05/06/2023
Ubaldo Pagano
3-00448

Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 15 aprile 2021, con il versamento della relativa quota è stato sancito l'ingresso dello Stato, per il tramite di Invitalia, nel capitale sociale di AM InvestCo Italy S.p.A., con una partecipazione del 38 per cento del capitale sociale, lasciando la restante partecipazione del 62 per cento in capo al Gruppo ArcelorMittal;

   il gruppo è stato di conseguenza rinominato Acciaierie d'Italia S.p.A. (AdI) e conta tra i suoi stabilimenti anche quello ex Ilva di Taranto;

   secondo organi di stampa, l'AD di Acciaierie d'Italia, Lucia Morselli, avrebbe trasmesso qualche giorno fa una lettera a DRI d'Italia, la società appositamente costituita per studiare la fattibilità di impianti di produzione di Direct Reduced Iron («preridotto»), e ai commissari di Ilva in amministrazione straordinaria in cui afferma che: «La vostra comunicazione relativa al progetto di realizzazione dell'impianto di produzione del preridotto (“DRP”), la correlata comunicazione di Ilva in As, non fanno che confermare la fondatezza delle criticità tecniche, economiche e legali più volte evidenziate dalla nostra società»;

   nella medesima lettera, inoltre, si leggerebbe che:

    DRI d'Italia, a detta dell'AD Morselli, continua «pervicacemente a rifiutarsi di condividere con AdI la propria relazione tecnica sul Progetto, nonostante l'abbia tempo trasmessa ad Ilva in Amministrazione straordinaria» e che «nessuno più di AdI patisce le conseguenze principali dei ritardi accumulati nella definizione del Progetto che è necessario per poter alimentare il proprio forno elettrico SAF»;

    «Per l'ottenimento dello studio di fattibilità del Progetto sono serviti quasi due anni dall'emanazione del decreto-legge n. 103 del 2021 che istituiva DRI e per la realizzazione del quale è destinataria di risorse pubbliche di ben un miliardo di euro»;

    «Apprendiamo altresì dalla vostra comunicazione che, nel marzo scorso, DRI avrebbe addirittura indetto la gara d'appalto per la realizzazione dell'impianto, senza coordinamento delle specifiche tecniche alla base della gara con l'utilizzatore della produzione dell'impianto in gara»;

   l'AD aggiungerebbe inoltre che:

    l'impianto DRP «prevederebbe una capacità del 20 per cento inferiore a quella necessaria per alimentare il forno SAF» e che la società «DRI pretenderebbe di effettuare attività di caratterizzazione ambientale delle aree interne allo stabilimento di Taranto prima di avere un titolo giuridico sulle aree stesse con il rischio che sia il gestore AdI a doversi fare carico di eventuali opere di messa in sicurezza»;

    «La pretesa di imporre ad AdI un non meglio definito contratto “take or pay” è evidentemente inaccettabile e può prefigurare i presupposti di un aiuto di Stato. L'auspicio è che, al fine di raggiungere effettivamente gli obiettivi del Pnrr, si giunga a definire un assetto che deleghi la realizzazione dell'impianto DRP ad AdI, prima ancora della sua gestione»;

   infine, l'Ad fa emergere come DRI e Ilva siano «assistite dallo stesso studio legale proprio in relazione al Progetto, nonostante queste abbiano palesemente interessi distinti per non dire opposti, come ad esempio sul delicato tema delle responsabilità ambientali. Ciò è tutt'altro che indifferente per AdI, essendo essa coinvolta in un rapporto negoziale trilaterale, in cui le altre due parti non si limitano a condividere gli stessi legali, ma escludono AdI dalla condivisione di documenti e interlocuzioni essenziali»;

   quanto contenuto nella lettera solleva perplessità sul buon esito del processo di decarbonizzazione dello stabilimento di Taranto –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda fornire puntuali chiarimenti sull'attuale stato dell'arte e sulle tempistiche del progetto di decarbonizzazione dell'ex Ilva di Taranto.