13/05/2024
Rachele Scarpa, Piero Fassino
3-01194

Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 30 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio), stabilisce che lo Stato, le regioni, gli altri enti pubblici territoriali nonché ogni altro ente e istituto pubblico hanno l'obbligo di garantire la sicurezza e la conservazione dei beni culturali di loro appartenenza e, al comma 4, statuisce che i medesimi soggetti hanno l'obbligo di conservare i propri archivi nella loro organicità e di ordinarli. I soggetti medesimi hanno altresì l'obbligo di inventariare i propri archivi storici, costituiti dai documenti relativi agli affari esauriti da oltre quaranta anni e istituiti in sezioni separate;

   l'articolo 41, comma 1, primo capoverso, del predetto decreto legislativo, stabilisce che gli organi giudiziari e amministrativi dello Stato versano all'archivio centrale dello Stato e agli archivi di Stato i documenti relativi agli affari esauriti da oltre quarant'anni, unitamente agli strumenti che ne garantiscono la consultazione;

   nel contesto normativo sopra delineato si inserisce l'intervenuto spostamento dall'archivio di Stato dell'Aquila a quello di Belluno del fondo archivio processuale del Vajont, deposito temporaneo avvenuto nel 2009 in conseguenza del terremoto che colpì il capoluogo abruzzese;

   il predetto fondo è nella titolarità dell'archivio di Stato dell'Aquila, territorialmente competente in virtù dell'avvenuta celebrazione del processo di secondo grado presso la corte di appello dell'Aquila;

   allo stato attuale, il deposito temporaneo nell'archivio di Stato di Belluno non è stato formalmente rinnovato, mentre la direzione dell'archivio di Stato dell'Aquila ha già attivato la procedura per la restituzione del fondo Vajont in base al principio della titolarità;

   da alcuni anni è in corso il progetto di riproduzione digitale di tutto il fascicolo processuale del Vajont e ciò sulla scorta della convenzione stipulata nel dicembre 2009 tra la direzione generale per gli archivi, la fondazione Vajont, gli archivi di Stato di Belluno e L'Aquila, i comuni di Longarone e di Castellavazzo e dovrebbe concludersi, attraverso nuovi finanziamenti ministeriali, con l'immissione in rete dei documenti, lavoro per il quale saranno tuttavia necessari continui riscontri sulla documentazione cartacea: è dunque del tutto evidente che l'ipotesi di un trasferimento della documentazione in itinere non può che risolversi con effetti a detrimento dei lavori necessari alla conclusione del progetto;

   è stata avviata la procedura per candidare l'archivio processuale del disastro della diga del Vajont all'iscrizione nel registro della memoria dell'Unesco, conclusasi proprio nel 2023 con il suo inserimento;

   si ritiene che il mantenimento del fondo archivio processuale Vajont presso l'attuale sede dell'archivio di Stato di Belluno costituirebbe altresì una sorta di riconoscimento etico per le popolazioni colpite direttamente dalla tragedia –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative di competenza volte a rendere definitivo il trasferimento del suddetto fondo di archivio processuale presso la sede dell'archivio di Stato di Belluno.

Seduta del 14 maggio 2024

Risposta del Sottosegretario di Stato, replica di Rachele Scarpa

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti per il quesito posto, su cui si rappresenta quanto segue.

Tra la fine del 1968 e l'ottobre 1970 si svolse presso il Tribunale di L'Aquila, in primo grado e in appello, il processo penale per il disastro del Vajont. Il fascicolo processuale originato da questo procedimento, è stato versato, ai sensi dell'articolo 41 del decreto legislativo n. 42 del 2004, all'Archivio di Stato di L'Aquila.

In esito all'autorizzazione concessa dalla Direzione generale per gli Archivi del 10 dicembre 2009, protocollo n. 217404, il fondo archivistico del processo penale del Vajont è in temporaneo deposito all'Archivio di Stato di Belluno per garantire l'inventariazione e la digitalizzazione del fondo archivistico.

Sull'istituto cui compete la conservazione del fondo archivistico in parola, il Ministero ha proposto, come soluzione, il deposito temporaneo presso l'Archivio di Stato di Belluno dei documenti originali, da trasferire all'Archivio di Stato di L'Aquila, una volta esaurite le necessità connesse all'attuazione del progetto, e la sostituzione a Belluno degli originali con riproduzioni digitali.

Nel giugno del 2023, su iniziativa congiunta dei due Archivi di Stato e degli enti del territorio e con il supporto della Direzione generale Archivi, il fascicolo processuale del Vajont ha ottenuto l'iscrizione nel Memory of the World Register dell'Unesco. In occasione della Domenica di carta, iniziativa nazionale tenutasi l'8 ottobre 2023, entrambi gli istituti hanno promosso attività di valorizzazione sulla memoria del Vajont.

Il progetto è ancora in corso di completamento, in quanto risulta non ancora terminato il lavoro di metadatazione e importazione delle immagini digitali acquisite del fondo processuale, intervento necessario affinché, grazie al supporto tecnico prestato dall'istituto centrale per gli archivi, sia possibile effettuare il caricamento degli oggetti digitali e delle relative descrizioni nell'ambito di uno dei portali della Direzione generale Archivi, conseguendo così l'obiettivo di pubblicazione online del fondo archivistico.

Nel corso dell'intervento, al fine di favorirne l'esecuzione sono state assicurate dalla Direzione generale Archivi risorse aggiuntive a quelle degli enti del territorio, che hanno sostenuto parte degli oneri.

In considerazione del lungo termine trascorso, il Ministero della Cultura ha richiesto puntuali notizie in merito allo stato di avanzamento e ha sollecitato la conclusione del progetto.

Lo scorso 18 aprile 2024, l'Archivio di Stato di Belluno ha dato riscontro alla Direzione generale Archivi in merito allo stato di avanzamento del progetto di digitalizzazione del fascicolo processuale.

Solo al termine del suddetto processo sarà, infatti, possibile intervenire con eventuali atti convenzionali che individuino le migliori modalità di valorizzazione delle testimonianze di uno degli episodi più tragici della storia recente del nostro Paese.

RACHELE SCARPA, Grazie, Presidente. Io la ringrazio, Sottosegretario, per la risposta. Temo di non potermi dire soddisfatta, perché quello che manca, oltre ad una puntuale rendicontazione di quale sia lo stato dell'arte, è il fatto che le carte in questo momento si trovano nell'archivio di Belluno ed è in corso un importantissimo lavoro di digitalizzazione, per il quale, peraltro, anch'io ci tengo a ringraziare i professionisti e le professioniste, le archiviste, che in questi anni hanno permesso di conservare il patrimonio prezioso che la documentazione processuale del disastro del Vajont costituisce. Tuttavia, ciò su cui verteva l'interrogazione - ed è il motivo per cui, anche in rappresentanza di un sentire comune della popolazione veneta e della provincia di Belluno, presentavo questa interrogazione - è proprio la necessità di capire se esiste una volontà, che a questo punto è più politica e di memoria, una volta che sarà terminato il processo di digitalizzazione, di trasferire la competenza e il possesso di quelle carte all'Archivio di Belluno.

Voglio utilizzare non tanto le mie parole, che lasciano il tempo che trovano, ma quelle del Presidente Mattarella, il quale, il 9 ottobre 2023, nella cerimonia del 60° anniversario del disastro del Vajont, ha voluto riconoscere l'importanza e il valore di documenti di memoria di questa documentazione, attestato, peraltro, come anche lei stesso ricordava, dall'iscrizione nel Registro internazionale del programma Unesco Memory of the World Register. Mattarella diceva proprio che ora, a noi, sta l'impegno irrinunciabile della memoria, che i cittadini continuano a coltivare e che tutti avvertiamo come compito della Repubblica. Per questo motivo, ritengo non solo opportuno, ma anche doveroso, che le documentazioni rimangano nel luogo dove si è consumata la tragedia, perché erano state raccolte e trasferite a L'Aquila per necessità giudiziarie - potremmo discutere anche su queste necessità giudiziarie, ma alla fine questo è, e quindi ne prendiamo atto -, ma oggi quello che rivestono quelle carte è un ruolo diverso, è un ruolo di memoria.

Ed è proprio il Presidente Mattarella a invitarci a riportare la memoria il più vicino possibile ai cittadini, che più di tutti la portano ancora sulla loro pelle, sui muri delle loro case, nelle storie dei loro nonni e delle loro nonne. Quindi, sperando e augurandomi che potrà esserci, non appena finiscono i lavori di digitalizzazione, una volontà di intervento, in questo senso io continuerò a sollecitarlo, perché penso che lo testimoniano anche diversi atti approvati dal consiglio regionale veneto all'unanimità in più occasioni. È una questione simbolica e di rilevanza etica e morale per la popolazione veneta e bellunese. Il disastro del Vajont è stato chiamato il genocidio dei poveri. È riconosciuta come una delle più grandi tragedie causate dall'uomo per la sua volontà di intervento scellerato sulla natura. Quindi, ha un valore storico, anche in questi tempi di fragilità ambientale così forte, molto, molto sentito. Per questo penso che meriti più attenzione e un intervento pronto nel momento in cui i preziosi lavori di digitalizzazione saranno terminati.