Al Ministro delle imprese e del made in Italy e al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il settore moda rappresenta uno dei comparti di maggior importanza del Paese, finalizzato soprattutto all'esportazione in tutti i continenti e alla promozione del made in Italy;
dopo gli anni della pandemia il settore ha saputo reagire, ma l'incerto e conflittuale contesto internazionale, caratterizzato da crisi energetica, conflitti globali, aumento dell'inflazione e riduzione della domanda, sta creando una contrazione economica generalizzata che ha prodotto pesanti ricadute sui fatturati delle imprese del comparto;
le associazioni di categoria hanno segnalato da mesi queste criticità, che riguardano, in particolare, la pelletteria, ma anche il calzaturiero e il tessile, evidenziando come la moda non abbia potuto usufruire di misure a sostegno o contributi specifici come quelli sviluppati per altri settori;
particolarmente colpito è il settore della moda in Toscana che impiega infatti circa 130 mila persone: la maggior parte nei segmenti produttivi (tessile, abbigliamento, conceria, calzature, pelletteria, accessori, gioielleria), compresa la produzione di macchinari, un 10 per cento nel terziario (commercio all'ingrosso e intermediazione). Di fatto quindi il 6-8 per cento di tutti gli occupati della regione lavora in tale comparto, il 40 per cento di tutto il manifatturiero, per un valore aggiunto di 5,5 miliardi di euro. Tutti i principali marchi italiani e stranieri producono direttamente o indirettamente in Toscana;
la crisi riguarda prodotti progettati e commissionati dalle grandi imprese sia italiane che multinazionali, che vengono successivamente realizzate da artigiani di altissima specializzazione (aziende contoterziste);
sono quindi direttamente coinvolte 3.690 imprese e 13.800 addetti ed in particolar modo nei distretti di Firenze e Scandicci per la produzione e nel distretto di Santa Croce sull'Arno (Pisa) per la conceria;
le difficoltà sono state monitorate da Irpet che ha certificato come, nel mese di marzo 2024 in Toscana, le ore di cassa integrazione sono state pari al monte ore di lavoro di circa 7.700 dipendenti di cui 6.200 nel settore pelli, cuoio e calzature: si è quindi passati dal 3,1 per cento di lavoratori in cassa integrazione a gennaio 2023 al 12,9 per cento di marzo 2024 (solo per la filiera della pelle) con un peggioramento continuo;
attualmente, secondo le associazioni di categoria, nei distretti della Toscana chiudono mediamente quasi due aziende a settimana con gravissime ripercussioni per i livelli occupazionali territoriali;
per cercare di porre un argine al problema, il presidente della Toscana Eugenio Giani e l'assessora regionale Alessandra Nardini (sollecitati anche dagli enti locali interessati) hanno inviato due missive al Governo per chiedere l'attivazione di ammortizzatori sociali specifici. Anche gli enti locali, in particolare il comune di Scandicci (Firenze), epicentro industriale di eccellenza nel settore delle produzioni di lusso, è impegnato a fronteggiare la situazione di crisi con le parti sociali per contenere le ricadute sociali in termini di disoccupazione e per evitare conseguenze dirette nei territori;
successivamente il presidente della regione Toscana ha inoltrato una terza lettera al Ministro Urso per richiamare l'attenzione e sollecitare interventi sul fronte del credito alle imprese e alle famiglie (soprattutto per facilitarne l'accesso e chiedere una moratoria sui finanziamenti);
il 6 agosto 2024 si terrà al Ministero delle imprese e del made in Italy il tavolo istituzionale del settore moda in cui dovrebbero essere analizzate le problematiche del comparto e decise le misure di sostegno alle imprese in difficoltà;
a tale riunione non sarebbero stati però invitati gli enti locali competenti nonostante abbiano da tempo manifestato espressamente l'urgenza e l'esigenza di poter intervenire a tale tavolo proprio per non depotenziare la capacità di reazione e contenimento delle criticità e per finalizzare meglio l'impiego delle risorse destinate alla formazione professionale dei giovani –:
per quali motivi al tavolo interministeriale citato in premessa non siano stati invitati tutti gli attori e le istituzioni competenti della filiera ed in particolare i sindaci degli enti locali interessati;
quali iniziative urgenti di competenza intendano adottare per contrastare la crisi del settore della moda, che sta colpendo soprattutto le imprese contoterziste della Toscana, salvaguardare la continuità produttiva di tale settore e garantire gli attuali livelli occupazionali.
Seduta del 17 settembre 2024
Risposta del ottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy, replica di Simona Bonafè
MASSIMO BITONCI, Sottosegretario di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie Presidente, grazie agli onorevoli interroganti. Onorevole Bonafe', senz'altro il settore tessile-abbigliamento-moda-calzature svolge un ruolo fondamentale nel sistema economico nazionale - l'ho ribadito anche prima, durante l'interrogazione e la risposta all'onorevole Nisini - ed è fonte di eccellenza del made in Italy. Al contempo, sono note le problematiche che sono state evidenziate dagli onorevoli interroganti in termini economici, occupazionali, di competitività e di calo della domanda.
Orbene, presso il nostro Ministero, il MIMIT, è stato istituito un tavolo Moda proprio con l'obiettivo di accogliere le istanze del settore, attraverso un confronto tra le parti interessate. Il tavolo si riunisce in sedute plenarie e in sottogruppi, a seconda delle problematiche da affrontare. All'ultima riunione plenaria, tenutasi il 6 di agosto scorso - alla presenza del Ministro, dove erano presenti anche i rappresentanti del Ministero del Lavoro, dell'Economia, della Cultura, degli Affari esteri, dell'Ambiente e della sicurezza energetica, i rappresentanti della filiera e delle associazioni di impresa del mondo economico, oltre che i rappresentanti sindacali e degli enti locali - nella seduta del 6 agosto si è discusso delle sfide dei fattori congiunturali che il settore sta affrontando - evidenziato dagli stessi onorevoli interroganti - e delle misure di sostegno e di tutela del settore in risposta a questa crisi.
In primis si è affrontato il tema dell'accesso al credito e il problema della moratoria sul recupero del credito d'imposta per attività di Ricerca e Sviluppo. Infatti, molte imprese del settore sono preoccupate perché sottoposte a verifica per i crediti di imposta Ricerca e Sviluppo per il periodo 2015-2019.
Sul punto, confermo la volontà del Governo - e mi pare che anche nei quotidiani oggi sia uscita questa notizia - di individuare una soluzione alla problematica attraverso un apposito strumento di carattere normativo. Per quello che riguarda l'accesso al credito, il MIMIT si è impegnato ad assicurare, insieme all'ABI, la rimodulazione dei prestiti bancari per garantire liquidità alle imprese: in risposta agli stimoli nati dal tavolo Moda, l'ABI ha pubblicato, d'intesa con il Fondo di Garanzia per le PMI e la SACE, la circolare del 29 luglio 2024, recante modalità operative in merito all'estensione della durata della garanzia pubblica a seguito dell'operazione di moratoria/ristrutturazione del debito da parte delle banche. Altro tema trattato al tavolo è stato quello del sostegno all'export: è indispensabile che le aziende aumentino la loro presenza sui mercati internazionali. Per questo motivo, il MIMIT, il MAECI e l'ICE stanno lavorando assieme per aiutare le imprese nella ricerca dei mercati più promettenti e nelle azioni concrete di presenza a iniziative, eventi, fiere internazionali e cercando di alleggerire i costi a carico delle imprese stesse. In materia di transizione green, il MIMIT sta monitorando il recente Regolamento Ecodesign, che introduce requisiti minimi di eco-progettazione per ogni tipologia di prodotto. In particolare, MIMIT e MEF stanno studiando la possibilità di realizzare uno strumento agevolativo tramite voucher già nella prossima legge di bilancio. Infine, in tema di ammortizzatori sociali, sono state avviate interlocuzioni con il Ministero del Lavoro per venire incontro alle realtà in difficoltà: alle imprese manifatturiere con più di 15 dipendenti viene data la possibilità di utilizzare a pieno le risorse per la cassa integrazione ordinaria (con poi possibile estensione a regime straordinario); mentre per quelle con meno di 15 dipendenti, lo strumento utilizzato sarà erogato da un fondo gestito dalle associazioni artigiane che assicura una copertura di sei mesi.
SIMONA BONAFE'.Grazie, Presidente. Sicuramente sono soddisfatta dell'onestà che ha avuto il Sottosegretario nell'ammettere che sono note le problematiche e che cozza un po' con il quadro tutto rose e fiori che è stato dipinto dalla collega Nisini prima di me. Quindi, è evidente che ci sono dei problemi e io, Sottosegretario, non possono nasconderle ed evidenziarle anche la mia preoccupazione rispetto a questi problemi. Infatti, il suo è il Ministero delle Imprese e del made in Italy e il settore della moda sa benissimo che è un settore trainante del made in Italy, è un settore cruciale del made in Italy. Peraltro, noi non stiamo parlando solo di grandi marchi ma, rispetto alla crisi, per esempio, della Toscana, stiamo parlando anche di molte piccole e medie imprese artigianali che oggi sono strette da questa da questa crisi. Ora, io penso che si sia un po' sottovalutata questa crisi. È vero che dopo la pandemia il settore si è rimesso in moto, è altrettanto vero che ci sono state, che ci sono in atto delle crisi - penso ai conflitti in corso, penso alla appunto ai conflitti che intervengono anche sulla difficoltà di export - però, Sottosegretario, mi faccia dire che questa non è una crisi congiunturale che noi possiamo pensare di superare, superato questo momento di difficoltà. Questa è una crisi strutturale, per questo dico che, a mio parere, c'è stata una sottovalutazione del problema. È vero che son stati convocati tanti tavoli ed è altrettanto però vero che questi tavoli si sono presi tanti impegni ma - lei concorderà con me - ancora le misure concrete devono arrivare. Io le ho sentito dire parole come “verranno finanziati nella prossima finanziaria”, come “il Governo sta lavorando”: ecco, oggi non possiamo più usare il futuro, oggi dobbiamo usare il presente, perché i numeri sono quelli di una crisi che sta facendo chiudere due aziende a settimana. I numeri della crisi oggi, Sottosegretario, ci dicono che nei primi sei mesi del 2024 sono state chiuse tante aziende quante in tutto il 2023. Quindi, di fronte a questi numeri, di fronte a questi numeri che testimoniano una crisi davvero che picchia, ci vuole rapidità e non azioni così, azioni da mettere in campo. Bisogna metterle in campo adesso, servono azioni urgenti adesso, nel breve periodo. Mi fa piacere aver sentito che intanto il Governo è occupato sul fronte occupazione, il presidente Giani e l'assessore Nardini della regione Toscana stanno chiedendo da mesi l'attuazione di ammortizzatori sociali specifici per questo settore. Così come mi ha fatto piacere sentire che state lavorando su alcune facilitazioni per l'accesso al credito delle imprese, io le chiederei anche una moratoria dei pagamenti contributivi ed erariali per queste aziende che hanno grandissime difficoltà, anche perché le faccio notare che questo è un settore che non ha mai usufruito - e sottolineo la parola “mai” - di sostegno contributi specifici, come quelli che, invece, hanno potuto utilizzare altri settori. Però, le dicevo prima, non è solo una crisi congiunturale, quindi, bene mettere in campo azioni emergenziali ma serve, però, guardare un po' più in là, serve mettere in campo politiche industriali di lungo respiro prima che venga portato via tutto, prima che si perda un tessuto produttivo fondamentale per l'economia italiana, in particolare per l'economia di una regione: sono stati appunto citati anche i dati della Toscana. Sulla crisi strutturale penso che dobbiamo - e uso non a caso la parola coniugata al plurale -, deve il Governo ma dobbiamo tutti insieme, in collaborazione, rimettere in campo, ristrutturare l'intera filiera. Infatti, quello che sta emergendo è che si stanno solo tagliando i costi, ma tagliare i costi non significa appunto riprodurre, non significa ristrutturare una filiera. Forse, la ristrutturazione della filiera parte anche dalla considerazione che sta maturando una diversa consapevolezza anche nei consumatori rispetto ad alcuni temi che oggi sono più sensibili. Penso al rispetto dei diritti sociali, al rispetto dell'ambiente, lei prima ha citato le misure di innovazione sui materiali. Chiudo, Presidente: quindi, tutto questo ha bisogno di grandi innovazioni di processo e di prodotto e però io mi auguro che tutto questo parta dalla considerazione che non si può aspettare ancora e, quindi, che parta dalla considerazione che le politiche vanno messe in campo adesso.