Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
il giorno 12 febbraio 2024 l'interpellante ha fatto visita al carcere di Trento, accompagnata dalla Garante dei detenuti;
la direttrice e la comandante della polizia penitenziaria hanno illustrato una situazione di grave sovraffollamento dell'istituto penitenziario, rispetto ai numeri per il quale è stato costruito in anni recenti dalla provincia di Trento in accordo con lo Stato, e simultaneamente la drammatica carenza di personale di cui soffre la struttura;
si tratta di una struttura che al momento ospita 370 detenuti di cui 27 donne, tra cui quelli/e di origine straniera sono 202; il numero di agenti di polizia penitenziaria si ferma a 157, quando per la copertura della pianta organica – tarata sui 240 posti pattuiti tra Ministero e provincia autonoma di Trento – ne servirebbero almeno 227, visto l'importante sovrannumero di detenuti. Sono dunque almeno 70 le unità di personale ufficialmente vacanti in organico;
la vita reale in carcere a Trento non è dissimile da quella di tante altre realtà carcerarie, pur in presenza di una struttura nuova e potenzialmente adatta allo svolgimento di tante attività che potrebbero concorrere a rendere la detenzione più sopportabile e capace di offrire reali opportunità di educazione e formazione, per adempiere alla finalità rieducativa della detenzione, come da mandato costituzionale;
a quanto consta all'interpellante, per superare formalmente il rischio di infrangere il rispetto dello spazio individuale di 3 metri quadri, a causa del numero di detenuti in aumento, e trovarsi così a violare l'articolo 3 della CEDU, l'amministrazione carceraria, anziché agire sulla capienza, ha provveduto a far eliminare dalle singole celle il piano di acciaio infisso nei pavimento, ad uso cucina/antibagno;
a tale situazione si è aggiunto nell'ultimo periodo, rispetto alle attività culturali, un problema che ha acceso il dibattito a mezzo stampa nella comunità trentina; il dottor Bortolotti, volontario in carcere da 10 anni e responsabile di attività culturali tra cui il progetto di pubblicazione del giornale «Non solo dentro», che da anni usciva in allegato al settimanale diocesano «Vita trentina», sostenuto dall'associazione Apas, non ha avuto il rinnovo dell'autorizzazione ad entrare in carcere per il 2024;
a parere dell'interpellante si tratterebbe di una scelta forzata, perché, il giornale parrebbe non più gradito in ragione di alcuni articoli critici scritti da detenuti e pubblicati nel giornale; il progetto, che si conta tra i soli cinque in Italia, e che cerca di dare voce ai detenuti coinvolgendoli nella redazione degli articoli attraverso il confronto e l'incontro tra il dentro e il fuori, rischia di essere compromesso in parte in toto in caso di sua mancata partecipazione;
a questa notizia hanno fatto seguito moltissimi messaggi di solidarietà e denuncia a mezzo stampa del rischio di interrompere un rapporto costruttivo e positivo tra la realtà carceraria e la comunità trentina in cui essa è inserita;
purtroppo non solo il sistema carcerario oggi non riesce a promuovere l'obiettivo costituzionale, ex articolo 27, della «rieducazione» dei detenuti; i tagli al personale della giustizia, in particolare al personale del circuito dell'esecuzione penale, e cioè al personale del Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria e al personale del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, e un sostanziale disinvestimento nel sistema carcere da parte di questo Governo, stanno facendo vivere una situazione di grave difficoltà anche agli agenti di custodia e a tutto il personale, comprese le direzioni che si trovano a sopportare uno stato di sotto organico; altrettanto si può dire dei funzionari giuridico-pedagogici – educatori – e del personale sanitario, psicologi, medici, infermieri, Terp – tecnici della riabilitazione psichiatrica;
le carceri di Trento e Bolzano rientrano ad oggi nella competenza del provveditorato di Padova, che è troppo distante per poter garantire con tempestività risposte adeguate al raggiungimento del fine rieducativo della pena. Il Consiglio regionale già nel gennaio 2018 ha approvato una mozione per l'istituzione di un ufficio penitenziario territoriale per la regione Trentino-Alto Adige, nel riconoscimento della sua speciale autonomia –:
quali iniziative intenda porre in atto per risolvere il pesante stato di sovraffollamento della struttura penitenziaria di Trento e la grave carenza di personale tra gli operatori della polizia penitenziaria;
se non ritenga necessario, proprio in ottemperanza al dettato costituzionale, adottare iniziative di competenza al fine di promuovere un cambiamento culturale, e quindi normativo, rispetto alla giustizia e al ruolo della pena, immaginando quella della detenzione come extrema ratio per i delitti più gravi, sostenendo maggiormente la funzione riabilitativa della pena detentiva e salvaguardando in ogni caso la dignità e diritti di chi viene recluso e degli operatori;
se intenda sostenere la richiesta territoriale dell'istituzione di un provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria;
se non ritenga opportuno adoperarsi per pervenire alla rapida risoluzione della questione inerente al progetto culturale di educazione e informazione del giornale «Non solo dentro».