12/03/2024
Arturo Curti
3-01056

Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:

il 9 novembre del 2022 due forti scosse di terremoto, la prima di magnitudo 5.5 delle ore 7.07 e la seconda di magnitudo 5.2 delle ore 7.08, hanno colpito il nord della regione Marche interessando in particolare i territori di Ancona, Fano e Pesaro;

si tratta degli eventi di maggiore intensità verificatisi, dai primi del '900, nella specifica area geografica. La sequenza sismica si è poi sviluppata, durante i giorni successivi, attraverso una serie di ulteriori scosse, di cui almeno tre aventi magnitudo superiore a 4 e oltre trenta di magnitudo superiore a 3;

la regione Marche, nonostante le evidenze empiriche fornissero immediatamente la percezione di un impatto di grado medio-alto, attendeva quasi due settimane per richiedere al Governo lo stato di emergenza. Quest'ultimo, peraltro, veniva formalmente deliberato dal Consiglio dei ministri soltanto in data 11 aprile 2023, cioè a distanza di 5 mesi dall'evento;

con la dichiarazione dello stato di emergenza, il Governo ha provveduto a stanziare la somma di euro 4.860.000 specificando che tali risorse verranno utilizzate «per l'attuazione dei primi interventi, nelle more della valutazione dell'effettivo impatto dell'evento effettuata dalla Protezione civile nazionale»;

i dati disponibili circa le ricadute del sisma attestano un numero di sfollati che, a fine marzo, era ancora superiore alle 500 unità (dati Protezione civile), mentre quantificano in oltre 1.000 gli edifici lesionati con vario grado di intensità. Si tratta di uno scenario che, pertanto, autorizza a quantificare il danno complessivo nell'ordine delle centinaia di milioni di euro. Una stima che, pur «nelle more della valutazione dell'effettivo impatto», richiede fin d'ora l'impegno a riservare i fondi sufficienti per affrontare con efficacia la fase di ricostruzione;

il Governo tuttavia, oltre ad aver segnato un ritardo significativo nella formalizzazione dello stato di emergenza, sembra non aver posto la ricostruzione al centro dell'agenda. La deliberazione del Consiglio dei ministri dell'11 aprile scorso, infatti, non solo si limita a dare attuazione esclusivamente ai «primi interventi» ma lo fa, paradossalmente, a distanza di mesi dalla calamità. Inoltre manca a tutt'oggi una pianificazione articolata e sistematica che funga da presupposto al percorso post emergenziale;

si evidenzia, infine, che la legge 11 aprile 2023 n. 38, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 11 del 2023 ha ripristinato, per interventi eseguiti su immobili danneggiati, tra gli altri, dal sisma del 2009 e da quello del 2016, la possibilità di utilizzare le misure di «sconto in fattura» e «cessione del credito» per fruire dei crediti fiscali maturati con il «superbonus 110%». Tale opportunità, tuttavia, a causa dei ritardi nella dichiarazione dello stato d'emergenza, non sembrerebbe applicabile ai territori del nord delle Marche colpiti dal sisma del 2022, generando così una grave sperequazione –:

quali iniziative intenda avviare il Governo per garantire alle popolazioni marchigiane colpite dal sisma del 9 novembre 2022 risorse adeguate e piena operatività del superbonus 110%, in quanto necessari al processo di ricostruzione.

Seduta del 12 marzo2024

Risposta del Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare. Replica di Arturo Curti

NELLO MUSUMECI, Ministro per la Protezione civile e le politiche del mare. La ringrazio, signor Presidente. Come certamente sa l'onorevole interrogante, nell'aprile del 2023, il Consiglio dei ministri ha dichiarato per 12 mesi lo stato di emergenza in conseguenza della sequenza sismica che, a partire dal 9 novembre 2022, ha interessato il territorio delle Marche e, per l'attuazione dei primi interventi, nelle more della valutazione dell'effettivo impatto dell'evento, ha stanziato la somma di 4.860.0000 euro, a valere sul Fondo per le emergenze nazionali.

Successivamente, il 3 maggio 2023, è stata adottata l'ordinanza del capo del Dipartimento della Protezione civile con cui è stata demandata al presidente della regione Marche, nominato Commissario delegato per fronteggiare l'emergenza, la predisposizione di un piano degli interventi urgenti. Detto piano è stato approvato dal Dipartimento in data 7 luglio 2023 per la somma complessiva di 4.087.767 euro, con la precisazione che l'importo di euro 689.000 restava sospeso in attesa di ricevere chiarimenti.

Pertanto, con nota del 9 novembre 2023, il soggetto attuatore ha trasmesso una rimodulazione del piano degli interventi urgenti per un importo pari a 4.756.000 euro circa. Il Dipartimento della Protezione civile ha, quindi, approvato, il 28 dicembre successivo, il piano rimodulato, composto da 40 interventi, per la somma complessiva di 4.466.000 euro, rimanendo sospeso, in attesa di chiarimenti, l'importo di 228.000 euro e risultando suscettibile di programmazione l'ulteriore importo di 165.000 euro. A seguito dei chiarimenti trasmessi dal soggetto attuatore, il Dipartimento della Protezione civile ha approvato, il 9 febbraio 2024, la rimodulazione del piano degli interventi urgenti, composto da 46 iniziative, per un importo complessivo pari a 4.746.000 euro.

Quanto ai fabbisogni ulteriori, nella seduta del 21 febbraio 2024, il Consiglio dei ministri ha deliberato l'integrazione per 3 milioni di euro dello stanziamento di risorse, al fine di assicurare il completamento delle attività di soccorso e di assistenza alla popolazione, nonché per il ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche. In merito agli interventi urgenti di riduzione del rischio residuo sono, invece, in corso interlocuzioni con la struttura commissariale per la relativa valutazione.

Ciò rappresentato in ordine alla fase dell'emergenza, quanto alla fase di ricostruzione post-calamità, si rileva che l'obiettivo del nostro Governo è quello di devolvere la gestione della ricostruzione alla competenza del Commissario straordinario che già opera nei medesimi territori regionali per il sisma Centro Italia 2016. Questo, come certamente non sfuggirà all'onorevole interrogante, anche al fine di contenere le spese di parte corrente ed evitare che si verifichino duplicazioni di strutture amministrative. A tali fini, sono in corso interlocuzioni sempre più fitte, debbo dire, con il Ministero dell'Economia e delle finanze, per la condivisione delle occorrenti iniziative normative. Ci auguriamo che questo confronto possa definirsi entro qualche settimana.

Infine, in merito al disposto della legge 11 aprile 2023, n. 38, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge n. 11 del 2023, si osserva che risultava irrilevante la data della dichiarazione dello stato di emergenza. Il comma 3-quater dell'articolo 2 di tale decreto-legge, infatti, nel prevedere una deroga all'applicazione del divieto di avvalersi delle modalità alternative di fruizione della detrazione mediante la procedura di cessione del credito d'imposta e dello sconto in fattura, riguarda gli interventi effettuati su edifici residenziali o unità immobiliari a destinazione abitativa per i quali sia stato accertato il nesso causale tra il danno dell'immobile e l'evento sismico, situati in uno dei comuni di cui alle regioni interessate da eventi sismici per le quali è stato dichiarato lo stato di emergenza.

La deroga in esame, pertanto, presuppone esclusivamente che, a seguito dell'evento sismico che ha danneggiato l'immobile, sia dichiarato lo stato di emergenza per il comune nel quale il bene è situato, non rilevando, invece, il momento in cui tale dichiarazione intervenga.

Spero di essere stato esaustivo.

ARTURO CURTI, Grazie, Presidente. Grazie Ministro, per la risposta. Prima di dichiarare se sono soddisfatto, faccio una brevissima premessa ricordando l'evento di cui stiamo parlando, perché ricordo che quello che ha colpito i territori di Ancona, nell'occasione Fano e Pesaro, nel novembre 2022 rappresenta, di fatto, la sequenza sismica di maggiore intensità che si è verificata su quel territorio dai primi anni del Novecento a oggi. Rispetto a questo, come già ricordava anche il Ministro, si tratta, inoltre, di un evento abbattutosi in un contesto come quello della regione Marche, dove di fatto sono già in piedi altri due stati di emergenza, cioè quello del sisma, che veniva ricordato, del 2016 e quello dell'alluvione del 2022. Ricordo, poi, che alla fine di marzo 2023 la Protezione civile calcolava in oltre 500 persone il numero degli sfollati e quantificava gli edifici lesionati in un numero superiore a 1.000.

Ministro, mi lasci dire che in questa emergenza c'è un qualcosa di surreale. Glielo dico perché sul tema dei ritardi dello stato di emergenza - non per il tema che poneva sulla questione del 110 per cento, che va bene così ed è un'opportunità in più per quelle comunità - noi sappiamo che la regione Marche, se riparto un po' da quei giorni, ha atteso ben 2 settimane prima di richiedere lo stato d'emergenza e che lo stato di emergenza, come lei ricordava, nel Consiglio dei ministri è stato riconosciuto solo l'11 aprile 2023, cioè con 5 mesi di ritardo, e addirittura veniva nominato il Commissario per l'emergenza il 3 maggio 2023. Cioè, sono trascorsi 7 mesi solo per fare la nomina del Commissario delegato all'emergenza. Ora, io credo che questa sia una filiera normativa e regolamentare con un unico pesantissimo effetto, quello di aggravare, giorno dopo giorno, il dramma vissuto da quei cittadini. Oggi ci ritroviamo nuovamente a risollevare la questione in quest'Aula, perché il tema centrale è quello delle poche risorse - oltre al ritardo - che sono state stanziate.

Lei, questa mattina, ci ha parlato di uno stanziamento, che avevamo avuto modo anche di leggere, pari a 3 milioni di euro. Ovviamente, parliamo di una somma irrisoria. Basta pensare che nella sola città di Ancona i danni stimati superano i 200 milioni di euro e, come lei ha ricordato, anche qualche altro rappresentante del governo locale spiegava come queste risorse, in realtà, siano per misure previste dallo stato di emergenza per la messa in sicurezza di quei territori. Ad oggi, infatti, il Governo non ha sostanzialmente impegnato fondi per la ricostruzione delle abitazioni e per il patrimonio pubblico. Mi dispiace dirlo, ma io credo che la verità è che il processo di ricostruzione - di cui, nostro malgrado, conosciamo bene anche la complessità e le necessità - non sia mai stato iscritto nell'agenda di questo Governo, e questi continui ritardi stanno causando enormi disagi, appunto, a quelle comunità.

Abbiamo appreso, anche grazie a un mio ordine del giorno che è stato presentato e approvato in maniera unanime qui, in quest'Aula, dell'impegno di inserire risorse all'approvazione del DEF. Noi avevamo auspicato che l'inserimento di queste risorse potesse esserci già nella legge di bilancio, ma così non è stato. Io, avendo vissuto come amministratore, purtroppo, qualche emergenza, che è proprio quella del 2016, ho sempre sostenuto che la politica, di fronte all'emergenza, non deve dividersi e deve andare tutta nella stessa direzione, per dare risposte a quelle comunità colpite.

Quindi, io dico che, seppur con un netto ritardo, confidiamo che possano essere stanziate le giuste risorse per permettere ai 500 sfollati, che oggi, purtroppo, sono fuori casa, di rientrare nelle loro abitazioni il prima possibile.