07/04/2025
Silvio Lai
3-01880

Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la chimica verde rappresenta un settore strategico per la transizione ecologica, con importanti ricadute ambientali ed economiche grazie all'utilizzo di materie prime rinnovabili e processi a basso impatto;

   l'Italia ha maturato competenze avanzate nella chimica verde, grazie alla presenza di imprese e centri di ricerca, ma il settore ha subito rallentamenti negli investimenti e nella crescita industriale;

   Versalis, società controllata da Eni e principale operatore della chimica in Italia, ha recentemente annunciato la chiusura degli impianti di cracking a Brindisi e Priolo, decisione che ha suscitato preoccupazione tra i lavoratori e le istituzioni locali;

   la chiusura dei cracking di Brindisi e Priolo segue una serie di dismissioni analoghe avvenute negli ultimi anni a Porto Torres, Gela e Porto Marghera, mettendo a rischio la tenuta dell'intero settore della chimica di base in Italia;

   il decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17, convertito con modificazioni dalla legge 27 aprile 2022, n. 34 all'articolo 14, comma 3-bis, ha previsto la convocazione della cabina di regia sulla chimica verde in Sardegna, ma a oggi non risultano sviluppi concreti sulle decisioni prese e sugli investimenti necessari per il rilancio del settore nell'isola;

   la transizione ecologica richiede un quadro normativo stabile e incentivi adeguati per favorire lo sviluppo della chimica verde e attrarre investimenti nel settore –:

   quali siano le strategie e le politiche che il Governo intenda adottare per sostenere e rilanciare la chimica verde in Italia;

   quali siano le valutazioni del Ministro interrogato in merito alla recente decisione di Versalis di chiudere gli impianti di cracking a Brindisi e Priolo e quali iniziative di competenza si intendano adottare per salvaguardare l'occupazione e la produzione nel settore della chimica di base;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per garantire un futuro produttivo e occupazionale al sito di Porto Torres, in considerazione delle difficoltà incontrate nello sviluppo della chimica verde nell'area;

   se il Governo, intenda, procedere alla convocazione della cabina di regia sulla chimica verde in Sardegna, come previsto dal citato decreto-legge e quali siano gli esiti finora registrati;

   se il Governo intenda promuovere un piano di investimenti pubblici e privati per il settore, favorendo la ricerca, lo sviluppo e l'industrializzazione di nuove tecnologie basate su materie prime rinnovabili;

   quali iniziative il Governo intenda adottare per garantire la competitività dell'industria chimica italiana nel contesto europeo e internazionale, salvaguardando l'occupazione e la produzione strategica nazionale.

Seduta dell'8 aprile 2025

RIsponde la Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy, Fausta Bergamotto, replica di Silvio Lai

FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie, Presidente. Grazie, onorevoli interroganti. Com'è stato ricordato in diverse occasioni, la chimica europea sta senz'altro attraversando un periodo di grande difficoltà per una serie di fattori contingenti e strutturali. Per questo motivo, il Governo ha presentato due proposte in sede europea: il non paper, con la Francia, per il rilancio del settore chimico e il non paper sul CBAM, con la Polonia, che prevede una revisione delle normative europee per rendere sostenibili industrie energivore, ivi compresa la chimica. Entrambi i documenti stanno avendo un grande riscontro. A livello nazionale, il Governo è intervenuto a sostegno dello sviluppo della chimica green, anche al fine di accelerare il riposizionamento della filiera produttiva, assicurando tre obiettivi di sostenibilità: ambientale, economica e sociale.

Il 13 dicembre scorso è stato istituito al MIMIT un tavolo dedicato a ENI-Versalis, che ha portato ad un protocollo di riconversione, sottoscritto presso il Ministero lo scorso 10 marzo dalle parti interessate. Si tratta di un Piano di riconversione verso la chimica green, che mira al recupero della competitività delle imprese del settore e porrà il nostro Paese all'avanguardia in Europa. Esso prevede, nel complesso, due miliardi di investimenti, quasi un miliardo tra Priolo e Ragusa, e la riduzione del 40 per cento delle emissioni di CO2 in Italia da parte dell'azienda.

Il protocollo contiene anche impegni dell'azienda a garantire la continuità degli approvvigionamenti delle imprese utilizzatrici, il supporto alle imprese locali nella loro riconversione industriale e la riqualificazione professionale del personale, funzionale a mantenere gli attuali livelli occupazionali e, in prospettiva, a incrementarli. Come ha detto il Ministro Urso, si tratta di un esempio di come si possa governare la transizione ambientale senza pregiudicare le attività produttive e l'occupazione.

In particolare, il protocollo prevede che a Priolo venga realizzata una bioraffineria per la produzione di biofuel e il primo impianto di taglia industriale di riciclo chimico delle plastiche. Mentre a Ragusa, il sito verrà convertito in un centro polifunzionale di competenza e specializzazione a supporto delle filiere della bioraffineria. Con ciò, si punta a creare in Sicilia il Polo del combustibile green.

A Brindisi, verrà avviata una gigafactory di accumulatori stazionari di stoccaggio in batterie di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, fondamentali per lo sviluppo della filiera green del nostro Paese. Ad ogni modo, sarà tenuto in manutenzione l'impianto di etilene, pronto a riprendere la produzione ove si creassero migliori condizioni di mercato, soprattutto nel caso in cui avesse successo l'azione di revisione normativa che il Governo sta portando avanti in Europa. Abbiamo, altresì, istituito un tavolo di coordinamento che avrà la funzione di monitorare l'attuazione di questi precisi impegni assunti dall'azienda. Al contempo, nei giorni scorsi ENI ha anche confermato ai rappresentanti della regione Sardegna la strategicità dell'impianto di Porto Torres. Ciò detto, si rappresenta che il Piano di riconversione sarà oggetto dell'incontro con le imprese dell'indotto Versalis convocato dal Ministro Urso per il prossimo 29 aprile presso il Ministero, al quale parteciperanno anche l'azienda, i sindacati e le regioni. Fermo restando la competenza della Presidenza del Consiglio dei ministri sull'operatività della cabina di regia prevista dalla legge n. 34 del 2022, per quanto di competenza del MIMIT, ricordo che l'area di Porto Torres è stata riconosciuta quale “area di crisi industriale complessa” ed è stato sottoscritto l'accordo di programma per dare attuazione al Progetto di riconversione e riqualificazione industriale, con una dotazione finanziaria pari a 22 milioni di euro, 20 dei quali di risorse statali per interventi ai sensi della legge n. 181 del 1989. Tra gli obiettivi del Progetto di riconversione e riqualificazione industriale vi è proprio quello di promuovere investimenti nel settore della chimica verde e della bioeconomia. In esito agli avvisi pubblici, sono arrivate domande di finanziamento di diverse iniziative imprenditoriali: una di queste domande è stata ammessa, altre 5 sono in istruttoria.

Anche per questo motivo, il MIMIT sta seguendo con attenzione l'andamento degli impianti del settore, al fine di mettere in atto i necessari interventi, in sinergia con gli enti territoriali. Il Governo, dunque, continuerà nel suo impegno per rilanciare la chimica, rendendola un settore competitivo e protagonista nella transizione green, garantendo al contempo la riconversione industriale e l'occupazione.

SILVIO LAI. Grazie, Presidente, e grazie al Governo. Non posso certamente rappresentare una soddisfazione rispetto a questa risposta che il Governo ha dato. E non posso che esprimere profonda preoccupazione e - mi permetta - anche un forte senso di indignazione di fronte alla gestione fallimentare della chimica di base nel nostro Paese, con particolare riferimento alle scelte operate da ENI attraverso la sua controllata Versalis e alla paralisi istituzionale che ha segnato il cosiddetto progetto “Chimica Verde”. Parliamo di un settore, quello chimico, che è strategico per la transizione ecologica, ma anche per l'autonomia industriale, nazionale ed europea, e per migliaia di lavoratori.

Eppure, da anni assistiamo a un progressivo smantellamento che rischia di diventare irreversibile. In questi 31 mesi di Governo niente su questo versante è stato fatto per bloccare questo smantellamento. Anzi, la chiusura annunciata degli impianti di cracking a Brindisi e Priolo, dopo quelli di Gela e Porto Marghera, nonché la riduzione di vita a Porto Torres, segna una crisi strutturale della chimica di base italiana.

E chi la guida - in questo caso Versalis – sembra, nonostante le finzioni, sempre più preoccupato a liberarsi di questi asset non più considerati redditizi nel breve periodo, che a riconvertirli, rilanciarli e metterli al servizio dell'economia circolare, della bioeconomia e dell'innovazione, come fanno i Paesi più avanzati.

Secondo quello che lei ci ha detto, ENI annuncia 2 miliardi di investimenti. Sì, ma in quanti anni? Anche a Porto Torres erano miliardi quelli messi in campo con la chiusura del cracking e oggi se ne vedono i risultati perché, a distanza di 13 anni, non c'è nulla.

Il Governo annuncia tavoli di monitoraggio, ma in 31 mesi di Governo non convoca una cabina di regia, stabilita per legge in capo alla Presidenza del Consiglio. Quindi, che tipo di affidamento possiamo avere riguardo a questi annunci?

Ma è proprio su Porto Torres che vorrei soffermarmi. Dieci anni fa fu presentato alla stampa e alle istituzioni come un progetto pilota per la chimica verde in Europa, nato dalla joint venture con Novamont. Oggi quello che resta è un impianto ridimensionato, con gravi incertezze sul futuro occupazionale e industriale. Ciò che è più grave è che il Governo è silente. Mi riferisco, quindi, alla mancata attuazione dell'articolo 14 del decreto n. 17 del 2022, che prevedeva proprio la convocazione della cabina di regia sulla chimica verde in Sardegna. Ormai sono passati quasi tre anni: non un atto, una convocazione, una strategia nazionale. E adesso, finalmente, il 29 aprile: ma per dire che cosa, se il contesto generale è quello che lei ci ha rappresentato? Insomma, la chimica verde non è stata gestita, è stata abbandonata, ed è grave, in piena transizione ecologica, in piena corsa europea verso l'autonomia industriale, che l'Italia resti indietro senza un piano industriale e senza una regia politica.

Quello che vi dobbiamo chiedere e che ci chiediamo è se, di fronte alle evidenze della scelta di ENI di rivolgere lo sguardo solo al tema dell'energia, non sia necessario trovare un'altra strada per preservare storia, cultura e competenze della chimica italiana, piuttosto che consentire di chiuderla. La chimica è forse meno strategica dell'acciaio nel prossimo futuro?

Ecco, a complicare ulteriormente il quadro, la recente elezione di Donald Trump nel novembre scorso ha portato all'annuncio di dazi del 20 per cento su tutte le merci esportate dall'Europa verso gli Stati Uniti. E questo provvedimento avrà un impatto significativo anche sulla parte che riguarda la chimica. Infatti, per noi, su 67 miliardi di euro di esportazioni, che rendono gli Stati Uniti il secondo mercato di destinazione per l'Italia dopo la Germania, una componente significativa di 8,1 miliardi riguarda il settore chimico-farmaceutico. Stiamo parlando del 15 per cento. Ecco, a livello europeo, gli Stati Uniti sono i principali destinatari di queste esportazioni, con una quota del 20,6 per cento nel 2024 e l'interscambio del settore chimico-farmaceutico ha raggiunto 30 miliardi nel 2023.

Ecco, se dovesse essere confermata l'intenzione di applicare i dazi sino al 20 per cento - perché questa sembra la volontà chiara - sui prodotti europei, compresi quelli chimici, noi ci troveremo di fronte a una situazione paradossale: da una parte, l'industria italiana verrebbe danneggiata anche con riferimento a questi prodotti, in particolare quelli a maggiore valore aggiunto; dall'altra, però, questa situazione dovrebbe indurci a perseguire un'opportunità e a rafforzare il nostro sistema produttivo, a rendere l'Italia un polo europeo della chimica innovativa e sostenibile. Solo che, per farlo, servono delle scelte, serve una visione industriale, servono investimenti e, soprattutto, serve un Governo che ascolti il Parlamento e i territori, invece di lasciar spegnere una dopo l'altra le luci nei siti chimici italiani.

Ecco, la chimica verde non può restare un'illusione mediatica o un'incompiuta legislativa: o la rilanciamo ora con coraggio o perderemo competenze, occupazione e sovranità industriale, per usare un termine che a voi piace.

Serve un cambio di passo immediato che cominci da una cosa concreta in quella cabina di regia appena convocata per il 29 di aprile e, soprattutto, serve che in quella cabina di regia ci sia una chiara posizione del Governo verso una revisione delle scelte industriali di ENI-Versalis che oggi non rispondono all'interesse strategico del Paese, oppure verso una loro sostituzione.