12/02/2024
Matteo Orfini
Fratoianni, Serracchiani
3-00981

Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dal 29 novembre 2023 il quotidiano La Verità e il periodico Panorama, edito dalla stessa casa editrice, pubblicano ogni giorno stralci di intercettazioni private tra persone indagate e persone che nulla hanno a che fare con l'indagine condotta dalla procura di Ragusa nell'ambito di un'inchiesta che vede indagati alcuni membri dell'associazione Mediterranea saving humans in merito ad un soccorso prestato nei confronti dei 27 naufraghi abbandonati in condizioni disperate per 38 giorni a bordo della petroliera Maersk Etienne tra l'agosto e il settembre 2020;

   tali stralci di intercettazioni non attengono ai fatti per cui è istruito l'iter processuale e pertanto dovrebbero essere custoditi nell'archivio riservato, fermo restando che per legge nessun atto dovrebbe essere nella disponibilità di altri che non siano le parti, e men che meno reso pubblico a mezzo stampa;

   secondo gli avvocati Fabio Lanfranca e Serena Romano, difensori degli indagati: «Il processo nulla ha a che vedere con quanto apparso in questi giorni su alcuni giornali del medesimo gruppo editoriale che stanno pubblicando stralci di atti indebitamente sottratti al fascicolo delle indagini»;

   a quanto consta agli interroganti, è stata già depositata una denuncia diretta ad accertare le responsabilità penali per quanto si è verificato;

   la diffusione e la pubblicazione di notizie indebitamente sottratte dall'archivio riservato degli atti delle indagini è un fatto che, oltre ad essere penalmente rilevante e ledere i diritti costituzionali degli indagati, pone anche questioni relative alla sicurezza e alla serenità di lavoro dei magistrati e in generale del tribunale di Ragusa –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra citati e quali iniziative di competenza, in particolare di carattere ispettivo, intenda assumere al fine di verificare gli stessi e le eventuali responsabilità nella diffusione di atti riservati e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per prevenire fatti analoghi.

Seduta del 13 febbraio 2024

Risposta del Sottosegretario di Stato per la Giustizia, replica di Debora Serracchiani

ANDREA OSTELLARI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Con riferimento agli atti di sindacato ispettivo, si evidenzia che gli organi inquirenti hanno chiarito come nell'ambito del procedimento penale instaurato presso la procura del tribunale di Ragusa non risulta essere stata svolta, in via diretta o indiretta, alcuna attività di intercettazione telefonica, ambientale e telematica nei confronti di parlamentari. Risulta altresì che, in ossequio alla direttiva in materia di intercettazioni del settembre del 2020, emanata dal procuratore della Repubblica, la Polizia giudiziaria nella redazione dei brogliacci di ascolto ha provveduto ad omettere ogni indicazione relativa al contenuto, nei casi di conversazioni ritenute irrilevanti ai fini dell'indagine, aggiungendo, nei casi di conversazioni con parlamentari o alte cariche dello Stato, ex legge n. 144 del 2003, la locuzione: conversazione con alta carica dello Stato ovvero conversazione con parlamentare; e nei casi di conversazioni con difensori, stante l'espresso divieto di loro trascrizione contenuto nell'articolo 107, comma 7, del codice di rito, l'indicazione della loro inutilizzabilità.

In sede di esecuzione del decreto di perquisizione e sequestro probatorio, emesso il 25 febbraio del 2021 dal PM presso il tribunale di Ragusa, si procedeva all'apprensione, tra gli altri beni, del telefono cellulare, di marca Samsung, nella disponibilità dell'indagato G.C.. Dalla analisi dei dati acquisiti mediante estrazione di copia forense di tale dispositivo elettronico emergevano, tra numerose altre, anche le chat denominate: Gruppo direttivo mediterranea, Gruppo comunicazione Missione 9. Tra i soggetti ricompresi in tali gruppi figurava il nominativo di E.P., il quale giammai partecipava attivamente ad alcuno scambio di messaggi, né dall'analisi di tali chat emergevano elementi idonei ad individuare la carica di parlamentare di E.P.. Inoltre, i messaggi estrapolati dalle chat ad opera della Polizia giudiziaria non fanno riferimento al nominativo di E.P., bensì a comunicazioni inviate da altri partecipanti ai summenzionati gruppi. Come è noto, l'articolo 68, comma 3, della Costituzione, pone una garanzia volta a proteggere l'autonomia e l'indipendenza delle Camere rispetto a indebite ingerenze di altri poteri. La recente sentenza della Corte costituzionale n. 170 del 2023 ha chiarito che rientrano nel concetto di “corrispondenza” anche gli scambi di messaggi avvenuti mediante WhatsApp o altre applicazioni. Gli organi inquirenti possono disporre il sequestro di un dispositivo di telefonia mobile o di ogni altro strumento informatico nei confronti di un terzo non parlamentare, fermo restando che, qualora si riscontri la presenza di messaggi intercorsi con un parlamentare, devono sospendere l'estrazione dei messaggi dalla memoria e chiedere l'autorizzazione preventiva della Camera di appartenenza del parlamentare, ai sensi dell'articolo 4, della legge n. 140 del 2003, e ciò al fine di poterli legittimamente coinvolgere nel sequestro.

Nel caso di specie risulta che, nell'ambito del procedimento penale instaurato, quindi, sempre presso la procura del tribunale di Ragusa, non è stata posta in essere alcuna attività di intercettazione di conversazioni o comunicazioni diretta e indiretta nei confronti del parlamentare. Risulta inoltre che, in aderenza a quanto stabilito dalla direttiva del 23 settembre 2020 del procuratore della Repubblica presso il tribunale di Ragusa, in materia di attività di captazione elettronica, nella redazione dei brogliacci, la Polizia giudiziaria ha omesso qualsiasi indicazione del contenuto di conversazioni o comunicazioni irrilevanti rispetto alle investigazioni. Quanto alla pubblicazione di alcune conversazioni oggetto di captazione elettronica nell'ambito del medesimo procedimento penale e alla ipotizzata indebita sottrazione di atti dall'archivio riservato, va sottolineata in proposito la piena conoscenza del contenuto dell'attività di intercettazione ad opera di tutte le parti e dei rispettivi difensori, in conseguenza della già avvenuta discovery degli atti processuali attuata secondo le modalità e i tempi previsti dal nostro codice.

In via conclusiva, non emergono profili di rilievo disciplinare a carico dei magistrati della procura della Repubblica presso il tribunale di Ragusa e del tribunale di Ragusa che si sono occupati a qualsiasi titolo della vicenda tratteggiata nell'atto di sindacato ispettivo, sotto il profilo sia della configurabilità di una sottrazione indebita dei contenuti delle intercettazioni dall'archivio riservato, sia del mancato rispetto della normativa dettata dall'articolo 68 della Costituzione e dalla legge n. 140 del 2003.

Ne consegue che, allo stato, non vi sono i presupposti per l'esecuzione delle verifiche ispettive attribuite alla competenza di questo Dicastero e per completezza, in ragione della delicatezza del tema che involge più in generale la materia delle intercettazioni - un tema che non può essere strumentalizzato a seconda delle convenienze politiche - va rimarcato che sin dal primo momento dell'illustrazione del piano per la riforma della giustizia da parte di questo Ministero, si è posta in rilievo la fondamentale necessità di rivedere completamente la disciplina della segretezza degli atti istruttori e, in particolare, delle intercettazioni. In questa direzione è stata modificata in senso più garantista, con la legge n. 137 del 2023, la motivazione del decreto autorizzativo dell'intercettazione tra presenti mediante l'inserimento di captatore informatico, prevedendo all'articolo 267, comma 1, del codice di rito che tale decreto sia adottato dall'organo giurisdizionale sulla base di un'autonoma valutazione delle ragioni che rendono necessaria, in concreto, tale modalità per lo svolgimento delle indagini.

È noto che è stato presentato il disegno di legge n. 808, oggi in esame al Senato, meglio noto come disegno di legge Nordio, volto tra l'altro a introdurre innovazioni normative tese a rafforzare la tutela del terzo estraneo al procedimento rispetto alla circolazione delle comunicazioni intercettate. Sotto questo profilo, quindi, assai distoniche appaiono le questioni di pregiudizialità costituzionale sollevate rispetto al disegno di legge da alcuni senatori di opposizione in occasione della seduta del 6 febbraio 2024 persino in merito agli: “(…) interventi in materia di intercettazioni a tutela della riservatezza del terzo estraneo al procedimento (…)”.

Nel citato disegno di legge si amplia l'obbligo di vigilanza del pubblico ministero sulle modalità di redazione dei verbali delle operazioni - i cosiddetti brogliacci - e si stabilisce il dovere del giudice di stralciare le intercettazioni, includendo nello stralcio, oltre ai già previsti dati personali sensibili, anche le intercettazioni relative a soggetti diversi dalle parti.

Si prevede, poi, che nella richiesta di misura cautelare formulata dal pubblico ministero e nell'ordinanza applicativa della misura cautelare emessa dal giudice non debbano essere indicati i dati personali dei soggetti diversi dalle parti. Infine, in sede di emendamenti presentati alla legge di delegazione europea, si prevede, in attuazione dei principi sanciti dagli articoli 24 e 27 della Costituzione, ma nel rispetto dell'articolo 21 della nostra Costituzione, il divieto di pubblicazione integrale o per estratto del testo dell'ordinanza cautelare sino al termine dell'udienza preliminare.

DEBORA SERRACCHIANI, Grazie, Presidente. Non sono per nulla soddisfatta, Sottosegretario, perché se le cose fossero come lei le descrive - e io non dubito che lei abbia acquisito, per prepararsi a questa risposta, una copiosa rassegna stampa - avrebbe assolutamente rilevato puntualmente delle due l'una: se fossero state irrilevanti non sarebbero finite nel fascicolo di indagine e, quindi, non avremmo mai potuto vederle pubblicate su La Verità e su Panorama, perché semplicemente non sarebbero esistite agli atti del fascicolo; se si fosse trattata di un'estrazione per copia forense, come lei ricordava, determinata dal sequestro del cellulare di un indagato, allora, a quel punto l'estrazione avrebbe dovuto fermarsi, poiché si trattava, come lei ha ricordato, di conversazioni che riguardavano appunto dei parlamentari. Ebbene, non è così perché, se lei legge quella copiosa rassegna stampa che sicuramente avrà acquisito, troverà nomi e cognomi e troverà virgolettate alcune dichiarazioni come se evidentemente fossero state acquisite, nonostante l'estrazione avrebbe dovuto essere sospesa, non fatta, non riportata, non messa nel fascicolo, non presente agli atti. anzi, avrebbe dovuto essere secretata.

Eventualmente si doveva chiedere un'autorizzazione e poi valutare se rilevante oppure no e se era irrilevante andava distrutta. Ebbene, nulla di tutto questo è accaduto. Quindi, Sottosegretario, per noi è inaccettabile che ci dica che non ci sono ragioni per procedere a un'ispezione presso la procura di Ragusa e il tribunale di Ragusa, perché è evidente che le cose non sono andate esattamente come lei ha ricordato e che, pertanto, c'è un'evidente lesione non solo del diritto di difesa ma c'è un'evidente lesione della normativa vigente sulle intercettazioni.

Ma mi faccia anche dire che noi non siamo per niente contrari alle intercettazioni. Non confonda il Governo il contenuto - per suo tramite, Presidente - della nostra interpellanza. Noi non riteniamo che le intercettazioni vadano limitate in alcun modo, perché sono lo strumento, spesso unico, che si ha per accertare reati e soprattutto per combattere la criminalità organizzata. La differenza tra noi e la maggioranza è che voi ritenete che quando un treno arriva sempre in ritardo è sufficiente far sparire gli orologi ed è esattamente quello che state facendo, cioè limitate le intercettazioni, che sarà un pregiudizio gravissimo nell'accertamento dei reati e per la lotta alla criminalità organizzata, con una furia ideologica travestita da garantismo, quando invece - e lo dimostra il modo con cui vi state muovendo sulla giustizia - semplicemente non avete nessun interesse all'accertamento dei reati, non avete interesse alla tutela del diritto di difesa, non avete neppure interesse a una riforma della giustizia che sia una giustizia giusta.

Quindi, non metta in bocca a noi né ai senatori del Partito Democratico nessuna contrarietà rispetto alle intercettazioni. Noi siamo favorevoli alle intercettazioni. Quello che chiediamo che sia fatto è che si rispetti la legge già in vigore, perché non è necessario modificarla. Già quella stabilisce quali sono quelle rilevanti e quelle irrilevanti, già quella stabilisce le sanzioni forti e proporzionate, già quella dice quello che si può fare e quello che non si può fare. Invece no: adesso limitate ogni forma di informazione, che si chiama anche bavaglio all'informazione, perché molte di quelle informazioni non arriveranno, e sto parlando di quelle che sarebbero arrivate per via lecita e legale, certamente non violando la legge.

Per cui, noi vogliamo che la legge venga applicata, ma non vogliamo che qualcuno faccia sparire gli orologi, cioè non vogliamo che, con l'assunto delle intercettazioni che finiscono sui giornali, per cui è prevista la disciplina sanzionatoria, la responsabilità del procuratore e l'applicazione di una legge, voi vi nascondiate dietro a tutto questo per dire che allora è arrivato il momento di limitare le intercettazioni e di abbassare la guardia rispetto alla criminalità organizzata - del resto, l'avete già fatto anche con l'abuso d'ufficio - e andiamo avanti così. Infatti, credo onestamente che in questa vicenda, invece, proprio il Governo avrebbe avuto tutto l'interesse ad accertare i fatti, proprio il Governo avrebbe dovuto avere tutto l'interesse ad avviare un'ispezione seria presso la procura per capire perché intercettazioni, comunicazioni e captazioni, che sono state estratte, evidentemente, da un cellulare sequestrato, sono finite sui giornali e capire la modalità con cui questo è avvenuto credo che sarebbe stato il segnale giusto da dare proprio sul tema della legalità, dell'informazione giusta e del diritto di difesa.

Viceversa, dire che non ci sono motivi per fare un'ispezione - l'ispezione è evidente e basta prendere la rassegna stampa per capire che qualcosa lì non funziona - e che non la facciate ci fa pensare, in realtà, che non siete assolutamente interessati a difendere il diritto di difesa e a tutelare le persone, soprattutto se non sono della vostra parte e soprattutto se le pubblicazioni avvengono su determinati giornali. Questo francamente non vi fa onore e non fa onore francamente neppure a una maggioranza che dice di essere una maggioranza attenta all'ordine e alla disciplina, ordine e disciplina che evidentemente funzionano soltanto a casa vostra.