10/07/2018
Lia Quartapelle
3-00062

Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

nel 2017, la Guardia di finanza di Catania ha sgominato, con una operazione denominata «Dirty oil», un'associazione a delinquere internazionale che riciclava gasolio libico – destinato al «bunkeraggio» ossia al rifornimento, in ambito portuale, di carburanti o di combustibili ad unità navali. Il petrolio veniva rubato dalla raffineria di Zawyia, centro a 40 chilometri da Tripoli e trasportato in Italia – dove arrivava nel porto di Augusta – via mare scortato dalle milizie libiche guidate da Ben Khalifa, capo di una milizia libica sospettata di sostenere l'Isis in patria. Le indagini, durate un anno, hanno documentato più di 30 viaggi nei quali sono stati importati via mare dalla Libia oltre 80.000 tonnellate di gasolio, per un valore di circa 30 milioni di euro. Il gasolio veniva trafugato dalla Noc, la compagnia petrolifera nazionale libica. Una volta arrivato in Italia veniva immesso nel mercato italiano ed europeo a un prezzo simile ai prodotti ufficiali, pur essendo di qualità inferiore, occultandone la provenienza tramite società schermo a Malta;

secondo il procuratore capo Carmelo Zuccaro, che ha seguito l'operazione, una parte dei profitti dell'organizzazione potrebbe essere finita nelle casse dell'Isis;

il quotidiano La Repubblica ha aderito al «Daphne Project» per onorare la memoria della giornalista investigativa maltese Daphne Caruana Galizia assassinata il 16 ottobre del 2017 con un'autobomba, mentre stava indagando sui legami opachi tra la politica e la finanza nera che avrebbero fatto di Malta lo snodo cruciale del riciclaggio nel cuore dell'Unione europea;

diciotto testate giornalistiche di tutto il mondo, tra cui La Repubblica hanno deciso di dare vita al «Daphne Project» per riprendere i fili delle sue inchieste, con una inchiesta collettiva durata cinque mesi che sarà pubblicata nelle prossime settimane da tutte le testate che hanno partecipato al progetto;

anche l'inchiesta del «Daphne Project» avrebbe riportato come il circuito di contrabbando di carburante della Libia-Malta-Europa, oggetto dell'inchiesta «Dirty oil», sia stata «effettuata sotto il naso delle autorità maltesi» e – secondo quanto riferito da organi di stampa nell'ambito della stessa inchiesta – ad oggi la situazione non parrebbe molto cambiata poiché le autorità maltesi non si sono ancora fatte carico di verificare l'autenticità della certificazione della provenienza del petrolio in arrivo e in uscita dall'isola –:

quali iniziative politiche e diplomatiche, sia in sede bilaterali che europea, intenda assumere il Ministro interrogato per richiedere alle autorità maltesi di fare piena luce sulla vicenda in questione e ottenere maggiori garanzie sulla provenienza del petrolio che Malta esporta. 

Seduta del 10 luglio 2018

Risposta del governo di Manlio Di Stefano, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, replica di Lia Quartapelle

Risposta del Governo

Grazie, Presidente. Grazie all'onorevole Quartapelle Procopio per l'interrogazione.

Siamo di fronte a una questione molto complessa, che vede coinvolti diplomazia, magistratura e amministrazioni dello Stato. È una questione in cui soprattutto la collaborazione giudiziaria riveste un ruolo centrale. Il Ministro Moavero Milanesi, lo scorso 15 giugno, ha sottolineato direttamente al suo omologo maltese l'importanza di tale collaborazione, ribadendo l'auspicio di un suo rafforzamento.

Nonostante fosse chiara a tutti la necessità di intensificare la lotta alla criminalità organizzata e ai reati finanziari frutto dell'instabilità libica, non si è fatto abbastanza, probabilmente, negli anni addietro e ci troviamo oggi in una situazione complessa. Ad oggi, risultano accreditati presso le autorità maltesi un esperto di sicurezza proveniente dalla Polizia di Stato e un esperto della Guardia di finanza, che ha compiuto una missione nell'isola il mese scorso. Per questo ci siamo mossi subito a livello multilaterale in ambito europeo, sostenendo la posizione dell'Unione sul rischio di traffico illegale di petrolio della Libia, espressa il 28 giugno dalla portavoce del servizio esterno. Quest'ultima ha sottolineato come l'Unione europea e il resto della comunità internazionale, in base alle risoluzioni emesse in materia dal Consiglio di sicurezza dell'ONU, si siano sempre opposte ad ogni tentativo di vendere o acquistare petrolio libico al di fuori dei canali ufficiali gestiti dalla Libya National Oil Corporation: essa, infatti, deve controllare le infrastrutture petrolifere, la produzione e le esportazioni, trasferendo tutti i proventi alla Central Bank of Libya.

Evitare qualsiasi attività illecita in grado di mettere a rischio l'industria petrolifera libica e l' UE è per il nostro Governo una priorità assoluta, che ribadisce la strada che stiamo percorrendo con determinazione nell'aiutare i partner libici nel ritrovare pace e stabilità. Questi argomenti sono stati ribaditi dai ministri italiani ai vertici libici ad ogni occasione utile e avete notato direttamente quanto il Governo si stia spendendo nello stabilire rapporti che possano aiutare i partner libici a riprendere il loro territorio e a tranquillizzare anche le relazioni tra le varie parti.

Entrando più nel dettaglio dell'interrogazione, evidenzio la visita dello scorso 4 luglio a La Valletta del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Federico Cafiero De Raho, che dopo avere incontrato alcuni tra i vertici politici e delle forze di polizia del Paese, ha siglato un accordo con il Procuratore capo di Malta per rafforzare la cooperazione in materia di lotta alla criminalità organizzata, ivi compreso l'ambito dei reati finanziari di cui all'interrogazione. È il primo passo ovviamente per rafforzare, nei mesi a venire, la collaborazione tra autorità italiane e maltesi anche in casi assimilabili a quello sollevato dall'onorevole interrogante. Nel corso della visita è stata anche menzionata la possibilità di organizzare occasioni di incontro tra le competenti autorità maltesi e le procure italiane interessate.

Tornando nello specifico dell'interrogazione, secondo quanto ci ha riferito il Ministro della giustizia, perché come dicevo è un ambito che unisce più Ministeri, questo caso nasce dagli esiti dell'indagine disposta nell'ambito del procedimento penale della procura della Repubblica di Catania, riguardante plurimi episodi di riciclaggio di gasolio di provenienza illecita, pervenuti in Italia grazie a certificati di origine falsi, forniti da società maltesi e vidimati dalla camera di commercio maltese.

Tra settembre e ottobre 2016 sono state trasmesse ad Eurojust due richieste di assistenza giudiziaria e, solo a seguito di numerosi solleciti, nel gennaio 2018, l'autorità giudiziaria maltese ha dato seguito a dette richieste, peraltro parzialmente evase.

Il procedimento è risultato ad oggi in sede di udienza preliminare. Il gup presso il tribunale di Catania ha emesso, lo scorso 24 maggio, il decreto che dispone il giudizio nei confronti di nove imputati, di cui due di origini maltesi, mentre la fase dibattimentale prenderà avvio al tribunale di Siracusa in questi giorni.

Per quanto riguarda l'attività svolta a livello dei controlli fiscali e doganali, che è l'altro aspetto di questa vicenda, secondo le informazioni forniteci dal MEF, la Guardia di finanza dispone annualmente piani operativi per presidiare la filiera distributiva dei prodotti carbo-lubrificanti e collabora costantemente con le omologhe autorità straniere.

In collaborazione con l'Agenzia delle entrate, inoltre, è in atto un piano straordinario di controlli per il triennio 2018-2020.

Secondo i dati della Guardia di finanza, dal 1° gennaio 2017, sono state sequestrate oltre 1.500 tonnellate di prodotti energetici qualificati come lubrificanti o solventi, destinati a essere verosimilmente immessi nel territorio nazionale quali carburanti per autotrazione. Sempre il MEF ci segnala che dal 2015 sono in corso, da parte dell'Agenzia dogane e monopoli, monitoraggi e controlli mirati dei flussi di oli minerali dichiarati in entrata nello Stato e provenienti da Paesi ad alta instabilità politico-militare del Medio Oriente e del Nord Africa, con intermediazione commerciale curata da società maltesi.

Il nostro Governo, dunque, intende mettere tutto l'impegno possibile per garantire la legalità del commercio a qualsiasi livello, perché è nell'interesse del nostro Paese, ovviamente, dell'Unione europea e dei Paesi, come la Libia, che anche da questi traffici illeciti traggono instabilità. È per noi, quindi, un argomento di primaria importanza, ma, ovviamente, non è da sottovalutare la necessità di un'interazione alla pari con il Governo maltese nel facilitare questi percorsi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Replica 

Grazie, Presidente. Mi dispiace, non sono soddisfatta, anche perché non ho davvero capito concretamente che cosa stia facendo questo Governo. La questione viene definita dal sottosegretario come complessa: non è una questione complessa, è una questione urgente, è una questione grave, perché riguarda 30 milioni di euro di combustibili contrabbandati in Italia. C'è grande preoccupazione sia su dove vadano a finire questi flussi di denaro, sia sulla qualità del carburante immesso sul nostro mercato. Non basta, caro sottosegretario, mi dispiace, dire che nel passato non si è fatto abbastanza. Le inchieste sono del 2017 e quindi bisogna agire ora. Quindi, dovete agire voi, non potete scaricare la responsabilità su un passato che non c'è, perché si tratta di un fenomeno relativamente recente.

E non basta, mi dispiace, rivendicare l'attività della magistratura, che, fino a prova contraria, è un altro potere rispetto al Governo. Lei ci ha raccontato di tutto quello che stanno facendo i magistrati e che i magistrati abbiano lavorato si vede dai risultati dell'inchiesta.

A questo punto tocca a voi e non basta sinceramente dire che, per una volta, in un incontro ufficiale, il Ministro Moavero Milanesi ha posto la questione al Ministro maltese. Abbiamo visto quanto questo Governo, quando vuole mettere pressione sui partner europei su questioni inesistenti, come il tema delle ONG, sia capace, invece, di battere i pugni sul tavolo, di alzare i toni e di rendere le questioni cose pubbliche. Qui stiamo parlando di un traffico di carburante che probabilmente va a finanziare milizie legate all'ISIS: vorremmo sentire qualcosa di più di una dichiarazione in un colloquio a porte chiuse.

E non basta quello che avete rivendicato fino ad ora, cioè una dichiarazione in un colloquio a porte chiuse del Ministro. Non basta anche perché l'unico provvedimento di questo Governo che si può riferire in un qualche modo a questo tema, cioè l'abolizione della fatturazione elettronica per i benzinai, in realtà va esattamente nella direzione contraria. Voi togliete la fatturazione, che è un modo per tracciare la provenienza dei carburanti, e in questo modo favorite il fatto che sul mercato italiano arrivino dei carburanti che non sono stati certificati e dei carburanti di contrabbando. Glielo dico io e le faccio presente anche la preoccupazione di Assopetroli e di tutti gli operatori del settore, che sono molto preoccupati che quel provvedimento favorisca il contrabbando.

Su questa inchiesta, su questa questione ha lavorato una giornalista maltese che ha perso la vita, Daphne Caruana Galizia; ha perso la vita perché era una giornalista seria. Ecco, noi vorremmo vedere, almeno per onorare la sua memoria, il Governo fare abbastanza per stroncare un traffico di contrabbando che è pericoloso e che, probabilmente, va a finanziare il terrorismo.