Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
l'annosa questione riguardante le condizioni di precarietà del personale di ricerca sanitaria ha trovato finalmente una soluzione con la legge di bilancio 2018;
difatti, la legge 27 dicembre 2017, n. 205, dal comma 422 al 434 dell'articolo 1, ha delineato un percorso (definito «piramide dei ricercatori») volto sia alla stabilizzazione che al nuovo reclutamento di personale ricercatore e di supporto alla ricerca degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e Istituti zooprofilattici sperimentali pubblici;
la legge permette ai suddetti istituti di assumere personale di ricerca con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato della durata di 5 anni, rinnovabile per altri 5 anni in caso di valutazione positiva dell'attività svolta (commi 426-427), con eventuale passaggio a tempo indeterminato (comma 428) al termine dei 10 anni complessivi;
contestualmente, la legge prevedeva (al comma 432) la possibilità per gli istituti di stabilizzare il personale collaboratore e ha stanziato ulteriori risorse in favore degli istituti per le assunzioni (comma 424): 19 milioni di euro per il 2018, 50 milioni per il 2019, 70 milioni per il 2020 e 90 milioni per 2021;
al comma 425, la legge demandava la determinazione dei requisiti, dei titoli e l'individuazione delle procedure per l'assunzione dei ricercatori a un decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri, da emanare entro 6 mesi dall'entrata in vigore della legge, su proposta del Ministro della salute, di concerto con il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione e con il Ministro dell'economia e delle finanze, previo accordo sancito in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano;
in data 27 dicembre 2018, l'Aran e alcune organizzazioni e confederazioni sindacali hanno sottoscritto l'ipotesi di contratto collettivo nazionale del lavoro per il personale ricercatore e di supporto alla ricerca;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che dovrebbe stabilire requisiti, titoli e procedure ai fini delle assunzioni, decorsi oltre 12 mesi dalla data di entrata in vigore della legge n. 205 del 2017, non è stato ancora emanato;
il suddetto grave ritardo, oltre ad aver già causato l'esodo di oltre 500 ricercatori dagli istituti di ricerca sanitaria pubblica verso aziende e istituti privati, mette a rischio le risorse già stanziate per il 2019 (50 milioni di euro) per l'assunzione dei ricercatori precari –:
se e in quali tempi il Governo intenda dare attuazione a quanto stabilito dal comma 425 dell'articolo 1 della legge n. 205 del 2017, al fine di permettere l'avvio del procedimento sia di stabilizzazione che di nuovo reclutamento di personale di ricerca e di supporto, considerato che le procedure concorsuali per l'assunzione del personale non possono dispiegarsi senza la preventiva emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri richiamato dalla stessa norma.
Seduta del 16 aprile 2019
Rsiposta del governo di Armando Bartolazzi, Sottosegretario di Stato per la Salute, replica di Luca Rizzo Nervo
Risposta del governo
Presidente, onorevoli interpellanti, premetto che si risponde all'interrogazione parlamentare in esame a seguito di delega della Presidenza del Consiglio dei ministri. In via preliminare, va detto subito che l'iter finalizzato all'esecuzione della norma sulla cosiddetta piramide del personale di ricerca sanitaria è in stato avanzato. Sono in corso, infatti, le attività istruttorie per la redazione dei due decreti attuativi previsti dalla legge 27 dicembre 2017, n. 205, istitutiva del ruolo del personale di ricerca sanitaria negli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico pubblici e negli istituti zooprofilattici sperimentali. Ricordo, in particolare, che il decreto previsto dal comma 425 della legge n. 205 del 2017 è espressamente finalizzato a determinare i requisiti, i titoli e le procedure concorsuali per le assunzioni del personale della ricerca sanitaria.
Va ricordato, altresì, che la definizione dei due provvedimenti citati è in ogni caso subordinata alla positiva conclusione dell'iter di approvazione del contratto collettivo nazionale di lavoro, in quanto i due decreti attuativi dovranno integrarsi con le relative disposizioni contrattuali. Infatti, per poter definire i requisiti, i titoli e le procedure concorsuali per le assunzioni del personale di ricerca sanitaria è necessario che il contratto in questione definisca i distinti profili professionali, denominati “ricercatore” e “personale addetto alla ricerca sanitaria”, con le specifiche declaratorie.
A tal riguardo, informo che l'ipotesi di contratto collettivo per il comparto sanità 2016-2018 è stato siglato in data 27 dicembre 2018 dall'ARAN e dalle organizzazioni sindacali e, allo stato, è in fase conclusiva l'iter di approvazione da parte delle amministrazioni competenti e degli organi di controllo.
Voglio, tuttavia, precisare che nelle more dell'approvazione, il Ministero della salute ha avviato le opportune riflessioni con le organizzazioni sindacali per la definizione del decreto interministeriale concernente i criteri e le modalità di valutazione, ai fini di avviare la fase transitoria, con la trasformazione dei contratti degli aventi diritto alla data del 31 dicembre 2017, così come disposto dall'articolo 1, comma 432, della legge n. 205 del 2017. L'obiettivo è, infatti, quello di allineare i tempi di approvazione del decreto ministeriale a quelli di approvazione del contratto collettivo nazionale di lavoro. Nel contempo si sta lavorando sulla normativa concorsuale da approvare con altro DPCM che sarà utilizzata per avviare le nuove assunzioni, una volta definita la fase transitoria.
Quanto all'eventualità di un esodo di ricercatori occorre precisare che questo Ministero, al fine di acquisire l'esatta cognizione del fabbisogno di ciascun istituto, ha avviato recentemente un aggiornamento della ricognizione a suo tempo effettuata, i cui esiti sono stati oggetto di specifici incontri. Da tale ricognizione, rispetto alla rilevazione del 2016, risultano effettivamente flussi di mobilità in entrata e in uscita di personale; ciò, tuttavia, deve considerarsi un fenomeno assolutamente fisiologico ed anche auspicabile in un settore come quello della ricerca scientifica. Dalla stessa ricognizione è emerso, peraltro, che sono stati assunti a tempo indeterminato circa 350 ricercatori presso gli IRCCS e gli istituti zooprofilattici, nonché circa 80 unità all'interno del Servizio sanitario nazionale e 40 unità al di fuori del settore del Servizio sanitario nazionale.
Pertanto, una consistente percentuale del personale a suo tempo censito è stata stabilizzata attraverso i percorsi definiti dalla cosiddetta legge Madia, rimanendo nel settore pubblico della ricerca. Una ulteriore quota, poi, è stata assunta a tempo indeterminato presso altre strutture del Servizio sanitario nazionale o altri settori della pubblica amministrazione. Solo una percentuale minima di tale platea, invece, è stata assorbita da aziende o istituti privati.
Desidero precisare, in conclusione, che la rilevazione è stata effettuata nel mese di gennaio 2019 e, dunque, si basa su dati aggiornati ed affidabili che consentono di determinare l'esatto numero del personale destinatario della fase transitoria e, quindi, di ripartire le risorse assegnate dalla legge di bilancio 2018 e quantificate per l'anno 2019, ai sensi dell'articolo 1, comma 425, di detta legge, per un importo pari a 50 milioni di euro.
Replica
Grazie, Presidente. Siamo ancora, piuttosto incredibilmente, ad affrontare l'annosa questione del personale di ricerca sanitaria a cui, appunto, credevamo di avere trovato una soluzione già nel bilancio del 2018, parliamo di quasi due anni fa, dove vi erano previsioni normative e vi erano, come è stato ricordato, anche le risorse per attuarle. Invece, siamo ancora qui e quindi possiamo, sottosegretario, al più dirci ulteriormente speranzosi che questi processi in essere arrivino a conclusione. Non possiamo certo dirci soddisfatti, perché ancora una volta è il futuro il tempo con cui si declina l'azione di Governo: stiamo lavorando, stiamo provvedendo. E questa è una costante di questo Governo che palesa una certa incoerenza con ciò che evocava l'idea di un cambiamento immediato, prossimo e solerte. Questa stabilizzazione dei precari della ricerca in ambito medico è una di quelle vicende paradigmatiche che misurano la distanza siderale della retorica, tutta tesa a riconoscere in modo unanime senza eccezione alcuna la fondamentale importanza dell'investimento sulla ricerca applicata, sul fatto che questa sia un fattore decisivo di competitività del nostro Paese, di come conseguentemente il deficit in questo campo sia un freno limitante per le possibilità del nostro Paese, e di come questo sia ancora più vero e, quindi, più grave in un ambito come quello della salute delle persone, a fronte delle immense possibilità che si stanno aprendo proprio grazie alla ricerca in campo biologico e clinico. Qui, peraltro, non si tratta di dare un'eroica prova di cambiamento, qui basta attuare una norma di legge, che c'è, che abbiamo fatto noi quando governavamo, per dare una prospettiva concreta a una domanda - inevasa per troppo tempo - di dignità del percorso di lavoro di queste persone.
Non è probabilmente la legge migliore in assoluto, quale mai lo è? Ma è una legge che dà finalmente alcune possibili certezze, stanzia risorse e delinea un percorso, appunto, la cosiddetta piramide dei ricercatori. Occorre un decreto ministeriale che dia attuazione ad una cosa che c'è da oltre due anni; voi ci mettete una riunione del Consiglio dei ministri, loro attendono da due anni. Capisco che questa abbia delle premesse per essere fatta, ma è urgente che si arrivi a una conclusione: un decreto che determini semplicemente i requisiti, i titoli e le procedure per l'assunzione dei ricercatori che lavorano negli IRCCS e negli istituti zooprofilattici, a fronte, appunto, di una legge che esiste; non, quindi, privilegi, non una scampagnata di salute per queste persone, ma un percorso di cinque anni a tempo determinato, ulteriormente prorogabili per altri cinque, fino a vedere, dopo dieci anni, una prospettiva verso il tempo indeterminato. Questo in alternativa a ciò che è avvenuto in tutti questi anni, cioè la reiterazione dei contratti co.co.co., dei contratti al massimo di 36 mesi che, però, hanno avuto spesso reiterazioni fino a quindici e più anni, per alcune di queste persone.
Quindi, io credo quest'assenza di decisioni su questa materia abbia già prodotto, signor sottosegretario, uno dei più grandi sprechi della sanità pubblica e che, nella distrazione dei più, continui a realizzarsi che centinaia di persone escano da questi percorsi di lavoro, in questi casi dalla ricerca (pochi o molti, ma comunque escono), escano dall'ambito delle istituzioni sanitarie pubbliche italiane per andare o all'estero o nel privato. Lei lo chiama un fattore fisiologico, io lo chiamo un grande spreco.
Ora, dopo due anni, per un decreto che deve determinare i requisiti e le modalità di selezione di procedure, è difficile sentirsi dire “stiamo facendo”, il tempo è ora, c'è una legge, ci sono risorse stanziate, serve definire le procedure quanto prima.
Io credo che dare una risposta immediata a questi ricercatori sia doveroso; che sia un segno di pur tardiva dignità offrire un percorso di stabilizzazione a queste persone, peraltro, per quanto ci riguarda, non per dire “il caso è chiuso”, ma per affrontare altri fondamentali nodi, quali ad esempio l'inquadramento esclusivamente nel contratto del comparto, senza prevedere spesso per medici e biologi la possibilità di vedersi riconosciuto, per la colpa del fare ricerca, un contratto da dirigenti. Ma intanto, ovviamente, è necessario fare questo primo passo e farlo - lo ripeto - subito. Noi continueremo a monitorare la situazione e a sollecitarvi a fare con sollecitudine il vostro dovere.