06/11/2025
Rachele Scarpa
Orfini
3-02308

Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'ingresso regolare di lavoratori stranieri extra Ue per motivi di lavoro subordinato o stagionale avviene principalmente tramite il decreto flussi;

   nella prassi, le procedure risultano lente, complesse e inefficaci per via di iter macchinosi, piattaforme informatiche poco funzionali e tutele insufficienti per i lavoratori. Secondo la campagna «Ero straniero», il sistema di ingresso per lavoro in Italia mostra un tasso di successo molto basso;

   solo il 13 per cento delle quote 2023 e il 7,8 per cento di quelle 2024 si sono tradotte in domande finalizzate, con un tasso di rilascio effettivo dei permessi di soggiorno pari al 7,5 per cento. La maggioranza dei lavoratori coinvolti si ritrova in condizioni di irregolarità e precarietà, mentre le esigenze produttive non vengono soddisfatte;

   in numerosi casi, i lavoratori stranieri regolarmente selezionati e inseriti nella procedura non riescono a stipulare il contratto di soggiorno né a ottenere il permesso di soggiorno per motivi di lavoro, a causa di comportamenti o inadempienze imputabili esclusivamente al datore di lavoro (mancata sottoscrizione del contratto, sopravvenuta indisponibilità, omessa presentazione della documentazione richiesta, assenza dei requisiti originari non verificabili dal lavoratore), oppure a causa di vere e proprie truffe, di cui i lavoratori vengono a conoscenza solo una volta giunti in Italia, quando il promittente datore di lavoro risulta inesistente o irreperibile;

   il sistema penalizza sia i datori di lavoro regolari sia i cittadini stranieri che intendono lavorare in modo legale e sicuro;

   il 29 ottobre 2025, a Roma, si è svolto un incontro nazionale promosso dalla comunità bengalese in Italia, con il diretto coinvolgimento di associazioni, avvocati, parlamentari, sindacati e società civile, cui hanno partecipato circa 800 cittadini bengalesi provenienti da tutta Italia. In tale occasione, i cittadini stranieri hanno denunciato in massa di essere giunti regolarmente in Italia con visti per lavoro, ma di essere poi rimasti impossibilitati a concludere la procedura per cause imputabili ai datori di lavoro, con conseguente irregolarità amministrativa e rischio di sfruttamento e ricattabilità;

   in assenza di alternative, molti di essi sono costretti a chiedere protezione internazionale, poiché le amministrazioni negano il rilascio di un permesso per attesa occupazione;

   due circolari del Ministero dell'interno (7 luglio 2006, n. 2570, e 20 agosto 2007, n. 400/A/2007/12.214.9) avevano già previsto la possibilità di rilasciare tale permesso nei casi in cui la mancata conclusione del rapporto non fosse imputabile al lavoratore. Tale orientamento non risulta oggi applicato, con gravi danni per i lavoratori e conseguenze negative anche sul piano economico e sociale, favorendo di fatto il lavoro irregolare e lo sfruttamento –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle disfunzioni e delle distorsioni generate dall'attuale disciplina e prassi applicativa dei cosiddetti «decreti flussi», i cui effetti continuano a prodursi anche per le annualità passate;

   se non ritengano opportuno adottare iniziative di carattere normativo volte a uniformare la prassi e a garantire il rilascio di un permesso di soggiorno per attesa occupazione nei casi in cui la procedura del «decreto flussi» non si sia perfezionata per cause esclusivamente imputabili al datore di lavoro (mancata sottoscrizione del contratto di soggiorno, sopravvenuta indisponibilità, omessa presentazione della documentazione richiesta, assenza dei requisiti originari, truffe o irreperibilità del promittente datore di lavoro).