Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:
le prime due relazioni al Parlamento, nella XVIII legislatura, sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, hanno certificato il pieno conseguimento di tutti gli obiettivi riforme concordate entro i termini previsti;
nell'ultimo anno, i dati positivi lasciati dai precedenti Governi risultano, ad avviso degli interroganti, dilapidati, a causa delle incertezze dell'Esecutivo in carica e dei vaghi annunci circa l'«impossibilità» di raggiungere gli obiettivi entro il 2026, «spostamenti» di opere sulle altre fonti di finanziamento e «smantellamenti», cui non è seguito nessun atto concreto;
in sede di valutazione della proposta di revisione del PNRR del 24 novembre 2023, la Commissione UE ha approvato una modifica del target finale degli asili nido e delle scuole dell'infanzia, sia riducendo il numero da 264.480 a 150.480 che operando un taglio di 900 milioni destinati all'avvio della gestione del servizio di prima infanzia;
la misura relativa agli asili, come riportato, anche dall'ultima relazione del Governo sul PNRR, ha scontato una difficile fase di avvio legata alle criticità gestionali e amministrative che hanno messo in crisi la possibilità di raggiungere gli obiettivi prefissati già per fine giugno;
il mancato raggiungimento di tale obiettivo, insieme all'ultima revisione della Commissione UE, sono un campanello d'allarme di assoluta priorità per il nostro Paese, dove l'offerta di asili nido pubblici e di servizi per la prima infanzia è una delle più basse dell'Unione europea, se si considera che in Italia solo il 13,7 per cento dei bambini nella fascia 0-2 anni frequenta un servizio per la prima infanzia;
a parere degli interroganti, in totale miopia il Governo, di fronte a tale quadro, dichiara che «non sarà definanziato nessun intervento già aggiudicato» e assicura che «continuerà a investire in asili nido con un primo Piano asili da circa 530 milioni finanziato con le risorse già previste nel cosiddetto "decreto-legge Caivano" e che sarà adottato un secondo Piano asili, anche grazie alla possibilità di utilizzare i circa 900 milioni di euro di risorse nazionali rimodulate da altri piani di edilizia scolastica»;
gli ultimi dati Istat, emersi dall'audizione presso le Commissioni congiunte bilancio e politiche dell'Unione europea, sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, riportano un incremento dei prezzi delle costruzioni dal 2021 ad oggi solo del 12 per cento a differenza del 50 per cento dichiarato dal Governo a giustificazione dei ritardi;
secondo le stime pubblicate sul quotidiano la Repubblica tali risorse consentiranno di creare circa 20 mila nuovi posti, un quinto di quelli persi a causa della rimodulazione;
il non raggiungimento degli obiettivi sta impoverendo il carattere sociale del piano, allontanando il nostro Paese dalla possibilità di colmare il divario territoriale, penalizzando ulteriormente i comuni del Mezzogiorno;
come rilevato dalla stessa Corte dei conti nella relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR nel primo semestre 2023, recentemente pubblicata, occorre urgentemente rimuovere fattori di incertezza, sia per le iniziative che a seguito della revisione resteranno nell'ambito del PNRR, sia per quelle che ne saranno espunte, al fine di consentire a soggetti responsabili e attuatori gli opportuni adattamenti;
la povertà educativa si manifesta già nella prima infanzia: per un bambino che cresce in un contesto socio-economico svantaggiato, anche un solo anno di frequenza in un asilo nido di qualità contribuisce a ridurre in modo sostanziale i divari educativi con gli altri bambini –:
in considerazione dell'ultima revisione della Commissione UE e dei mancati obbiettivi, quali siano, allo stato attuale i progetti tagliati, anche a livello territoriale e, altresì, al fine di raggiungere l'obiettivo europeo della copertura dei servizi educativi per la prima infanzia, quali iniziative intenda avviare – anche in relazione ai nuovi fondi da assegnare – in modo da rispettare un criterio realmente perequativo tra territori e fornire certezze in merito agli obiettivi da raggiungere, anche ai fini delle prossime scadenze, e in particolare nei confronti dei comuni per i progetti finanziati dal PNRR.