Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
si apprende dagli organi di stampa che il giorno 20 novembre 2024 è stata eseguita un'operazione di polizia coordinata dalla procura della Repubblica di Trapani che ha portato all'arresto di 11 agenti della polizia penitenziaria operanti all'interno del carcere «Pietro Cirulli» e che altri 14 agenti sono stati sospesi dal pubblico servizio;
l'indagine, partita nel 2021, è scattata a seguito di denunce di alcuni detenuti della casa circondariale che avrebbero subito maltrattamenti. Sono complessivamente 46 gli indagati, nell'ambito di un'inchiesta su casi di tortura e abuso d'autorità;
come riferito dal procuratore Gabriele Paci «nel reparto blu, oggi chiuso per carenze igienico sanitarie, venivano portati i detenuti in isolamento, con problemi psichiatrici o psicologici, e subivano violenze e torture. Alcuni agenti agivano con violenza non episodica ma con una sorta di metodo per garantire l'ordine. A volte i detenuti venivano fatti spogliare, investiti da lanci d'acqua mista a urina e praticata violenza quasi di gruppo, gratuita e inconcepibile», ha sottolineato Paci. Circa venti i casi scoperti nel carcere di Trapani. Nel reparto dove avvenivano le violenze «fino a quel momento non vi erano telecamere – ha spiegato il procuratore Paci –. In questa sorta di girone dantesco sembra leggere parti dei Miserabili di Victor Hugo»;
il giudice per le indagini preliminari di Trapani Giancarlo Caruso ha qualificato la violenza come tortura, in alcuni di questi casi –:
se il Ministro interrogato non ritenga di dovere urgentemente fornire elementi in ordine ai gravissimi fatti avvenuti nel carcere «Pietro Cirulli» di Trapani;
se non ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a verificare e ricostruire i fatti che, se venissero accertati, rappresenterebbero un gravissimo caso di violenza e trattamenti inumani riconducibili a tortura, nonché se intenda proseguire nell'intento più volte manifestato di cancellare, o di «superare» le fattispecie di reato di cui agli articoli 613-bis e 613-ter del codice penale.