Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
nella notte tra il 23 e il 24 marzo 2018 si è sviluppato un incendio presso la sede del giudice di pace ubicata in Viale Europa a Bari;
nell'incendio sarebbero andate distrutte schede elettorali delle ultime consultazioni politiche del 4 marzo e delle amministrative di alcuni comuni che si sono svolte nel 2017;
sono in corso indagini ma, come riportano gli organi di informazione, si ipotizza l'origine dolosa dell'incendio;
si tratta di un episodio grave ed inquietante anche in riferimento ai documenti custoditi e andati distrutti nell'incendio –:
se i dispositivi di sicurezza rispondessero a criteri di adeguatezza considerata l'importanza dell'ufficio in questione e quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano attivare per appurare le cause del gravissimo atto riportato in premessa.
Seduta del 9 ottobre 2018, risponde Il sottosegretario di Stato per la Giustizia Jacopo Morrone, intervento di Alberto Losacco
JACOPO MORRONE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Signor Presidente, onorevoli deputati, l'incendio a cui l'interrogante si riferisce si è verificato in un locale seminterrato adibito ad archivio, all'interno di una palazzina dove sono ubicati gli uffici del giudice di pace di Bari, dov'era stato custodito, oltre al materiale giudiziario del locale tribunale, della procura della Repubblica presso la Corte d'appello e del tribunale di sorveglianza, anche materiale elettorale. In particolare, nei predetti locali erano custodite le schede elettorali relative alle elezioni politiche del 4 marzo 2018 e quelle amministrative del 2017; schede che sono andate parzialmente distrutte. Le fiamme, domate prontamente dai vigili del fuoco, hanno provocato, inoltre, l'annerimento delle pareti del corridoio e il danneggiamento delle tubazioni della rete fognaria.
La procura della Repubblica di Bari ha immediatamente sottoposto a sequestro l'intera area adibita ad archivio, per consentire lo svolgimento dell'indagine relativa all'accertamento delle cause, indagini che sono, allo stato, ancora in corso e ovviamente coperte da segreto istruttorio. Per quanto concerne i dispositivi di sicurezza a presidio dello stabile, informo che i competenti uffici del Ministero della giustizia hanno riferito che si era provveduto, nel mese di settembre 2016, a ripristinare un sistema di allarme sonoro che si attiva in caso di tentativo di effrazione del cancello principale, delle porte e delle numerose finestre attraverso cui si accede all'ufficio del giudice di pace. Contestualmente, erano state rese operative 12 telecamere a circuito chiuso che registrano ininterrottamente e custodiscono le immagini di coloro che transitano attraverso tutti gli accessi ed era stata disposta la chiusura, a fine giornata lavorativa, dall'interno, con appositi chiavistelli, di tutte le porte tagliafuoco che collegano il perimetro dell'ufficio con i vani scala delle proprietà immobiliari adiacenti.
A partire dal mese di gennaio 2017, era stato, inoltre, attivato il collegamento dell'impianto di allarme con la centrale operativa dei carabinieri, tramite commutatore telefonico; mentre, nel settembre dello stesso anno, nell'ambito di iniziative a carattere manutentivo, era stato rinforzato il cancello di ingresso degli uffici stessi. Dal mese di giugno 2017, era stato, inoltre, appaltato un servizio di vigilanza attiva, mediante guardia giurata armata che presidia l'accesso della sede del giudice di pace nei giorni e negli orari di lavoro.
Ancora, con particolare riferimento alle dotazioni di sicurezza dell'immobile, va precisato che il Ministero della giustizia ha provveduto ad assicurare agli uffici giudiziari di Bari sia il servizio di manutenzione ordinaria degli impianti antincendio sia il servizio di vigilanza privata armata, garantendo, altresì, il servizio di portierato, grazie all'utilizzo di tre dipendenti comunali che prestano la loro opera in virtù di apposita convenzione.
Per quanto riguarda, invece, le misure di competenza del Ministero dell'Interno, faccio presente che gli uffici giudiziari interessati dall'incendio rientrano tra gli obiettivi sensibili sottoposti a costante servizio di vigilanza generica radiocollegata da parte le forze dell'ordine, che si articola in frequenti passaggi e soste, specie nelle ore notturne, nel quadro del piano coordinato di controllo del territorio.
Peraltro, a seguito dell'episodio, faccio presente che, in sede di Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, si è proceduto, per la specifica circostanza, ad una significativa intensificazione delle misure di vigilanza già in atto. Ciò premesso, sebbene la natura dolosa dell'incendio sia da considerarsi probabile, è necessario ed opportuno attendere le conclusioni delle indagini in corso.
Posso assicurare, comunque, che il Governo continuerà a dedicare la massima attenzione alla questione e, più in generale, ad assicurare agli uffici giudiziari la tutela e la protezione di cui necessitano, garantendo ogni più scrupolosa pianificazione ed attuazione delle misure di sicurezza.
ALBERTO LOSACCO: Grazie, Presidente. Io ringrazio il sottosegretario per la risposta e anche per aver dato così tanti dettagli sulle misure di sicurezza presenti in quei locali. Purtroppo, però, persiste la chiara sensazione che vi sia una sottovalutazione della situazione degli uffici giudiziari di Bari e di certo mi auguro che il Governo non continui a ripetere la filastrocca che le responsabilità sono di altri. Questo è un alibi che in Puglia e a Bari, su vicende che riguardano la giustizia, non può essere più utilizzato, dopo quello che è stato combinato sul decreto per il tribunale.
Il Governo, sul tribunale di Bari, ci aveva messo la faccia e abbiamo, purtroppo, visto il risultato. Abbiamo visto anche la pantomima di Salvini sul rafforzamento delle forze di polizia a Bari, che, con un magnifico gioco delle tre carte, sono arrivate solo perché sono state sottratte alla vicina Bitonto, che le aveva ricevute pochi mesi prima, perché lì è in corso una guerra tra clan che ha portato anche all'assassinio della povera signora Tarantino.
È evidente che la compagine di Governo è ancora in modalità campagna elettorale ed è altrettanto evidente che questo manda in corto la gestione di dossier delicati in una terra complessa come quella del sud, della Puglia e del barese in particolare.
Ci sono questioni che non possono essere derubricate, ci sono delle assunzioni di responsabilità che devono essere assunte e non può diventare una materia di competizione tra forze politiche e tanto meno tra forze politiche che sostengono lo stesso Governo. Non servono le passeggiate di Salvini e i santini San Nicola, non servono decreti che poi si esauriscono in un nulla di fatto, come quello sul tribunale, non servono informative come quelle di questa mattina; serve che ci sia un'assunzione di responsabilità chiara da parte di chi governa.
Noi riteniamo che a Bari le strutture di amministrazione della giustizia, la coerenza e la definizione delle scelte devono dare l'idea di uno Stato che c'è ed è presente, non possono dare idea sistematica di incertezza e precarietà, perché questo rende meno autorevole l'amministrazione della giustizia e il Ministro, purtroppo, in qualche modo, se ne sta rendendo responsabile.
Dai magistrati agli avvocati, su questo, si viaggia all'unisono, Si chiede un segnale forte, un lavoro sinergico, concertato, che porti risposte. Di questo va dato atto al sindaco di Bari, che si è fatto parte attiva, anche in maniera forte, per ricercare una soluzione o quanto meno per far sì che si arrivi, a Bari, ad un tavolo sull'amministrazione della giustizia.
È la terra di Puglia e di Bari che chiede che vengano affrontati temi di sicurezza, di rafforzamento dei presidi, che venga restituita alla città una sede per l'amministrazione della giustizia, che vengano rafforzati gli organici della polizia penitenziaria e che in maniera definitiva arrivino risposte adeguate. Fino ad ora registriamo un preoccupante silenzio e una evasività che non fanno presagire nulla di buono e che, anzi, ci consegnano la consapevolezza che questo va unicamente a vantaggio delle forze criminali che sono in fase di forte riorganizzazione in quei territori.
Questo incendio negli uffici del giudice di pace è, quindi, solo un tassello di questo quadro preoccupante e non può, quindi, essere una risposta burocratica a consentirci di dichiararci soddisfatti.