VACCARI, DE MARIA e GUERRA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
la Mozarc-Bellco, una delle aziende più importanti del distretto biomedicale modenese, vuole chiudere la parte produttiva dello stabilimento di Mirandola, conservando solo la ricerca e sviluppo. A rischio ci sono 300 dipendenti. Bellco occupa oltre 500 persone a Mirandola. Per il biomedicale di Mirandola è uno shock;
la notizia ha portato i sindacati Femca Cisl e Filctem Cgil a proclamare lo sciopero. A protestare sono i lavoratori della produzione;
il settore, per decenni uno dei più floridi della regione, era stato duramente colpito dal terremoto del 2012 che in questo territorio aveva avuto il suo epicentro. Poi il comparto era ripartito, ma negli ultimi anni ha sofferto la concorrenza straniera, in particolare cinese, che ha abbattuto i margini ottenibili sui prodotti da dialisi. Tra gli addetti ai lavori si guarda con preoccupazione a un possibile effetto-domino sulle altre aziende del settore;
con la procedura anti-delocalizzazione Mozarc Medical punta a trovare un possibile acquirente che rilevi lo stabilimento di Mirandola. Se non sarà così, scatterà la procedura di licenziamento collettivo;
la produzione di macchine per dialisi e dei relativi consumabili, inclusi i dializzatori (filtri), sarà gradualmente fermata a Mirandola, compatibilmente con gli impegni assunti con la pubblica amministrazione e gli altri clienti, che l'azienda intende onorare. Dei 500 lavoratori attualmente impiegati, circa 300 saranno in esubero –:
quali iniziative – per quanto di competenza – si intendano intraprendere, se non si ritenga necessario convocare i vertici aziendali della Mozarc-Bellco per trovare soluzioni volte a tutelare il posto di lavoro dei dipendenti su cui ricade questa eventuale chiusura e se non si ritenga di aprire un dialogo più vasto per conoscere i piani industriali e le intenzioni dell'azienda.
Seduta del 1 ottobre 2024
Risposta della Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy, replica di Stefano Vaccari
FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. Come noto agli onorevoli interroganti, la Mozarc di Mirandola, aveva annunciato ai sindacati di voler chiudere il proprio reparto produttivo di macchine per emodialisi al fine di delocalizzare l'attività, determinando la perdita di circa 350 posti di lavoro e di produzioni tecnologicamente significative per il settore biomedicale.
Appena ricevuta la citata notizia, attraverso gli uffici competenti del Ministero è stato immediatamente convocato il relativo tavolo di crisi, con l'obiettivo di garantire la continuità produttiva del sito industriale e salvaguardare i livelli occupazionali.
All'incontro del tavolo, che si è tenuto lo scorso 9 luglio, hanno partecipato i vertici dell'azienda, gli enti locali interessati e i rappresentanti delle segreterie confederali e di categoria nazionali e territoriali. In tale sede si è discusso il progetto di accordo, che era stato già raggiunto in sede regionale, contenente sinteticamente i seguenti principali impegni da parte dell'azienda, ovvero: di non dare corso ad atti unilaterali, congelando pertanto la procedura di licenziamento; di avviare un processo di reindustrializzazione del ramo aziendale attraverso la nomina di un advisor per l'individuazione di un possibile acquirente.
Inoltre, il 17 settembre scorso si è tenuto un tavolo di aggiornamento dedicato alla Mozarc. Al citato incontro la proprietà - affiancata dalla società di advisor Sernet - ha evidenziato che sono pervenute sei manifestazioni di interesse (non vincolanti) per il sito di Mirandola con prospettive di business e di continuità del plant e che la produzione, comunque, proseguirà a pieno ritmo fino a gennaio 2025.
Come sottolineato anche in quella sede, tengo ad evidenziare che il percorso di reindustrializzazione dello stabilimento dovrà concretizzarsi in un progetto di rilancio di alta qualità del ramo oggetto di vendita e dovrà tener conto dei livelli occupazionali e della specializzazione produttiva di uno degli stabilimenti considerati tra i più importanti del settore in Europa.
Relativamente alle misure per incentivare la competitività del settore biomedicale, così come richiesto in particolare dall'onorevole Ascari, sentita la Direzione generale competente, si informa che il Ministero delle Imprese e del made in Italy allo stato attuale ha gestito le seguenti misure: a valere sui contratti di sviluppo sono state presentate 65 domande per un totale di agevolazioni concesse pari a 488,3 milioni di euro, e un totale di investimenti attivati di 1.855,89 milioni di euro; a valere sugli Accordi di innovazione, risultano invece 22 progetti, il valore dei programmi finanziati è pari a circa 190 milioni di euro mentre le agevolazioni concesse sono pari a circa 89 milioni di euro.
Infine, sulle misure di contrasto alla concorrenza straniera a seguito della vicenda della ex Bellco, i Paesi europei dovranno lavorare insieme per tutelare il lavoro e le imprese europee da chi opera in regime di concorrenza sleale, affinché venga garantito un commercio libero nel rispetto pieno di tutte quelle che sono le condizioni di parità a livello produttivo e commerciale.
Pertanto, confermo la strategia già attivata in altri tavoli di crisi, e, in sinergia con gli enti locali coinvolti e con le parti sociali, stiamo individuando una soluzione industriale che riesca a valorizzare sia le competenze dei lavoratori che a sviluppare progetti duraturi nel tempo, con l'obiettivo di difendere una produzione all'avanguardia in Europa nonché essenziale per la filiera sanitaria italiana.
STEFANO VACCARI, Grazie, Presidente. Mi dichiaro parzialmente soddisfatto, prendendo atto dell'impegno che il Governo ha voluto manifestare anche in questa sede; lo abbiamo registrato anche nelle settimane scorse, come la Sottosegretaria ha ricordato nei vari incontri. Credo che serva la stessa determinazione che il sistema Paese - quindi Governo, regione, enti locali, parti sociali - ha messo in un'altra vicenda che riguarda l'Emilia-Romagna, che voglio citare, cioè quella dell'azienda Marelli di Crevalcore, per la quale si è arrivati a una conclusione con un metodo analogo a quello che si sta seguendo per la Bellco di Mirandola e che ha portato a garantire una nuova proprietà, un piano industriale serio, la continuità per la maggior parte dei dipendenti dal punto di vista occupazionale e, quindi, un futuro dentro un sistema produttivo di eccellenza, come era quello che riguardava l'impresa Marelli.
Credo che, grazie a un impegno straordinario e importante - lo voglio sottolineare - delle organizzazioni sindacali, che sul territorio hanno giustamente esercitato il loro diritto di sciopero, di manifestazione, coinvolgendo da subito tutto il sistema istituzionale, politico e rappresentativo del territorio, si sia avviato un percorso importante che deve garantire, al termine, non solo la continuità aziendale, ma l'inserimento di quest'azienda nel mercato mondiale, adottando, come giustamente veniva ricordato dalla Sottosegretaria, misure di protezione di queste aziende nel contesto di una competizione globale che rischia di penalizzare l'eccellenza che il distretto biomedicale di Mirandola ha sempre rappresentato.
Aggiungo che, oltre alle azioni che il Governo, insieme alla regione Emilia-Romagna, agli enti locali coinvolti e alle parti sociali, sta coordinando, a nostro avviso serva garantire un futuro diverso rispetto alla misura del payback sui dispositivi medici. In particolare, come Partito Democratico abbiamo presentato, con il collega De Maria, una proposta di legge per superare questa misura - in un quadro di dialogo che abbiamo attivato insieme ad altre forze politiche, sul territorio, con tutte le associazioni delle imprese coinvolte -, perché si tratta di un meccanismo che va necessariamente superato, garantendo le regioni dal punto di vista della copertura, garantendo le imprese, garantendo il Servizio sanitario nazionale. Infatti, il Governo ha già messo, lo scorso anno, 1,85 miliardi di euro per attenuare gli effetti sulle imprese della restituzione di quelle risorse, ma non bastano e il rischio è che le cifre richieste mandino in fallimento e in crisi queste aziende, soprattutto medie e piccole.
Si rischia che per la crisi di queste aziende e l'uscita dai grandi gruppi globali si penalizzi, si mettano a disposizione del Servizio sanitario nazionale imprese poco qualificate, che vengono da fuori Italia e fuori Europa e, ovviamente, che per i cittadini vi siano carenza di dispositivi medici e assenza di innovazione, abbassando la qualità e, quindi, la risposta.
Quindi, alla sollecitazione di tenere monitorata con attenzione la vicenda della Bellco, aggiungo questa esortazione ad aggredire il tema del payback sui dispositivi medici, perché potrebbe dare, insieme alle altre misure, una risposta importante alla Bellco, così come a tutte le altre imprese del distretto biomedicale.