13/02/2023
Paolo Ciani
3-00159

Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da una testata giornalistica che in data 8 febbraio 2023 ad alcuni pescatori italiani, alla guida di quattro motopesca, è stato intimato di spegnere i motori delle proprie imbarcazioni in acque internazionali da parte di una motovedetta libica, motovedetta peraltro donata dall'Italia alcuni anni fa;

   il concreto pericolo li ha spinti a chiedere l'intervento della Marina militare italiana che ha sì scongiurato la cattura dei quattro motopesca invitando però i pescatori ad allontanarsi di 1.520 miglia verso nord per rientrare, di fatto, nelle acque nazionali e rinunciare all'attività di pesca che stavano lecitamente svolgendo;

   è noto che dal 2005 il Governo libico si comporta come se avesse la gestione esclusiva su tali acque internazionali e, ad oggi, nulla pare essere mutato sebbene l'episodio citato segua di pochi giorni l'incontro tra la Presidente del Consiglio dei ministri italiana e il Governo libico avvenuto in data 3 febbraio 2023;

   a conferma della situazione descritta vi è la registrazione della comunicazione radio, diffusa da mezzi stampa, intercorsa tra le motopesca italiane e la Marina militare italiana nella quale quest'ultima pare giustificare l'attacco libico con queste parole: «Anche se siete in acque internazionali, sapete benissimo qual è la situazione in atto»;

   la Convenzione di Montego Bay sul diritto del mare del 10 dicembre 1982 (entrata in vigore nel 1994), che regolamenta lo spazio marino che si estende oltre il mare territoriale, definito acque internazionali, afferma il principio della libertà dei mari, che comporta il riconoscimento a ciascuno Stato, sia costiero sia privo di litorale, di un uguale diritto di compiere attività di navigazione e pesca, a condizione che siano rispettati gli interessi degli altri Stati;

   la stessa Convenzione prevede oltretutto che le acque internazionali debbano essere riservate a scopi pacifici e nessuno Stato possa pretendere di assoggettarne alcuna parte alla sua sovranità e che ogni Stato esercita la sua giurisdizione solo sulle navi battenti la propria bandiera –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopraesposti e della loro gravità, considerato l'alto rischio di rapimento corso dai pescatori italiani;

   se i Ministri interrogati intendano spiegare quale sia la «situazione in atto» che emerge dalla registrazione della comunicazione radio tra la Marina militare italiana e le motopesca italiana;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano porre in atto per evitare che situazioni simili possano ripetersi e quali iniziative intendano intraprendere per tutelare la vita e il lavoro dei cittadini italiani che in maniera lecita svolgono le proprie attività, in acque internazionali.