09/10/2025
Debora Serracchiani
GIANASSI, DI BIASE e LACARRA
3-02238

Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto pubblicato dagli organi di stampa, nei giorni scorsi, il Ministero della giustizia, mediante Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi, avrebbe chiesto, come testualmente riportato, ai dirigenti di tutti gli uffici giudiziari italiani di comunicare «il numero di magistrati eventualmente aderenti, e la percentuale di adesione per distretto, allo sciopero indetto» «nonché di comunicare alle sole ragionerie territoriali competenti il nominativo dei magistrati che hanno partecipato allo sciopero, allo scopo di effettuare la dovuta ritenuta stipendiale» facendo riferimento alla mobilitazione del 3 ottobre 2025 a seguito del blocco in acque internazionali delle imbarcazioni della Flotilla da parte delle forze militari israeliane;

   si tratterebbe di una richiesta assolutamente anomala in quanto come è noto il diritto di proclamare l'astensione totale o parziale dei magistrati dalle proprie funzioni è esercitato nei limiti e alle condizioni del «Codice di autoregolamentazione» dell'Associazione nazionale magistrati, codice che prevede in maniera inderogabile i termini di preavviso;

   si tratterebbe, ove effettivamente confermato, di un inquietante e preoccupante errore da parte del Ministero l'adozione del sillogismo tra adesione allo sciopero con l'adesione alla mobilitazione perché questo si tradurrebbe in una oggettiva prevaricazione delle prerogative attribuite al cittadino magistrato;

   la stessa versione che sarebbe stata fornita dal Ministero di «richiesta di routine» non trova alcun fondamento giuridico proprio in riferimento agli elementi riportati in premessa –:

   se il Ministro interrogato risulti essere a conoscenza della richiesta avanzata dal Dipartimento ministeriale e se non ritenga altresì opportuno, considerata la assoluta delicatezza della questione, fare piena luce sulla vicenda al fine di tutelare appieno la libertà di espressione dei magistrati come previsto dalla Costituzione italiana.