Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il 20 marzo 2016, lungo l'autostrada AP-7, nei pressi di Freginals, un autobus diretto da Valencia a Barcellona, con a bordo studenti appartenenti al progetto Erasmus, veniva coinvolto in un gravissimo incidente. Dei 57 giovani a bordo, risultavano essere 13 le studentesse decedute, tra le quali 7 italiane: Francesca Bonello, Lucrezia Borghi, Valentina Gallo, Elena Maestrini, Serena Saracino, Elisa Scarascia Mugnozza, Elisa Valent;
nel registro degli indagati, per omicidio colposo plurimo, veniva iscritto dalla magistratura spagnola un solo nome: Santiago Rodrigues Jiménez, il conducente sessantaduenne del mezzo coinvolto;
dal rapporto della polizia regionale dei Mossos d'Esquadra, emergeva che la causa più probabile dell'incidente fosse da ritenersi un colpo di sonno dell'autista: come scritto dalla stampa spagnola, l'uomo avrebbe ammesso ai soccorritori di essersi addormentato;
altre indagini da parte delle forze dell'ordine evidenziavano come dalla scatola nera dell'autobus risultasse, nell'ora e mezza di viaggio, un numero eccessivo di «decelerazioni significative»: ben 77, mentre gli altri bus facenti parte della comitiva non ne effettuarono più di 12. Nelle testimonianze dei passeggeri sopravvissuti emergevano, inoltre, numerose attestazioni di un comportamento imprudente alla guida da parte dell'autista (mancato rispetto della distanza di sicurezza, frenate improvvise, uscita dai bordi della carreggiata);
per ben due volte la magistratura spagnola ha archiviato il caso, non reputando sufficienti tutti gli elementi già citati. Il Gip ha sostenuto che l'autista non avesse «alcuna responsabilità così grave da essere punita penalmente», di fatto lasciando senza colpevoli una tragedia di portata europea;
i genitori delle ragazze italiane, dopo la tragedia, hanno vissuto la disperazione di non avere risposte, ma non si sono mai rassegnati e hanno condotto un'estenuante battaglia legale, promuovendo un'azione congiunta nei confronti della giustizia spagnola affinché il caso venisse riaperto;
il 15 giugno 2018 è giunta la notizia della riapertura del caso, ma ai magistrati occorreranno altri mesi, fino ad un massimo di diciotto, per capire i fatti e acquisire documenti, solo alla fine potranno decidere se dare avvio al processo o procedere nuovamente con l'archiviazione;
occorre sostenere e dare risposte alle famiglie delle giovani vittime, impegnate da più di due anni in una logorante battaglia giudiziaria. È altresì fondamentale garantire un senso di sicurezza e tutela a tutti i giovani italiani che ogni anno decidono di studiare all'estero –:
se il Governo ritenga di dover acquisire le necessarie informazioni e adottare le opportune iniziative al fine di vigilare sull'andamento di questa tragica vicenda legale, alla luce delle criticità emerse nelle prime fasi dell'indagine e dell'esigenza di garantire lo svolgimento di un giusto processo.
Seduta del 9 ottobre 2018, risposta del sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale Ricardo Antonio Merlo, intervento di Cosimo Maria Ferri
RICARDO ANTONIO MERLO, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Presidente, la Farnesina, in stretto raccordo con il consolato generale a Barcellona e l'Ambasciata a Madrid, continua a seguire con la massima attenzione gli sviluppi giudiziari relativi al tragico incidente di Freginals, in Catalunya, del 20 marzo 2016, in cui hanno perso la vita sette studentesse italiane. Sin dalle primissime fasi del processo, il Governo ha ribadito alle autorità spagnole l'aspettativa che venissero chiarite le eventuali responsabilità, sia personali dell'autista sia della compagnia proprietaria del pullman.
A seguito della tragedia, venne disposta un'istruttoria penale radicata presso il Juzgado de instrucción di Amposta (il GIP), al fine di fare piena luce sull'accaduto. Tuttavia, già nel novembre 2016 il magistrato titolare del procedimento decise di archiviare la causa penale senza acquisire la deposizione dell'autista del mezzo incidentato. La decisione produsse sconcerto tra le famiglie delle vittime, che presentarono subito appello. Grazie anche ad una serie di iniziative coordinate volte a rappresentare al più alto livello la sensibilità che vi era al riguardo in Italia, anche il fiscal, che sarebbe il pubblico ministero, si attivò per sostenere l'istanza delle famiglie italiane. Si riuscì in tal modo ad ottenere la riapertura delle indagini.
Successivamente il 10 marzo 2017 si svolse una seduta dell'audiencia provincial di Tarragona (che sarebbe la corte d'appello), per esprimersi sul ricorso presentato dal legale dell'autista contro la riapertura dell'attività di istruttoria. Le conclusioni della corte, rese note il 19 aprile 2017, decretarono il proseguimento dell'istruttoria, mettendo fine ad ogni possibile ulteriore ricorso da parte dell'autista del pullman. La fase istruttoria si concluse però il 19 settembre 2017, con la decisione del giudice spagnolo di archiviare il caso, ritenendo non vi fossero elementi sufficienti per procedere in via penale. I legali delle famiglie presentarono quindi ricorso contro il decreto di archiviazione.
Appresa la notizia, l'Ambasciatore d'Italia a Madrid intervenne immediatamente sul capo di gabinetto e sul Ministro della giustizia spagnolo, e sul direttore generale per le relazioni con gli organi giudiziali, ribadendo la particolare attenzione con la quale il caso era seguito in Italia, ed esprimendo al contempo lo sconcerto con cui anche la nostra opinione pubblica aveva accolto la decisione di archiviazione dell'istruttoria. L'Ambasciatore ritenne inoltre opportuno indirizzare una lettera di disappunto direttamente al fiscal di Tarragona; analogo passo fu compiuto nei confronti del Ministro della giustizia spagnolo.
Lo scorso 19 gennaio il tribunale, in risposta ai ricorsi presentati da alcuni familiari delle vittime, ha tuttavia confermato l'archiviazione dell'istruttoria. Immediate le reazioni sia da parte del consolato a Barcellona che dell'Ambasciata a Madrid, ai più alti livelli politici e giudiziari. Lo scorso 11 aprile l'Ambasciatore ha compiuto un nuovo passo sul Ministro della giustizia spagnolo, ribadendo la viva aspettativa delle famiglie e delle istituzioni italiane affinché sia fatta piena luce sulla vicenda: sono state fornite ampie rassicurazioni sulla possibile ripresa del procedimento giudiziario, sottolineando che la corte di appello di Tarragona avrebbe riesaminato i ricorsi presentati dalle parti e rigettati dal tribunale.
Il ricorso contro l'ultima decisione di archiviazione è stato finalmente accolto dalla magistratura spagnola l'8 giugno, con viva soddisfazione da parte delle famiglie. Il procuratore spagnolo Vargas ha confermato il suo pieno sostegno alle famiglie delle vittime italiane, in virtù della presenza, a suo dire, di elementi sufficienti alla prosecuzione del procedimento. Secondo lo stesso procuratore, sarà ora necessario attendere l'avvio della fase intermedia, durante la quale si produrranno, dinanzi al tribunale, gli atti d'accusa e di difesa, che avverrà di fronte alla corte penale di Tarragona. Le famiglie hanno espresso la loro gratitudine per l'impegno profuso dalle istituzioni italiane e spagnole, per rendere giustizia alla memoria delle giovani connazionali.
In base alle informazioni ricevute dal Ministero della giustizia, non risulta la formulazione da parte dell'autorità giudiziaria italiana di una richiesta di perseguimento in Italia, e non emerge che la procura della Repubblica di Roma e/o l'autorità giudiziaria spagnola abbiano attivato le procedure di consultazione e di risoluzione del conflitto di giurisdizione. L'Ambasciata a Madrid e il consolato generale a Barcellona, in stretto raccordo con la Farnesina, continueranno in ogni caso a seguire da vicino gli sviluppi. L'obiettivo resta che tutto si svolga nel rispetto pieno della procedura vigente e senza ritardi ingiustificati.
COSIMO MARIA FERRI: Presidente, sia io che l'onorevole Alessia Rotta, che è qui presente, non siamo per niente soddisfatti di questa risposta, che ci lascia davvero senza parole, perché sono passati trentadue mesi dalla tragedia e le famiglie di queste vittime innocenti vogliono risposte, chiedono giustizia. Se leggiamo gli atti, c'è discrasia tra il rapporto ufficiale della polizia catalana e le testimonianze e le decisioni dei giudici spagnoli. Manca un'istruttoria completa, e si evidenzia dagli atti una responsabilità del conducente: vogliamo che sia accertata. Si è invece seguita solo la pista dell'impianto frenante del pullman. C'è il tema delle misure di sicurezza passive, degli standard del tratto autostradale, che non è stato affrontato, non si capisce come sia stato seguito. Quindi, noi, nel rispetto dell'autonomia della magistratura spagnola (perché c'è un tema anche di giurisdizione: è chiaro che la giurisdizione è della magistratura spagnola e non di quella italiana), chiediamo che vengano sviluppati questi profili. E quindi sulle misure di sicurezza passiva del tratto autostradale, il tema del guardrail, che risulta abbia ceduto e come un rasoio abbia tagliato il pullman, dove erano queste vittime innocenti. Chiediamo quindi celerità, chiarezza e risposte concrete.
C'è poi il tema delle università, di queste gite organizzate dalle università nel programma Erasmus; oggi qui abbiamo anche un istituto, signor Presidente, che lei ha voluto salutare, di tanti ragazzi: noi ci crediamo nell'Erasmus, ma vogliamo che le università, quando organizzano queste gite, si preoccupino anche di garantire gli standard di sicurezza e, quindi, di organizzare secondo standard che siano ritenuti idonei.
Quindi, è una risposta che non ci soddisfa, non capiamo quali possano essere i tempi, quali siano gli sviluppi, e oggi siamo qui, con Alessia Rotta, per dare voce ai familiari, al dolore di questi familiari; nessuno potrà mai sollevare da questo dolore i familiari, ma essi desiderano avere una risposta di giustizia, desiderano capire quali siano state le cause e accertare una responsabilità.
Il sottosegretario prima diceva che è stata fatta un'archiviazione perché non è stato ascoltato il responsabile dell'automezzo, e quindi il conducente. Vogliamo che siano accertate tutte le responsabilità e tutti questi filoni che non risultano sviluppati, quando dagli atti ci sono elementi certi che vanno in quella direzione.
Chiediamo, quindi, che il Governo, come hanno fatto i Governi precedenti, Renzi e Gentiloni, insista su questi filoni e chieda al Governo spagnolo di sollecitare, nel rispetto dell'autonomia della magistratura; però, che si dia una risposta a tanti familiari che oggi si vedono senza i loro figli e figlie morti così tragicamente per cause che ancora non sono note, ma che dagli atti risultano i motivi e il perché.
E, allora, penso che sia giusto che un Governo dia ai propri connazionali quella giustizia che possa chiarire almeno i fatti e che possa anche far capire all'università che organizza il progetto Erasmus e alle autorità anche giudiziarie l'importanza della celerità delle indagini, della verità processuale.
Vogliamo che sia una verità processuale che coincida con la verità sostanziale. Per questo, insieme ad Alessia Rotta, ci batteremo fino in fondo, fino a che questa verità non emergerà chiaramente, e chiediamo al Governo più attenzione, più convinzione.
Quindi, questa risposta che ci ha dato oggi il sottosegretario Merlo - mi dispiace dirlo - non ci lascia per niente soddisfatti, non aggiunge nulla di quanto sanno i familiari delle vittime. Penso che l'obiettivo di questa interrogazione sia quello di sapere di più, di capire, e non sentire e ascoltare una cronistoria di fatti che conosciamo già, quando la riapertura delle indagini è stato un motivo e una spinta dei Governi Renzi e Gentiloni, che hanno insistito su questo binario. Quindi, chiediamo davvero al Governo di non sottovalutare e di dare quelle risposte che questi familiari attendono.