Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
con il decreto legislativo 13 luglio 2017, numero 116 (riforma della magistratura onoraria), il giudice di pace assume un ruolo fondamentale nell'ambito dell'amministrazione della giustizia e per fronteggiare il notevole carico di lavoro degli uffici giudiziari, anche al fine di perseguire con efficacia il principio di ragionevole durata del processo;
la riforma del processo civile, incentrata sull'obiettivo della riduzione del tempo del giudizio, è uno degli obiettivi concordati con l'Unione europea per accedere alle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR): in questo contesto è quindi fondamentale il ruolo, l'apporto e l'attività dei giudici di pace;
da quanto emerge ormai da mesi sulla stampa, la situazione della giustizia di prossimità dei giudici di pace sta assumendo connotati di vera e propria emergenza, in vista, soprattutto, dell'entrata in vigore dell'aumento di competenza attribuito a tali organi giurisdizionali dalla cosiddetta «Riforma Cartabia»;
sempre da quanto riportato dai media alcune prime udienze relative ai giudici di pace sarebbero state fissate al 2030;
l'indagine effettuata dall'organismo congressuale forense ha fatto emergere una situazione critica in tutto il Paese con soltanto il 37 per cento dei giudici previsti attualmente in servizio;
secondo i dati dello stesso Ministero della giustizia (relativi al terzo trimestre del 2024) emerge una crisi evidente: le pendenze civili sono giunte al picco di 907.126 con un aumento dell'11 per cento rispetto al 2023;
tali criticità sono destinate a crescere anche in virtù dell'aumento delle citate competenze previste dal comparto dal mese di ottobre 2025 quando i valori saliranno fino a 30 mila euro per le cause per i beni mobili e 50 mila euro per i risarcimenti da incidenti stradali;
a peggiorare questo scenario contribuiscono inoltre le numerose domande di pensionamento presentate per il biennio 2024-2025 e non seguite da un ricambio di personale mentre per le nuove assunzioni non sono state ancora individuate modalità e mansioni (anche perché è ancora da definire la trattativa per il nuovo Contratto collettivo nazionale integrativo);
queste problematiche, a giudizio degli interroganti, non sono state affrontate fino ad oggi con tempestività da Governo e Ministero competente, che continuano a sottovalutare colpevolmente la situazione. Le numerose interrogazioni presentate rimangono ad oggi senza risposta (ultima in ordine di tempo l'interrogazione a risposta in Commissione numero 5-03126) mentre il 12 dicembre 2024 l'Aula di Montecitorio ha respinto l'ordine del giorno numero 9/01950-A/013 che impegnava il Governo «ad assumere iniziative urgenti per risolvere le gravissime criticità relative all'organico ed alle dotazioni informatiche dei giudici di pace, anche al fine di garantire la piena attuazione della riforma del processo»;
le uniche iniziative che potrebbero essere assunte dal Governo, sempre secondo i media, non sarebbero finalizzate ad aumentare gli organici dei giudici di pace, ma a rinviare le citate nuove competenze che dovrebbero entrare in vigore nel mese di ottobre 2025;
appare altresì evidente come risulti indifferibile ed urgente risolvere le criticità relative all'organico ed alle dotazioni informatiche dei giudici di pace, per garantire il corretto adempimento della giustizia civile ed attuare le riforme concordate con il PNRR –:
quali iniziative di competenza urgenti intenda assumere, in relazione a quanto espresso in premessa, per risolvere le gravissime criticità relative all'organico dei giudici di pace, anche al fine di garantire la piena attuazione della riforma del processo civile.
Seduta del 1 aprile 2025
RIsposta del Sottosegretario di Stato per la Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, replica di Federico Gianassi
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti che, con questo atto di sindacato ispettivo, mi permettono di fornire specifici aggiornamenti in merito alle iniziative assunte dal Governo sul fronte della magistratura onoraria - in generale - e su quello degli uffici del giudice di pace - in particolare.
Mi preme innanzitutto puntualizzare che le competenze in materia sono ripartite tra Ministero e Consiglio superiore della magistratura: l'assegnazione dei giudici onorari alle sedi di servizio esula dalle attribuzioni del Ministero della Giustizia, essendo appannaggio esclusivo del Consiglio superiore della magistratura, in ossequio al principio costituzionale dell'autonomia e dell'indipendenza dell'ordine giudiziario.
Oltre al riparto di competenze, sulla materia insiste anche una normativa risalente e stratificata, con una molteplicità di interventi normativi che hanno puntato più a una risoluzione teorica delle problematiche che al dato concreto.
Con la riforma della geografia giudiziaria del 2012, ad esempio, è stata attuata una profonda riorganizzazione dell'assetto territoriale degli uffici del giudice di pace, sulla base della convinzione che con la chiusura di numerosi Uffici si sarebbero raggiunte dimensioni ottimali di esercizio del “servizio giustizia” e una conseguente serie di risparmi. Tutto questo, però, - dobbiamo oggi drammaticamente dircelo - non si è verificato.
La riforma della geografia giudiziaria ha dimostrato di aver tragicamente fallito nei suoi intenti e il Governo intende, infatti, assolutamente intervenire perché gli Uffici giudiziari di prossimità non sono un mero costo amministrativo, ma sono un presidio di legalità sul territorio, specialmente nelle aree interne e in quelle più permeabili alle infiltrazioni della criminalità organizzata.
A seguito della riforma della geografia giudiziaria, sono rimaste attive 371 sedi di Giudice di Pace: 182 sono sopravvissute alle soppressioni della suddetta riforma; 189 sono state mantenute in vita grazie al contributo degli enti locali che ne hanno fatto richiesta, accollandosi volontariamente gli oneri.
Anche sotto il profilo dell'organico della magistratura onoraria, il Governo ha ereditato una situazione che non esito a definire profondamente deteriorata e che ha portato l'Italia sull'orlo della procedura di infrazione europea. Anche sotto questo punto di vista, mi pregio di rimarcare che, grazie agli interventi di questo Governo, è stata invertita la tendenza e il dialogo con le istituzioni comunitarie procede in maniera proficua e concludente.
Alle 371 sedi degli uffici di giudice di pace sul territorio nazionale è assegnato un contingente complessivo di 3.471 magistrati onorari.
La magistratura onoraria trova nel decreto legislativo 13 luglio 2017, n. 116, la sua disciplina organica (la c.d. Riforma Orlando), come successivamente rivista e modificata dalla legge 30 dicembre 2021, n. 234 (c.d. Riforma Cartabia).
Tali normative sono state oggetto di molteplici censure da parte della Commissione Europea che ha posto l'Italia in procedura di pre-infrazione con l'invio di diverse lettere di messa in mora.
Tra gli obiettivi di questo Governo vi è sempre stato quello di dare diritti e dignità a una categoria di lavoratori - quelli della magistratura onoraria - per lungo tempo bistrattata, precarizzata a vita, tenuta a cottimo e privata delle più elementari tutele previdenziali e giuslavoristiche. Avevamo promesso in campagna elettorale che avremmo riformato la magistratura onoraria e lo stiamo facendo: siamo in dirittura d'arrivo di un importante intervento normativo - che il collega Gianassi conosce -, per iniziativa del Governo Meloni, con riferimento al c.d. contingente ad esaurimento della magistratura onoraria, approvato alla Camera lo scorso 5 dicembre 2024 e di cui si è già concluso l'esame in Commissione Giustizia al Senato. Un intervento che riconosce - a mero titolo esemplificativo e non certamente esaustivo - tutto ciò che non è stato riconosciuto drammaticamente nel passato, ovverosia un salario dignitoso, ferie, tutela della maternità e della malattia a chi non ha mai avuto questi banali diritti giuslavoristici.
Si tratta del disegno di legge recante "Modifiche alla disciplina della magistratura onoraria", che prevede rilevanti modifiche alle vigenti disposizioni del decreto legislativo n. 116/2017, nonché l'eventuale indizione di una nuova procedura di conferma per i magistrati onorari non confermati per mancata presentazione della domanda di partecipazione alle prove valutative già concluse oppure per aver rinunciato a sostenere il colloquio orale pur avendo presentato domanda di conferma.
A questa riforma il Governo annette una particolare valenza politica e istituzionale, in quanto funzionale a porre rimedio ad una ingiusta, indicibile e inaccettabile disparità di trattamento nei confronti di personale che svolge da tempo una funzione di notevole importanza all'interno degli uffici giudiziari.
Stiamo parlando di migliaia e migliaia, quasi 5.000 nobili servitori dello Stato, troppo spesso da taluni considerati servi di Stato.
Quanto alla consistenza delle piante organiche dei magistrati onorari, la legge n. 234 del 2021, ovverosia la cosiddetta riforma Cartabia, ha stabilito che la dotazione organica dei giudici onorari di pace e dei vice procuratori onorari fosse fissata in complessive 6.000 unità, senza individuare specifici contingenti numerici per le due tipologie di incarico onorario.
La norma quindi supera le previgenti disposizioni della cosiddetta riforma Orlando che individuavano una dotazione complessiva di 8.000 unità: 6.000 per il giudice di pace l'orario e 2.000 per il viceprocuratore onorario.
È importante fare questa precisazione per comprendere l'effettiva situazione di organico attuale e le prossime evoluzioni, perché l'indice di scopertura richiamato correttamente anche dall'onorevole interrogante non dovrà più essere calcolato sulla dotazione di 8.000 unità, ma su quello di 6.0000 unità. In proposito mi pare opportuno evidenziare inoltre che, nell'ambito delle 6.000 unità, per 4.393 unità del contingente ad esaurimento sono in fase di ultimazione le procedure di conferma. Ebbene, a gennaio 2025 risultavano in servizio 4.200 unità circa tra magistrati confermati e da confermare.
Estremamente importante ai fini della riduzione delle carenze di organico negli uffici giudiziari è anche l'intervento normativo - promosso dal Governo lo scorso novembre nell'ambito del cosiddetto decreto Giustizia - che ha previsto la riduzione da due anni a sei mesi del periodo di permanenza presso l'ufficio del processo dei magistrati onorari di nuova nomina. Tale modifica mira proprio ad accelerare le procedure di assegnazione dei nuovi giudici di pace per fornire una risposta rapida e concreta alla domanda di giustizia, molto spesso inevasa, che proviene dai territori e che giustamente richiama l'onorevole interrogante.
Inoltre sono attualmente allo studio del Governo ulteriori ipotesi di interventi normativi volti a dare una risposta definitiva anche alle altre categorie di magistrati onorari. Tra questo vale la pena citare, nell'ambito del cosiddetto decreto PA - quello del 14 marzo 2025, cioè di pochi giorni fa - la predisposizione di un emendamento governativo che permetterà ai giudici ausiliari della corte d'appello, la cui figura è gravata da una dichiarazione di incostituzionalità, di transitare a domanda nei ruoli dei giudici di pace, al duplice scopo di mantenere all'interno dell'amministrazione delle professionalità valide e già formate nel tempo e di velocizzare i giudizi di primo grado riducendo anche l'arretrato.
Venendo agli organici del personale amministrativo che popola gli uffici del giudice di pace, va innanzitutto premesso che l'attuale scopertura media nazionale si attesta attorno al 28,74 per cento della pianta organica. Va tuttavia fatto presente che tale pianta organica è relativa al personale assunto a tempo indeterminato e quindi non tiene conto delle 12.177 unità di personale assunto a tempo determinato.
A tale proposito va rimarcato che negli ultimi anni sono state messe in campo importanti politiche di investimento sul personale, grazie soprattutto al costante ed efficace impegno profuso da parte di questa amministrazione, che ha predisposto un piano assunzionale che possiamo definire - senza tema di smentita - senza precedenti, teso al raggiungimento dei target di efficienza ed efficacia degli uffici giudiziari, anche grazie alle risorse del PNRR.
Nel solo periodo dall'insediamento del Governo Meloni, cioè negli ultimi due anni, le assunzioni ordinarie sono state pari a 2.843 unità, oltre ai reclutamenti del personale PNRR a tempo determinato per 6.430 unità. A favore di questi, nell'ambito sempre del decreto PA del 14 marzo scorso, è in fase di predisposizione un ulteriore emendamento governativo che consentirà la stabilizzazione a tempo indeterminato di una quota del personale attualmente in servizio a tempo determinato, sia di area terza che di area seconda. Grazie a tale intervento gli uffici giudiziari potranno beneficiare del trattenimento in servizio di personale amministrativo già formato e pienamente operativo con un impatto positivo in termini di riduzione delle carenze di organico.
Si consideri poi che di recente si è già provveduto anche ad implementare la dotazione organica del personale del comparto Funzioni centrali, aumentata di 1.947 unità per l'area dei funzionari e di 250 unità per il rafforzamento della capacità amministrativa-contabile.
Quanto agli organici del personale amministrativo presente presso gli uffici del giudice di pace, la percentuale di scopertura media nazionale è del 28,6 per cento. La percentuale di scopertura però scende al 23,22 per cento se si tiene conto anche del personale distaccato e comandato.
Inoltre, dal 2022 ad oggi le assunzioni realizzate dal Dicastero presso gli uffici del giudice di pace sono state 212 su 415 posti messi a disposizione dall'amministrazione.
Non solo. Una volta che saranno esauriti gli adempimenti amministrativi funzionali a rendere effettivi i suddetti incrementi di dotazione, l'amministrazione provvederà a ripartire le nuove dotazioni tenendo senz'altro conto, non soltanto del riassetto dell'ordinamento professionale che verrà realizzata con la sottoscrizione del contratto collettivo integrativo del personale non dirigenziale del Ministero, ma anche delle esigenze operative generate dalle normative intervenute in punto di nuove competenze giurisdizionali degli uffici del giudice di pace.
Venendo infine alle dotazioni informatiche rilevo che la competente articolazione del Ministero della Giustizia, nell'ultimo biennio, ha condotto un'attività di ammodernamento ed efficientamento delle infrastrutture di connettività.
Attualmente le sedi del giudice di pace collegate con fibra ottica sono 250, per ulteriori tre sedi sono in corso i lavori per l'aggiornamento del collegamento con la fibra ottica. Pertanto, le sedi ancora collegate con cavi in rame sono 59.
Per quanto riguarda l'efficientamento degli applicativi messi a disposizione dei magistrati e del personale amministrativo presso gli uffici del giudice di pace, il Ministero della Giustizia conduce una costante attività di evoluzione dei software di registro, gestionali e di redazione atti, anche attraverso una sistematica raccolta dei requisiti evolutivi e correttivi da parte degli utenti finali.
Infine, per quanto riguarda l'aumento delle competenze del giudice di pace - citato pure nella interrogazione dall'onorevole interrogante - occorre ricordare che tanto la riforma Orlando, quanto la riforma Cartabia, hanno da un lato previsto una rimodulazione al rialzo ed un allargamento significativo delle competenze per materia, dall'altro non hanno stanziato le risorse umane, amministrative e logistiche per far fronte a tali aumenti.
La riforma Cartabia, tra le altre cose, ha portato all'aumento da 5.000 a 10.000 euro del valore delle cause relative ai beni mobili e, al contempo, ridotto di 2.000 unità il contingente della magistratura onoraria, con un aggravio sensibile del lavoro degli uffici del giudice di pace.
Anche la riforma Orlando ha previsto un sensibile aumento delle competenze per materia e per valore, che entrerà in vigore il prossimo 31 ottobre, senza tuttavia prevedere un percorso di sostanziale adeguamento del personale delle strutture alle nuove esigenze.
Date le criticità esistenti evidenti negli uffici del giudice di pace, alla luce degli interventi normativi di potenziamento sopra descritto che necessitano fisiologicamente di un congruo lasso di tempo per essere pienamente operativi, lo scorso 12 maggio si è tenuto presso il Ministero un incontro tra l'amministrazione e il Consiglio nazionale forense dove sono state avviate proficue interlocuzioni al fine di adeguare alla realtà la scansione temporale di allargamento delle competenze previste a normativa vigente, mediante una proroga dell'entrata in vigore al 30 giugno del 2026. Siamo sicuri e fiduciosi che, in questo arco temporale, il Governo saprà adottare tutte le iniziative necessarie per potenziare organico e infrastrutture al fine di rendere finalmente sostenibili gli uffici del giudice di pace.
Tali numerosi interventi e l'iniziativa assunta anche sul piano normativo dimostrano dunque che l'attenzione del Dicastero verso le esigenze operative degli uffici del giudice di pace resta massima ed opera nel solco dell'estrema concretezza, al fine di rimediare non solo e non tanto ai lunghissimi anni di tagli e di riforme “a costo zero”, che hanno minato l'efficienza del sistema giudiziario, ma anche al fine di recuperare quella sciagurata stagione per cui si aumentavano le competenze del giudice di pace diminuendo l'organico del giudice di pace, salvo poi oggi criticare chi sta cercando di porre rimedio a quelle scelte sciagurate perché, come è noto a tutti, non si possono aumentare le competenze e diminuire l'organico.
Stiamo rinviando, pertanto, l'entrata in vigore per consentire che le assunzioni di questo Governo entrino a pieno regime prima dell'entrata in vigore di un'ulteriore norma che, allargando le competenze del giudice di pace, pur non adeguando le piante organiche del giudice di pace, avrebbe costituito ulteriore denegata giustizia per i nostri territori.
FEDERICO GIANASSI. Grazie, Presidente. No, mi dichiaro non soddisfatto. Sostanzialmente, il Sottosegretario Delmastro, nella sua lunga risposta ha mosso molte critiche a chi c'era prima di lui e alle riforme che il Parlamento ha approvato prima che lui assumesse il ruolo di Ministro e, al contempo, ci ha invece evidenziato che tutto quello che sta facendo il Governo va nella giusta direzione. Insomma, i difetti appartengono al passato. Magari, potrà parlarne anche con i suoi due colleghi, il Sottosegretario Ostellari e il Vice Ministro Sisto, che quelle riforme Cartabia tanto criticate dal Sottosegretario Delmastro le hanno per l'appunto votate, perché stavano in quel Governo. Ma, al di là delle discussioni sul passato che a me interessano poco, io penso anche agli italiani, perché sul passato si sono espressi nel 2022: hanno messo me qui a fare l'opposizione e lei a governare. Sarebbe però un po' curioso se si rovesciasse i ruoli e lei continuasse nella sua attività di opposizione. Il passato è stato già deciso, però gli elettori hanno scelto che lei e voi dovete stare al Governo per risolvere quei problemi.
Inoltre, io le devo dire, signor Sottosegretario, che raccontare che oggi c'è un mondo meraviglioso non lo fa solo lei, lo fa anche la Premier Meloni, ad esempio sull'economia, nonostante l'Italia ha un PIL a zero (mentre la Spagna del socialista Sánchez fa il 3 per cento) e siamo da due anni in calo di produzione industriale. E così come sulla giustizia, dove è tutto meraviglioso, avete fatto tutto e state facendo tutto, ma poi si riduce a quello che lei ha detto alla fine: sono in corso delle proficue - secondo lei - con collaborazioni. La verità sta in quello che succede fuori da qui; anzi, sarebbe interessante se noi un giorno andassimo a fare le interrogazioni e le risposte magari nelle aule e negli uffici del giudice di pace. E io so che lei lo sa, come lo so io, come lo sanno tutte le persone che frequentano quegli uffici: sono al collasso. Non c'è quell'inversione di tendenza che lei sta dicendo e che ha cercato di dire, perché se ci fosse non verrebbero convocate le prime udienze al 2030, come succede a Torino dove ci sono 7 giudici su 139. Al 2030: è emersa questa notizia nel 2024. Quindi, un cittadino che chiede giustizia viene rinviato al 2030: 6 anni dopo. Peraltro, vi suggerisco di dire al Ministro Nordio di essere meno entusiastico quando viene qui in Aula a fare la comunicazione annuale sull'amministrazione della giustizia e ci dice che i dati, anche in relazione agli obiettivi PNRR, vanno molto bene, perché è proprio il Ministero della Giustizia che ha evidenziato che siamo in controtendenza rispetto al passato, ad esempio, sul tasso di smaltimento e sull'arretrato nel processo civile.
Ci sono molti campanelli di allarme e non si possono risolvere queste drammatiche situazioni della giustizia dicendo che va tutto bene o che state facendo tutto. Non state facendo tutto, anzi state facendo poco e spesso male. Ora, lei, nel suo inizio di intervento, ha voluto ricordare che le assegnazioni vengono fatte dal Consiglio superiore della magistratura, nel rispetto del principio di autonomia e indipendenza: ricordatevelo sempre. Quando lei su Il Foglio ha picconato la riforma della separazione delle carriere, ha anche evocato l'approdo finale del pubblico ministero sotto il potere esecutivo.
Peraltro, è stato un momento di sincerità. Noi l'avevamo detto qui in Aula che, inevitabilmente, come succede altrove, laddove si predispone la separazione delle carriere, o il pubblico ministero sta sotto l'Esecutivo o altrimenti si pone un problema in relazione a quella funzione, a quel ruolo privo di contropoteri. Lo ha detto poi lei. Non lo aveva detto qui in Aula, però l'ha detto poi su Il Foglio. Allora, l'autonomia e l'indipendenza non la difendiamo, signor Sottosegretario, solo quando c'è da dire che le assegnazioni vengono fatte dal Consiglio superiore della magistratura. Se le volete difendere, difendetele sempre e fermate la separazione delle carriere. Credo, peraltro, che lei possa essere quindi parzialmente d'accordo. Ma è evidente che fanno le assegnazioni al Consiglio superiore della magistratura, ma del contingente che c'è.
Qui c'è una scopertura di organico enorme, che già oggi non consente l'assolvimento delle funzioni della giustizia rispetto alle esigenze dei cittadini e che sovraccarica di lavoro la magistratura onoraria e il personale amministrativo. Ed è già oggi che il problema è drammatico e merita una inversione di tendenza. Si aggraverebbe ulteriormente evidentemente con l'allargamento delle competenze. Lei ha anche ricordato la riforma del 2012 Monti-Severino sulla geografia giudiziaria. Avete detto per molto tempo - lo vedremo se lo farete - che metterete mano alla geografia giudiziaria. Però io voglio ricordarle che, oltre a porsi il tema di riallargare gli uffici nel territorio, c'è il tema di far funzionare quelli esistenti. Questo non sta funzionando, perché c'è un numero di personale troppo basso rispetto alle esigenze. Aggiungo, sul personale amministrativo, noi siamo altrettanto preoccupati. Lei ha ricordato 12.000 unità a tempo determinato - immagino si riferisse all'ufficio del processo - e ha ricordato che il Governo sta procedendo a stabilizzazioni. Ma, se io non ricordo male, per circa 3.000 unità su 12.000. Il che vuol dire che, malgrado quel principio di stabilizzazione, c'è il rischio di perdere molte migliaia di unità, come lei sa, perché ci sono i concorsi aperti e quel personale molto qualificato sta partecipando ad altri concorsi. Quindi, noi abbiamo un ulteriore rischio: che quel personale, poiché è precario, vada altrove e si riduca il numero rispetto a quello che già oggi c'è. Allora, signor Sottosegretario, i temi sono complessi. Voi non avete tutte le colpe delle difficoltà che ci sono nel sistema della giustizia, come su quelle del carcere, perché alcune di queste preesistevano alla vostra entrata in funzione, ma avete la colpa gravissima di sottovalutarle e di aver intrapreso una strada che aggrava quei problemi.
Lei dovrebbe, a mio giudizio, venire qui in Aula e dire: “Sappiamo che c'è un grave problema del collasso del sistema del giudice di pace. Siamo pronti a rimboccarci le maniche e a cambiare strada”. Se invece viene a dire che tutto funziona splendidamente bene, il nostro timore è che la situazione si aggraverà. E chiudo con due ultime precisazioni. Lei ha ricordato il ruolo importante di alcuni comuni italiani che, nel 2012, a fronte delle norme sulla soppressione, si fecero carico di mantenere attivi gli uffici del giudice di pace, pagandoli loro. È una stortura che i comuni italiani si sostituiscano allo Stato per l'esercizio della giurisdizione. Lo ha detto anche lei. Lo ha detto oggi.
Allora, io le faccio una proposta: quando mettete mano alla geografia giudiziaria, prima di tutto, riconosciamo quei comuni che hanno fatto l'investimento - penso, ad esempio, al comune di Cecina, dove ero qualche giorno fa - e se ne faccia carico lo Stato iconoscendo gratitudine a quei comuni che hanno assunto quelle iniziative. Non credo che sarebbe un esborso enorme e penso che possa essere una cosa che facciamo anche insieme e che restituisce a quei comuni dignità e rispetto per l'impegno che hanno assunto. Infine, sulla riforma del personale del giudice di pace, che lei correttamente ha detto che è stata valutata qui ed ora è in corso valutazione in Commissione e poi andrà al Senato, resta aperto il tema dei magistrati onorari entrata in servizio successivamente al 2017. Può essere anche quello un tema che attiene a possibili profili di infrazione. Quindi, io credo che dovremmo fare un ulteriore sforzo su quel tema lì, per garantire anche a quel contingente le medesime garanzie che si introducono e si prevedono per l'altro.