07/11/2019
Andrea De Maria
3-01096

l Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   cittadini presenti nell'occasione e la stessa Associazione dei familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 hanno denunciato pubblicamente il comportamento di tifosi dell'Inter a Bologna che avrebbero intonato cori offensivi riferiti alla strage del 2 agosto;

   fatti come questo, qualora confermati, non possono e non debbono essere sottovalutati;

   ferma restando l'autonomia dell'ordinamento sportivo, sarebbe opportuno, ad avviso dell'interrogante, che la Figc adottasse, in casi come questi, ogni iniziativa necessaria a sanzionare l'accaduto, anche al fine di scongiurare il ripetersi di fatti analoghi in futuro –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere ulteriori iniziative, per quanto di competenza, al fine promuovere i valori delle libertà e della democrazia, anche nell'ambito delle attività sportive, contribuendo a contrastare il diffondersi, soprattutto tra le giovani generazioni, di ideologie neofasciste, xenofobe e razziste, incompatibili con i princìpi costituzionali.

 

Seduta del 29 settembre 2020

Risposta del Ministro per le Politiche giovanili e lo sport Vincenzo Spadafora, repliche di Andrea De Maria e Franco Vazio

 

 

VINCENZO SPADAFORA, Ministro per le Politiche giovanili e lo sport. Grazie, Presidente. L'onorevole interrogante fa riferimento all'episodio avvenuto nel corso della partita Inter-Bologna, disputata circa un anno fa, che, purtroppo, non rappresenta un caso isolato. Le discriminazioni, non solo razziali, negli stadi italiani sono un fenomeno che il Governo intende prevenire e contrastare in ogni modo. A gennaio 2019, la FIGC ha adottato un modello organizzativo ispirato alla prevenzione e alla cooperazione con le Forze dell'ordine, al fine di valorizzare il tifo positivo, incentivando comportamenti virtuosi da parte dei veri tifosi e, contestualmente, tutelando coloro che si dissociano da comportamenti razzisti o violenti in maniera evidente.

Con le modifiche apportate all'articolo 62 delle norme organizzative interne, è stata prevista l'interruzione temporanea della gara ad opera dell'arbitro e viene disposto che l'annuncio al pubblico venga dato a gioco fermo, in caso di cori o striscioni razzisti e discriminatori, segnalati dal responsabile dell'ordine pubblico in servizio allo stadio o dai collaboratori della procura federale.

Il nuovo codice di giustizia sportiva prevede, in materia di razzismo e violenza, una serie di disposizioni, che intervengono in maniera organica sulla disciplina complessiva della lotta alla violenza negli stadi in occasione delle manifestazioni sportive.

Nello specifico, il codice aggiornato prescrive una sanzione per i club che non applicano l'istituto del gradimento, espellendo dagli stadi i violenti e razzisti e includendo esimenti e attenuanti a favore dei club, relativamente ai comportamenti dei propri sostenitori, nel caso in cui si cooperi con le forze dell'ordine nell'individuazione dei responsabili di atti di violenza e discriminatori, anche attraverso l'utilizzo di circuiti di videosorveglianza.

Un altro significativo passo in avanti è avvenuto con l'approvazione, l'8 luglio scorso, del disegno di legge di ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa su un approccio integrato in materia di sicurezza fisica, sicurezza pubblica ed assistenza alle partite di calcio ed altri eventi sportivi. Essa prevede che le autorità si impegnino: a incoraggiare gli attori pubblici e privati a collaborare in occasione della preparazione dello svolgimento delle partite di calcio; ad accertarsi che le infrastrutture sportive siano conformi alle norme e ai regolamenti nazionali, per consentire una gestione efficace della folla e della sua sicurezza; ad accertarsi che gli spettatori siano accolti e trattati in modo appropriato durante tutta la manifestazione, ad esempio, rendendo lo stadio più accessibile ai bambini, alle persone anziane e alle persone con disabilità.

Ferma restando la volontà di rafforzamento degli istituti a tutela dei soggetti che partecipano a tutti i livelli alle manifestazioni sportive, incarnando i valori del sano agonismo, del confronto e del dialogo, tengo a precisare che il nostro sistema offre già notevoli strumenti di protezione, sia sul versante statale che su quello più squisitamente sportivo.

La depenalizzazione del reato di ingiuria non ha fatto venir meno la tutela in sede civile per risarcimento del danno, così come rimangono perseguibili penalmente le più gravi ipotesi di minaccia aggravata, diffamazione e tutti i reati frequentemente aggiornati, finalizzati in modo precipuo al contrasto della violenza negli stadi. Parimenti è forte l'attenzione dell'ordinamento sportivo e delle singole federazioni al tema dei reati di odio, come dimostra l'articolo 25, comma 3, del già citato nuovo codice di giustizia sportiva predisposto dalla Federazione gioco calcio. La via tracciata è quindi duplice: da un lato, proseguire, anche con il supporto delle nuove tecnologie, nelle azioni di contrasto intransigente a fenomeni degenerativi e patologici, che nulla hanno a che fare con il più genuino senso dello sport e della competizione sportiva, dall'altro, favorire ad ogni livello la genesi di buone prassi, di codici di comportamento e di modelli di condotta che tutelino le manifestazioni sportive, assicurandone il godimento ad ogni individuo che, attraverso di esse, voglia - come ci insegna la Costituzione - realizzare il pieno sviluppo della propria persona.

Sul versante dell'iniziativa legislativa del Governo, confermo l'intenzione di farmi promotore di interventi che ribadiscano come nel nostro sistema giuridico non possa esistere una sorta di “esimente da stadio” per i comportamenti ingiuriosi e diffamatori, soprattutto se a sfondo razziale. Tali circostanze, al contrario, dovranno assumere la qualifica di aggravante rispetto a condotte che, già fortemente offensive dei diritti fondamentali degli individui, appaiono intollerabili se verificatesi nel contesto delle manifestazioni sportive intese quali espressione massima di incontro e di integrazione tra individui. Segnalo inoltre che, nel mese di febbraio, ho dato impulso ad un apposito tavolo tecnico di coordinamento interministeriale, esteso ai rappresentanti della FIGC e dell'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive per approfondire tematiche giuridiche civili e penali in materia di sport e manifestazioni sportive, con particolare riferimento alle competizioni calcistiche, anche in rapporto alle problematiche connesse alla tutela della privacy.

Per completezza di informazione ricordo altresì l'avvenuta istituzione dell'Osservatorio nazionale contro le discriminazioni nello sport, nato dal protocollo d'intesa siglato dall'Unione nazionale antidiscriminazioni razziali e la UISP. In questo quadro, ho recentemente assicurato la più ampia disponibilità al Ministro per le Pari opportunità e la famiglia in merito all'istituzione di una cabina di regia interistituzionale, in stretto raccordo con l'UNAR, al fine di pianificare una strategia generale di contrasto alle discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, fenomeno che purtroppo riguarda anche il mondo sportivo e al quale intendo prestare massima attenzione.

Comunico infine che è in fase di avanzata definizione l'accordo di collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali che ha per obiettivo quello di sviluppare la cooperazione interistituzionale per l'individuazione di interventi volti a promuovere lo sport come diritto, strumento di inclusione sociale, integrazione e valorizzazione delle diversità, contribuendo all'inclusione dei cittadini dei Paesi terzi e alla coesione sociale, nonché alla prevenzione e al contrasto della discriminazione, della xenofobia e del fenomeno del razzismo. Si tratta sostanzialmente della rinnovata edizione dell'iniziativa sport e integrazione che era già nata nel 2014.

I risultati delle edizioni precedenti sono stati davvero incoraggianti e la sinergia con l'iniziativa “Sport di classe” ha consentito di rivolgersi a 542 mila studenti e ai loro insegnanti in tutta Italia per riflettere sui valori dello sport come strumento di inclusione sociale.

Voglio concludere, condividendo l'importanza della scuola per sensibilizzare i più giovani sul tema e assicuro sempre massima attenzione, per quanto di mia competenza, a tutte le iniziative rivolte al mondo scolastico.

 

ANDREA DE MARIA: Grazie, Presidente. Sì, io sono soddisfatto della risposta del Ministro, degli impegni che ha sottolineato nel suo intervento e anche dell'attenzione che ha testimoniato qui.

La mia interrogazione era nata da un episodio specifico, particolarmente odioso, perché si trattava di una denuncia pubblica, fatta dall'Associazione dei familiari delle vittime del 2 agosto, su cori offensivi rispetto alle vittime della strage del 2 agosto alla stazione di Bologna, che è profondamente radicata nella memoria, non solo della mia città, Bologna, ma di tutto il Paese. È una strage fascista rispetto alla quale peraltro sono ora in corso nuovi procedimenti giudiziari, che speriamo accertino, dopo gli esecutori materiali, anche i mandanti. Certamente, come ha ricordato il Ministro, questo episodio si inserisce in un tema più generale che riguarda l'utilizzo delle manifestazioni sportive, come occasione di violenza, di intolleranza e comunque di manifestazione di sentimenti di razzismo, di xenofobia, di atteggiamenti che richiamano il neonazismo e il neofascismo.

Lo sport - come è stato ricordato - è una grande occasione di socialità, di coesione sociale, porta con sé valori positivi; il suo ruolo, la sua funzione è riconosciuta dalle nostre istituzioni, dal nostro stesso assetto costituzionale e proprio per questo è molto importante contrastare qualunque situazione in cui le manifestazioni sportive vengono usate per comunicare valori e posizioni, che sono opposti ai valori dello sport e ai valori della nostra democrazia; ciò, anche perché la nostra democrazia si difende se è capace di contrastare i comportamenti violenti e antidemocratici e anche di contrastare quelle posizioni e quegli atteggiamenti che mettono in discussione i valori democratici condivisi della nostra Carta costituzionale e del nostro assetto costituzionale. Certamente, questo contrasto si fa con una battaglia culturale - è molto importante il richiamo che ha fatto il Ministro -, è un lavoro da fare nelle scuole; certamente si fa anche applicando le normative vigenti e assumendo quelle iniziative sul piano penale e giudiziario con pieno impegno delle autorità competenti in materia, qualora vi siano delle violazioni di leggi, come accade spesso in questi casi, e poi è molto giusto che anche la giustizia sportiva, il mondo dello sport - con un'indicazione e un lavoro di coinvolgimento che il Governo può e deve mettere in campo, come ha ricordato il Ministro - assuma una propria iniziativa rispetto alle sue competenze sia nella gestione degli appuntamenti sportivi anche quando sono immediatamente in corso sia rispetto alle conseguenze da mettere in campo se vi sono comportamenti di un certo tipo.

Mi fa piacere l'asserzione che ho sentito dal Ministro, perché credo che non stiamo parlando di episodi singoli o marginali, ma di un fenomeno diffuso e credo che davvero, nella fase storica che stiamo vivendo, difendere i nostri principi democratici in tutte le occasioni sia un modo molto importante per rendere più forte il nostro Paese, più forte la nostra democrazia e le nostre istituzioni, per metterle all'altezza delle sfide che abbiamo di fronte e che sappiamo tutti quanto sono importanti e impegnative.

 

FRANCO VAZIO: Sì, Presidente, sono soddisfatto. Aggiungo poche considerazioni alle considerazioni che ha svolto il collega De Maria, che mi sento di sottoscrivere perché assolutamente corrette e appropriate. Aggiungo un'osservazione: questi fatti - mi riferisco a quelli in particolare oggetto del mio intervento e della mia interrogazione - riguardano fatti che coinvolgono anche i più giovani, i ragazzi; si tratta di manifestazioni sportive dove i giovani si misurano come in una palestra di vita. Lo sport in buona sostanza è anche questo: misurarsi sull'impegno, sulla dedizione, sulla correttezza e sul rispetto delle regole. Ebbene, in questa circostanza, in una partita di calcio nel savonese, un ragazzino è stato coperto di insulti razzisti da parte di coetanei sulle tribune, insulti razzisti che hanno imposto, così come ha detto il Ministro, in base alle norme vigenti, addirittura due interventi all'arbitro, sospendendo per ben due volte la partita. Ci sono state le prese di posizione da parte delle società che avevano partecipato all'evento, di condanna, di reprimenda di questi fatti, quindi non è in discussione il coinvolgimento delle società sportive, lì parliamo di squadre giovanili. Quello che a me preme sottolineare - ed è un po' l'invito che io faccio a sviluppare l'ultima parte dell'intervento del Ministro - è afferente al tema culturale ed educativo, cioè noi vediamo proliferare un'iniziativa, un'attività anche paradossalmente delittuosa, quindi proferendo anche frasi razziste in ambienti giovanili. Dobbiamo pertanto lavorare probabilmente di più in termini di prevenzione sul tema dell'educazione nelle famiglie, nella scuola, perché queste cose si sconfiggono alla radice. Sarà moda, sarà qualunquismo, però questi fatti determinano una degenerazione nei comportamenti e, via via, queste degenerazioni aumentano di dimensione e aumentano di gravità.

Sono epiteti razzisti, sono epiteti sessisti, capita a volte di incontrarli quando ad arbitrare ci sono delle donne: queste cose sono gravi in sé, non è solamente la gravità in sé dell'episodio, ma quello che poi da questo episodio scaturisce. Io credo che la nostra società, il nostro Paese che hanno valori importanti, costituzionali, in termini di diritti, di libertà, scolpiti nella Costruzione, debbano avere come fine quello di sconfiggere questo modo di operare, questo modo di comportarsi. E se questo modo comincia a radicarsi nei giovani, diventa poi difficile sconfiggerlo sugli spalti, quando si va a giocare le partite di serie A. Io credo che dobbiamo fare di più, non perché sono più gravi, ma perché sono più preoccupanti quando coinvolgono i nostri ragazzi.

E allora il lavoro che lei Ministro, che questo Governo deve fare, in termini di prevenzione, di cultura, è nelle scuole, nelle associazioni sportive minori, perché da là si costruiscono gli uomini che poi domani vivranno la nostra società e governeranno il nostro Paese, e questi valori sono il fondamento del nostro Paese. Mi auguro quindi che quello che lei ci ha indicato come orientamento sia poi alla fine l'orientamento che conta. E credo - concludo, Presidente - che quello che noi dobbiamo prefiggerci non è la repressione, o quantomeno non è solo la repressione, ma è costruire un percorso virtuoso che possa costituire le fondamenta per la preservazione e la valorizzazione di questi temi.