29/11/2023
Roberto Morassut
Barbagallo, Casu, Ghio, Bakkali
2-00284

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   secondo fonti di stampa, tuttavia confermate dall'interessato, il Ministro Salvini avrebbe incontrato ben prima dell'approvazione del decreto relativo al pronte sullo Stretto e addirittura prima della stessa costituzione bel nuovo Governo, l'ex Ministro Lunardi, che nel secondo Governo Berlusconi promosse la gara vinta dal consorzio Eurolink, e il titolare dell'impresa Salini principale azionista dell'attuale Webild, il gruppo che raccoglie il 40 per cento della società «Stretto di Messina» spa;

   la procedura scelta dal Governo è stata quella di riaffidare proprio alla società in questione la realizzazione dell'opera anche al fine di sanare i contenziosi generati dalla fallimentare gestione e dalle avventurose decisioni del Governo nel 2005;

   scelta che l'opposizione ha duramente criticato; così come ha duramente criticato le scelte di un'opera che non ha una solida base di approfondimento tecnico e scientifico, come imporrebbe la necessità di realizzarla in piena sicurezza; così come ha criticato la stima dei costi effettuata dal Governo, e pari a 13-15 miliardi, giudicata largamente approssimativa ed esposta al rischio di amplissime modifiche verso l'alto e senza certa copertura finanziaria;

   la riesumata «Società Stretto di Messina», in deroga ad ogni regolamento e legge di merito, assegna indennità di oltre 240 mila euro per amministratori e dirigenti, assumendo, ad avviso degli interpellanti il profilo di un vero e proprio stipendificio;

   si tratta di un'opera gigantesca, che non ha visto gli interpellanti mai contrari per principio, ma sempre attenti al rispetto massimo delle procedure e delle scelte tecniche in funzione della sicurezza, della trasparenza e della valutazione dei costi reali;

   la notizia, confermata dal Ministro Salvini, configura a giudizio degli interpellanti un atto grave di sudditanza ai gruppi imprenditoriali del vecchio consorzio impegnati in un contenzioso con lo Stato per il naufragio del vecchio appalto, del valore di 8 miliardi, causato proprio dal fatto che la vecchia società era sostanzialmente diventata una macchina mangia soldi che non riusciva ad arrivare ad un punto certo di conclusione e di indirizzo sulle scelte tecniche da adottare;

   si profila un problema di trasparenza e di rigore;

   lo Stato e il Governo non possono essere esecutori dei giganteschi interessi privati che da un ventennio ruotano intorno ad un'opera pubblica dai contorni ancora incerti;

   l'indipendenza e l'autorità dello Stato e del Governo sono sacri e sono la tutela degli interessi dei cittadini, tutela su cui questa notizia getta un'ombra inquietante –:

   quando e come si siano svolti i suddetti colloqui con i promotori imprenditoriale e se essi abbiano riguardato scelte tecniche e aspetti finanziari codificati successivamente nel c.d. «decreto ponte sullo Stretto».