Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il 26 febbraio 2023 si è verificato, al largo di Steccato di Cutro, un tragico naufragio nel quale hanno perso la vita almeno 94 persone, tra cui molti minori, migranti provenienti prevalentemente dall'Afghanistan;
il naufragio è attualmente oggetto di un procedimento penale volto ad accertare eventuali responsabilità istituzionali nei ritardi nei soccorsi, che coinvolge sei imputati: quattro appartenenti alla Guardia di finanza e due militari della Capitaneria di porto, come da decreto di rinvio a giudizio del Giudice dell'udienza preliminare del tribunale di Crotone, depositato il 27 gennaio 2025;
in occasione dell'udienza preliminare del 12 maggio 2025, la regione Calabria si è inizialmente costituita in qualità di parte civile, come riportato da numerose agenzie e fonti stampa. Il giorno stesso, nel tardo pomeriggio, però, la stessa regione ha comunicato formalmente il ritiro di tale richiesta, motivandolo come un presunto errore tecnico nell'interpretazione della delibera approvata;
nelle stesse ore, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti – che è peraltro chiamato come responsabile civile nel procedimento – ha rilasciato dichiarazioni critiche nei confronti dell'iniziativa della regione, e secondo quanto riportato anche dal sindacato della Marina (Usim), il suo intervento avrebbe avuto un ruolo determinante nel dietrofront della Giunta calabrese;
secondo l'interrogante tali circostanze lasciano ipotizzare una potenziale ingerenza politica da parte di un membro dell'Esecutivo su una decisione formalmente deliberata da un ente territoriale e concernente un procedimento giudiziario in corso;
la dinamica solleva inoltre questioni di opportunità e di trasparenza istituzionale, considerando che lo stesso Ministro delle infrastrutture e dei trasporti è oggetto di attenzione mediatica e parlamentare rispetto ai fatti del 26 febbraio 2023 e che il processo in corso si svolge attualmente con modalità camerale, dunque a porte chiuse, limitando la possibilità di accesso da parte di giornalisti, familiari delle vittime e rappresentanti della società civile –:
di quali elementi dispongano sui fatti e le circostanze rappresentate in premessa.