Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il polo industriale siracusano è uno dei principali siti di emissione antropogenica di CO2 e, dunque, la sua riconversione si pone come strategica anche nel quadro di un piano nazionale per il clima e per la riduzione delle emissioni di gas climalteranti;
nelle varie dichiarazioni di rappresentanti della maggioranza di Governo il polo industriale siracusano dovrebbe divenire un «hub energetico europeo» e il Ministro delle imprese e del made in Italy in occasione di una sua visita, nel maggio 2023, affermava: «siamo intervenuti per evitare la chiusura degli impianti e ovviamente per accompagnare le riforme di risanamento ambientale che sono necessarie. Penso sia importante che adesso le aziende procedano nella loro attività di riconversione e sostenibilità ambientale, anche per quanto riguarda il depuratore di Priolo»;
permangono tuttavia, dopo oltre un anno, molteplici incertezze di tipo giuridico ed economico, e soprattutto, l'assenza di investimenti pubblici strategici per il polo industriale;
in tale contesto l'annuncio che, nel nuovo Piano strategico Eni 2024-2027 non sono compresi gli stabilimenti Eni-Versalis di Ragusa e Priolo, sta creando una profonda preoccupazione per la tenuta dell'occupazione nonostante siano stati contemporaneamente annunciati nuovi impianti coerenti con la transizione energetica e la decarbonizzazione dei vari siti industriali, nell'ambito della chimica sostenibile e della bioraffinazione;
il polo siracusano fa già i conti con i recenti fermi di due impianti, Isab Igcc (cogenerazione energia elettrica) e uno alla raffineria Nord e con gli impianti fermi a rotazione anche alla Sasol di Augusta;
la decisione di chiudere la produzione chimica dei citati stabilimenti Eni-Versalis rappresenta l'ennesimo duro colpo per l'economia locale e per i lavoratori del settore. In assenza di un piano concreto per la riconversione industriale e per la tutela dei lavoratori, la chiusura di questi impianti avrà ripercussioni gravissime sul territorio, mettendo a rischio centinaia di posti di lavoro dello stabilimento e dell'indotto;
ma il problema non è solo questo, poiché ad essere compromesso è il futuro dell'intera zona industriale, perché essendo il polo petrolchimico un vasto mosaico, la perdita di un tassello importante come Eni avrebbe delle conseguenze su tutto il comparto, tra i più grandi in Europa, capace di produrre il 22 per cento del carburante che circola in Italia;
in gioco ci sono 400 lavoratori diretti e altrettanti dell'indotto. Ma la vera questione è che lo stabilimento Versalis è strettamente interconnesso con quello ex Lukoil al quale fornisce etilene e contribuisce al funzionamento delle raffinerie Sonatrach e Sasol. Smantellare questo impianto causerebbe un effetto domino che potrebbe distruggere un polo industriale da 10 mila lavoratori;
il quadro peggiore è quello di una crisi industriale, occupazionale e ambientale senza precedenti e senza soluzioni: una povertà economica, ambientale e della salute destinata ad alimentarsi e ad aggravarsi nel tempo –:
se non intendano attivarsi con la massima urgenza per evitare la prevista chiusura degli stabilimenti Eni-Versalis con l'obiettivo di individuare un piano graduale e sostenibile per la riconversione industriale e per la tutela dei lavoratori che possa rappresentare concretamente un tassello importante per garantire la riconversione ecologica del polo;
se non intendano avviare con la massima urgenza un confronto ampio e profondo finalizzato ad indicare nuovi percorsi strategici di innovazione sostenibile e di rilancio occupazionale del polo industriale siracusano e che individui nel raccordo tra PNRR e Fsc le risorse pubbliche da affiancare all'iniziativa privata, anche tenendo conto del ruolo propulsivo che può svolgere l'infrastrutturazione dell'Autorità di sistema portuale Sicilia Orientale e che può avere nel campo dell'energia sostenibile il suo punto focale.
Seduta dell'8 aprile 2025
RIsponde la Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy, Fausta Bergamotto, replica Emanuele Anthony Barbagallo
FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. Grazie, onorevoli interroganti. Com'è stato ricordato in diverse occasioni, la chimica europea sta senz'altro attraversando un periodo di grande difficoltà per una serie di fattori contingenti e strutturali. Per questo motivo, il Governo ha presentato due proposte in sede europea: il non paper, con la Francia, per il rilancio del settore chimico e il non paper sul CBAM, con la Polonia, che prevede una revisione delle normative europee per rendere sostenibili industrie energivore, ivi compresa la chimica. Entrambi i documenti stanno avendo un grande riscontro. A livello nazionale, il Governo è intervenuto a sostegno dello sviluppo della chimica green, anche al fine di accelerare il riposizionamento della filiera produttiva, assicurando tre obiettivi di sostenibilità: ambientale, economica e sociale.
Il 13 dicembre scorso è stato istituito al MIMIT un tavolo dedicato a ENI-Versalis, che ha portato ad un protocollo di riconversione, sottoscritto presso il Ministero lo scorso 10 marzo dalle parti interessate. Si tratta di un Piano di riconversione verso la chimica green, che mira al recupero della competitività delle imprese del settore e porrà il nostro Paese all'avanguardia in Europa. Esso prevede, nel complesso, due miliardi di investimenti, quasi un miliardo tra Priolo e Ragusa, e la riduzione del 40 per cento delle emissioni di CO2 in Italia da parte dell'azienda.
Il protocollo contiene anche impegni dell'azienda a garantire la continuità degli approvvigionamenti delle imprese utilizzatrici, il supporto alle imprese locali nella loro riconversione industriale e la riqualificazione professionale del personale, funzionale a mantenere gli attuali livelli occupazionali e, in prospettiva, a incrementarli. Come ha detto il Ministro Urso, si tratta di un esempio di come si possa governare la transizione ambientale senza pregiudicare le attività produttive e l'occupazione.
In particolare, il protocollo prevede che a Priolo venga realizzata una bioraffineria per la produzione di biofuel e il primo impianto di taglia industriale di riciclo chimico delle plastiche. Mentre a Ragusa, il sito verrà convertito in un centro polifunzionale di competenza e specializzazione a supporto delle filiere della bioraffineria. Con ciò, si punta a creare in Sicilia il Polo del combustibile green.
A Brindisi, verrà avviata una gigafactory di accumulatori stazionari di stoccaggio in batterie di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, fondamentali per lo sviluppo della filiera green del nostro Paese. Ad ogni modo, sarà tenuto in manutenzione l'impianto di etilene, pronto a riprendere la produzione ove si creassero migliori condizioni di mercato, soprattutto nel caso in cui avesse successo l'azione di revisione normativa che il Governo sta portando avanti in Europa. Abbiamo, altresì, istituito un tavolo di coordinamento che avrà la funzione di monitorare l'attuazione di questi precisi impegni assunti dall'azienda. Al contempo, nei giorni scorsi ENI ha anche confermato ai rappresentanti della regione Sardegna la strategicità dell'impianto di Porto Torres. Ciò detto, si rappresenta che il Piano di riconversione sarà oggetto dell'incontro con le imprese dell'indotto Versalis convocato dal Ministro Urso per il prossimo 29 aprile presso il Ministero, al quale parteciperanno anche l'azienda, i sindacati e le regioni. Fermo restando la competenza della Presidenza del Consiglio dei ministri sull'operatività della cabina di regia prevista dalla legge n. 34 del 2022, per quanto di competenza del MIMIT, ricordo che l'area di Porto Torres è stata riconosciuta quale “area di crisi industriale complessa” ed è stato sottoscritto l'accordo di programma per dare attuazione al Progetto di riconversione e riqualificazione industriale, con una dotazione finanziaria pari a 22 milioni di euro, 20 dei quali di risorse statali per interventi ai sensi della legge n. 181 del 1989. Tra gli obiettivi del Progetto di riconversione e riqualificazione industriale vi è proprio quello di promuovere investimenti nel settore della chimica verde e della bioeconomia. In esito agli avvisi pubblici, sono arrivate domande di finanziamento di diverse iniziative imprenditoriali: una di queste domande è stata ammessa, altre 5 sono in istruttoria.
Anche per questo motivo, il MIMIT sta seguendo con attenzione l'andamento degli impianti del settore, al fine di mettere in atto i necessari interventi, in sinergia con gli enti territoriali. Il Governo, dunque, continuerà nel suo impegno per rilanciare la chimica, rendendola un settore competitivo e protagonista nella transizione green, garantendo al contempo la riconversione industriale e l'occupazione.
ANTHONY EMANUELE BARBAGALLO. Grazie, Presidente. I salari reali in Italia sono sempre più bassi: secondo alcune stime recenti, sono inferiori di 8,7 punti rispetto al 2008; è il risultato peggiore dei Paesi del G20. Proprio in questo tempo in cui il potere d'acquisto dei lavoratori e delle famiglie italiane continua a scendere, il Governo dovrebbe tutelare il lavoro, soprattutto quello legato alle grandi aziende partecipate dallo Stato.
Così non accade. ENI-Versalis, partecipata dal Governo, come abbiamo esposto nell'interrogazione e nel dibattito d'Aula che sta procedendo, ha fatto scelte contro i lavoratori e contro la logica del mercato. Se è vero, come è vero, che alla luce dei dazi, il Paese dovrebbe aumentare la produzione industriale e il settore della chimica dovrebbe essere uno di quelli su cui investire con maggiore oculatezza.
Tra le cause scatenanti di questa crisi industriale di Ragusa, Priolo e Brindisi, vi è certamente quella dei costi dell'energia: al Sud costa di più. Più volte, in questa legislatura, in Aula, nel susseguirsi dei dibattiti e dei voti sui decreti bollette, abbiamo evidenziato come le misure messe in campo dal Governo non fossero sufficienti, non fossero adeguate né per le famiglie, né, come stiamo vedendo in questo caso, per le imprese, piccole e grandi.
Nella sua risposta, il Governo, oggi, in Aula, ha fatto riferimento alla decarbonizzazione di alcuni settori, in particolare quello della chimica, che però rischia di diventare un annuncio sterile, poiché a pagare le conseguenze sono sempre i più deboli, come accade per le famiglie sulla famosa tassa degli ETS, che dovrebbe colpire i colossi dei trasporti e invece si abbatte sulle famiglie delle due più grandi isole, Sicilia e Sardegna. Basta scorrere i prezzi dei supermercati per capire quello che sta accadendo in questi mesi, da gennaio ad oggi, a proposito dell'ETS.
Nel caso che, invece, riguarda più da vicino l'interrogazione di oggi, ad essere colpiti è la parte più debole, l'ultimo anello della catena, quella dei lavoratori. E in questi mesi, a discapito degli annunci, è mancato proprio il confronto con i lavoratori. A fine febbraio, siamo stati proprio sotto la sede dell'ENI a far sentire le nostre ragioni, ma il nostro appello per un vero confronto è rimasto inascoltato, proprio con il Ministro Urso assente, come oggi in Aula.
Manca l'attenzione del Governo, non solo sulla politica industriale, ma anche sui controlli di ogni tipo, mi riferisco anche a quello che sta accadendo al largo delle coste di Priolo, dove - è stato documentato in vario modo e l'Aula si è occupata anche di questa materia - i trasferimenti di petrolio da una nave all'altra provocano elusioni delle sanzioni e gravissimi rischi ambientali.
In definitiva, Presidente, non siamo per nulla soddisfatti delle dichiarazioni del Governo in Aula oggi, che confermano lo smantellamento della chimica di base in Italia. Il rinvio a sedicenti tavoli di coordinamento, senza un utilizzo convinto delle risorse del FSC e del PNRR, sembrano misure per alimentare soltanto una sterile melina e non avviare un confronto vero con le parti sociali, con la politica e con le regioni interessate, soprattutto alla luce delle dichiarazioni espresse che sono arrivate nelle settimane scorse da parte dei governatori della Sicilia e della Puglia.
La decisione di ENI incide sull'intero sistema industriale del Paese. Un progetto che, con la chiusura del cracking di Brindisi e Priolo, metterà a rischio ben 20.000 posti di lavoro nei petrolchimici italiani e vedrà aumentare i costi di produzione dell'80 per cento, in un momento di piena guerra commerciale con i dazi imposti da Trump e con i crolli delle borse mondiali di queste ore. Il Governo e la politica devono assumersi la totale responsabilità e non voltarsi dall'altra parte come, ahimè, stanno facendo in questi mesi.