27/05/2024
Irene Manzi
3-01228

Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   in merito all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, i dati positivi lasciati dai precedenti Governi, a parere dell'interrogante, risultano dilapidati a causa delle incertezze dell'Esecutivo in carica e dei vaghi annunci circa l'«impossibilità» di raggiungere gli obiettivi entro il 2026, «spostamenti» di opere sulle altre fonti di finanziamento e «smantellamenti», cui non è seguito nessun atto concreto;

   la terza relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza ha certificato un grave ritardo accumulato dal Governo e l'insufficiente informazione e trasparenza dello stato di avanzamento dei progetti;

   le informazioni, infatti, disponibili esclusivamente sulla piattaforma Regis, dedicata alla rendicontazione del piano, non sono pubbliche;

   per avere qualche indicazione su questi aspetti occorre affidarsi ai report realizzati dai soggetti che hanno accesso alla piattaforma. In questo caso il documento più recente è stato realizzato dall'Ufficio parlamentare di bilancio, con dati aggiornati al 26 novembre 2023, nel quale si evidenzia una significativa lentezza nella capacità di spesa delle risorse collegate al Piano nazionale di ripresa e resilienza. In particolare, tale organo certifica: una spesa ferma al 14 per cento (28,1 miliardi di euro), con un dato allarmante proprio nel 2023 di soli 2,5 miliardi di euro, pari al 7,4 per cento di quanto programmato; un diffuso ritardo su tutti progetti del Piano, pari al 75 per cento dei progetti esecutivi registrati sulla piattaforma Regis;

   la relazione evidenzia una sorta di «collo di bottiglia», determinato non tanto dalle gare deserte o annullate e neanche dal massimo ribasso (15 per cento), in linea con altri appalti pubblici, quanto dai ritardi nella progettazione esecutiva e nell'assegnazione dei progetti alle imprese;

   peraltro, l'Ufficio parlamentare di bilancio rileva che la revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza non ha permesso di superare le difficoltà che hanno determinato questi ritardi, ma ha semplicemente consentito di guadagnare del tempo, facendo scalare in avanti alcuni degli obiettivi che il nostro Paese deve raggiungere;

   in tale scenario, per quanto riguarda il settore istruzione, la misura relativa agli asili è tra quelle che ha scontato una difficile fase di avvio legata, principalmente, alle criticità gestionali e amministrative che hanno messo in crisi la possibilità di raggiungere gli obiettivi prefissati già per fine giugno 2023;

   obiettivi che, come denunciato dal settore, non verranno raggiunti nonostante il nuovo Piano asili nido, avviato dal decreto interministeriale 30 aprile 2024, n. 79;

   inoltre, i fondi stanziati non risulterebbero sufficienti: un'analisi dell'Ufficio parlamentare di bilancio sulla base delle graduatorie del bando del Piano nazionale di ripresa e resilienza stimava che il deficit di posti potrebbe continuare a esistere: ad esempio, in Campania e Sicilia mancherebbero ancora tra 6 e 11 mila posti per garantire la copertura del 33 per cento a livello regionale. In più, poco più di 3.400 comuni con una grave carenza di asili nido – tasso di copertura compreso tra 0 e 11 per cento – non hanno partecipato ai bandi del Piano nazionale di ripresa e resilienza per aumentare i posti –:

   se il Ministro interrogato non intenda rendere accessibili i dati relativi allo stato di avanzamento dei singoli progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza e, in particolare, il numero dei posti creati negli asili nido, mediante pubblicazione sul sito internet istituzionale del Ministero.

Seduta del 28 maggio 2024

Risposta del Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito, replica di Irene Manzi

PAOLA FRASSINETTI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione e il merito. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevole Manzi, ricordo preliminarmente che il nostro obiettivo è stato, sin da subito, quello di ampliare e migliorare l'offerta educativa sin dalla prima infanzia, riducendo la disparità nei punti di partenza, nonché offrendo un concreto aiuto alle famiglie, soprattutto alle donne.

Ciò posto, evidenzio che, proprio nei giorni scorsi, il Ministro Valditara ha firmato il decreto per un nuovo Piano per gli asili nido del valore di 734,9 milioni di euro, finanziato con risorse ulteriori rispetto a quelle del PNRR.

In questo modo saremo in grado di arrivare ad un'offerta pari a 130.000 posti, avvicinandoci significativamente al raggiungimento del nuovo obiettivo “di Barcellona”, fissato al 45 per cento rispetto al numero dei bambini residenti.

Le risorse stanziate derivano, in parte, da economie del precedente Piano, varato lo scorso anno, e, in misura altrettanto rilevante, da fondi ulteriori recuperati nel bilancio di questo Ministero.

Fermo restando quanto previsto dal Piano, aggiungo che il Ministero ha già richiesto agli altri Ministeri competenti (MEF e Ministro per gli affari europei, per le politiche di coesione, per il Sud e per il PNRR) le ulteriori risorse necessarie per raggiungere l'obiettivo europeo di 150.000 posti.

Come con il precedente piano, contiamo di raggiungere il massimo risultato anche grazie alla semplificazione di norme e procedure, accompagnata da un costante supporto alle amministrazioni coinvolte, presupposti decisivi per riuscire a cogliere le opportunità del PNRR.

Nel dettaglio, il decreto sopra richiamato, oltre ad accertare e mobilitare le risorse disponibili, definisce i criteri di riparto delle stesse tra i comuni, tenendo conto dei dati Istat relativi all'attuale copertura del servizio nella fascia 0-2 anni, alla popolazione residente e al numero dei bambini nella fascia di età 0-2 anni.

In base ai progetti finanziati con il precedente bando, e tenendo conto dell'incremento complessivo dei prezzi e delle valutazioni della Commissione europea (svolte nel giugno 2023), è stato definito un costo applicabile alla realizzazione e costruzione di nuovi asili, nonché alla riconversione di edifici e immobili non già destinati agli asili.

I criteri descritti hanno consentito di individuare un elenco di comuni beneficiari e di quantificare l'importo spettante in base al numero minimo di posti da attivare. Per l'autorizzazione degli interventi sarà avviata una procedura di adesione per i comuni inseriti nell'elenco. In ogni caso, potranno candidarsi anche i comuni più piccoli di quelli individuati, e con una minore popolazione residente nella fascia 0-2 anni, aggregandosi con comuni limitrofi mediante convenzione, in modo da garantire una gestione congiunta più efficace e sostenibile del servizio.

Inoltre, le 14 città metropolitane avranno tutte a disposizione una quota di risorse per attivare e potenziare gli asili nido, a prescindere dal livello di copertura del servizio già raggiunto per la fascia di età 0-2 anni. A ciò aggiungo che con il decreto-legge “Coesione” siamo ulteriormente intervenuti per innalzare la qualità dell'offerta educativa nella fascia di età 0-6 anni, prevedendo l'attivazione di un piano di 100 milioni di euro per la fornitura di arredi didattici innovativi, a beneficio delle strutture oggetto di finanziamento nell'ambito del “Piano per asili nido e scuole dell'infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia” del PNRR. Le risorse sono a valere sul Programma nazionale “Scuola e competenze” 2021-2027, in modo da consentire un più rapido utilizzo e un'integrazione con le azioni già intraprese nell'ambito del PNRR.

Pertanto, dal contesto sopra descritto, è di tutta evidenza l'impegno del Ministero nella direzione non solo del raggiungimento degli obiettivi fissati dal PNRR, ma verso una pluralità di azioni, finanziate anche con risorse nazionali, volte a rafforzare, nel suo complesso, il segmento dell'offerta formativa rivolta all'infanzia.

IRENE MANZI, La ringrazio, signor Presidente. Ringrazio anche la Sottosegretaria. Purtroppo, nonostante il puntuale riassunto fatto dalla Sottosegretaria, non posso dichiararmi soddisfatta, perché, al di là del riassunto del Piano nidi, che è stato pubblicato pochi giorni fa, e rispetto al quale devo dare atto al Ministero di avere adottato, tra l'altro, una modalità differente rispetto al bando - era una delle osservazioni che più si faceva, appunto, rispetto ai limiti che quel sistema precedente fino ad ora aveva inserito - manca tuttavia, in questa sede, la risposta alla nostra interrogazione.

Quanti sono effettivamente – e non solo in senso astratto - i posti attivati grazie al PNRR? Su questo, vale la pena ricordare che c'è stato un pesante ridimensionamento dell'obiettivo iniziale dei 264.000 posti, che era stato individuato tra i primi obiettivi dell'originario testo del Piano nazionale di ripresa e resilienza della Missione Istruzione. Un numero di posti che è stato pesantemente ridotto, perché da quei 264.000 siamo scesi, purtroppo, a 150.000, andando ad allontanare gli obiettivi che venivano ricordati. Verrà centrato, probabilmente, il 33 per cento, che era l'obiettivo minimo che ci si poneva in questo senso, ma l'obiettivo massimo è proprio quello del 45 per cento, che è stato ricordato.

Ma quello che più manca in questo momento - e non lo dice soltanto il gruppo parlamentare del Partito Democratico o la sottoscritta come interrogante - è ricordato anche da un allarme che è stato lanciato sul Corriere della Sera, poche settimane fa, dall'editorialista Francesco Giavazzi. È un allarme che emerge anche dal rapporto della Fondazione Agnelli che, pochi giorni fa, ha pubblicato un interessante lavoro che riguarda proprio lo stato di attuazione degli obiettivi di PNRR relativi all'istruzione. E proprio rispetto a questi obiettivi di PNRR riferiti ai nidi, quello che la Fondazione Agnelli evidenzia che cos'è? È proprio il fatto che, anche in quello che è il portale relativo a Italia Domani, in cui sono riportati i dati, mancano però degli elementi essenziali di trasparenza, ovvero: lo stato di avanzamento dei lavori e, quindi, man mano, quanti posti effettivamente si sono attivati. E poi, in aggiunta a questo, un altro elemento fondamentale: dove effettivamente questi posti si sono attivati, perché uno di quegli obiettivi fondamentali dell'investimento rispetto ai nidi è proprio quello di coprire i divari tra Nord e Sud rispetto alla copertura del servizio.

Una copertura che, purtroppo, neanche il Piano nidi che è stato adottato poche settimane fa dal Ministero, riesce ad assicurare, perché i posti complessivi che saranno attivati a seguito della manifestazione di disponibilità e di interesse da parte dei comuni saranno 27.000 posti in tutto; perché, su 1900 comuni che sono stati individuati idonei in base anche a quei criteri selezionati e scelti dal Ministero, per la verità, soltanto i primi 387, al momento, potranno beneficiare effettivamente delle risorse che sono state stanziate.

E questo che cosa ci dice? Ci dice che, al di là di quello che è un interesse - spesso proclamato anche per la tutela e l'aiuto alle mamme e alle famiglie - purtroppo, manca in questo momento, da parte di questo Governo, un piano serio di investimento rispetto a un settore fondamentale, che è quello dello 0-6. E lo è, non solo rispetto all'aiuto alle mamme, che è giusto. È stato annunciato e realizzato da parte del Governo il bonus mamme che, in realtà, ha un effetto molto parziale e molto limitato e non riuscirà a garantire la totalità del sostegno alle famiglie rispetto alla frequenza ai nidi.

Perché manca, oggettivamente, una misura perequativa rispetto all'attivazione di posti nido per i bambini e le bambine, offrendo a quei bambini e quelle bambine delle opportunità fondamentali. I primi mille giorni - non lo dico io, lo dicono le tante realtà, gli esperti che lavorano e che operano in questo settore - sono fondamentali nello sviluppo e nella crescita di un bambino o di una bambina, e tutte le opportunità che la frequenza ad un asilo nido possono dare a quei bambini e quelle bambine, sono determinanti e fondamentali proprio per iniziare ad affrontare quei divari e quelle diseguaglianze che ci sono.

Ce lo dimostrano i dati di quelle regioni - penso alla regione Toscana, ad esempio, ma non soltanto; alla regione Emilia Romagna - che hanno attivato delle misure positive per abbattere, per ridurre, quelli che sono i costi della frequenza ai nidi. Perché, laddove i nidi ci sono - e, purtroppo, la percentuale di copertura è ancora molto bassa, perché il 57 per cento dei comuni, ricordavano ieri articoli di stampa, non ha servizi di nido da poter offrire - il tema fondamentale è quello di poter assicurare una progressiva gratuità di quel servizio e la possibilità a tutti di poter accedere a quel servizio. Laddove quelle misure sono state attivate l'effetto è stato un effetto di incremento, ovviamente, della frequenza. È un effetto che mi sembra abbastanza naturale e condivisibile.

Quindi, quello che chiediamo davvero al Governo in questo momento è di attivare un sistema trasparente di conoscenza di quello che sono i dati. Perché la conoscenza è il modo migliore per comprendere l'efficacia e la forza di un investimento pubblico ingente, che viene assicurato grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza e grazie anche a quelle che erano le misure che il Governo Draghi, nella sua legge di bilancio, aveva stanziato per raggiungere progressivamente quell'obiettivo del 33 per cento di copertura del servizio, che è fondamentale.

Però, in questo momento, servono davvero quelle risorse - la trasparenza in primo luogo -, ma le risorse per assicurare la gestione, l'aiuto e il sostegno ai comuni.

Infatti, rischieremmo altrimenti di raggiungere un effetto tristissimo e paradossale: tristissimo perché vorrebbe dire perdita di opportunità per i bambini e le bambine e per l'infanzia sarebbe il più grande tradimento che, come rappresentanti delle istituzioni, potremmo produrre a loro carico. Tuttavia, causeremmo l'effetto paradossale di avere magari quegli asili nido, quelle strutture nuove e tra l'altro arredate, come giustamente ricordato, in modo efficace, moderno ed innovativo ma rischieremmo - vuoi per gli effetti innanzitutto della denatalità, vuoi perché i costi sono troppo elevati per poter essere coperti dalle famiglie -, di non avere i bambini e le bambine dentro quelle strutture e neppure gli operatori e gli educatori che possano prestare loro il servizio e l'assistenza che meritano.

Penso che tale sia il monito che mi sento di affidare al Governo. Ieri il Ministro Fitto ha rilasciato anche delle dichiarazioni rispetto ai tagli, la spending review che riguarderà i comuni e al fatto che non dovrebbe riguardare queste missioni e questi settori, il monito e ciò su cui più noi ci impegneremo a sollecitare il Governo sarà proprio di non toccare in alcun modo quelle risorse. Già in questa legge di bilancio, devo dire che il settore dell'istruzione ha avuto effetti abbastanza penalizzanti, in tutte le voci e in tutti i capitoli di bilancio: non toccare quelle risorse e quei fondi che possono davvero garantire, sin dalla prima infanzia, pari opportunità a tutti i bambini e le bambine in linea, chiaramente, con le dichiarazioni internazionali che riconoscono e tutelano l'infanzia, in questo caso.