15/01/2019
Antonella Incerti
3-00426

Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il pacchetto di riforma della politica agricola comune presentato dalla Commissione europea nel mese di giugno 2018 vale 365 miliardi di euro e si struttura su tre proposte di regolamento: una proposta di regolamento volta a strutturare i piani strategici della politica agricola comune; una proposta di regolamento riguardante il finanziamento, la gestione e il monitoraggio della politica agricola comune; una proposta di regolamento relativa all'organizzazione comune di mercato dei prodotti agricoli;

   nella riunione del Consiglio Agrifish, svolta il 18 giugno 2018 a Lussemburgo, il Ministro interrogato, in qualità di rappresentante dell'Italia, ha espresso una valutazione complessivamente negativa in merito alle proposte legislative della Commissione europea relative alla riforma della politica agricola comune post 2020;

   l'Italia, infatti, si è dichiarata non soddisfatta delle proposte presentate dalla Commissione europea, in quanto non risultano all'altezza della tutela degli agricoltori, sia a causa dei tagli al budget destinato alla politica agricola comune secondo le proposte riguardanti il quadro finanziario pluriennale post 2020, sia a causa della mancata tutela da parte delle recenti proposte legislative della Commissione europea dei settori dell'agricoltura più esposti alla volatilità dei prezzi;

   in particolare, i tagli alla politica agricola comune previsti dal nuovo budget europeo vanno a colpire direttamente il sostegno al reddito previsto per gli agricoltori: il 28 per cento del reddito degli agricoltori italiani dipende dal diretto sostegno dell'Unione europea e questa media si alza al 38 per cento nell'Unione europea;

   il taglio alla politica agricola comune che viene proposto, inoltre, se si tiene conto dell'inflazione, ammonta a circa il 15 per cento in media (–11 per cento nel primo pilastro e –25 per cento nel secondo), e non al 4-5 per cento come sostiene il Commissario Hogan;

   a questo poi si aggiunge il fatto che la proposta di bilancio della Commissione europea dovrà passare al vaglio del Parlamento e del Consiglio europeo dove difficilmente la previsione di taglio non sarà aumentata. Perché per quadrare i conti la Commissione europea ha proposto che le entrate siano accresciute fino a rappresentare l'1,114 per cento del reddito nazionale lordo degli Stati dell'Unione europea. Un aumento consistente rispetto al presente. Bisogna poi tenere anche conto che, per compensare i minori fondi allo sviluppo rurale e alla politica di coesione, si è proposto di chiedere agli Stati membri un aumento del cofinanziamento nazionale e regionale. Si tratta, ad avviso dell'interrogante, di un modo indiretto di chiedere fondi per finanziare le politiche comunitarie;

   sarebbe sufficiente ricordare, poi, che nel 2013 il bilancio settennale fu tagliato, non aumentato. E da questo punto di vista non sembrano esserci le condizioni oggi per un'inversione di rotta. Così appare concreto il rischio che sulla politica agricola comune si effettuino ulteriori tagli;

   di fronte alla necessità di far quadrare i conti, infine, tutte le politiche saranno ulteriormente passate al vaglio del cosiddetto «valore aggiunto europeo», cioè dell'efficienza e dell'efficacia della spesa. Ed è noto che la politica agricola che si propone è ancora più centrata sui pagamenti diretti, attirando, non senza buone ragioni, pesanti critiche –:

   quali iniziative, in ambito europeo, il Ministro interrogato intenda adottare per difendere, rafforzare e migliorare la dotazione finanziaria, il funzionamento e l'efficacia per il sistema agroalimentare italiano della politica agricola comune post 2020.

 

Seduta del 15 gennaio 2019

Risposta del Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e alimentari Antonella Pesce, risposta di Antonella Incerti

 

ALESSANDRA PESCE, Sottosegretaria di Stato per le Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Buongiorno, signor Presidente, onorevoli deputati, considerata l'analogia della tematica rispondo congiuntamente all'interrogazione e all'interpellanza degli onorevoli Rossello e Incerti.

Rilevo in premessa che, per il Ministero delle politiche agricole, la sfida principale dei prossimi mesi è rappresentata dell'imminente riforma della PAC, su cui la Commissione ha presentato le prime proposte di Regolamento il 1° giugno scorso; un negoziato complesso e articolato, le cui discussioni si svolgono in parallelo con quelle sul prossimo quadro finanziario pluriennale 2021-2027 e sulla Brexit, a cui la riforma sarà strettamente legata.

Già nel corso della prima riunione del Consiglio dei ministri dell'agricoltura, dedicata all'esame della proposta, il Ministro Centinaio ha colto l'occasione per evidenziarne alcune criticità, in particolare la capacità della PAC di soddisfare le aspettative dei nostri agricoltori, dei consumatori e dei cittadini europei. Da questo punto di vista, la proposta non è all'altezza delle sfide da affrontare, perché non tutela sufficientemente il reddito degli agricoltori, sia per tagli di bilancio, sia per la mancanza di solidi meccanismi di protezione dei settori più esposti ai cambiamenti climatici e alla volatilità dei mercati.

Il taglio dei fondi alla rubrica agricola è eccessivo ed è necessario ristabilire una situazione di maggiore equità, soprattutto se si considera che la Politica agricola comune avrà un ruolo ancora più importante nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibili fissati dall'Agenda 2030.

Anche in occasione dell'incontro del 3 dicembre scorso con il Commissario Hogan, il Ministro Centinaio ha ribadito la posizione nazionale, evidenziando in particolare come il taglio del budget per la rubrica agricola rappresenti il primo problema in questo processo di riforma, in quanto contrasta con i maggiori impegni richiesti agli agricoltori e come l'Italia sia stata ingiustamente penalizzata, fin nella fase 2014-2020, attraverso il meccanismo della convergenza esterna, alla cui prosecuzione, considerata ingiustificata dal punto di vista economico e sociale, l'Italia resta fortemente contraria.

Il Ministero sta già prestando la massima attenzione al negoziato finanziario 2021-2027 in tutte le sedi competenti, nazionali ed europee. A livello nazionale, nell'ambito del comitato tecnico di valutazione, attraverso la costante partecipazione al tavolo tecnico del quadro finanziario pluriennale 2021-2027, istituito dalla Presidenza del Consiglio, abbiamo portato avanti un attento lavoro di difesa della posizione agricola, chiedendo ed ottenendo l'inserimento di un apposito paragrafo sulla PAC nel documento inviato a Bruxelles dal Governo.

In tale contesto, è stata rappresentata la necessità di assicurare alla PAC un'adeguata dotazione finanziaria nel prossimo quadro finanziario pluriennale, in considerazione dei molteplici e rilevanti compiti della Politica agricola, tra i quali quelli di assicurare una produzione alimentare di qualità, un reddito adeguato agli agricoltori, una gestione delle risorse naturali allineata all'obiettivo di produzione di beni pubblici e contro gli effetti del cambiamento climatico, uno sviluppo territoriale attento agli equilibri socioeconomici, alle diversità delle agricolture e delle aree rurali.

Abbiamo, altresì, evidenziato che i criteri di riparto delle risorse della PAC nel prossimo QFP dovranno tenere in massima considerazione anche la capacità del settore di creare occupazione e la necessità di effettuare investimenti per sostenere la competitività del modello agricolo.

Il Governo ha, inoltre, sottolineato che la PAC, in linea con le sfide future, dovrebbe promuovere l'occupazione, la crescita sostenibile, la competitività, la sicurezza alimentare, la qualità e la riduzione delle emissioni di gas serra attraverso un finanziamento adeguato.

Abbiamo, poi, rappresentato la criticità del sistema di assegnazione delle risorse sulla base del meccanismo di convergenza esterna, tenendo conto del solo criterio relativo alle zone agricole, che produce una discriminazione tra agricoltori di diversi Stati membri e distorsioni nel funzionamento del mercato unico.

Di contro, abbiamo evidenziato come più coerenti con gli obiettivi della PAC i criteri di assegnazione alternativi, basati sulla produzione standard di riferimento dell'agricoltura, sul valore aggiunto lordo dell'agricoltura, sul diverso costo dei fattori di produzione, in particolare il costo della manodopera e il costo della terra, e sul livello di disuguale potere d'acquisto.

Assicuro che nel corso del negoziato per il Quadro finanziario pluriennale e per la Politica agricola comune PAC 2021-2027, il Ministero continuerà a garantire la massima attenzione sui punti in questione, indirizzando la propria attività a rappresentare l'esigenza di maggiori risorse per l'Italia nell'ambito della rubrica agricola.

 

ANTONELLA INCERTI Grazie, Signora Presidente. Signora sottosegretario, direi che la risposta non mi soddisfa pienamente. Noi abbiamo seguito anche il percorso del Ministro, nelle sue dichiarazioni a seguito delle varie riunioni, quelle di giugno in particolare Agrifish: lui stesso si è dichiarato fortemente e complessivamente contrario alle proposte di riforma della PAC e dei regolamenti che venivano proposti. Mi pare tuttavia, nonostante alcune considerazioni che lei ha appunto accennato, che non siano state prese, in questi sei mesi, delle vere iniziative, al di là di alcune dichiarazioni e raccomandazioni che ha fatto il Ministro nei successivi incontri europei. Voglio ricordare, insomma, alcune cose le ha ben definite già la collega che mi ha preceduto: noi siamo di fronte a dei tagli di tale importanza che credo le poche raccomandazioni che sono state formulate dal nostro Ministero non possano sopperire a tagli che metterebbero in grandissima difficoltà la nostra agricoltura. Insomma, mi pare che ci sia non quell'attenzione, quella considerazione dell'importanza che questo comparto ha.

Voglio solo ricordare, ulteriormente, che sono tagli che arrivano, se teniamo conto anche dell'inflazione, a livelli molto alti: meno 25 per cento sul secondo pilastro, meno 11 per cento sul primo; e voglio ricordare che noi veniamo da anni di tagli, perché già nel 2013 il bilancio 2014-2020 aveva segnato dei tagli che avevano messo in difficoltà appunto, come si diceva, dei comparti, anche quelli più vulnerabili dal punto di vista, ad esempio, dei prezzi e del mercato.

È anche per me l'occasione per segnalare che, oltre ai tagli (ne abbiamo visto appunto l'enorme gravità), c'è anche una proposta di un vero cambio di sistema. Vorrei che il Ministro, da questo punto di vista, segnalasse che è un cambio radicale nella loro proposta: non ci saranno più i pagamenti e i rapporti diretti con le regioni; noi vediamo un tentativo di ri-nazionalizzazione di questo settore, proprio perché le quote saranno assegnate agli Stati che saranno chiamati a gestire la materia secondo le loro politiche nazionali. Allora, io credo che le regioni, il Comitato europeo delle regioni abbia segnalato che non è accettabile questo cambio e che loro si opporranno. Credo che il Ministro, in questo senso, debba prendere delle iniziative formali, incontrare le regioni e condividere con gli altri Stati queste difficoltà. Mi pare che, fino ad oggi, il Ministro non sia ancora operativo da questo punto di vista. Mi permetto, insomma, di dire che mi pare che l'agricoltura - e l'abbiamo visto nell'ultima legge di bilancio - sia un po' la Cenerentola di questo Governo.