09/04/2021
Laura Boldrini
3-02173

Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nelle scorse settimane, secondo Human Rights Watch e il Bahrein Institute for Rights and Democracy, in occasione del decimo anniversario delle primavere arabe, le forze di sicurezza del Bahrein hanno arrestato e picchiato manifestanti minorenni e li hanno minacciati di stupro e di elettrocuzione; almeno 3 di essi sono ancora in carcere dal 4 marzo, tra cui un giovane di 16 anni con gravi problemi di salute;

   a seguito di questi eventi il Parlamento europeo ha, in data 11 marzo 2021, adottato una risoluzione «sulla situazione dei diritti umani nel Regno del Bahrein, in particolare i casi dei detenuti condannati alla pena capitale e dei difensori dei diritti umani» con 633 voti a favori, 11 contrari e 45 astenuti;

   lo stato dei diritti umani in Bahrain viene definito «cupo» dalle principali organizzazioni umanitarie: secondo l'istituto del Bahrain per la pace e la democrazia (BIRD), la partecipazione popolare alle sollevazioni del 2011 in Bahrain è stata una delle più alte tra tutti i Paesi coinvolti; la popolazione chiedeva riforme e un cambiamento radicale nello stile di governo, ma ha purtroppo incontrato una durissima repressione, con risposte da parte del regime divenute sempre più dure negli anni a seguire;

   la risoluzione del Parlamento europeo riporta che «dopo l'insurrezione popolare del 2011, le autorità bahreinite continuano a violare e limitare i diritti e le libertà della popolazione, in particolare il diritto delle persone di manifestare pacificamente e il loro diritto alla libertà di espressione e alla libertà digitale, sia online che offline; che i difensori dei diritti umani, i giornalisti e gli attivisti politici continuano a dover far fronte a sistematici attacchi, vessazioni, detenzioni, torture, intimidazioni, divieti di viaggio e revoche della cittadinanza; che dal 2011 le autorità hanno respinto tutte le richieste dell'opposizione democratica e dei difensori dei diritti umani, concernenti il rispetto della libertà di parola e di riunione; che in Bahrein non è tollerata alcuna opposizione politica»;

   il Bahrain è tra i Paesi più sorvegliati e controllati al mondo: il rapporto tra forze di polizia e cittadini è di 46 ogni 1000. La polizia del Ministero dell'interno è la forza più brutale nel Paese, responsabile di oltre 1000 casi di gravi abusi umanitari in un periodo di sette anni su una popolazione di neanche due milioni di persone; secondo Americans for Democracy & Human Rights in Bahrain (ADHRB), 1 ogni 635 abitanti del Bahrain ha subito abusi dalla polizia o è stato ucciso, detenuto illegalmente, scomparso o torturato nella sua vita;

   nel Paese è ancora in vigore la pena di morte, utilizzata per l'ultima volta nel 2019; nel 2020 erano ancora 27 le persone nel braccio della morte, in attesa di esecuzione;

   le autorità bahreinite hanno sciolto il più grande partito pacifico di opposizione del Paese, Al-Wefaq, confiscandone i beni e arrestando i suoi leader; l'ex leader del partito era Shaikh Ali Salman, il quale sta scontando un ergastolo con accuse presunte di spionaggio;

   nessun organo di stampa indipendente opera in Bahrein dal 2017, quando il Ministero dell'informazione ha sospeso il quotidiano indipendente Al Wasat; inoltre diverse personalità pubbliche sono state perseguite per la loro attività sui social media –:

   se il Governo sia a conoscenza dei succitati fatti e quali iniziative di competenza intenda intraprendere, nei consessi bilaterali, così come in quelli internazionali ed europei, perché il rispetto dei diritti umani in Bahrein e nella regione del Golfo sia garantito.

 

Seduta del 6 luglio 2021

Risposta del Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione Benedetto Della Vedova, replica di Laura Boldrini

 

BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Onorevole interrogante, la situazione dei diritti umani in Bahrein è seguita con attenzione dal Governo italiano sul piano bilaterale e nei rilevanti fora multilaterali, a partire dall'Unione europea.

Il Paese è menzionato nelle Conclusioni del Consiglio dell'Unione europea sulle priorità nei consessi multilaterali in materia di diritti umani per il 2021, adottate il 22 febbraio, in cui l'Europa si è impegnata a continuare a chiedere a Manama di garantire il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche, il rispetto dello Stato di diritto, la lotta contro l'impunità e la disuguaglianza, la libertà di riunione e associazione anche per i difensori dei diritti umani e manifestanti pacifici e la libertà di opinione ed espressione, con particolare attenzione alla sicurezza di giornalisti, blogger e altri operatori dei media.

Le criticità relative alle condizioni carcerarie e al trattamento degli oppositori politici, dei dissidenti e dei difensori dei diritti umani nel Paese sono ben note. Prendiamo sempre attenta nota delle dichiarazioni e dei rapporti delle principali organizzazioni internazionali a tutela dei diritti umani.

Per queste ragioni, l'Italia mantiene alta l'attenzione del Bahrain sul tema dei diritti umani. Il Ministro Di Maio ha affrontato l'argomento durante il suo colloquio con l'omologo bahrenita a margine della Ministeriale Anti-Daesh di Roma la settimana scorsa e facciamo lo stesso in sede di dialogo tra Unione europea e Bahrein.

Il Governo italiano mantiene uno stretto raccordo con i partner dell'Unione europea, in linea con le raccomandazioni che abbiamo formulato al Bahrein a maggio 2017 nel corso dell'ultima sessione di Revisione periodica universale delle Nazioni Unite.

Le raccomandazioni hanno riguardato: a) la ratifica dei principali strumenti internazionali relativi ai diritti umani, compreso il protocollo opzionale della Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti; b) l'attuazione di norme sul pieno esercizio delle libertà di espressione, riunione pacifica e associazione; c) la protezione delle vittime di maltrattamenti e torture perseguendone i responsabili; d) la moratoria sulle esecuzioni capitali. Quest'ultima è l'unica raccomandazione non accettata dal Bahrein, aspetto che ci spinge a proseguire con sempre maggiore impegno nel confronto franco con un partner importante in Medio Oriente.

Il dialogo strutturato annuale tra Unione Europea e Bahrain sui diritti umani, la cui ultima sessione si è svolta a febbraio, ha confermato le abituali criticità. Il confronto ha, tuttavia, riconosciuto gli sforzi del Regno, in particolare la creazione dell'Istituto nazionale per i diritti umani. Naturalmente c'è un dato formale e c'è un dato che riguarda l'efficacia: ricordo all'onorevole interrogante che, su questo tema, siamo noi italiani in ritardo e mi auguro che sia possibile, in qualche modo, spingere per l'istituzione dell'Agenzia indipendente sui diritti umani in Italia.

Grazie all'impulso italiano sono stati, inoltre, attivati meccanismi di coordinamento fra le ambasciate dei Paesi dell'Unione europea presente a Manama per un'interlocuzione più strutturata, a partire proprio dall'Istituto nazionale per i diritti umani.

Il 23 giugno, la nostra ambasciatrice a Manama ha, infatti, incontrato, insieme con i colleghi di Germania e Francia, il presidente dell'Istituto. Anche in questa occasione, abbiamo condiviso con la controparte bahrenita, la preoccupazione con cui l'opinione pubblica e le istituzioni europee seguono la situazione dei diritti umani nel Paese. Soprattutto da parte italiana, in questa occasione, è stato condannato il ricorso alla pena capitale e richiesto di considerare l'introduzione di una moratoria in vista dell'abolizione.

Insieme ai suoi colleghi, la nostra ambasciatrice ha, inoltre, ribadito l'attenzione europea sulle condizioni di detenzione nel carcere di Jau, visitato, su invito del Ministro dell'Interno, da parte dei capi missione di Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Cina, Russia, Unione europea e i rappresentanti delle Agenzie ONU in Bahrain il 3 maggio. Questa visita ha offerto l'occasione per un approfondimento sulle condizioni carcerarie in generale e sulla situazione della diffusione di COVID-19 nelle prigioni bahrenite, in merito alle quali è stata nuovamente attirata l'attenzione delle autorità di Manama.

Sulla base di questo lavoro e in linea con la nostra tradizione di politica estera, non certo limitata al Bahrain e alla regione del Golfo, l'Italia continuerà ad adoperarsi, senza soluzione di continuità, per il pieno rispetto e l'efficacia promozione dei diritti dell'individuo e dello Stato di diritto.

 

LAURA BOLDRINI (PD). Grazie, signor Presidente. Ringrazio il rappresentante del Governo, io ho depositato questa interrogazione nell'aprile scorso, quando si è appreso che, nel decimo anniversario delle cosiddette primavere arabe, nel Regno del Bahrain, che fu allora teatro di forti mobilitazioni per la democrazia e i diritti civili, le autorità hanno dato vita a una massiccia azione repressiva contro dissidenti e difensori dei diritti umani e dei diritti civili. Organizzazioni umanitarie, come Human Rights Watch e Bahrain Institute for Rights and Democracy, hanno documentato ampiamente queste recenti condotte coercitive e violente e il Parlamento europeo, sottosegretario, si è subito azionato, è subito intervenuto, tant'è che, l'11 marzo, c'è stata una risoluzione approvata a larghissima maggioranza.

In questa risoluzione si condannano, senza mezzi termini, le violazioni dei diritti umani, della libertà di informazione, dei diritti di parola e di manifestazione, in un Paese nel quale - vorrei ricordarlo a quest'Aula - sono stati sciolti i partiti di opposizione e anche gli organi di stampa indipendenti, cioè non ci sono più. È stato apprezzato il fatto che il Bahrain, insieme agli Emirati Arabi Uniti, abbia inaugurato quegli Accordi di Abramo, sottoscritti poi da altri Paesi arabi, che contemplano una normalizzazione nei rapporti bilaterali con Israele. Ma questo evento, considerato come un fatto positivo, non cancella, né attenua la necessità di una ferma critica nei confronti di chi schiaccia, nel suo Paese, ogni voce di dissenso e di critica.

Ecco, ho parlato di violazione di diritti umani, della libertà di stampa e di opinione; aggiungo, signor Presidente, anche il tema della libertà religiosa. Perché? Perché secondo l'ultimo rapporto di Amnesty International sulla situazione dei diritti umani nel mondo, anche leader politici e religiosi, sciiti, vengono perseguitati, come nel caso di Sheikh Isa Qassim, che è rimasto in esilio forzato in Iran, dove si era recato nel 2018 dopo che le autorità del Bahrain gli avevano revocato la cittadinanza e, dunque, non poteva rientrare.

Allora, signor sottosegretario, io mi chiedo come sia possibile che l'Università di Roma, la Sapienza, abbia inaugurato, nel novembre del 2018, una cattedra sulla convivenza e sul dialogo interreligioso, interamente finanziata dalla Royal Charity Organisation, che è un ente governativo del Bahrain, un Paese che, in tema di dialogo interreligioso, non ha davvero le carte in regola per impartire lezioni a nessuno. Eppure questo è: all'Università di Roma abbiamo questa cattedra. Perché lo sappiamo? Questo è emerso nel corso di un'audizione che il Comitato sui diritti umani nel mondo, che presiedo, ha tenuto il 14 giugno con l'organizzazione Americans for Democracy & Human Rights in Bahrain; una audizione dalla quale sono scaturite, oltre a questa informazione, anche altre, in cui si chiedono al nostro Governo e al nostro Parlamento degli impegni puntuali, che sono poi quelli che sono stati pronunciati, nel marzo scorso, al Parlamento europeo: rilascio incondizionato di tutti i difensori dei diritti umani e i prigionieri di coscienza, cessazione di ogni forma di tortura, eliminazione delle discriminazioni contro le donne e delle violenze dei diritti del lavoro, ripristino della libertà di stampa e della libera manifestazione di pensiero.

Signor Presidente, so bene che il Bahrain può apparire lontano, ma anche altri Paesi possono apparire lontano, e anche quell'incrocio tra la 38esima strada e Chicago Avenue, a Minneapolis, può sembrare lontano, laddove venne assassinato George Floyd. Ma, o ci mettiamo in testa che i diritti umani ci riguardano da vicino, come un effetto farfalla giust'appunto, ovunque vengano calpestati, oppure ci rassegneremo a vivere in una globalizzazione nella quale c'è la libera circolazione di tutto, di denaro, capitali, informazioni e tecnologie, ma non degli esseri umani e dei diritti umani. Un mondo così fatto, signor Presidente, e chiudo, non è un bel lascito, né per i nostri figli, né per i nostri nipoti. Per questo, signor sottosegretario, le chiedo un impegno sempre più forte del nostro Governo verso la tutela dei diritti umani in ogni parte del mondo.