10/06/2025
Rachele Scarpa
Serracchiani
3-01994

Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dalla relazione redatta a seguito della visita ispettiva svolta presso il Cpr di Gjandën, in Albania, dall'onorevole Serracchiani, si è appreso delle gravi condizioni di salute del cittadino algerino A.A., nato nel 2002, affetto da disturbi psichiatrici e già protagonista, il 19 maggio 2025, di un gesto anticonservativo debitamente trascritto nel registro degli eventi critici;

   da approfondimenti effettuati e dalle interlocuzioni intercorse tra l'interrogante e l'avvocato di fiducia del giovane cittadino algerino, avv. Gennaro Santoro, è stato accertato che il ragazzo, nonostante l'attivazione della «commissione vulnerabilità» presieduta dagli uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera, la quale in data 28 maggio 2025 ha formalmente certificato la inidoneità con la vita in comunità ristretta del giovane, è stato illegittimamente rimpatriato in Algeria lo scorso 27 maggio 2025, ancor prima dunque dell'esito della Commissione, anziché essere trasferito in Italia presso una struttura medica idonea all'accoglienza di persone vulnerabili, così come previsto dalla normativa vigente;

   come chiarito dalla migliore giurisprudenza (cfr., da ultimo, decreto della Corte di Appello di Roma del 21 marzo 2025), qualora emergano disturbi psichici o altre vulnerabilità risulta illegittima la prosecuzione del trattenimento ed è necessario disporre la collocazione della persona interessata presso centri di accoglienza destinati a persone vulnerabili ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo n. 142 del 2015;

   nel caso di specie il giovane cittadino algerino è stato rimpatriato, senza che si sia mai avuta conoscenza né del decreto motivato che ha giustificato il suo collocamento presso il Cpr albanese, né se sia stato preventivamente sottoposto a una visita medica idonea ad accertare la sua compatibilità sanitaria con il viaggio aereo di rimpatrio;

   si evidenzia, inoltre, che il certificato medico rilasciato dagli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera denuncia che lo stesso era stato trasferito in Albania sulla base di un certificato di idoneità risalente addirittura all'8 gennaio 2025, e non rilasciato entro le 72 ore antecedenti al trasferimento dal Cpr italiano a quello costruito su territorio extra UE, come esplicitamente richiesto con la nota prot. 021-08/04/2025-USMAFAL;

   secondo i dati raccolti dal tavolo asilo immigrazione e dai parlamentari che monitorano le condizioni di trattenimento nel Cpr albanese, nell'esercizio delle loro funzioni, emerge una sistematica violazione della prescrizione degli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera in merito all'attualità dei certificati sanitari di idoneità al trattenimento, che risultano frequentemente datati e, dunque, non conformi a quanto previsto dall'articolo 3 del cosiddetto «Decreto Lamorgese»;

   in base ai dati ottenuti tramite accesso civico effettuato dalla interrogante e dall'eurodeputata Cecilia Strada, si apprende che nei primi 40 giorni di riapertura del Centro di Gjadër un numero significativo (ovvero n. 16) di persone è stato dichiarato inidoneo al trattenimento per ragioni sanitarie;

   come denunciato al Comitato per la prevenzione della tortura (Cpt) dall'interrogante e dall'eurodeputata Cecilia Strada, nei primi giorni di riattivazione del Cpr albanese si sono verificati numerosi eventi critici, con una media di 2,7 al giorno –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza e della situazione specifica legata al rimpatrio di A.A menzionato in premessa, e delle condizioni dei detenuti nel Cpr di Gjadër;

   se siano intenzionati ad adottare con urgenza tutte le misure di competenza volte a fare piena luce sui fatti sopra esposti e ad intervenire tempestivamente, garantendo la tutela della sicurezza e della salute di A.A., anche mediante il rilascio, da parte del Ministro dell'interno, del nulla osta al visto di reingresso;

   se non si ritenga opportuno adottare, in via generale, provvedimenti di competenza volti ad assicurare la tutela della salute psicofisica delle persone trasferite e trattenute nei Cpr situati sul territorio albanese, evitando il trasferimento di soggetti che, già durante la permanenza nei Cpr italiani, abbiano manifestato evidenti segni di vulnerabilità.