deflattive adottate durante la pandemia, le presenze in carcere sono calate di 7.405 unità, per tornare a crescere di 770 unità nel 2021, di 2.062 nel 2022 e di 3.970 nel 2023. Nell'ultimo anno la crescita delle presenze è stata in media di 331 unità al mese che, se confermate anche nel 2024, porterebbero ad oltre 65.000 presenze entro la fine dell'anno;
il tasso di affollamento ufficiale ha raggiunto a livello nazionale il 119,3 per cento;
i tassi di affollamento più alti a livello regionale si continuano a registrare in Puglia (152,1 per cento), in Lombardia (143,9 per cento) e in Veneto (134,4 per cento). In Umbria ci si ferma al 115,1 per cento a cui corrispondono 1548 detenuti a fronte di una capienza massima di 1345 posti. A Perugia sono 421 i detenuti a fronte di 363 posti, a Terni 556 per 422 posti, a Spoleto 456 per 462 posti e a Orvieto 115 per 98 posti;
tra le soluzioni al sovraffollamento, sempre secondo Antigone, non c'è sicuramente quella dell'edilizia penitenziaria. I tempi medi di costruzione di un carcere sono stati circa di 8-10 anni. Il costo medio di un carcere per 400 persone è di circa 30 milioni di euro. Ciò significa che oggi ci vorrebbero circa 40 nuove carceri, per un costo di 1 miliardo e 200 milioni di euro. Somme a cui si dovrebbero aggiungere anche quelle, ingenti, per assumere almeno 300 poliziotti a carcere, e quindi altre 12 mila unità di Polizia Penitenziaria, oltre a tutte le altre figure professionali, e ai servizi necessari per far funzionare gli istituti;
stanno crescendo i suicidi in carcere, che erano già 30 al 15 aprile 2024, dall'inizio dell'anno uno ogni 3,5 giorni;
nel 2022, quando poi a fine anno furono 85 (il numero più alto mai registrato), se ne erano registrati 20 nello stesso arco temporale. Cinque le persone che si sono tolte la vita nelle carceri dell'Umbria. Aumenta anche il numero di morti in carcere per cause diverse dal suicidio. Sono 42 alla stessa data, quando erano stati 88 in tutto il 2023;
nel rapporto di Antigone si evince che l'Umbria è la regione d'Italia in cui più volte si è applicato l'isolamento, in particolare a Capanne, con una media di 117,91 provvedimenti di isolamento disciplinare applicati nel 2022 per ogni 100 detenuti; a seguire ci sono Orvieto (99,78) e Spoleto (40,57). Perugia è anche uno degli istituti con il più alto tasso di detenuti stranieri (59,6 per cento);
la carenza di personale è una delle criticità sistemiche che attanagliano gli istituti penitenziari, con un rapporto detenuti/agenti attuale pari a 1,96 detenuti per agente, 2 detenuti per agente in Umbria, a fronte di una previsione di 1,5;
l'affollamento e la carenza di personale determinano altresì la mancanza di un'adeguata copertura di cure sanitarie, pochi fondi per la formazione e per il lavoro, anche in vista del reinserimento sociale;
a fronte di condizioni di vita di chi si trova in questi spazi ristretti e non adeguati, condannato o lavoratore che sia, si continuano a introdurre nuovi reati, inasprendo persino le pene. Con il risultato che le carceri sono piene, non c'è personale sufficiente a gestire numeri elevatissimi, è messa a dura prova la sanità penitenziaria e non si investe nella formazione, strumento indispensabile per la rieducazione;
in Umbria risultano essere sempre più frequenti episodi di violenza e di aggressione tra detenuti e tra questi ultimi e il personale della polizia penitenziaria e nel territorio regionale non è presente alcuna residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza da destinare alla popolazione carceraria affetta da disturbi psichici e più complessivamente il sistema carcerario italiano non è dotato di un efficiente servizio psichiatrico con specialisti medici all'interno di ogni struttura penitenziaria a fronte dell'elevato numero di detenuti che presentano disturbi psichici –:
se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per:
a) ridurre il sovraffollamento che costituisce un serissimo ostacolo a un'esecuzione della pena conforme ai precetti costituzionali e per favorire il graduale reinserimento del detenuto nel tessuto sociale, prevenendo in tal modo i rischi di recidiva;
b) rafforzare il personale di servizio nelle carceri italiane sia a livello amministrativo che della Polizia penitenziaria e integrare il loro trattamento, anche per assicurare a tutti gli operatori di svolgere in modo adeguato un lavoro così complesso e difficile;
c) intervenire sulle strutture carcerarie, con interventi di manutenzione e ristrutturazione, anche al fine di assicurare una piena ed effettiva tutela della salute dei detenuti a partire da quelli psicologicamente più fragili.
Seduta del 11 giugno 2024
Illustrazione di Stefano Vaccari, risposta del Vice Ministro della Giustizia, replica di Stefano Vaccari
STEFANO VACCARI, Sì, grazie, Presidente. Signor Vice Ministro, ancora una volta, torniamo a sollevare un tema che a più riprese, sia alla Camera, sia al Senato, abbiamo posto come gruppo del Partito Democratico attraverso l'attività di sindacato ispettivo, senza però ricevere risposte adeguate, finalizzate ad affrontare le gravi criticità che abbiamo anche riscontrato direttamente come gruppo, visitando oltre 30 istituti penitenziari nel nostro Paese, lo scorso 22 aprile.
Nella fattispecie, con questa interpellanza e con questa interrogazione, la mia e quella della collega Ascani, abbiamo sollevato le gravi carenze registrate nelle carceri umbre e, per alcuni versi, anche in quella di Modena. Ci sono dati generali che non possono sfuggire e che meriterebbero ben altri approcci rispetto a quelli fin qui adottati dal Governo. I numeri ci danno il segno di una situazione drammatica: nelle carceri italiane vi sono quasi 10.000 persone in più rispetto ai posti disponibili, vi sono istituti che si ritrovano anche con oltre 400 detenuti in eccesso rispetto a quelli che potrebbero avere. In Italia, i detenuti, al 31 gennaio 2024, erano 60.637, mentre i posti a disposizione solamente 51.347. È una situazione di grave sovrabbondanza che va a totale discapito di chi ogni giorno deve vivere all'interno degli istituti di pena e delle case circondariali.
Di questi 60.637 detenuti gli stranieri sono poco più del 30 per cento. Solamente nel periodo che va dal 2009 al 2013 la popolazione detenuta superava l'attuale. I condannati con sentenza passata in giudicato sono la maggioranza, precisamente, 44.555, contro i 6.346 detenuti con sentenza non definitiva. Più del 37 per cento della popolazione detenuta (sono dati del Ministero) ha tra i 25 e i 40 anni. C'è da segnalare, però, che dal 2020 in poi l'intera popolazione carceraria è stata in crescita, con la fascia d'età tra i 50 e i 59 anni che è aumentata dell'11 per cento in soli tre anni, passando da 9.504 detenuti a 11.485.
La fotografia che emerge da questi dati delle carceri italiane è quella di luoghi in cui le persone sono ammassate. La conferma arriva anche dal report dell'Associazione Antigone che parla di istituti fatiscenti e condizioni degradate di vita per detenuti e personale: 60.637 persone per 51.347 posti significa che le carceri italiane sono piene quasi al 120 per cento.
In queste condizioni, avverte sempre l'Associazione Antigone, non è possibile alcuna attività tesa al reinserimento sociale del detenuto. Non si può studiare, non si può lavorare, non si è adeguatamente seguiti da medici e psicologi; del resto, lo stesso personale di supporto previsto dalla legge e dai regolamenti è gravemente sotto organico, il che significa un sostanziale abbandono di qualsiasi prospettiva rieducativa.
Si tenga presente che il Consiglio d'Europa ha chiuso la procedura di esecuzione della sentenza Torreggiani contro l'Italia, accogliendo con favore gli interventi realizzati dalle autorità italiane il 9 marzo 2016. A fine febbraio 2016 erano presenti nelle carceri 49.509 detenuti per 52.846 posti; a fine marzo 2024 i detenuti erano molti di più: 61.000 sui 51.178 posti, un dato che deve far riflettere e che ci pone di nuovo di fronte a una situazione di totale assenza di rispetto delle regole.
Come è noto, stanno crescendo i suicidi, che erano già 30 al 15 aprile 2024 (dall'inizio dell'anno, uno ogni 3,5 giorni), ed è chiaro che un peggioramento delle condizioni di detenzione legato anche al sovraffollamento non può che avere un ruolo determinante in questa tragedia. Aumenta anche il numero di morti in carcere per cause diverse dal suicidio: sono 42 alla stessa data, mentre se ne sono registrati 88 in tutto il 2023. Anche qui, siamo davanti a un numero altissimo, senza precedenti. Gli atti di autolesionismo sono 18,1 ogni 100 detenuti, i tentati suicidi 2,4, le aggressioni al personale 3,5 e le aggressioni verso altri detenuti 5,5 ogni 100 detenuti. Il tutto, ovviamente, sembra un bollettino di guerra.
La carenza di personale è una delle criticità sistemiche che attanagliano gli istituti penitenziari, una carenza trasversale che riguarda tutti gli operatori penitenziari, dal personale amministrativo ai funzionari giuridico pedagogici, sino ad arrivare ai direttori. I numeri della Polizia penitenziaria fotografano, poi, una situazione connotata da carenze e disomogeneità nel territorio e, rispetto all'anno precedente, un generale aumento del rapporto medio tra detenuti e agenti.
Secondo i dati riportati nelle schede trasparenza del Ministero, aggiornate al 2024, manca il 16 per cento delle unità previste in pianta organica, il totale del personale effettivamente presente è pari a 31.068 e il rapporto detenuti-agenti è pari a 1,96 detenuti per ogni agente, a fronte di una previsione di 1,5. Insomma, vi sono aspetti di una tale gravità che il Governo non può ignorare: in sintesi, sovraffollamento, carenza di organico della Polizia penitenziaria, mancanza di un'adeguata copertura di cure sanitarie, pochi fondi per la formazione e per il lavoro, anche in vista del reinserimento sociale.
Se guardiamo, poi, ai casi specifici delle carceri umbre, dal rapporto Antigone si evince che l'Umbria è la regione dove si è applicato l'isolamento, in particolar modo a Capanne, in modo più elevato, con una media di 117,91 provvedimenti di isolamento disciplinare applicati nel 2022 per ogni 100 detenuti; a seguire ci sono Orvieto e Spoleto. Perugia è uno degli istituti con il più alto tasso di detenuti stranieri. Se osserviamo il caso del carcere di Sant'Anna di Modena, i dati testimoniano un sovraffollamento con una capienza di persone detenute che è oltre il 50 per cento in più di quella massima, con 535 unità su 382 posti di capienza, delle quali 370 in detenzione definitiva, con un aumento di 100 unità soltanto nell'ultimo anno per effetto dei provvedimenti del Governo e della saturazione di altre carceri della regione. A fronte di questo, così come nelle carceri umbre, anche a Modena ci sono 40 agenti di Polizia penitenziaria in meno rispetto alla pianta organica prevista: 217 rispetto ai 257, che dovrebbero esserci, ovvero un agente ogni 50 persone o 75 agenti per turno.
Ecco, questa è la situazione, ma l'Esecutivo, invece di occuparsi delle condizioni di vita di chi si trova in questi spazi, condannato o lavoratore che sia, si dedica a introdurre nuovi reati, inasprendo persino le pene, col risultato che le carceri sono piene, non c'è personale sufficiente a gestire numeri elevatissimi, è messa a dura prova la sanità penitenziaria e non si investe più nella formazione, strumento indispensabile per la rieducazione.
Gli istituti penitenziari non sono terra di nessuno ed è per questa ragione che, nei dispositivi con i quali abbiamo interrogato il Ministero, vi chiediamo come si affrontino, secondo voi, le criticità esposte in premessa, a partire dalla riduzione del sovraffollamento e dal rafforzamento del personale di servizio, sia amministrativo sia della Polizia penitenziaria, quale sia lo stato di attuazione degli interventi di manutenzione e di ristrutturazione previsti e quali altre iniziative siano contemplate per migliorare le condizioni di vita e di lavoro all'interno degli istituti penitenziari per far fare un passo in avanti al nostro Paese in materia di diritti, di rispetto dei diritti umani nelle nostre carceri.
FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Essendo due gli strumenti di sindacato ispettivo, un'interpellanza e un'interrogazione presentate dai colleghi, abbiamo condensato tutto in un'unica risposta, che impegnerà l'Aula qualche minuto in più rispetto al solito. Quindi, di questo mi scuso, ma vi era la necessità di offrire una risposta che potesse essere in qualche modo esaustiva per quanto di ragione e trattandosi di un tema in cui il termine esaustività non esiste. Infatti, vi è sempre la necessità di dare a questi temi una risposta da work in progress, con il tentativo di provare ad alleviare questa situazione che definire grave è un punto di vista condiviso.
Gli atti di sindacato ispettivo in oggetto sollevano specifici quesiti in ordine ad asseriti e generici aspetti di criticità del sistema penitenziario nazionale, primi fra tutti carenza degli organici, tasso di affollamento detentivo e manutenzione delle strutture, con specifico riguardo anche ad alcuni istituti di pena del Paese, quali, ad esempio, la casa circondariale di Modena e gli istituti di pena del distretto umbro. A tal riguardo, deve evidenziarsi che gli interventi in corso e/o programmati in ambito nazionale per fronteggiare la problematica del sovraffollamento e migliorare le condizioni di vita all'interno degli istituti penitenziari riguardano, da un lato, l'ampliamento delle strutture e, dall'altro, il loro adeguamento sotto il profilo edilizio, in base a quanto previsto dal DPR n. 230 del 2000.
Fra gli interventi si segnala il completamento del collaudo tecnico del padiglione da 200 posti della casa di reclusione di Sulmona, che lo stesso MIT ha riferito ultimabili entro giugno 2024. Risultano ripresi i lavori di realizzazione del nuovo padiglione in costruzione presso la casa di reclusione di Milano Opera per ulteriori 400 posti. Entro il 2024 dovrebbe essere ultimato il nuovo padiglione da 400 posti in costruzione presso la casa circondariale di Roma Rebibbia nuovo complesso. Allorché riappaltati i relativi lavori, entro il 2025 dovrebbero essere, inoltre, ultimati il nuovo padiglione da 200 posti a Bologna e il nuovo istituto da 250 posti di Forlì. È in fase di ultimazione la progettazione definitiva del nuovo padiglione da 200 posti previsto presso la casa di reclusione di Milano Bollate e risultano essere state ultimate le attività di verifica della progettazione definitiva a cura del MIT in questo luogo.
Tra gli interventi in corso per l'attivazione di nuovi posti detentivi che consentiranno di poter mitigare l'attuale condizione di sovraffollamento si annota l'intervento in corso presso l'ex istituto penale per minorenni di Lecce Monteroni, sempre a cura del MIT, ove è prevista la realizzazione di una sezione a custodia attenuata della casa circondariale di Lecce. Il primo lotto dei lavori è stato recentemente ultimato e sono in corso le prove di precollaudo degli impianti e collazionamento documenti tecnici finali. È inoltre in corso la progettazione dei lavori relativi al secondo lotto e l'attivazione di tale sezione recherà circa 30 posti nuovi.
Sempre al fine di accrescere la capacità detentiva del sistema penitenziario nazionale, si rappresenta, inoltre, che il 27 settembre 2022 l'amministrazione penitenziaria ha formalmente acquisito l'ex scuola “Riccardo Pitteri”, posta in adiacenza all'istituto penitenziario di Gorizia, destinato a ospitare la nuova caserma per il personale di Polizia penitenziaria. L'acquisizione si è resa necessaria per potervi dislocare la caserma, gli uffici amministrativi e gli alloggi e così recuperare degli spazi destinati alla detenzione e consentire un ampliamento di quelli destinati alle attività trattamentali, in aderenza sempre al DPR n. 230 del 2000. In un orizzonte temporale più ampio, che si ritiene di poter circoscrivere nell'ambito di un quinquennio, si annovera l'ultimazione dell'intervento per la realizzazione del nuovo istituto di Pordenone in località San Vito al Tagliamento (300 posti), nonché la sua ristrutturazione con adeguamento al DPR n. 230 del 2000 e l'ampliamento della casa di reclusione di Brescia Verziano (nuovo padiglione da 220 posti).
Per quanto concerne il piano di edilizia penitenziaria avviato dall'amministrazione per la realizzazione di 8 nuovi padiglioni detentivi in aree libere disponibili intramoenia presso complessi penitenziari già attivi, il cui finanziamento per euro 84 milioni è stato inserito negli interventi complementari al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) con il decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59, recante misure urgenti relative al Fondo complementare al Piano nazionale di ripresa e resilienza e altre misure urgenti per gli investimenti, si evidenzia che ciascun intervento specifico risulta in avanzato stato di realizzazione. In particolare, per le case circondariali di Santa Maria Capua Vetere, Civitavecchia, Viterbo, Ferrara e Rovigo è in corso di realizzazione la progettazione definitiva esecutiva a cura dell'aggiudicatario dei lavori. Per la casa circondariale di Vigevano è stato approvato il progetto definitivo.
Relativamente al piano di recupero e rifunzionalizzazione all'uso detentivo di caserme militari dismesse, si comunica che il 18 gennaio 2024 è stato firmato il verbale di acquisizione della caserma “Barbetti” al patrimonio in uso governativo all'amministrazione. È in corso di redazione il quadro esigenziale finalizzato all'avvio delle operazioni di rilievo, analisi strutturale e ambientale dell'intero compendio che si presenta particolarmente complesso in ragione della vasta estensione dell'area (154.000 metri quadri) e della presenza di ben 32 edifici.
L'adeguamento agli standard previsti dalla normativa vigente dal punto di vista edilizio, invece, concerne principalmente il recupero e l'aggiornamento delle camere di pernottamento alle prescrizioni di cui al DPR n. 230 del 2000.
Al riguardo si rappresenta che è in corso da anni un piano di interventi finanziato sia con fondi propri che con risorse economiche della Cassa delle ammende contemplante la realizzazione di opere tese al miglioramento igienico-sanitario, all'accrescimento della salubrità degli ambienti e del benessere della condizione detentiva, anche avvalendosi di manodopera detenuta, attraverso l'eliminazione dei wc ancora a vista, la collocazione delle docce nei locali bagno posti a servizio di ciascuna camera di pernottamento, con la correlata e conseguente necessità di modificare gli impianti termici al fine di assicurare a tali locali la disponibilità di acqua calda a uso sanitario.
Tra le progettazioni di maggior rilevanza, relativamente agli interventi di adeguamento al DPR n. 230 del 2000, si annotano quelle relative ai seguenti istituti: casa circondariale Padova secondo lotto (lavori in corso settore infermeria); casa di reclusione Carinola: ristrutturazione con adeguamento di due sezioni - terzo lotto; casa di reclusione Carinola: ampliamento delle sezioni; casa circondariale Santa Maria Capua Vetere: manutenzione straordinaria con adeguamento padiglione “Tevere”; progettazione in corso; casa circondariale Napoli Poggioreale: completamento padiglione “Genova”; casa circondariale Salerno: adeguamento del primo reparto; casa circondariale Voghera: lavori di manutenzione straordinaria di un primo blocco detentivo; casa circondariale Roma Rebibbia: progettazione ultimata (si parla di una nuova costruzione rep. G9); casa circondariale Roma Regina Coeli: ottava sezione - gara in corso; casa di reclusione Roma Rebibbia: prima sezione -; casa circondariale Castrovillari: in attesa della stipula del contratto; casa di reclusione Augusta: in attesa dell'esito delle verifiche preliminari alla stipula del contratto; casa circondariale Arezzo: in corso di affidamento il progetto di fattibilità economica e tecnica; casa circondariale Reggio Emilia: adeguamento dei reparti detentivi al DPR n. 230 del 2000; casa circondariale Rimini I - qui è saltato qualche cosa - primo edificio con progettazione in corso della I sezione; casa circondariale Foggia: ristrutturazione sezione reclusione; casa circondariale Lucera: verifica di vulnerabilità sismica completata.
A margine del già menzionato programma di interventi segnalo altresì che sono stati recentemente conclusi (il 28 dicembre 2023) i lavori in corso per l'adeguamento al DPR n. 230 del 2000 del piano terra e del piano primo del padiglione “Roma” della casa circondariale di Napoli Poggioreale, che hanno interessato e consentito di poter rendere nuovamente disponibili 61 posti detentivi.
Inoltre, presso la casa circondariale di Udine sono in corso di esecuzione dei lavori di ristrutturazione e miglioramento sismico dell'edificio, per la creazione di una sezione di semilibertà, dell'edificio “ex femminile”, per la creazione di un polo didattico e per la riqualificazione del cortile passeggio, destinato ad attività ludiche e sportive.
I provveditorati interregionali delle opere pubbliche del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti competenti per territorio stanno curando, invece, le progettazioni degli interventi di adeguamento al DPR n. 230 del 2000 delle sezioni degli istituti delle case circondariali di Bari, Milano San Vittore, Napoli Poggioreale: padiglioni Italia, Napoli, Salerno e Genova. Sono quasi ultimati, presso l'istituto di Brindisi, i lavori di demolizione e ricostruzione di un padiglione detentivo (braccio F), con annessi spazi per attività trattamentali (30 posti detentivi).
Presso l'istituto di Potenza è in corso un importante intervento di ristrutturazione, con adeguamento al DPR n. 230 del 2000. L'attivazione delle strutture interessate dai lavori consentirà di poter tornare a disporre di circa 180 posti detentivi.
Oltre al miglioramento delle condizioni detentive, mediante l'aumento del numero dei posti disponibili e conseguente diminuzione dell'indice di sovraffollamento, nel corso degli ultimi anni si è posto altresì l'obiettivo di dare massimo impulso all'implementazione di spazi per attività trattamentali, anche mediante l'ottimizzazione degli spazi detentivi già a disposizione riadattati in ambienti attrezzati per le attività in comune. Nel corso del 2023 risultano avviati e conclusi interventi per oltre 5.000 metri quadri. Sempre per quanto concerne l'implementazione degli spazi trattamentali, è prevista, inoltre, la realizzazione di tre immobili destinati ad attività trattamentali da circa 450 metri quadri ciascuno, a completamente dei nuovi padiglioni di Lecce, Taranto e Trani.
Per quanto concerne, invece, nello specifico la situazione della casa circondariale di Modena, richiamata nell'atto di sindacato ispettivo, si evidenzia, relativamente alle condizioni di manutenzione e di uso della struttura, che si tratta di realizzazione relativamente recente, dacché inaugurata nel 1991 e integrata di un nuovo padiglione da 146 posti attivato nel 2013. L'istituto negli ultimi 4 anni è stato oggetto di numerosi interventi di manutenzione gestiti dall'amministrazione centrale riguardanti i lavori per la realizzazione di un impianto di videosorveglianza, di un impianto anti-scavalcamento e antintrusione, lavori di manutenzione straordinaria delle coperture dei fabbricati dei servizi centrali, della matricola - nuovi giunti, dei semiliberi, della cucina e della mensa di servizio.
Per il miglioramento delle condizioni di detenzione si segnala altresì che negli anni 2022 e 2023 sono state assegnate al PRAP Emilia-Romagna e Marche ingenti fondi per specifiche attività quali interventi per la realizzazione/ristrutturazione di spazi trattamentali e rifacimento dell'impianto idrico.
Circa la problematica del sovraffollamento carcerario, risulta che alla data del 20 maggio 2024 presso gli istituti di pena del Paese sono presenti un totale di 61.522 detenuti, di cui 60.788 effettivamente presenti in istituto, rispetto a una previsione regolamentare pari a complessivi 51.208 posti, di cui 4.027, allo stato, non disponibili a vario titolo, rilevandosi una percentuale di affollamento pari al 130,46 per cento.
Sebbene gli istituti penitenziari risultino essere al limite della capienza, allo stato attuale non si ravvisano casi di allocazione di detenuti in sofferenza, ovvero al di sotto dei limiti di spazio previsti per ogni soggetto come stabiliti dalla CEDU. Il vigente meccanismo di riequilibrio delle presenze, infatti, che rientra nelle competenze dell'ufficio quarto della Direzione generale dei detenuti, favorisce la gestione delle procedure di riequilibrio su scala nazionale della popolazione detenuta appartenente al circuito media sicurezza, secondo i criteri stabiliti dalla circolare 355 del 2012, 3654/6104 del febbraio 2014. In particolare, su richiesta dei singoli Provveditorati regionali, tenuto conto degli indici di affollamento a livello distrettuale, l'amministrazione competente dispone in merito alle richieste di sfollamento di detenuti appartenenti al circuito della media sicurezza, cosiddetti sfollamenti extradistrettuali, in una prospettiva orientata, da un lato, a stimolare ciascuna articolazione periferica a perseguire una più razionale distribuzione della popolazione detentiva, dall'altro, a perseguire un equilibrato rapporto capienza/presenza su scala nazionale. A tal fine, viene realizzato un puntuale e costante monitoraggio dei dati relativi alle presenze detentive a livello nazionale, distrettuale e dei singoli istituti, degli indici di affollamento e della composizione della popolazione detenuta.
Con particolare riferimento, invece, alla casa circondariale di Modena si evidenzia che, alla data del 20 maggio 2024, risultano presenti un totale di 546 detenuti, rispetto a una capienza regolamentare pari a complessivi 372 dei posti disponibili, rilevandosi una percentuale di affollamento pari al 146,77 %.
Il monitoraggio del sovraffollamento delle presenze giornaliere dei detenuti ristretti negli istituti della penisola viene effettuato tramite l'applicativo Spazi detentivi 15, che consente di rilevare le violazioni dei livelli minimi dei tre metri quadrati. Il citato applicativo, inoltre, viene utilizzato da tutti i tribunali gli uffici di sorveglianza d'Italia che possono, in tal modo, disporre di un valido supporto di conoscenza aggiornata delle mutevoli realtà dei singoli istituti.
L'applicativo “Applicativo spazi detenuti” ASD è stato, altresì, integrato con ulteriori applicazioni di supporto, denominate Applicativo 18, che riepiloga per ogni singolo soggetto detenuto eventuali di giorni di detenzione in sofferenza, cioè meno di tre metri quadri.
Qualora si ravvisino vengono segnalate situazioni di istituti penitenziari al limite della capienza, si provvede ad effettuare le opportune valutazioni per l'emissione di provvedimenti di trasferimento, a fini di equilibrare il più possibile la presenza dei detenuti in un istituto penitenziario del territorio nazionale. Relativamente al confronto evidenziato dal sindacato ispettivo sul numero di volte in cui venga applicato l'isolamento disciplinare in istituto piuttosto che in un altro, corre l'obbligo sottolineare che la vigente normativa dell'ordinamento penitenziario conferisce il potere discrezionale per l'applicazione dell'isolamento disciplinare unicamente al Consiglio di disciplina, che effettua le proprie valutazioni per l'adozione della decisione finale in base agli elementi in possesso, che variano chiaramente da istituto a istituto, tanto da rendere particolarmente difficile e sostanzialmente marginale il dato statistico dell'applicazione dell'isolamento disciplinare come termine di paragone fra i vari istituti penitenziari.
Quanto agli eventi critici occorsi negli istituti penitenziari e riferiti sia agli istituti della regione Umbria sia a tutti gli istituti della penisola, nel periodo compreso dal 1° gennaio 2022 e il 20 maggio 2024 si assiste ad un progressivo calo numerico degli stessi; tanto che i suicidi dai tre del 2022 sono passati a uno nel 2024, le aggressioni fisiche in danno del personale di polizia penitenziaria da 27 del 2022 a 22 del 2024, gli atti di aggressione tra detenuti dagli 86 del 2022 ai 43 del 2024.
Lo stesso dicasi per quanto riguarda il dato nazionale, dal numero 84 suicidi del 2022 si passa a 34 nel 2024, le aggressioni fisiche in danno del personale di polizia penitenziaria diminuiscono da 1263 a 744, gli atti di aggressione tra detenuti da 4545 nel 2022 a 2114.
Con riferimento alle serie criticità organiche, in particolare del distretto umbro, si rappresenta che la casa di reclusione di Orvieto, a fronte di un organico complessivo di 62 unità, conta 50 presenze effettive nei vari ruoli, inferiore dunque a quella prevista di 11 unità. La casa circondariale di Perugia Capanne su un organico complessivo di 251 unità ha a disposizione 201 unità di personale. La casa di reclusione di Spoleto, a fronte di un organico completo di 296 unità, conta 225 presenze effettive nei ruoli. In relazione alla casa circondariale di Terni, si evidenzia che, a fronte di un organico complessivo di 272 unità, risultano 195 presenze effettive nei vari ruoli, inferiore dunque a quella prevista di 67 unità.
A fronte di tali scoperture, sottolineando consapevole la fondamentale e imprescindibile funzione di guida svolta dagli appartenenti al ruolo apicale del Corpo, il 18 dicembre 2023 è stato avviato il corso per 132 posti di allievo commissario al cui esito si provvederà alla distribuzione delle risorse sul territorio nazionale, in ragione delle vacanze organiche denunciate e previste.
Inoltre, il 6 settembre 2023 è stato indetto un concorso interno per la nomina di 60 vicecommissari della carriera dei funzionari del Corpo di polizia penitenziaria.
Con riferimento al ruolo ispettori, si informa che il 6 maggio ultimo scorso è stato avviato il corso di formazione per la qualifica iniziale di viceispettore per 411 posti di lavoro, relativo al concorso pubblicato il 25 novembre 2021.
Il 17 giugno 2021 è stato indetto il concorso interno, per titoli, a complessivi 583 posti, relativi alle vacanze disponibili nel periodo compreso fra il 31 dicembre 2018 e il 31 dicembre 2020, per la nomina alla qualifica di vice sovrintendente. A riguardo, si informa che, in favore degli istituti penitenziari di cui trattasi, sono state assegnate dieci unità di personale alla casa circondariale di Perugia e tredici alla casa circondariale di Terni.
Anche la mobilità ordinaria ha incrementato il personale penitenziario per la casa di reclusione di Orvieto con quattro unità. Alla casa circondariale di Perugia Capanne con dieci unità di personale, alla casa di reclusione di Spoleto con dieci unità, alla casa circondariale di Terni con tredici unità. Si comunica, altresì, che anche la conclusione del 182° corso per la formazione di allievi agenti, pari a 244 unità, 184 e 60 donne, sarà in grado di incrementare l'organico delle case di reclusione di Orvieto e di Spoleto, rispettivamente di due unità e di dodici unità.
Passando all'istituto penitenziario modenese, quest'ultimo a fronte di un organico complessivo di 253 unità, conta 210 presenze effettive nei vari ruoli, inferiore, dunque, a quella prevista di 47 unità. Anche in questo caso, si è provveduto ad indire concorsi, quale quello del giugno 2021, per il ruolo di sovrintendenti per 583 posti, di cui otto da assegnare alla casa circondariale di Modena.
Con riferimento al ruolo agenti-assistenti, l'organico della casa circondariale di Modena è stato incrementato nel mese di luglio 2023 di due unità maschili e tre unità femminili, in occasione della mobilità ordinaria e sarà ulteriormente incrementato di dodici unità per la mobilità legata al termine del 183° corso di formazione. Mi sono un po' dilungato.
STEFANO VACCARI, Grazie, Presidente. Ringrazio il Vice Ministro, ma ascoltando le sue parole, sembrava di ascoltare quelle di un notaio che prendeva atto del fatto che la situazione è grave ma non seria. Siamo in presenza di una situazione di cui, ascoltando le sue parole all'inizio della risposta, si è dichiarata la condivisione della descritta situazione di gravità. E, lo ripeto, abbiamo visitato il 22 aprile oltre 30 istituti penitenziari e la situazione è analoga un po'dappertutto e sarebbe utile che il Governo mettesse un po'di più le mani in pasta rispetto alle condizioni reali di quella che è la vita all'interno delle carceri italiane. Perché, oltre al tema - che abbiamo ascoltato - dell'ampliamento e dell'adeguamento delle strutture e che viene da lontano e quindi ha bisogno di tempi piuttosto lunghi per la sua realizzazione, c'è la gestione dell'esistente e della quotidianità che presenta i numeri che, anche Lei, Viceministro, ha descritto. Però, dalle risposte non ci sembra che si voglia affrontare, anzi si continuano a fare provvedimenti legislativi che provano a ingrossare sempre di più le carceri italiane per reati inutili rispetto a quanto invece dovrebbe essere in un Paese civile e serio all'interno dell'Unione europea. Allora, ridurre il sovraffollamento significa togliere un serissimo ostacolo a un'esecuzione della pena conforme ai precetti costituzionali e per non incorrere nelle procedure di infrazione europee. Serve anche a favorire il graduale reinserimento del detenuto nel tessuto sociale, prevedendo anche in tal modo i rischi di recidiva, che sono in aumento come i dati dell'associazione Antigone ci testimoniano. Anche sul tema della carenza degli organici, mi consenta, Viceministro, abbiamo sentito alcuni numeri che si riferiscono a scelte di concorsi banditi nel 2021 o nel 2022, senza una presa in carico seria d'investimento sulle risorse umane che potrebbero fare la differenza, rispetto alla gestione delle carceri.
Oltre a rafforzare il personale, c'è il tema di integrare il loro trattamento e adeguarlo al fine di renderlo equo rispetto alle prestazioni fornite, anche per assicurare a tutti gli operatori di svolgere in modo adeguato un lavoro così complesso, difficile, dentro a edifici che spesso presentano carenze che rendono ancora più difficile lo svolgimento di quel lavoro.
Serve più personale, Vice Ministro, non servono le mobilità interne rispetto alla carenza così strutturale che noi abbiamo raccolto e che vi vogliamo, ancora una volta, rappresentare. Serve più personale, sia amministrativo che di Polizia penitenziaria, per gestire quel numero crescente e sproporzionato di detenuti che il nostro Paese si trova a gestire. Così come serve più personale anche attrezzato a rispondere ad esigenze come quelle dei 18 bambini che vivono con le mamme all'interno delle carceri o dei 100 bambini che hanno uno o due genitori in carcere e che subiscono traumi psicologici e affettivi, nonché disagi nella vita quotidiana, con una lesione molto significativa del diritto all'affettività, e che non hanno le risposte di cui ci sarebbe bisogno.
Per questo vi abbiamo interrogato, ma non siamo soddisfatti della risposta, perché quella che abbiamo di fronte è un'emergenza e di fronte a un'emergenza servono risposte all'altezza di questa domanda. E dalle sue parole e anche dai numeri che lei ci ha presentato - al di là, ribadisco, dell'impegno che viene dal passato sull'adeguamento delle strutture, che pure richiede tempi importanti per la sua realizzazione - non abbiamo ascoltato risposte all'altezza di questa emergenza.