Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:
i piani di emergenza dighe (Ped) sono documenti che definiscono le fasi operative e le attività che il sistema di Protezione civile deve intraprendere per gestire in maniera coordinata e pianificata eventuali pericoli legati alle dighe;
i Ped sono previsti dalla normativa nazionale specifica, rappresentata dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 8 luglio 2014 recante «Indirizzi operativi inerenti l'attività di protezione civile nell'ambito dei bacini in cui siano presenti grandi dighe»;
fondamentale è il raccordo tra il Ped e i piani di Protezione civile (Ppc) dei comuni in cui è ubicata la diga o che sono interessati dal suo potenziale rischio. I Ppc devono contenere tutti gli scenari di rischio presenti sul territorio, inclusi quelli delineati nel Ped, con i relativi modelli d'intervento;
al riguardo, regione Lombardia è chiamata a redigere settantasette Ped per recepire i citati documenti della Protezione civile, ma, a quanto risulta agli interroganti, sino ad oggi ne sarebbero stati approvati solo tredici;
inoltre, sempre a quanto consta agli interroganti, non risulta sia stata fatta alcuna analisi di rischio basata sulle aree di pericolosità e sulle caratteristiche dell'invaso. Ad esempio, la provincia di Sondrio presenta numerose dighe ed è, quindi, fondamentale che essa sia dotata di tutte le misure di sicurezza necessarie;
si tratta, a parere degli interroganti, di una situazione estremamente preoccupante, stante anche il fatto che sempre più frequenti si presentano anche in Lombardia fenomeni meteorologici avversi molto rilevanti, e richiedono attenzione e preparazione per limitare eventuali danni a persone e cose –:
se al Ministro interrogato consti quanto esposto in premessa e in caso positivo quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, affinché siano accelerati i processi necessari alla redazione dei Ped da parte di regione Lombardia.
Seduta dell'11 marzo 2024
Risposta del Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, Nello Musumeci, replica di Gian Antonio Girelli
NELLO MUSUMECI, Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare. Grazie, signor Presidente. La direttiva del Presidente del Consiglio dell'8 luglio 2014 prevede, come richiamato, peraltro, nell'interrogazione dell'onorevole interrogante, la predisposizione di due distinti documenti: il documento di Protezione Civile e il piano di emergenza della diga. La medesima direttiva prevedeva che, entro un anno dalla sua approvazione, la definizione di un programma di aggiornamento, coordinato a livello regionale, del documento di Protezione Civile dovesse essere completata.
Tale programma stabiliva, inoltre, che l'aggiornamento completo dei 512 documenti di Protezione Civile - tanti quante sono le grandi dighe distribuite sul territorio nazionale - si sarebbe dovuto svolgere in tre annualità, dovendosi l'attività concludere entro il 30 ottobre 2018. Tuttavia, nei rapporti annuali sullo stato di attuazione, sono stati evidenziati forti ritardi, dovuti, dapprima, alle difficoltà delle regioni di individuare le autorità idrauliche e, successivamente, all'individuazione o validazione di alcuni valori tecnici da parte delle stesse autorità idrauliche.
Attualmente, anche a seguito delle numerose iniziative intraprese dal nostro Dipartimento nazionale di Protezione Civile volte alla risoluzione delle criticità riscontrate in campo dalle regioni, risultano approvati in Italia dalle prefetture 391 documenti di Protezione Civile, su un totale di 512 documenti. Il documento di Protezione Civile, inoltre, è propedeutico alla successiva redazione del piano di emergenza della diga, predisposto e approvato dalla regione o provincia autonoma competente, in raccordo con la prefettura, e dai piani di Protezione Civile comunale, che recepiscono le informazioni presenti nei piani di emergenza diga e contengono le aree a rischio di inondazione.
Per quanto concerne in particolare la regione Lombardia, allo stato risultano approvati dalle prefetture 45 documenti di Protezione Civile, su 77 complessivi. Il nostro Dipartimento nazionale continuerà, naturalmente, a svolgere un'azione di impulso, al fine di favorire la prosecuzione del processo di pianificazione per le grandi dighe, anche mediante l'organizzazione di specifici incontri, garantendo supporto alla Lombardia e alle altre regioni o province autonome che dovessero avanzarne formale richiesta.
GIAN ANTONIO GIRELLI. Grazie, Presidente. Tramite lei, ringrazio il Ministro per la risposta, che fa un'esatta fotografia della normativa, la quale prevede un impegno preciso da parte delle regioni nel redigere dei piani che, vorrei sottolineare, hanno una particolare importanza per fare un monitoraggio puntuale delle situazioni di rischio, ma, mi verrebbe da dire, soprattutto, per predisporre delle adeguate misure di prevenzione, e anche manutenzione, che evitino il verificarsi del rischio. Purtroppo, dalle parole del Ministro stesso si evince come, spesso e volentieri, le regioni siano molto in ritardo e inadempienti rispetto a questo loro preciso compito.
E pensare in una situazione che, come quella che stiamo vivendo, dove fenomeni atmosferici improvvisi, dove situazioni di pericolo sono sempre più frequenti e, soprattutto, dove i danni causati dagli stessi sono - ahimè - noti a tutti, essere in ritardo su questo, credo che sia una colpa grave da parte delle regioni. Mi verrebbe da pensare se non è il caso di fare una seria riflessione sull'effettiva capacità delle regioni di esercitare alcuni compiti che hanno un valore indiscusso nella difesa e nella protezione di cittadini e di territori. Forse sarebbe anche il caso proprio di prevedere che, nel momento in cui le regioni non facciano quello che devono fare, lo Stato possa subentrare nell'andare a sostituirle in maniera impositiva riguarda situazioni di questo genere, che non è la negazione, ecco, del ruolo delle autonomie, ma è semplicemente la necessità di sottolineare come le autonomie dovrebbero essere quella fase organizzativa più snella, più veloce e più capace di dare risposte immediate, invece che diventare, come in questo caso, degli ostacoli per avere un Piano nazionale che possa permettere al Governo stesso di avere un esatto monitoraggio delle situazioni e fare i passi successivi. Perché, come giustamente ricordava il Ministro, si tratta poi, regione per regione, di coordinare questi piani con i Piani comunali di Protezione civile. Perché è chiaro che avere una chiara visione di cosa possa capitare, quali sono i comuni interessati, all'interno di questi comuni quali sono, diciamo, i maggiori rischi - si pensa, appunto, agli ospedali, alle scuole piuttosto che altri momenti di aggregazione sociale oppure di zone anche urbanizzate dei comuni stessi, che sono, però, molto soggette alle ricadute di eventuali, ecco, eventi atmosferici, catastrofi che ne che ne conseguono- ecco implica un lavoro anche molto capillare, implica un lavoro, se si vuole complesso, ma se ciascuno fa il suo pezzo, anche in tempi abbastanza brevi, si può riuscire a mettere assieme questo mosaico.
Perciò mi verrebbe da dire che quella del Ministro è una risposta che mi soddisfa dal punto di vista di quello che mi poteva dire, me ne rendo perfettamente conto. Io penso che vada stigmatizzata, ecco, la pigrizia e l'inadempienza regionale. Io l'ho fatto sulla regione da cui provengo, regione Lombardia, che spesso e volentieri tende a mettersi il fiocco della regione migliore d'Italia e poi, qua e là, andiamo scoprire, come spesso e volentieri, in realtà è molto, è molto lenta e incapace di fare quello che deve. Ecco, quello che mi viene da dire, tramite lei Presidente al Ministro, facciamo un'azione anche molto di forza e anche di richiamo alle regioni riguardo questo e anche pensando - glielo confesso - di prevedere poteri sostitutivi da parte del Governo. Perché in gioco c'è davvero la sicurezza dei cittadini e dei territori. Spesso e volentieri, purtroppo, la cronaca ci consegna dei numeri terribili, dove la mancata prevenzione, la mancata manutenzione, la mancata previsione di piani adeguati comporta la morte di cittadini e questo io credo che non possiamo permettercelo.