Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
la situazione delle carceri italiane è sempre più grave;
il ventesimo Rapporto Antigone sulle condizioni di detenzione evidenzia come al 31 marzo 2024 le persone detenute erano 61.049 (2.619 donne, pari al 4,3 per cento, 19.198 stranieri, pari al 31,3 per cento);
la capienza ufficiale delle carceri italiana è prevista per un massimo di 51.178 posti;
i tassi di affollamento a livello regionale raggiungono il massimo in Puglia (152,1 per cento). Seguono la Lombardia (143,9 per cento) ed il Veneto (144,4 per cento);
questi dati fanno comprendere quanto sia tragica la vita nelle carceri italiane, come si evidenzia anche dal terribile numero di suicidi che al 15 aprile 2024 erano già pari a trenta persone che si sono tolte la vita in carcere;
in questo quadro generale allarmante, desta particolare preoccupazione la situazione del penitenziario «Nerio Fischioni» di Canton Mombello (Brescia);
durante l'iniziativa nazionale sull'emergenza carceraria organizzata dal Partito Democratico, l'interrogante, assieme al Senatore Bazoli, ha fatto accesso al citato penitenziario, dove ha riscontrato un sovraffollamento intollerabile;
infatti, attualmente sono detenute 385 persone, mentre la capienza ordinaria è fissata in 189, anche se viene considerato «tollerabile» un limite di 291 persone. Tra i detenuti risultano essercene tossicodipendenti e con problemi di natura psichiatrica;
le condizioni di vita di queste persone che sono in custodia dello Stato appaiono essere palesemente inidonee a garantire una minima condizione di dignità, ed è evidente che così si contraddice il dettato dell'articolo 27, comma 3, della nostra Costituzione;
l'interrogante ha potuto vedere come dieci detenuti siano costretti a vivere in minuscole celle, con letti a castello a tre piani e con un bagno alla turca che funge anche da cucinotto;
la situazione dei detenuti si riflette inevitabilmente sulle condizioni di vita e lavoro degli agenti di custodia e degli altri responsabili del carcere che si trovano ogni giorno ad affrontare situazioni tragiche, anche per la scarsità di personale attualmente a disposizione della struttura, con anche gravi conseguenze per quel che riguarda la sanità penitenziaria;
tra l'altro, desta preoccupazione il continuo aumento della popolazione carceraria che si sta riavvicinando a quei numeri che portarono alla condanna dell'Italia da parte della Cedu con la nota sentenza Torreggiani;
a parere dell'interrogante la situazione è evidentemente peggiorata dalla linea dell'attuale Governo, che non fa altro che aumentare reati e pene detentive, con effetti che non sono quelli di una maggiore sicurezza ma di condizioni di detenzione sempre peggiori che rendono facilmente prevedibile la reiterazione dei reati da parte di molti di coloro che sono entrati in carcere magari per un piccolo reato;
relativamente al penitenziario bresciano, a parere dell'interrogante appare inaccettabile l'idea che sembra farsi avanti nel Governo di creare un nuovo padiglione a Verziano senza la chiusura, che appare invece indispensabile, della struttura di Mombello, evidentemente irrecuperabile –:
quali iniziative di sua competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per affrontare in tempi rapidi il gravissimo problema del sovraffollamento carcerario e per favorire il reinserimento dei detenuti nella società;
cosa intenda fare, per quanto di competenza, per rafforzare il personale presente nelle carceri, integrandone anche il trattamento economico;
se non intenda, per quanto di competenza, destinare i 50 milioni di euro previsti per il nuovo carcere di Verziano per costruire, invece, un padiglione sufficiente ad ospitare tutti i detenuti del «Nerio Fischioni», in modo da condurre in tempi rapidi alla dismissione definitiva di questa struttura, consentendo, tra l'altro, alla nuova struttura di conservare le attrezzature e le aree idonee a garantire un trattamento coerente con le finalità rieducative della pena.
Seduta del 22 ottobre 2024
Risposta del Sottosegretario di Stato per la Giustizia, replica di Gian Antonio Girelli
ANDREA DEL MASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'atto di sindacato ispettivo in oggetto solleva specifici quesiti in ordine alle criticità della Casa circondariale “Nerio Fischione” di Brescia Canton Mombello e al progetto di costruzione del nuovo istituto penitenziario di Brescia-Verziano. Ancora una volta - direi correttamente - l'attenzione della Camera dei deputati è rivolta al sistema carcerario che, da sempre, rappresenta una priorità per questo Governo. La situazione carceraria è infatti - fatto notorio - gravata da problematiche di lontane origini, una eredità catastrofale ricevuta dal presente Governo. L'emanazione del cosiddetto decreto Carcere sicuro, n. 92 del 2024, è una delle risposte che questo Governo ha inteso dare sia in termini strutturali, sia in termini di assunzioni di Polizia penitenziaria, sia in termini di percorsi di comunità alternativi alla detenzione.
Qual è il tentativo di questo Governo? È quello di mantenere assolutamente la certezza della pena, coniugandola, però, con l'umanizzazione della stessa, perché la detenzione non diventi ulteriormente e gravemente lesiva per coloro che sono presi in custodia dallo Stato. Allora, sommariamente e velocemente, ricordo che nel decreto-legge Carcere sicuro, anche per rispondere a una delle criticità segnalate dall'onorevole interrogante, sono state previste altre mille extra-assunzioni di Polizia penitenziaria che, sommate alle mille extra-assunzioni della prima finanziaria del Governo Meloni, significano 2.000 extra-assunzioni, oltre alla garanzia, come vedremo nel prosieguo, delle assunzioni per il turnover in pensione assicurato al 100 per cento - ahimè - a differenza di quanto accaduto nel passato, che è uno dei motivi per cui oggi si riscontra una catastrofale carenza di Polizia penitenziaria all'interno degli istituti.
Sempre nel decreto-legge Carcere sicuro vi è l'indicazione della figura del Commissario straordinario per l'edilizia penitenziaria, con il compito di realizzare nel più breve tempo possibile un piano di edilizia penitenziaria volto a recuperare quanto meno 7.000 dei 10.000 posti mancanti. Da prima che nascessi, anzi, da quando sono nato, esiste il problema del sovraffollamento, da quando sono nato mancano 10.000 posti detentivi in Italia, da quando sono nato le risposte sono sempre state provvedimenti svuota carceri. Sono arrivato nel mezzo del cammin di mia vita - almeno me lo auguro, perché festeggio oggi 48 anni - e ad oggi mancano 10.000 posti detentivi. Mi pare evidente che le strategie del passato fossero fallimentari e che sia necessario un piano di edilizia penitenziaria che tenga conto di quale sia il fabbisogno detentivo di questa Nazione da cinquant'anni a questa parte.
Ancora, all'interno del decreto-legge Carcere sicuro vi sono nuovi percorsi di comunità per detenuti sia con disagio psichico, sia tossicodipendenti, perché siamo fermamente convinti che la vera funzione rieducativa, ai sensi dell'articolo 27 della Costituzione, soprattutto nei confronti di un detenuto tossicodipendente, detenuto per necessità di approvvigionamento economico legata alla sua condizione di tossicodipendenza, sia quella della disintossicazione, che può essere offerta in maniera più efficace dalle comunità, piuttosto che dagli istituti penitenziari.
Per quanto riguarda gli aspetti legati all'edilizia penitenziaria, giova ricordare che, in questi primi neanche 24 mesi del Governo Meloni, sono stati sbloccati 250 milioni di euro per l'edilizia penitenziaria: 166 milioni di euro dal comitato paritetico Giustizia/Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e 84 milioni di euro dal PNRR. Si tratta di uno sforzo davvero significativo, ma soprattutto - lo dico con serenità e con un po' di amarezza - è imbarazzante l'inerzia precedente alla luce della oggettivamente impietosa fotografia dello stato attuale degli istituti penitenziari, onesta, corretta, dell'onorevole interrogante. Tuttavia, questa fotografia cristallizza l'eredità che abbiamo ricevuto ed è evidente frutto del fatto che non vi siano mai stati investimenti di tale entità per l'edilizia penitenziaria.
Venendo nello specifico all'istituto di Canton Mombello, dai contributi informativi resi dal DAP appare evidente che, malgrado gli interventi manutentivi plurimi eseguiti nel corso degli anni, l'assetto complessivo risente di importanti carenze strutturali legate, da una parte, alla vetustà evidente dell'immobile, progettato alla fine dell'Ottocento, e, dall'altra, alla penuria degli spazi da destinare tanto alle cosiddette ore di socialità quanto agli aspetti trattamentali in favore della popolazione detenuta.
In ragione della necessità di assicurare il rispetto delle prescrizioni del regolamento sull'ordinamento penitenziario e di provvedere al rinnovamento completo degli impianti igienici, nonché di superare le gravi problematiche funzionali dovute alla capienza delle camere di pernottamento, è intendimento dell'amministrazione centrale avviare, già nell'anno in corso, un intervento complessivo di ristrutturazione delle sezioni detentive. Considerata l'esigenza di mantenere, nel frattempo, la funzionalità dell'istituto, seppur con capienza dimezzata, si prevede di dividere i lavori in due lotti funzionali: un primo lotto funzionale di 2,6 milioni, destinato al fabbricato detentivo, cosiddetto primo lotto, la cui ultimazione della progettazione definitiva secondo il MIT è prevista per ottobre 2024; la conclusione dell'affidamento congiunto della progettazione esecutiva e dell'esecuzione dei lavori entro i primi mesi del 2025.
In relazione alla casa di reclusione Brescia Verziano, si rappresenta, in via preliminare, che, con decreto ministeriale Infrastrutture/Giustizia del 10 ottobre 2014, è stato assentito un finanziamento di 15,2 milioni per l'ampliamento dell'istituto stesso, mediante la realizzazione di un nuovo padiglione da 340 posti (2.014, mi consta che fossero 10 anni fa: è rimasto lettera morta; chiedere ai miei predecessori).
Il finanziamento, inizialmente approvato per la realizzazione dell'intera opera, è quindi risultato oggi, ahimè, clamorosamente insufficiente e, nelle more dell'individuazione di fondi aggiuntivi occorrenti per il completamento dell'opera (altri 38,8 milioni), è emersa la necessità di prevedere la realizzazione di un primo stralcio funzionale contemplante solo una parte dell'intervento ipotizzato nell'allora progetto di fattibilità, del 2014, rimasto, purtroppo, ancorché finanziato, lettera morta per questi 10 anni.
L'amministrazione centrale, valutate le possibili ripercussioni sulla capacità ricettiva e sull'operatività dell'istituto penitenziario, ha comunicato l'opportunità di dare priorità all'esecuzione del lotto funzionale concernente la realizzazione del nuovo padiglione detentivo, delle nuove centrali tecnologiche e dell'impianto di smaltimento delle acque reflue.
Per quanto concerne i fondi, mi preme dire che il 6 novembre 2023, il Comitato paritetico Giustizia - MIT, in sede di riprogrammazione di queste risorse finanziarie, appostate e poi mai spese, ha previsto l'intera copertura finanziaria dell'opera con previsione presuntiva di spesa complessiva stimata in 40,5 milioni di euro. Anche in questo caso, appare evidente lo sforzo del Governo per risolvere in concreto le esigenze degli istituti penitenziari di Brescia.
Per quanto riguarda l'ipotesi di una dismissione dell'istituto di Brescia Canton Mombello, ogni analisi e determinazione in merito fatalmente verrà posposta all'ultimazione dell'intervento di ampliamento previsto presso la casa di reclusione di Brescia Verziano, quando potranno essere più adeguatamente e correttamente valutate le possibilità che la struttura sarà in grado di offrire, unitamente alle contingenti esigenze detentive. Nel frattempo, da informazioni acquisite dal provveditorato regionale, è stata assegnata un'ulteriore somma di 291.000 euro per la corrente annualità all'istituto di Canton Mombello per la manutenzione generale della struttura.
Vengono poi indicate carenze del Corpo di polizia penitenziaria ed effettivamente tali carenze esistono. Nella casa circondariale di Canton Mombello, la forza presente è, allo stato, di 184 unità rispetto ad un organico previsto di 227, quindi inferiore di 43 unità rispetto a quello previsto, frutto avvelenato della stagione Madia, che aveva evidentemente impedito le assunzioni.
Risulta, invece, nella casa di reclusione di Brescia Verziano, che la forza presente è pari a 77 unità su un organico di 95, quindi inferiore di 18 unità rispetto a quella prevista. Anche in questo caso, si tratta del frutto avvelenato della stagione Madia.
Gli istituti penitenziari sono retti entrambi da un direttore e da un comandante. È stata una promessa di questo Governo - mantenuta - quella di dotare ogni istituto di un comandante e di un direttore. Abbiamo proclamato finita la stagione degli incarichi a scavalco, per il banale motivo che, se succede qualunque problema, da qualunque criticità a qualunque necessità di trattamento del detenuto, se debbo interloquire col direttore e il direttore è in un altro istituto, se debbo interloquire col comandante e il comandante è in un altro istituto, diventa evidentemente problematico. E quindi, essendo finita, col Governo Meloni, l'era dei direttori e dei comandanti a scavalco, per entrambi vi è un direttore e un titolare fisso.
Per quanto riguarda le assunzioni, mi pregio di poter dire che in questi primi 20 mesi di Governo sono state trovate le risorse per finanziare - fra assunzioni straordinarie e assunzioni ordinarie - oltre 7.500 agenti di polizia penitenziaria e nel dettaglio: 1.479 agenti del 181° corso; 244 agenti del 182° corso con scorrimento delle graduatorie; 1.870 agenti del 183° corso; 1.713 agenti del 184° corso - in corso - ed è già stato finanziato un futuro bando per 2.568 agenti.
Avessero proceduto così, ogni 20 mesi, ogni Ministero della Giustizia che mi ha preceduto, oggi non parleremmo certo di carenza di personale di Polizia penitenziaria.
Non tedio l'onorevole interrogante con i concorsi pubblici interni ed esterni, per quanto riguarda sia gli allievi commissari, sia gli allievi vice ispettori, poiché stiamo andando a saturare anche le piante organiche di queste funzioni.
All'esito di tutte le citate procedure, evidentemente, l'amministrazione centrale terrà conto dei fabbisogni e delle esigenze degli istituti di Brescia, così come delle esigenze degli istituti di tutta Italia.
Per quanto riguarda, invece, il comparto funzioni centrali, sono orgoglioso che il Governo Meloni abbia introdotto un'indennità specifica nel decreto-legge Carceri, proprio per il comparto funzioni centrali, con 200 euro in più mensili per l'area dei funzionari, con 150 euro in più mensili per l'area degli assistenti, con 100 euro in più mensili per l'area degli operatori, giacché il comparto funzioni centrali, all'interno del Ministero della Giustizia, era sempre pagato meno in qualunque altro Ministero e, ovviamente, fuggivano dal Ministero.
Dobbiamo trattenerli non solo perché hanno uno spassionato amore per l'universo carcerario e per quella umanità e quella sperimentazione delle proprie risorse di frontiera, che rappresentano l'universo penitenziario, ma anche perché hanno un decente, un equo compenso almeno equiparabile a quello degli altri Ministeri. Quindi, siamo particolarmente orgogliosi di aver iniziato a sanare questa problematicità con i 200 euro in più, con i 150 euro in più, con i 100 euro in più, a seconda delle funzioni, così come prima indicato.
Per quanto riguarda sempre l'area del comparto funzioni centrali, sono particolarmente orgoglioso di aver saturato, per la prima volta nella storia della Repubblica, la pianta organica dei funzionari giuridico-pedagogici, tradotto i cosiddetti “educatori”, perché, per quanto sia egualmente importante per tutti noi la funzione rieducativa della pena, ai sensi dell'articolo 27 della Costituzione, c'è chi ne ha fatto dei gargarismi, c'è chi ha saturato le piante organiche degli educatori e, secondo me, vi è una bella differenza, perché il trattamento non lo facciamo noi, quando invochiamo la funzione rieducativa della pena, ma lo fanno gli educatori, se noi prima li abbiamo assunti e noi li abbiamo assunti.
Per quanto riguarda i funzionari contabili, altre figure che mancano all'interno del comparto funzioni centrali, abbiamo licenziato un bando per 107 posti, elevati a 170; purtroppo, vi sono solo 135 vincitori, evidentemente per il motivo, che già citavo prima, del disequilibrio economico di un contabile assunto dal Ministro della Giustizia rispetto a uno assunto presso il MEF, che stiamo iniziando a sanare con le indennità di cui sopra.
Per quanto riguarda la presenza dei detenuti, presso la casa circondariale di Brescia Canton Mombello, vi sono 374 detenuti, rispetto ad una capienza di 182, e, per quanto riguarda la casa di reclusione di Verziano, ci sono 116 detenuti rispetto ad una capienza regolamentare di 71.
In entrambi gli istituti, fortunatamente, per quanto si registri il sovraffollamento, quale male endemico ereditato dal passato, non si rilevano però violazioni dei parametri CEDU, poiché risulta che tutti i detenuti abbiano a disposizione spazi di vivibilità superiori ai tre metri quadrati.
L'emergenza è chiara e prioritaria tanto che, con iniziative di contrasto al sovraffollamento carcerario, la direzione generale dei detenuti ha proseguito l'opera di riequilibrio della popolazione detentiva sul territorio nazionale mediante l'emissione, per la sola Lombardia, di ulteriori 8 provvedimenti deflattivi per 141 detenuti.
Si confida chiaramente in un significativo abbattimento della percentuale riportata anche alla luce degli importanti interventi di edificazione e ristrutturazione, che qui ho illustrato, che consentiranno di recuperare, con gli oltre 250 milioni già finanziati, 7.000 dei 10.000 posti mancanti. Non si dimentichi anche l'intervento del Governo su altri fronti, quali il ricorso alle misure alternative alla detenzione, prevedendo la limitazione della carcerazione preventiva e il trasferimento dei tossicodipendenti nelle apposite comunità e ampliando e rafforzando le strutture residenziali idonee all'accoglimento al reinserimento sociale. Anche di questo vi è traccia nel DL Carceri: l'indicazione di una serie di comunità che possano fornire un domicilio idoneo, perché, se c'è una cosa che tutti insieme dobbiamo sanare, è che taluni detenuti non possono usufruire di misure alternative per una differenza di ceto economico, non avendo la disponibilità di un bene immobile ove scontare la pena alternativa. Lo abbiamo fatto perché crediamo che, di fronte al sistema penale, non vi siano distinzioni di censo, ma qui ci fermiamo perché non crediamo opportuno, invece, un generalizzato provvedimento svuota carceri che eroderebbe, per l'ennesima volta, la certezza della pena.
Quindi: misure alternative, laddove siano meritorie; grande intervento di edilizia penitenziaria; titanico sforzo per recuperare l'eredità catastrofale ricevuta in ordine alla carenza di Polizia penitenziaria; e, per la prima volta, saturazione delle piante organiche dei funzionari giuridico-pedagogici, quindi degli educatori. Sono questi i tre versanti su cui ci stiamo muovendo con velocità evidentemente differenti perché, come è noto ai più, è più facile concludere un corso per allievi agenti che edificare un nuovo istituto per le normali tempistiche a cui è sottoposto.
GIAN ANTONIO GIRELLI, Grazie, Presidente. Mi permetterà di esprimere il mio parere su quanto ho ascoltato dividendo in due parti le mie considerazioni. Mi permetto pure io, avendolo fatto il Sottosegretario, di parlare in via generale, ricordando al Sottosegretario due aspetti: il primo è che, quando si governa, bisognerebbe avere l'abitudine di non usare sempre il passato come giustificazione rispetto a quello che viene fatto nel presente. Nel caso specifico per due motivi: primo, perché forse dovrebbe ricordare che, nel corso di questo passato, gran parte del Governo a cui appartiene ha governato, avendo anche la responsabilità del Ministero della Giustizia; e persino l'attuale Presidente del Consiglio ha fatto parte di Governi del passato, quindi perlomeno dobbiamo avere l'accortezza di evitare questo.
Vorrei inoltre ricordarle quanto la cultura politica a cui appartiene ha votato, proposto e sostenuto, nel corso della storia della Repubblica, riguardo al tema del carcere, il trattamento dei carcerati. Certo, pena sicura, ne sono convinto anch'io, magari anche il rispetto del lavoro della magistratura; laddove un Governo non va in piazza a difendere un Ministro nel momento in cui è sottoposto a giudizio, magari, però, si preoccupa di tutelare proprio chi, per censo, condizioni o mancanza di voce, vive situazioni davvero drammatiche all'interno delle carceri italiane. Non ho sentito un solo richiamo al tema dei suicidi che riguardano i carcerati, ma, ahimè, anche la Polizia penitenziaria, sui quali davvero credo dovremmo avere una tensione etica e un'attenzione non banale, ma davvero molto scomodante per le coscienze.
Nel corso del mandato, prima da consigliere regionale e ora da deputato, mi è capitato spesso di andare nelle carceri, per dovere, credo, civile, ma, forse, anche per rispetto della sesta opera di misericordia, se vogliamo fare un riferimento a radici spesso citate in quest'Aula e in questo Governo.
Nello specifico, anche a Canton Mombello, al di là della forma, del metro e del centimetro, ho trovato una situazione di grandissimo disagio, che, è vero, dura da tempo, e ha bisogno di risposte non formali, non burocratiche - lo sottolineo -, di rimando di termini in cui vengono terminate le progettazioni e iniziano le opere e quant'altro, ma di risposte vere e autentiche, a mio parere, ma anche a giudizio della realtà bresciana - quella che da tanto tempo si prende carico del disagio del carcere e che, attraverso parecchie associazioni di volontariato, agisce per cercare di sopperire ad una mancanza dello Stato -, circa la prevista chiusura di Canton Mombello. Infatti, è una realtà che non ha ragione di esistere per una serie di ragioni e che non può vedere in una manutenzione, più o meno straordinaria, un continuo rimando della questione, mentre nell'edificazione in prossimità di Verziano (l'altro carcere bresciano) vi può essere la definitiva soluzione, creando un padiglione che non sia, come è stato prospettato, all'interno dell'attuale sedime (il risultato sarebbe togliere gli spazi di recupero, di socialità, di attività varie che devono svolgersi all'interno del carcere), ma completamente al di fuori, in modo che possa accogliere tutta la realtà di chi vive la situazione del carcere a Brescia e quella che fa riferimento a Brescia come luogo di carcerazione.
Tutto questo va fatto con tempi diversi, certi, ben definiti, non rinviabili di volta in volta e di risposta in risposta. Non me ne vorrà il Sottosegretario, ma il Ministro, nella precedente risposta, diede tempi diversi. Comunque, avrò modo di leggere con la dovuta pazienza ed attenzione la risposta stessa.
Un'ultimissima considerazione. Riguardo a tale aspetto, abbiamo un dovere: se le sentenze vengono emesse in nome del popolo italiano e il popolo italiano ha il diritto di vedere in carcere chi commette reati, è altrettanto vero che, il momento dopo, è dovere di tutti noi garantire a quella persona il diritto al recupero e al rispetto, perchè il carcere è una condizione esistenziale; un luogo per cui la persona che ha sbagliato (non indaghiamo sul perché, sul come, sui contesti sociali, che rimandiamo ad altri momenti) ha bisogno di essere recuperata al vivere assieme, al senso di appartenenza e di comunità. In questo momento credo che lo non stiamo facendo con la sufficiente determinazione, ma, soprattutto, temo che non lo stiamo facendo a livello governativo con la sufficiente coscienza etica, con la consapevolezza di cosa sia la pena, di cosa sia la giustizia. C'è la tendenza a una cultura della colpa, del giudizio, del reo, che distingue tra persona e persona e che rende tutti noi fragili dal punto di vista del rispetto della Costituzione.