20/11/2023
Marco Furfaro
Manzi, Casu
3-00809

Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che da diversi giorni sta girando, su diverse chat frequentate da studenti romani, un video-shock nel quale numerosi studenti di un istituto superiore di Monteverde di Roma, il «Federico Caffè» sono stati ripresi in piedi, sulla sedia o addirittura sul banco, chi in tuta e chi in jeans, in atteggiamento marziale e col braccio destro teso in avanti;

   dal video si vede che la scena è ripresa davanti ad un professore che osserva quei saluti romani e annuisce, mentre un altro studente al suo fianco riprende la scena con uno smartphone; un video che al momento sta sollevando molti interrogativi inquietanti e sul quale starebbe indagando anche la Digos e che sembrerebbe essere stato girato durante lo scorso anno scolastico;

   particolarmente grave sarebbe in questo caso la circostanza di un video che non costituirebbe la semplice bravata di un gruppo di ragazzi, ma che sarebbe stato girato in una classe alla presenza di un professore, all'interno di un ambiente in cui si formano le giovani generazioni e in cui lo studio della storia dovrebbe portare a evitare anche soltanto di ammiccare a un passato oscuro per il Paese e per la stessa città di Roma;

   tale atteggiamento inquietante, dunque, si connota di maggiore gravità in ragione dell'indifferenza dell'insegnante che, nel video, non appare stupito o intenzionato a biasimare il comportamento degli studenti;

   il dirigente scolastico ha dichiarato di essere venuto a conoscenza del video e ha assicurato di aver immediatamente provveduto a convocare un consiglio di classe straordinario, che si è svolto nei giorni scorsi, per l'approvazione di provvedimenti disciplinari che il consiglio riterrà di deliberare;

   il professore, intervistato dal quotidiano la Repubblica, ha dichiarato «di andare in classe in camicia nera come forma di ribellione», che «i ragazzi facevano così, ma lo facevano anche prima», che quel gesto «era una cosa folkloristica»;

   ad oggi, il docente non insegna più in quell'istituto, tuttavia, appare davvero difficile comprendere come un insegnante che usi certe parole possa svolgere il suo ruolo di formatore ed educatore;

   il gesto, già di per sé grave, viene reso ancora più inopportuno e intollerabile dal fatto che sia avvenuto a scuola, un luogo di sapere e conoscenza, dove vengono formate le nuove generazioni. Un luogo dove lo studio della storia dovrebbe aiutare a comprendere il passato per prendere le distanze da episodi oscuri;

   desta – dunque – gravissima preoccupazione la riproposizione all'interno di una scuola della simbologia di una bruttissima pagina della nostra storia e che costituisce un ennesimo schiaffo a tutte le vittime di quel regime, segnalando una crescente ondata nostalgica che sempre più frequentemente travolge i diritti e i valori fondanti della nostra Costituzione, nata sulle ceneri della sconfitta del nazi-fascismo –:

   se fossero giunte segnalazioni agli uffici preposti;

   quali iniziative di competenza intenda assumere in relazione al comportamento del docente, anche alla luce delle dichiarazioni rese al quotidiano la Repubblica;

   quali iniziative di competenza urgenti intenda adottare per evitare il ripetersi di inqualificabili fatti analoghi a quelli riportati in premessa, nonché per garantire che sempre e ovunque, in tutte le scuole di ogni ordine e grado, sia consolidato e ricordato il valore dell'antifascismo su cui è fondata la nostra Costituzione.