Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:
nei comuni della provincia di Agrigento si registra da tempo una grave crisi idrica che compromette la regolare fornitura di acqua potabile ai cittadini, con frequenti interruzioni e disservizi anche prolungati;
con delibera del Consiglio dei ministri del 6 maggio 2024 è stato dichiarato, per 12 mesi, prorogati di ulteriori 12, lo stato di emergenza in relazione alla situazione di grave deficit idrico in atto;
ciò nonostante, risultano scarse o assenti le azioni correttive da parte della Giunta regionale che non ha affrontato efficacemente l'emergenza idrica, e non vi sono programmi a breve concreti di realizzazione di infrastrutture idriche;
mentre i cittadini di Agrigento e della provincia fanno quotidianamente i conti con una crisi idrica sempre più grave, con i razionamenti sempre più frequenti, che incutono maggiore preoccupazione con l'approssimarsi dell'estate, dalle notizie giornalistiche dei giorni scorsi sono emerse ipotesi inquietanti circa la gestione di diversi appalti pubblici nelle province di Agrigento e di Trapani;
l'inchiesta della procura della Repubblica di Agrigento, che ha portato giorni fa ad alcuni arresti su un presunto giro di tangenti finalizzato a pilotare diversi appalti pubblici, ha messo nel mirino anche quello relativo al rifacimento della rete idrica della città di Agrigento, per un importo di 37 milioni di euro con Aica «Azienda idrica dei comuni agrigentini» quale stazione appaltante;
per la procura della Repubblica di Agrigento detto appalto, atteso in città da decenni, sarebbe stato pilotato grazie alla complicità di dirigenti e funzionari pubblici e assegnato a un consorzio di imprese che non avrebbe avuto i requisiti economici, organizzativi e finanziari per sostenere un lavoro di tale portata e complessità;
da quanto è emerso si comprenderebbero le ragioni che hanno portato alla dilatazione dei tempi per l'avvio di un'opera fondamentale, attesa da decenni, nella città che oggi è capitale della Cultura 2025: a giudizio degli interroganti un ritardo voluto, non accidentale, conseguenza diretta di un sistema corruttivo, che avrebbe sapientemente pilotato la procedura amministrativa verso l'aggiudicazione ad un'impresa «amica»;
su quanto è accaduto, indipendentemente dalle eventuali responsabilità penali a giudizio degli interroganti sussisterebbe la responsabilità del consiglio di amministrazione dell'Aica, per non avere adeguatamente vigilato e – quanto meno – per non aver compreso le anomalie nella definizione di un iter amministrativo lento e contorto, che ha causato anche nel 2023 la mancata finalizzazione di un primo finanziamento di 45 milioni di euro per scadenza dei termini di utilizzo, e per come evidenziato dall'istruttoria e dall'attività di vigilanza operata da Anac – giusto fascicolo n. 3157 del 2022 – a firma del presidente Giuseppe Busia;
a questo si aggiunge che l'incapacità di una dissennata gestione, che ha generato enormi disservizi ai cittadini – utenti, ha determinato una condizione di cronica sofferenza economico-finanziaria che ha portato il gestore in condizione di grave squilibrio di bilancio, colmato con ingiusti e vessatori aumenti – adeguamenti tariffari che, anche se dovuti, appaiono in questo difficile momento e contesto inopportuni;
a parere degli interroganti risulterebbe pertanto opportuno, in attesa dell'esito delle indagini e nel rispetto delle competenze della magistratura, attivare una gestione straordinaria e commissariale del servizio idrico integrato in provincia di Agrigento, alla luce di quanto esposto –:
di quali elementi dispongano in ordine ai fatti esposti e quali iniziative urgenti di competenza intendano adottare a tutela del bene pubblico acqua e della sua pubblica gestione, anche alla luce delle gravi criticità e lampanti anomalie descritte in premessa con riguardo alla gestione del servizio idrico integrato della provincia di Agrigento.