Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
ha destato scalpore e sconcerto il video registrato da un telefonino e che ha avuto vasto eco mediatico, in cui alcuni detenuti del carcere di Poggioreale di Napoli si sono esibiti in una serie di deliranti affermazioni;
si tratta di un episodio di assoluta gravità e non affatto derubricabile a semplice atto di goliardia;
la domanda è come sia possibile che all'interno di un istituto penitenziario come Poggioreale possano girare liberamente dei telefonini;
il video pone oggettivamente una serie di inquietanti interrogativi sui mancati controlli e sui rischi connessi a questi collegamenti;
suddetto sconcerto è stato ben rappresentato da una serie di riflessioni pubblicate anche a mezzo stampa, in particolare quella di don Maurizio Patriciello sul quotidiano Avvenire –:
se il Ministro interrogato risulti essere a conoscenza di quanto riportato in premessa e se e quali iniziative abbia adottato con urgenza per verificare l'accaduto e per individuare le responsabilità e la causa dei mancati controlli, al fine di scongiurare il ripetersi di tali episodi e di evitare un rischio di emulazione, rafforzando le misure di sicurezza e gli organici della polizia penitenziaria in servizio presso tale struttura.
Seduta del 23 aprile 2024
Risposta del Sottosegretario per la Giustizia, replica di Marco Sarracino
ANDREA DEL MASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie Presidente. Intanto ringrazio gli onorevoli interroganti che permettono di intervenire su un tema particolarmente critico, che è quello della permeabilità di taluni nostri istituti all'ingresso di oggetti non previsti, fra questi i cellulari e dell'utilizzo dei cellulari all'interno degli istituti per mandare messaggi esterni, quantomeno di adesione a stili di vita deviati e devianti. Condivido ciò che dicono gli onorevoli interroganti in ordine al fatto che quel video registrato nell'istituto penitenziario di Poggioreale contenesse affermazioni deliranti - aggiungerei delinquenziali e criminali – inaccettabili; condivido che si tratti di un fatto di una gravità assoluta e non di un atto di goliardia, tanto è vero che abbiamo in ogni caso immediatamente trasferito tutti e tre i detenuti - e non solo colui che si è professato il proprietario del videofonino, evidentemente per salvare i correi. Sono stati deferiti tutti e tre all'autorità giudiziaria e hanno già avuto tutti e tre un iter disciplinare con conseguente sanzione interna all'istituto penitenziario perché effettivamente questa è una prima immediata risposta che deve essere data a tutti coloro che credono di poter utilizzare strumenti tipo i telefonini all'interno degli istituti penitenziari. Abbiamo raccolto sotto questo profilo un'eredità disarmante in ordine alla permeabilità dei nostri istituti penitenziari: è un tema sul quale mi sono confrontato sin dall'inizio del mio mandato e vi posso assicurare che è ferma e ferrea volontà del Governo Meloni mettere in sicurezza gli istituti penitenziari d'Italia, ripristinare ordine, legalità e sicurezza, non solo e non tanto per il tramite di nuove figure di reato all'interno degli istituti, non solo e non tanto con nuove circolari, quanto e soprattutto per il tramite di investimenti che nel tempo purtroppo non furono fatti e che io ritengo personalmente essere la prima causa dello stato attuale della permeabilità dei nostri istituti penitenziari. Allora, posso dare atto che questo Governo ha già investito 12 milioni di euro in impianti di sorveglianza all'interno dei nostri istituti penitenziari e non sfuggirà che l'impianto di videosorveglianza interna consente di rilevare più facilmente e più agevolmente l'ingresso e l'utilizzo di oggetti non consentiti, nel caso di specie di telefonini. Non solo: sono stati individuati 40 istituti penitenziari per i quali è stato sviluppato un programma per la dotazione di sistemi di difesa anti-drone, nel tentativo di scongiurare la mala prassi che abbiamo ereditato e che dobbiamo fronteggiare della possibilità di trasferire oggetti per il tramite dei droni.
In questo caso, in questi 40 istituti penitenziari, per la difesa del sistema anti-droni è stata autorizzata l'ulteriore spesa di 5 milioni di euro. Ho immediatamente istituito un gruppo di lavoro con diverse professionalità all'interno del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria perché venissero individuate le acquisizioni di strumentazione tecnologica anti-drone di protezione migliore. Ancora, abbiamo in corso sperimentazioni di strumentazioni tese a contrastare il sorvolo dei droni per il tramite dei quali entrano oggetti nei nostri istituti. In questo momento, presso la casa circondariale di Torino, presso la casa di reclusione di Sulmona, presso la casa circondariale di Roma Rebibbia nuovo complesso, presso la casa circondariale di Napoli Secondigliano, presso la casa circondariale di Rovigo, presso la casa circondariale di Velletri e presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere. Inoltre, stiamo proseguendo nella analisi di tutte le tecnologie oggi sul mercato sempre per fronteggiare il tema dei droni. Ovviamente, è necessario per ogni istituto penitenziario tenere conto di elementi strutturali, dell'estensione dell'istituto penitenziario e della localizzazione dello stesso istituto penitenziario all'interno, per esempio, di contesti intensamente abitati o in contesti dove è possibile introdurre, per esempio, jammer che consentono l'interruzione di ogni tipo di comunicazione, più difficile, cosa ne so, in centro Milano, più facile nella casa circondariale di Vercelli, che si trova all'esterno del perimetro abitato. Abbiamo noleggiato sistemi di anti-drone di tipo itinerante, attualmente utilizzati presso le sedi di Napoli Secondigliano, di Asti, di Siracusa e di Catania. Ancora abbiamo sottoscritto un protocollo di intesa con ENAC necessario per sviluppare una collaborazione per l'implementazione delle attività di sorvolo tramite drone dei nostri istituti penitenziari. Abbiamo non solo predisposto modelli organizzativi con ENAC, ma abbiamo anche istituito la specializzazione dell'operatore di aeromobili a pilotaggio remoto, specializzazione che prima non esisteva e non consentiva ai nostri operatori di Polizia penitenziaria di sviluppare questa specialità per contrastare il sorvolo dei droni all'interno dei nostri istituti ed avendo istituito la specializzazione abbiamo già terminato il primo corso per istruttore pilota perché non ci faremo formare i nostri piloti dei droni della Polizia penitenziaria da autorità terze, ma abbiamo fatto un corso di istruttori (chiamiamolo così, per comprenderci) nella pancia del Corpo di Polizia penitenziaria, per poi procedere più speditamente a formare tutti gli operatori di Polizia penitenziaria che verranno addetti al pilotaggio di aeromobili remoti tradotto di droni, a loro volta anti-droni. Grazie ai nuovi ispettori, infatti, si potrà conseguire più rapidamente l'abilitazione dei conduttori di droni da parte di tutto il personale della Polizia penitenziaria. Ancora, abbiamo ridefinito il perimetro delle aree interdette al volo all'esterno degli istituti penitenziari per consentirci di intervenire prima dell'individuazione dei droni che tendenzialmente portavano e portano, fra le altre cose, i telefonini all'interno degli istituti. In aggiunta. per quanto riguarda i controlli interni agli istituti per scongiurare il fenomeno che entrino oggetti non consentiti in maniera più tradizionale, cioè per il tramite dei controlli, abbiamo acquistato 300 metal detector a portale e già distribuiti, 240 rivelatori portatili di cellulari (già distribuiti), 1.000 apparati radio portatili, 200 apparati radio veicolari, 100 rilevatori fissi di cellulari (già distribuiti). Abbiamo in fase di distribuzione altri 110 metal detector a portale. Sono in fase di collaudo 1.000 metal detector manuali e 250 apparati radio-veicolari.
Sì, perché, evidentemente, anche per il tramite dei canali più tradizionali, cioè dell'ingresso di persone all'interno di istituti, diventava difficile il controllo se la Polizia penitenziaria era sprovvista delle più banali ed elementari dotazioni per effettuare i controlli.
Venendo poi, più nel dettaglio, alla strumentazione in uso presso la casa circondariale di Napoli Poggioreale, dove si è verificato l'evento tempestivamente e opportunamente segnalato dagli onorevoli interroganti, mi piace ricordare che in questo momento, presso la casa di Napoli Poggioreale, vi sono 7 metal detector a portale, 9 metal detector e cell phone detector a portale, 21 metal detector manuale a paletta, 11 metal detector e cell phone detector manuale a paletta, 3 metal detector e cell phone detector ad asta, un rilevatore di trasmissioni radio, 3 rilevatori manuali di cellulari, un rilevatore manuale di cellulari, 5 macchine ai raggi X per il controllo pacchi, ciò per rendere più agevole da parte del nostro Corpo di Polizia penitenziaria i controlli in entrata ai parenti dei detenuti o a coloro che vanno a colloquio con i detenuti, oltre ai pacchi che vengono trasmessi ai detenuti, per sigillare sempre più i nostri istituti e renderli sempre più impermeabili all'ingresso di oggetti preclusi dal regolamento penitenziario.
Si aggiunge che il 30 gennaio 2024 si è conclusa, direi con risultati più che soddisfacenti, presso la casa circondariale di Napoli Poggioreale un sistema di inibizione cellulare attraverso jammer di tipo attivo. Questo credo che sia - lo dico in coda alla mia risposta - lo strumento del futuro per contrastare l'odioso e criminale fenomeno di video tik tok o di messaggi per il tramite di telefoni cellulari che provengono dall'interno degli istituti. Un jammer di tipo attivo significa schermare completamente l'istituto penitenziario, fare una white list di telefoni che possono funzionare, ovverosia dalla Polizia penitenziaria a tutti gli operatori professionali all'interno degli istituti, e per il resto schermare completamente le comunicazioni. Ovviamente, non sfuggirà agli onorevoli interroganti che bisogna verificare talune condizioni di profilassi sanitaria per i rischi della salute dei lavoratori stessi, ma qualora verificato con esito positivo, il jammer con lista bianca di pochi cellulari che possono essere utilizzati da parte degli operatori è l'obiettivo finale di questo Governo. La traduco in maniera comprensibile, anche per chi eventualmente, da casa, volesse ascoltarci: per la denegata ipotesi che ancora entrino cellulari, ci potranno giocare come con le macchinine, qualora riuscissimo mettere in campo questo sistema, perché quei cellulari non saranno più utilizzabili come cellulari all'interno degli istituti.
Credo di aver dato atto di aver dato atto agli onorevoli interroganti nella maniera più puntuale, pur con la fatale tirannia del tempo di ogni interrogazione, dell'enorme sforzo posto in campo da questo Governo per rendere impermeabili i nostri istituti, per tutelare e presidiare ordine e legalità e sicurezza nei nostri istituti, svolto silenziosamente, come è dovere del Governo pur - lo debbo dire, onestamente - nonostante una eredità in termini di investimenti sotto questo profilo, sia strutturale che di dotazione, che di figure professionali e mi riferisco per esempio all'inesistenza prima di piloti di droni della Polizia penitenziaria, che francamente era raccapricciante. Stiamo risalendo la china, può essere un impegno sicuro del Governo Meloni quello di rendere impermeabili i nostri istituti, di garantire ordine e legalità e sicurezza all'interno dei nostri istituti, di impedire a criminali, pur privati della loro libertà, di poter ancora svolgere attività criminali dall'interno degli istituti. Sono assolutamente contento di questa interrogazione degli onorevoli interroganti, perché pone un tema serio che noi vogliamo affrontare nei termini prima indicati.
MARCO SARRACINO, Grazie, Presidente, ringrazio il Governo per la risposta e anche per la reazione da parte delle istituzioni nei confronti di quello che si è verificato, però francamente vorrei che tutti quanti noi capissimo la gravità di quello che è successo.
Noi siamo di fronte a un episodio molto grave, perché, Presidente, questo atto di sindacato ispettivo nasce proprio sulla base di una notizia che ha destato enorme scalpore e sconcerto nella pubblica opinione, non solo di Napoli ma, credo, in tutti quelli che hanno letto e hanno visto quel video. Infatti, si fa riferimento a un video registrato da un telefonino da parte di alcuni esponenti del carcere di Poggioreale, che si sono esibiti in una serie di deliranti affermazioni, e quel video, purtroppo, è diventato virale - questo, poi, è un altro aspetto - in pochissimo tempo.
Allora, Presidente, noi non siamo di fronte soltanto a un episodio di goliardia, ma siamo di fronte a una sfida nei confronti delle istituzioni. Questo è il punto, secondo me, su cui noi dobbiamo anche aprire una riflessione, cioè il fatto che noi siamo di fronte a una sfida da parte di chi era a Poggioreale, ha fatto quel video e ha sfidato lo Stato e le istituzioni. Per questo la domanda che noi abbiamo posto al Governo è, innanzitutto, come sia stato possibile non solo che quel cellulare si trovasse lì ma anche che poi si sia girato un video e che quel video sia diventato virale. Questa è una delle questioni che abbiamo posto e abbiamo chiamato il Governo qui oggi per chiarire sulle responsabilità dei mancati controlli, perché evidentemente ci sono stati dei mancati controlli se quel cellulare è arrivato lì, sul rischio di possibili connivenze, perché questo, poi, è un altro tema, e su cosa intendiamo fare rispetto al modo di contrastare culturalmente quei messaggi assurdi e inaccettabili.
Il Governo ci ha raccontato qual è la strategia in futuro o su quello che si sta facendo rispetto a quello che è avvenuto. Il punto che noi, però, ribadiamo è cosa si sta facendo, oltre a quello che si è fatto, rispetto a ciò che è avvenuto, perché questo è anche il tema. Purtroppo, come sa il Governo, altri casi simili si sono registrati anche in altre strutture penitenziarie: è successo in Sicilia e quello che ci preoccupa è la possibilità di innescare un meccanismo di emulazione, da un lato, ma anche di condivisione di propaganda, visto che, Presidente, quei video sono assolutamente facilmente reperibili sui social e sono molto semplici da recuperare. Cioè, se uno vuole trovare quei video va sui social e li trova molto facilmente. Questo è un altro punto di discussione su cui dovremmo provare un attimo a riflettere, perché è assurdo non solo che quel video sia stato girato ma anche che abbia avuto una risonanza enorme. Inoltre, quel video - ne sono abbastanza convinto - credo che sia uno schiaffo a tutte quelle realtà, anche associative, impegnate quotidianamente sui territori, particolarmente in realtà urbane difficili, come, appunto, quella di Napoli, che promuovono una cultura della legalità e di contrasto a quei modelli sbagliati, che sono proprio, purtroppo, quelle immagini che sono emerse in quel video.
Allora, noi dobbiamo dirci la verità, Presidente, approfittando anche del fatto che il Sottosegretario ci ha risposto ed è qui, e la verità, purtroppo, è che il sistema penitenziario italiano soffre di gravi carenze. Questa è la verità e ce la dobbiamo dire. Si parte dalle carenze degli organici della Polizia penitenziaria, come denunciato dalle organizzazioni sindacali e dal personale del DAP, fino alle carenze di figure specialistiche che possono essere di supporto. L'associazione Antigone ha rappresentato, nel suo rapporto, una situazione di totale sovraffollamento: abbiamo oltre 13.000 detenuti in più rispetto ai posti letti disponibili e il tutto, ovviamente, si riflette sulla vivibilità all'interno degli istituti penitenziari italiani, che poi è anche causa di alcuni mancati controlli, perché se c'è troppa gente è evidente che è molto difficile controllare.
Proprio nella giornata di ieri - e concludo, Presidente - i parlamentari del Partito Democratico hanno ispezionato un numero importante di istituti penitenziari e il quadro che emerge è assolutamente preoccupante, perché siamo in emergenza. Ieri c'è stato l'ennesimo suicidio in carcere. Siamo di fronte a un'emergenza anche su questo tipo di problema, perché il combinato disposto di carceri ridotte come gironi danteschi, da un lato, e azioni come quella del video oggetto di questa interrogazione, dall'altro, rendono plasticamente l'idea di un corto circuito in cui si trova oggi il sistema carcerario italiano, per non parlare della vergogna che riguarda i bambini figli di detenute, bambini di 3-4 anni costretti a vivere in carcere e a crescere in carcere. È una vergogna su cui bisogna assolutamente intervenire.
Allora, Presidente, noi chiediamo - e chiudo - che episodi del genere non si verifichino più e che vengano aumentati i dispositivi di controllo, come è stato anche detto dal Sottosegretario, perché il messaggio che viene fuori, purtroppo, è devastante. Al tempo stesso chiediamo, però, che le carceri vengano rese rispettose della dignità umana e che vengano rafforzati gli organici in servizio in tutti gli istituti penitenziari italiani, a partire da quello di Poggioreale. Il Partito Democratico continuerà a incalzare il Governo anche su questi punti, perché ne va del rispetto della nostra Carta costituzionale e, io credo, soprattutto della credibilità del nostro Paese.