Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
come si apprende dagli organi di informazione, in queste settimane, in Sicilia i casi di intossicazione alimentare da tonno rosso sono aumentati in maniera rilevante. Solo nell'ultimo mese sono stati circa 60 i ricoveri tra cui alcuni casi gravi a causa di istamina avente origine da pesce avariato. Così come sono aumentate le denunce al Nucleo anti-sofisticazioni dei carabinieri (NAS) e i relativi sequestri di prodotti ittici conservati male;
le stesse istituzioni preposte ai controlli, Nas, Capitanerie di porto, ispettori e veterinari delle asl, hanno sequestrato nelle ultime settimane circa 12 tonnellate di tonno rosso illegale per un valore di 200 mila euro;
si tratta di tonnellate di pesce non tracciato, che viene catturato sforando le quote pesca consentite nei mari italiani. Pesce che viene congelato in ritardo, che non rispetta le norme di conservazione e che viaggia su mezzi non idonei al trasporto di alimenti. Una vera e propria filiera illegale che, in assenza di tracciabilità, pone a rischio la salute dei cittadini, oltre a danneggiare la filiera commerciale legale del tonno rosso;
si fa presente che, dopo diversi anni, nella scorsa legislatura l'Italia è riuscita a vedersi riconosciuto un aumento delle quote di tonno con i decreti ministeriali del 20 aprile (ripartizione dei contingenti nazionali di cattura del tonno rosso per il triennio 2018/202) e del 4 maggio (disposizioni urgenti in materia di cattura bersaglio del tonno rosso con il sistema della circuizione);
per l'anno 2018 si è a 3.894,13 tonnellate, per l'anno 2019 si passerà 4.308,59 tonnellate e, per l'anno 2020 si arriverà a 4.756,75 tonnellate;
sono cambiate anche la ripartizione per modalità di pesca:
a) per l'anno 2018 si prevedono i seguenti dati: circuizione 2.886,33 tonnellate; palangaro 527,46 tonnellate; tonnara fissa 328,35 tonnellate; pesca sportiva e ricreativa 18,61 tonnellate; quota non divisa 133,37 tonnellate;
b) per l'anno 2019 si prevedono: circuizione 3.205,03 tonnellate; palangaro 585,28 tonnellate; tonnara fissa 364,42 tonnellate; pesca sportiva e ricreativa 20,34 tonnellate; quota non divisa 133,52 tonnellate;
c) per l'anno 2020 si prevedono: circuizione 3.541,45 tonnellate; palangaro 646,68 tonnellate; tonnara fissa 402,66 tonnellate; pesca sportiva e ricreativa 21,60 tonnellate; quota non divisa 144,37 tonnellate;
l'aumento delle quote è stato di oltre il 50 per cento;
in questo quadro continua la pesca di frodo del tonno rosso, con tutti i rischi che ne conseguono a partire da quelli per la salute dei consumatori –:
quali iniziative i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano adottare al fine di contrastare la pesca illegale di tonno rosso e attivarsi per un sistema di controlli più efficace a tutela della salute dei cittadini.
Seduta del 9 luglio 2019
Risposta del governo di Franco Manzato, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, replica di Maria Chiara Gadda
Risposta del governo
Signor Presidente, onorevoli deputati, è altissima la tensione che il Ministero che rappresento pone al preoccupante fenomeno della pesca illegale, non dichiarata o non regolamentata, sapendo bene che la commercializzazione di pesce pescato illegalmente può avere ricadute molto gravi sulla salute dei cittadini, proprio perché si svolge clandestinamente, al di fuori del controllo degli organi sanitari.
Se il tonno rosso viene mal conservato in strutture igienicamente inadeguate può costituire un pericolo per la presenza di istamina nelle carni e la conseguente sindrome sgombroide in chi consuma prodotto alterato. Oltretutto, nel tonno rosso commercializzato illegalmente non possono essere effettuati neppure i controlli sui livelli di mercurio presenti nelle carni e sussistono, quindi, anche pericoli legati a contaminanti chimici.
Il personale delle Capitanerie di porto-Guardia costiera, provvede a controlli mirati sul tonno, sia in navigazione, sia ai punti di sbarco, nei mercati ittici, nei luoghi dove avviene la vendita al pubblico, presso i grossisti e nei luoghi di ristorazione.
Dall'inizio del 2019 ad oggi, sono quasi 19 le tonnellate di tonno rosso fatte oggetto di sequestro e corrispondenti ai sanzioni per mancata tracciabilità e pesca illegale.
Questo Ministero, infatti, nello specifico la Direzione generale della pesca marittima e dell'acquacoltura, identificata ai sensi dell'articolo 5, comma 5, del Regolamento (CE) n. 1224/2009, quale autorità competente al coordinamento delle attività di controllo pesca nazionali, si avvale, per l'attività ispettiva e sanzionatoria, del Corpo delle capitanerie di porto-Guardia costiera, quale centro di controllo nazionale della pesca, ai sensi dell'articolo 22, comma 2, del decreto legislativo n. 4 del 2012. Attraverso la capillare presenza, lungo gli 8 mila chilometri di costa, dei 307 uffici e 11 mila uomini e donne che ne costituiscono l'organico complessivo, il Corpo delle capitanerie di porto-Guardia costiera assicura l'esercizio, oltre che di altre molteplici funzioni incardinate sulla dipendenza funzionale di altri dicasteri, dell'attività di controllo sul settore della pesca marittima.
Per quanto attiene, nello specifico, alle attività di controllo sulla pesca marittima, effettuata dal Corpo delle capitanerie di porto-Guardia costiera, vado a rappresentare alcuni dei dati relativi all'anno 2018: circa 130 mila ispezioni e controlli sui pescherecci, centri di produzione e commercializzazione, punti di sbarco e mercati ittici; circa 6 mila missioni navali dedicate alla vigilanza-pesca con più di 200 mila miglia nautiche percorse; 80 missioni di pattugliamento aereo; più di 5 mila missioni di controllo sul territorio per un totale di quasi 300 mila chilometri percorsi. Per quanto riguarda la relativa attività sanzionatoria, sono state accertate 6.144 violazioni, per un importo complessivo delle sanzioni superiori a 12 milioni di euro; sono stati sottoposti a sequestro 460 mila chili di prodotti ittici, pescati e commercializzati illegalmente o irregolarmente; sono stati sequestrati circa 8 mila attrezzi, in ottemperanza a norme UE; sono stati stilati più di 18 mila rapporti di ispezione ICCAT-EU.
In tale contesto è fondamentale agire su un doppio binario: da un lato, verificare attentamente il rispetto delle disposizioni tecniche, in un'ottica di contrasto alla pesca illegale non dichiarata o non regolamentata, ma, dall'altro, individuare le attività prioritarie volte al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo della filiera della pesca, tenuto conto del rilevante interesse per la tutela della biodiversità marina e della conseguente necessità di garantire lo sfruttamento sostenibile delle risorse acquatiche.
Si conferma, pertanto, il massimo impegno di questo Ministero nel perseguire le violazioni riguardanti la pesca marittima con i controlli effettuati dal Corpo delle capitanerie di porto-Guardia costiera, anche in collaborazione con le altre forze di polizia e i competenti organi sanitari, al fine di tutelare massimamente la salute del consumatore e la preservazione della risorsa.
Io avrei finito, però un minimo di approfondimento andrebbe fatto, perché l'interrogante fa anche riferimento un po' alle suddivisioni delle quote tonno avvenute in quest'ultimo periodo, anche se l'interrogazione è di oltre un anno fa; con riferimento a ciò, si è notato che, anche giustamente, delle polemiche sono si sono verificate nei giornali rispetto alla ripartizione storica e soprattutto alla quota aggiuntiva, che poi in qualche modo deve essere non solamente distribuita, in quel caso alle tonnare fisse, ma anche al controllo delle stesse, perché è un ambito molto particolare, un ambito che ha un particolare interesse economico e, quindi, è soggetto, ovviamente, a controlli superiori rispetto a quelli che in qualche modo vengono fatti quotidianamente dalle Capitanerie di porto.
Ricordo anche che, entro brevissimo, penso un paio di settimane, verrà convocato il tavolo strategico della pesca in generale e anche un piano strategico sulla pesca del tonno rosso, proprio perché per la qualità del prodotto, per il valore strategico che ha questo tipo di produzione, deve essere non solamente regolamentata e controllata, ma che si possa consegnare, come Governo, anche una strategia che possa durare nel tempo e possa dare alle imprese - che usufruiscono di questo prodotto, di questo di questo pesce, che è pregiatissimo, il tonno rosso - una certezza negli investimenti che fanno, ma anche nei controlli sempre per tutelare la salute dei cittadini.
Replica
Grazie, Presidente. Sono parzialmente soddisfatta di questa risposta. Come ha ricordato il sottosegretario, ci troviamo a discutere un'interrogazione che è stata depositata un anno fa, un'interrogazione che, comunque, rimane sempre più attuale nei contenuti, perché i fatti che ho citato nel giugno scorso si riferiscono ad intossicazioni derivanti proprio da tonno rosso e da pescato non tracciato e, soprattutto, da un pescato che non mantiene tutte le caratteristiche e le corrette prassi igienico-sanitarie, e si sono manifestate anche in queste ultime ore, non soltanto in Sicilia, come ho citato nella mia interrogazione, ma anche nella capitale. Quindi, da questo punto di vista, bene ha fatto il sottosegretario a ricordare l'intera filiera della pesca, che non si ferma sul natante, ma che si ferma poi anche nelle fasi successive di trasformazione e di commercializzazione del prodotto, perché credo che in questa fase debba essere assegnata priorità anche, sicuramente, alla libera e sana concorrenza tra imprese.
Nell'interrogazione cito, da un lato, il tema delle quote, che è assai rilevante da questo punto di vista e che fotografa una situazione complessa e articolata, relativamente alla pesca di un prodotto che ha un altissimo valore sul mercato, ma, dall'altro lato, anche la certezza e la salubrità relativamente a questo prodotto, che deve essere consegnata ai cittadini che chiedono sempre di più il tonno rosso nelle proprie tavole e nelle tavole della ristorazione, ma deve esserci piena certezza sulla tracciabilità.
E questo è il punto, che non è legato soltanto alla pesca di frodo: credo, infatti, che debba essere maggiormente posta l'attenzione proprio a quei natanti che non hanno l'autorizzazione a pescare questo tipo di prodotto e che, quindi, non hanno strumenti necessari per poterlo conservare adeguatamente in mare. Infatti, tutti questi fatti sono legati principalmente al prodotto, che poi viene sbarcato a terra - nella stragrande maggioranza dei casi - morto, come diversamente avviene per altri tipi di natanti, che sono citati nell'interrogazione, natanti che prevedono anche la presenza di osservatori internazionali a bordo che verificano le corrette prassi igienico-sanitarie che devono essere tutelate in ogni fase del percorso.
In questa sede mi sento di dover ringraziare le forze dell'ordine, dai NAS alle Capitanerie di porto, al Comando repressioni e frodi e anche ai medici di sanità pubblica, che, come lei ha citato, intervengono in modo capillare su tutto il territorio nazionale.
Ecco, la parziale insoddisfazione è legata anche a questo aspetto. Probabilmente una qualità così elevata dovrebbe essere accompagnata anche da risorse maggiori in termini di mezzi, di strumentazioni e anche di personale, perché ricordo che nel settore dell'agroalimentare, ma anche relativamente al tema del tonno rosso, l'Italia nel Mar Mediterraneo è tra i Paesi che rappresentano una quota molto importante assieme a Francia e Spagna. E quindi, da questo punto di vista, probabilmente una risposta che mi avrebbe fatto piacere sentire doveva essere legata anche a risorse maggiori. Bene, apprendo oggi che il Governo ha intenzione di convocare un tavolo strategico sulla pesca. Il decreto che è uscito e che lei ha citato, e che purtroppo non ho potuto riprendere nella mia interrogazione perché scritta, appunto, un anno fa, probabilmente avrebbe dovuto mettere attorno a un tavolo tutti gli operatori che a diverso titolo hanno a che vedere con il prodotto tonno rosso, perché abbiamo mezzi, natanti e aziende molto diversi.
Abbiamo sicuramente - mi avvio alla conclusione - i mezzi che hanno questa attività come principale; poi esiste un grande tema che è quello della pesca accessoria, che, probabilmente, dovrebbe essere regolato e normato maggiormente proprio a tutela del consumatore. L'ultimo aspetto riguarda - e concludo - il tema della tracciabilità, perché, purtroppo, quando si parla di prodotti pescati non all'interno di queste regole, dei percorsi previsti dalle norme nazionali ed internazionali, parliamo anche di prodotti che non hanno alcun tipo di tracciabilità; e quindi, da questo punto di vista, probabilmente un lavoro maggiore e un coordinamento maggiore del Governo sarebbe auspicabile proprio anche per normare quello che avviene, ad esempio, non soltanto con la pesca di frodo, ma anche in quella piccola attività anche esistente di pesca sportiva e di pesca accessoria. Quindi, credo che questo dibattito dovrà necessariamente continuare anche dal punto di vista legislativo.