08/11/2021
Antonella Incerti
CENNI, CRITELLI, AVOSSA, CAPPELLANI e FRAILIS
3-02594

Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   i pesanti rincari di molte materie prime alimentari e, su tutte, del grano, proseguono senza sosta. I prezzi attuali si confermano molto elevati, vicini ai 500 euro/t (+60 per cento rispetto al 2020), raggiungendo quasi i livelli record dei primi mesi del 2008. Nel mercato del grano duro persistono degli elementi di tensione sia a livello nazionale che internazionale, primo tra tutti la possibile riduzione di oltre tre milioni di tonnellate per il raccolto di Canada e Stati Uniti, duramente colpiti dalla siccità estiva. Forti rincari anche per gli sfarinati di grano duro: il prezzo all'ingrosso della semola è cresciuto ad agosto 2021 di quasi il 30 per cento (+60 per cento rispetto al 2020);

   come emerso a margine dell'Open Forum del G20 Sull'Agricoltura sostenibile, risultano molteplici le cause che stanno mettendo sotto pressione il mercato del grano duro: i cambiamenti climatici e le inondazioni che hanno ridotto i raccolti, i rincari dell'energia, le difficoltà nei trasporti e a speculazione finanziaria, la pandemia che ha spinto interi Stati a ricostituire e ampliare le proprie riserve per timore di nuovi blocchi commerciali mondiali;

   alcuni analisti e operatori del settore prevedono aumenti significativi entro dicembre 2021 sui prezzi dei beni al dettaglio come il pane e la pasta;

   questo scenario richiede, per un Paese trasformatore ma largamente deficitario di materia prima come l'Italia, massima attenzione anche in vista delle imminenti scelte sul piano strategico nazionale e per l'attuazione della nuova riforma della Politica agricola comune appena varata da Bruxelles –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo in merito alle criticità evidenziate in premessa e quali iniziative intenda porre in essere per sostenere l'industria della trasformazione e l'intera filiera agroalimentare al fine di contrastare la volatilità delle quotazioni cerealicole.

 

Seduta del 9 novembre 2021

Risposta del sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali, Gian Marco Centinaio, replica di Antonella Incerti

GIAN MARCO CENTINAIO, Sottosegretario di Stato per le Politiche agricole alimentari e forestali. Come è noto, il nostro Paese è tra i maggiori esportatori di prodotti a base di grano, come la pasta e i prodotti da forno, particolarmente apprezzati dai consumatori di tutto il mondo. La produzione nazionale di grano duro, tuttavia, risulta strutturalmente deficitaria e non in grado di coprire la domanda proveniente dall'industria della prima e seconda trasformazione, a fronte di una crescita delle esportazioni. Come ben rilevato dall'interrogante, le cause che stanno mettendo sotto pressione il mercato dell'intero comparto cerealicolo sono molteplici e affondano le loro radici in situazioni pregresse, aggravate oggi dalla crisi conseguente alla pandemia da COVID-19. Inoltre, occorre tener presente che il mercato del frumento dipende da variabili estremamente incerte e influenzate dall'andamento internazionale, con variazioni di prezzo attribuibili soprattutto al disequilibrio tra domanda e offerta mondiale e, di conseguenza, alla consistenza delle scorte. Ciononostante, sono convinto che possiamo lavorare per far sì che una percentuale sempre maggiore del grano duro utilizzato possa arrivare dalle imprese agricole italiane. Per fare questo occorre investire nella ricerca, cogliere al meglio le opportunità offerte dal PNRR e rafforzare la filiera. Al fine di raggiungere questo obiettivo e affrontare le criticità che investono il settore, nei giorni scorsi ho convocato al Ministero il tavolo del grano duro, cui è seguito quello sul grano tenero, che presto torneranno a riunirsi, coinvolgendo ulteriori attori del comparto nell'ottica di lavorare insieme per individuare possibili soluzioni alle problematiche emerse. Ai due incontri hanno partecipato i rappresentanti delle organizzazioni agricole e della cooperazione, delle aziende sementiere, dei pastifici, dell'industria molitoria, degli importatori e anche della distribuzione. In tale contesto, particolare attenzione è stata riservata alla rilevante riduzione della produzione mondiale, con le scorte ai minimi a causa dei cali produttivi nei Paesi come Canada, Stati Uniti e Russia, nonché al generale aumento dei prezzi, non soltanto del grano duro, ma di tutte le materie prime, dalle sementi ai fertilizzanti e all'energia. Con l'obiettivo di migliorare la produttività, di puntare a una giusta redistribuzione del reddito fra i soggetti coinvolti, di sfruttare al meglio le opportunità offerte dal PNRR così come dalla PAC, nonché di affrontare al meglio la volatilità dei prezzi, è stato proposto di rendere i due tavoli permanenti. Abbiamo, quindi, iniziato un confronto che sarà continuo e serrato, al fine di usare al meglio le risorse messe a disposizione dal PNRR, sia per quanto riguarda i contratti di filiera che la ricerca e i fondi per lo stoccaggio. Lavoriamo per una migliore collaborazione tra tutti gli anelli della filiera, per una maggiore redditività e per valorizzare la qualità del nostro made in Italy. Ciò posto, ricordo che il MiPAAF, di concerto con il Ministero dello Sviluppo economico, nell'ambito delle filiere più rappresentative del comparto agroalimentare italiano ha individuato come strumento di sviluppo e di trasparenza delle contrattazioni le commissioni uniche nazionali; in tale contesto, in attuazione degli indirizzi strategici e delle attuazioni indicate nei piani di settore, è stata costituita ed è operativa la commissione sperimentale nazionale per il grano duro. La CUN grano duro è uno strumento volontario atto a determinare un riequilibrio dei rapporti di filiera e una stabilizzazione dei rapporti fra gli operatori della produzione e quelli della trasformazione e commercializzazione, contribuendo così alla formazione del prezzo del grano duro. Mi preme, inoltre, rilevare che il nostro Paese, tenendo presente il diverso potere contrattuale tra gli operatori della filiera alimentare e che l'anello debole è rappresentato dai produttori agricoli, al fine di favorire relazioni commerciali corrette in materia di cessione di prodotti agricoli e agroalimentari, si è battuto fortemente anche in sede europea per l'approvazione della direttiva (UE) 2019/633 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 aprile 2019 in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti fra imprese nella filiera agricola e alimentare.

Detto questo, rilevo che lo scorso 5 novembre è stato approvato in Consiglio dei Ministri lo schema di decreto legislativo che vieta le pratiche sleali nei rapporti commerciali della filiera agroalimentare, sia tra imprese che in materia di commercializzazione dei prodotti agricoli e alimentari, a prescindere dai rispettivi fatturati dei contraenti. Il recepimento della direttiva europea proposta dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dal Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, di concerto con i Ministri degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, della Giustizia, dell'Economia e delle finanze e del Ministro dello Sviluppo economico, prevede l'introduzione di un livello minimo di tutela comune a tutta l'Unione europea e comprende un elenco di pratiche commerciali sleali vietate e un elenco di pratiche che saranno autorizzate solo se concordate in termini chiari e univoci al momento della conclusione dell'accordo di fornitura.

Non sarà più possibile imporre condizioni contrattuali eccessivamente gravose, come, ad esempio, la vendita di prodotti agricoli e alimentari a prezzi al di sotto dei costi di produzione. Vengono così definitivamente riequilibrati i rapporti di forza tra le parti negli scambi commerciali, garantendo una posizione più equa per gli agricoltori e per i produttori. In tale contesto, il Dipartimento dell'ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari del Ministero delle Politiche agricole è designato quale autorità nazionale di contrasto deputata all'attività di accertamento delle violazioni delle disposizioni previste. Assicuro l'onorevole interrogante che, anche alla luce di tale innovazione, il Ministero continuerà a seguire con estrema attenzione la questione segnalata, al fine di contrastare la volatilità delle quotazioni cerealicole e rafforzare la nostra leadership a livello internazionale.

 

ANTONELLA INCERTI. Grazie, signora Presidente. Ringrazio il sottosegretario Centinaio per la risposta di cui sono soddisfatta, perché va nella direzione delle misure che noi auspichiamo per rafforzare questa filiera. Bene il recepimento della normativa sulle pratiche commerciali sleali nei rapporti tra le imprese, molto bene i tavoli di filiera convocati e il lavoro concertato con tutte le associazioni di cui noi abbiamo raccolto la preoccupazione per il forte rincaro che lei ha ricordato. Bene, naturalmente, le misure che si intendono prendere relative anche al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il nostro obiettivo è quello di tutelare la resa e la redditività degli agricoltori rispetto alla volatilità dei prezzi; voglio ricordare che rispetto al grande aumento avvenuto, soprattutto nell'ultimo anno, nei casi invece di diminuzione, non è stato reso effettivamente il giusto prezzo all'agricoltore, quindi, questo innanzitutto va garantito.

Come dicevo, bene le misure, perché il senso di questa nostra interrogazione è proprio di porre l'attenzione sulla valorizzazione dell'origine del prodotto made in Italy italiano che, come sappiamo, è di grande qualità. Si tratta di misure che vanno a incentivare il nostro made in Italy, per andare incontro alla grande richiesta della nostra industria pastaria. Servono, come lei diceva, e quindi vanno bene, gli investimenti in ricerca perché questi aumentano le rese e favoriscono anche una produzione più sostenibile in chiave ambientale di queste materie. Bene rafforzare la nostra filiera in modo che i produttori possano investire e, quindi, ridimensionare, come lei ha ricordato, il forte ricorso all'import. L'Italia è il primo produttore europeo con 4 milioni di tonnellate su base annua di grano duro, ma, nello stesso tempo, è il primo importatore mondiale perché deve soddisfare una domanda che invece richiede mediamente 7 tonnellate all'anno per la trasformazione.

Quest'anno, come lei ha ricordato, ci sono state problematiche rispetto ai produttori, si ricordava il Canada, ma anche la Russia, per quanto riguarda il frumento tenero, e l'Ucraina, ciò ovviamente ha aumentato i prezzi, aumento che si è sommato agli altri rincari; penso a quello energetico, che lei stesso ha ricordato, ma anche a quello di sementi e fertilizzanti.

Quindi, il nostro auspicio è che il Piano nazionale di ripresa e resilienza trovi le risorse per la nostra cerealicoltura, riducendo in modo significativo la nostra dipendenza dall'estero, che è legata, come ha ricordato, a situazioni climatiche complesse, difficoltà di trasporto e problemi geopolitici. Aumento della nostra produzione domestica e contratti di filiera trasparenti sono i requisiti fondamentali per approvvigionarci correttamente, in modo che la nostra industria agroalimentare renda anche possibile una remunerazione più giusta e più equa della coltivazione dei nostri agricoltori. Questo vale per tutto il nostro Paese e vale, a maggior ragione, per quelle aree interne dove queste produzioni sono molto significative, non solo dal punto di vista della produzione, ma per la tenuta dell'ambiente complessivo e per dare una risposta a problematiche come il dissesto idrologico.