Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
Poste Italiane S.p.a., con capitale sociale di 1.306.110.000 euro, detenuto per il 35 per cento da Cassa Depositi e Prestiti e per il 29,26 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze, sottoposta a un importante potere di indirizzo pubblico, ha chiuso il 2024 con un utile netto di 2,01 miliardi, in crescita su base annua del 4,1 per cento;
a questo buono stato di salute non corrisponde un'adeguata e dignitosa gestione del personale, tenuto conto che troppo spesso si registrano casi di cronica precarizzazione e condizioni disumane a cui sono costretti gli addetti assunti come portalettere;
Poste Italiane utilizza spesso i contratti a tempo determinato per colmare lacune di organico strutturali, impiegando lavoratori precari per gestire le ordinarie esigenze aziendali;
il servizio di consegna della corrispondenza nelle diverse zone di recapito giornaliero viene affidata sistematicamente a lavoratori precari, con inevitabili effetti anche sulla qualità del servizio;
i contratti precari sono accesi anche per periodi che oscillano da un solo mese fino a 12, ma solo coloro che svolgono il servizio per periodi più prolungati acquisiscono le competenze fondamentali e riescono ad avere una conoscenza del territorio di riferimento, consegnando tutta la posta, pacchi e corrispondenza nell'orario di lavoro prestabilito dal contratto;
tali competenze vengono disperse con le mancate stabilizzazioni e la stipula di nuovi contratti a tempo determinato, anche alla luce del fatto che i precari impiegati sono più numerosi rispetto alle stabilizzazioni programmate;
questa forte precarizzazione, l'importanza di riuscire a completare i 12 mesi, così come la dipendenza dalla valutazione del direttore di sede mettono spesso questi lavoratori nelle condizioni di dover rinunciare ad ogni diritto sul luogo di lavoro;
a quanto consta agli interroganti i dipendenti assunti con contratto a tempo determinato – molto spesso – sono indotti attraverso pressioni dei direttori di sede a lavorare fino a 10 ore al giorno, a fronte di un orario che va dalle 6 alle 7 ore e 12 minuti, in quanto obbligati a terminare il giro di consegne, in molti casi senza che sia riconosciuta la relativa retribuzione straordinaria, tanto che molti neoassunti si licenziano solo dopo pochi giorni;
non mancano nemmeno i casi in cui ai lavoratori viene «consigliato» di recarsi al lavoro in anticipo rispetto all'orario regolare per anticipare il lavoro, ma timbrare il cartellino solo al momento dell'inizio dell'orario contrattuale;
anche il diritto al pasto viene spesso compromesso per scongiurare un ulteriore allungamento della permanenza sul luogo di lavoro;
inoltre, non mancherebbero i casi di lavoratori costretti a recarsi a lavoro in condizioni precarie di salute a seguito di esplicite sollecitazioni da parte dei direttori di sede a non produrre certificati di malattia, «consigliando» l'uso dei giorni di ferie per mantenere alti gli standard di qualità;
infine, da quanto si apprende dalla trasmissione Report i direttori dei recapiti stanno facendo firmare delle dichiarazioni in cui i dipendenti dichiarano che la loro permanenza sul luogo di lavoro, senza il riconoscimento di straordinario, è determinata dalla volontà di voler terminare il lavoro e non una richiesta da parte di Poste Italiane –:
quali iniziative intendano intraprendere – per quanto di competenza – affinché si ponga rimedio a queste situazioni non tollerabili per un'azienda così importate per storia e per funzione nel nostro Paese e se non ritengano di convocare i vertici aziendali per concordare tutte le misure volte a porre fine a questa strategia di precarizzazione del lavoro che non possono trovare cittadinanza in un'azienda che vede una quota di partecipazione così importante da parte dello Stato italiano.
Seduta del 1 luglio 2025
Risposta della Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali Maria Teresa Bellucci, replica di Arturo Scotto
MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, passo a illustrare le risposte alle interrogazioni in oggetto, sottolineando fin da subito che il tema della tutela dei lavoratori, della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, unitamente alla promozione di una solida cultura della prevenzione, costituisce una priorità assoluta per il Governo.
Gli onorevoli interroganti pongono l'attenzione sulle selezioni del personale impiegato da Poste italiane, sui carichi di lavoro eccessivi, sui turni prolungati oltremodo e sulle prestazioni non autorizzate né retribuite.
Ciò premesso, la competente Direzione generale del Ministero del lavoro rappresenta che, per quanto attiene alla formazione del personale di Poste italiane, con l'intesa sancita nell'ambito della Conferenza Stato-Regioni del 17 aprile 2025 è stato approvato l'Accordo unico di attuazione dell'articolo 37, comma 2, del decreto legislativo n. 81 del 2008, finalizzato all'individuazione della durata e dei contenuti minimi dei percorsi formativi.
A tal riguardo, Poste italiane rappresenta che si avvale delle attività di reclutamento del proprio personale al fine di rispondere a esigenze legate a dinamiche di andamento dell'attività di business. I processi di “Recruiting e Selezione” sono disciplinati da una procedura che tiene conto dei principi di controllo previsti dal modello organizzativo adottato dal Gruppo Poste italiane proprio ai sensi del decreto legislativo n. 231 del 2001, in coerenza con lo status di società quotata e in considerazione del ruolo di sistema di Poste italiane, in quanto più grande datore di lavoro del Paese.
Tale procedura definisce le modalità di svolgimento delle attività di “Recruiting e Selezione” di personale da inserire in azienda, anche con contratto a tempo determinato, in linea con le disposizioni normative del tempo vigenti, e che si sono susseguite anche rispetto ad esigenze temporanee e/o anche specifiche.
L'azienda riferisce che le attività di reclutamento del personale si attivano a seguito di specifica richiesta da parte dell'unità organizzativa che necessita di rafforzamento di personale e che il ricorso alla fattispecie del contratto a tempo determinato consente di rispondere in maniera flessibile a esigenze organizzative legate a dinamiche di andamento dell'attività di business o di presidio dello stesso.
In conformità a tali procedure, la selezione del personale a tempo determinato per le attività di recapito avviene attraverso la pubblicazione sul sito di Poste italiane di annunci di ricerca di personale che forniscono ai candidati tutte le indicazioni relative alle province per le quali viene attivata la ricerca, ai requisiti richiesti e all'iter di selezione previsto, garantendo a tutti i partecipanti trasparenza ed equità di informazione.
I candidati che rispondono a tali annunci costituiscono il bacino di reperimento esclusivo per tale tipologia di ricerca di personale. Inoltre, Poste precisa che l'iter di selezione, come descritto negli specifici annunci sopracitati, risulta articolato su diverse prove. L'adozione di requisiti oggettivi e classificabili, comunicati in maniera trasparente, ed un iter selettivo articolato su diverse prove differenziate permettono, infatti, di individuare i candidati idonei a cui proporre un contratto di lavoro in linea con i fabbisogni di personale. Il ricorso alle diverse tipologie contrattuali viene definito in coerenza con le caratteristiche delle attività per le quali si procede agli inserimenti. L'azienda, a riguardo, riferisce che, anche attraverso il bilancio integrato, pubblicato nella specifica sezione del sito aziendale, è possibile reperire informazioni di dettaglio sul numero di contratti a tempo determinato, unitamente ai dati sui contratti a tempo indeterminato.
Inoltre, nell'ambito del complessivo impianto delle politiche attive del lavoro, in considerazione delle dinamiche di turn over aziendali, a partire dal 2018, l'azienda e le organizzazioni sindacali hanno concordato un piano di assunzione a tempo indeterminato nel settore del recapito, al quale possono concorrere esclusivamente coloro che abbiano precedentemente prestato servizio come portalettere o addetto allo smistamento con contratto a tempo determinato (le cosiddette stabilizzazioni).
Gli articoli sindacali siglati hanno definito, di volta in volta, il numero delle stabilizzazioni da realizzare, i criteri di accesso al percorso e quelli di redazione delle graduatorie sulla base delle quali vengono inseriti i candidati. Proprio a seguito di tali accordi, sono stati stabilizzati a tempo indeterminato, su tutto il territorio nazionale, circa 18.000 ex lavoratori a tempo determinato nel recapito e nella logistica.
Entro il 2025 verranno inoltre realizzate ulteriori 3.475 stabilizzazioni. Inoltre, dal 2017, sono state assunte in Poste Italiane, con contratto a tempo indeterminato, circa 37.000 full time, incluse le trasformazioni dei contratti da part time a full time nei diversi settori, collocando così il gruppo Poste Italiane in cima alla classifica delle aziende che hanno effettuato il maggior numero di assunzioni in Italia negli ultimi anni. In particolare, giova precisare che a tali assunzioni, soprattutto per quelle relative alla rete degli uffici postali, hanno naturalmente avuto accesso anche risorse che, in precedenza, erano inquadrate con un contratto a tempo determinato in ambito recapito, che si sono candidate agli annunci di ricerca di personale, di volta in volta pubblicate sul sito aziendale, e abbiano superato il relativo iter selettivo previsto. Restano confermati l'attività e l'impegno aziendale di continuare in percorsi virtuosi in ambito di politiche attive, ivi compresa la stabilizzazione dei contratti a tempo determinato.
Relativamente alla rete degli uffici postali, preme evidenziare che la presenza sul territorio è un asset strategico per Poste Italiane, la quale ha intrapreso e sta portando avanti un percorso di vicinanza sia ai territori meno densamente popolati, sia alle grandi città. Infatti, alle reti fisiche (gli uffici postali e i Punto Posta) e digitali, si è aggiunta la potenzialità e la virtuosità delle reti LIS, entrate a far parte della famiglia di Poste Italiane per ampliare la sua presenza già capillare sul territorio. Al riguardo si rappresenta che, anche in considerazione di un aumento delle interazioni giornaliere realizzate attraverso i canali online del gruppo Poste Italiane, l'azienda, nel pieno rispetto dei criteri procedurali e sostanziali in materia di punti d'accesso al servizio postale universale, ha predisposto, nel corso degli anni, il Piano di riorganizzazione della rete degli uffici postali, regolarmente approvati dall'Autorità per la garanzia delle comunicazioni. Inoltre, deve tenersi presente che, nonostante tutti gli interventi attuati nel corso dell'ultimo decennio, la rete degli uffici postali ha sostanzialmente preservato la sua estrema capillarità, continuando a garantire il mantenimento del presidio postale, anche nelle aree più remote, attraverso oltre 12.600 uffici postali, risultando essere tra le più estese anche in Europa.
I dati sopra riportati evidenziano come Poste Italiane persegua obiettivi di efficientamento della propria organizzazione, ponderando tali obiettivi con le esigenze espresse dalla clientela, attraverso un percorso di costante allineamento dell'offerta alla domanda di servizi, al fine di intercettare nuove esigenze emergenti.
La rete degli uffici postali è, dunque, necessariamente e fisiologicamente in evoluzione. Ogni decisione di procedere con interventi di razionalizzazione scaturisce dalla valutazione dell'esiguità dei flussi di traffico, del ridotto numero di operazioni effettuate e dalla presenza in posizioni limitrofe di uffici in grado di assorbire, senza aggravio, l'operatività dell'ufficio razionalizzato. Inoltre, dalle verifiche effettuate, l'organico applicato risulta in linea con i fabbisogni ad oggi in essere grazie agli accordi sulle politiche attive del lavoro, che hanno consentito di gestire il turnover.
Infine, con riguardo alla retribuzione della prestazione lavorativa resa dai dipendenti di Poste Italiane, l'azienda comunica di procedere al pagamento dei relativi emolumenti nel rispetto delle previsioni vigenti di legge e di contratto, anche con specifico riferimento alla retribuzione del lavoro straordinario che sia stato richiesto ed autorizzato dall'azienda stessa. Al contempo, le modalità di esecuzione delle prestazioni sono rese, da tutto il personale, a prescindere dall'ambito di appartenenza, nel pieno rispetto della normativa del contratto collettivo nazionale di lavoro e degli accordi attuativi vigenti.
Poste Italiane si è dotata di una specifica procedura interna in materia di lavoro straordinario nell'ambito delle attività di recapito, che consente di gestire e monitorare l'istituto, in coerenza con i principi legali e contrattuali che disciplinano la materia, a conferma di un operato pienamente rispettoso delle previsioni dell'ordinamento in ambito lavoristico, fermo restando che, in ogni caso, singoli episodi isolati, oggetto anche di trattazione giornalistica o di eventuali sviluppi in ambito giudiziario, necessitano sempre le relative conferme nelle opportune sedi.
Per quanto attiene alla sicurezza sul lavoro, l'azienda continua ad avere individuato responsabilità organizzative e procedure specifiche per garantire un adeguato presidio di tutti gli aspetti afferenti alla salute e sicurezza sul lavoro, nel rispetto delle relative norme vigenti. Con il proprio sistema di gestione, Poste Italiane definisce costantemente la modalità per individuare processi e risorse necessarie alla realizzazione di tutte le politiche aziendali e di prevenzione, operando continui controlli sul territorio. Adotta, inoltre, tutte le misure necessarie per ridurre incidenti, infortuni sul lavoro e malattie professionali, promuovendo il benessere psicofisico delle persone attraverso programmi di prevenzione e campagne di informazione e sensibilizzazione.
A titolo di esempio, nel 2024 sono state erogate oltre 460.000 ore di formazione per i temi di salute e sicurezza sul lavoro.
Riguardo il quesito posto dall'onorevole Soumahoro sull'intenzione del Governo di vendere un'ulteriore quota azionaria di Poste Italiane, rappresento che al momento non sono pervenuti utili elementi informativi. Occorre, tuttavia, precisare che, nonostante Poste Italiane sia quotata in borsa, la stessa è controllata direttamente dal Ministero del Lavoro e delle Finanze, tramite il 29,96 per cento delle azioni, ed anche indirettamente tramite le quote possedute da Cassa depositi e prestiti, di circa il 35 per cento. Il tema della cessione delle quote è stato oggetto di discussione e rinvii, ma il Governo sembrerebbe determinato a procedere, anche se con tempistiche ancora da definire.
Non va dimenticato, infatti, che tra gli obiettivi vi è quello di ridurre il debito pubblico e la vendita di azioni di Poste Italiane potrebbe portare ad un incasso significativo stimato in circa 2,4 miliardi di euro. La privatizzazione di Poste Italiane deve essere inquadrata come un passo verso una maggiore privatizzazione delle aziende pubbliche, ma con l'impegno a garantire la stabilità dell'assetto prioritario e la tutela dell'azionariato diffuso.
In conclusione, sottolineo l'importanza dei temi trattati e il costante impegno del Governo Meloni, affinché vengano assicurate condizioni di lavoro sicure e conformi alle normative sulla tutela della salute e della sicurezza nei posti di lavoro.
Anche l'aspetto della privatizzazione di Poste Italiane deve essere inquadrato come un passo verso una maggiore privatizzazione delle aziende pubbliche, volto a garantire non soltanto la stabilità dell'assetto proprietario e la tutela dell'azionariato diffuso, ma anche il rilancio di prospettive concrete, di interventi a beneficio delle dinamiche del tessuto economico-produttivo, con tutte le positive ricadute a livello di miglioramento sociale e del mercato del lavoro.
ARTURO SCOTTO: Signor Presidente, non sono soddisfatto innanzitutto per una cosa, che le devo segnalare con grande preoccupazione: mi sarei aspettato un punto di vista da parte del Governo rispetto alle questioni che sono state sollevate dalle opposizioni, non la lettura di un bollettino che è stato scritto, evidentemente, più da Poste Italiane che dagli uffici legislativi del Ministero del lavoro. Perché così non si può fare. Se tu vieni a rispondere a un'interrogazione delle opposizioni, devi esprimere il tuo punto di vista, come la vedi rispetto alle questioni enormi - anche in maniera diversificata rispetto ai toni e rispetto ai contenuti - che sul caso Poste Italiane ha posto il Partito Democratico, ha posto l'onorevole Soumahoro e ha posto il MoVimento 5 Stelle. Invece qui abbiamo assistito alla lettura di un testo che dice che tutto va bene; il Governo, inoltre, non si pone il tema che, se è vero, come noi scriviamo, ma sono dati pubblici, che soltanto lo scorso anno Poste Italiane ha avuto un utile netto di 2,1 miliardi di euro, che è il 4,1 per cento in più rispetto all'anno precedente, la domanda è: perché non si redistribuisce un po' verso il lavoro in termini di qualità, in termini di stabilizzazione e di salari? Perché il Governo non pone a Poste Italiane il tema di un piano industriale serio che innanzitutto salvaguardi - come diceva prima l'onorevole Bakkali - la capillarità del servizio Poste Italiane? Che significa presenza dello Stato, in tante realtà, soprattutto nelle aree più depresse, nelle aree interne e nelle aree dove le comunicazioni sono più difficili.
E invece ci troviamo di fronte a una grande dismissione; ma la dismissione - attenzione - non è di Poste ma del Governo, che non pretende nessuna risposta concreta. Si limita a leggere cose scritte da altri e non dice che un servizio pubblico è un servizio pubblico sempre. E un servizio pubblico non può consentire, signor Presidente, signora Vice Ministra, che gli straordinari non vengano pagati, che gli infortuni siano così elevati, che la condizione del lavoro sia molto spesso sotto ricatto e che il precariato sia la cifra principale di una generazione che si affaccia al lavoro pubblico. Questo riguarda Poste e riguarda, per esempio, i precari della giustizia del PNRR - oggi c'è un presidio fuori dalla Cassazione: sono migliaia i lavoratori precari in quel settore -, parliamo dei lavoratori somministrati del Ministero dell'Interno, parliamo di un lavoro pubblico che sta diventando merce vile. E noi sappiamo, signor Presidente, che quando queste cose accadono nel lavoro pubblico, figuriamoci cosa accade nel settore privato.
E quando si leggono le dichiarazioni trionfalistiche - e concludo - della Ministra Calderone rispetto ai posti di lavoro, queste andrebbero lette bene. Perché quando parliamo degli over 55 che vengono stabilizzati perché vanno in pensione più tardi - dopo che avete promesso di abolire la Fornero e non lo avete fatto - e poi guardiamo gli under 35, giovani e donne, che invece sono condannati a un destino di precarietà, di part time involontario e di condizioni sempre più difficili e molto spesso di fuga dal nostro Paese, la domanda è: cosa ci state a fare al Governo? Per fare quello che vi dicono gli altri di fare oppure per fare quello che pensate voi si debba fare? Io questo dalla risposta della Vice Ministra Bellucci, francamente, non l'ho capito.