Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
da articoli di stampa si apprende che i pullman interregionali, nazionali e internazionali in arrivo dall'Abruzzo a Roma non fermeranno più in largo Guido Mazzoni vicino alla stazione Tiburtina, ma in un'area sita all'interno del «nodo Anagnina» dove sorgerà il nuovo hub destinato alla sosta onerosa e alla fermata dei mezzi adibiti a linee di trasporto pubblico interregionali, nazionali e internazionali, penalizzando i numerosissimi pendolari che quotidianamente raggiungono la capitale;
di fronte alla notizia, la società, il 4 ottobre 2018 specificava: «L'autostazione costituisce il capolinea di tutti i servizi con autobus di lungo raggio che transitano a Roma per esplicita disposizione del Ministero delle infrastrutture e trasporti, che rilascia le relative autorizzazioni, tale da configurare un servizio pubblico che non può in alcun modo essere interrotto»;
l'assessore alla mobilità di Roma, Linda Meleo, in successive dichiarazioni, ha detto cose in contrasto con la propria delibera di delocalizzazione, affermando che ci sarà l'autostazione ad Anagnina, ma per i collegamenti interregionali, nazionali e internazionali dei pullman non abbandonerà l'area della stazione Tiburtina; tali affermazioni hanno determinato un clima di enorme confusione;
nella delibera approvata dalla giunta, si afferma la necessità di «procedere allo sgombero dell'area» di via Guido Mazzoni, attualmente gestita con le autorizzazioni scadute dalla società Tibus, e si stabilisce la «delocalizzazione» dell'autostazione nel nodo Anagnina con progetto definitivo dal costo di 624 mila euro;
il mancato aggiornamento del canone per la concessione della gestione dell'autostazione Tibus a Tiburtina avrebbe causato alle casse del Campidoglio perdite per 4 milioni di euro. Il danno erariale, secondo i magistrati contabili, è ascrivibile a sei dirigenti comunali che, nel 2008, scaduta la concessione risalente al 1999, hanno prorogato l'affidamento fino al 31 marzo del 2016 alle stesse condizioni economiche (circa 90 milioni di lire all'anno pari a 47 mila euro);
secondo quanto riportato da organi di stampa nei progetti dell'amministrazione capitolina il «nodo Anagnina» è una soluzione temporanea. Nel frattempo il dipartimento mobilità dovrebbe consegnare una lista di aree idonee e tra queste ci sarà il piazzale Est della stazione Tiburtina, il cui progetto però non è ancora pronto e nemmeno è stato inserito nella delibera;
non sono state fissate date per l'avvio dei lavori ad Anagnina che dovranno essere affidati con gara a evidenza pubblica. Anche la gestione dovrà essere messa a gara con ulteriore allungamento dei tempi;
non è chiaro a chi andrebbe la gestione del servizio, qualora Tibus abbandonasse l'area di largo Guido Mazzoni. Trattandosi di servizio pubblico, infatti, non sarebbe possibile sgomberare l'area senza un'alternativa;
la suddetta scelta dell'amministrazione capitolina, che appare agli interroganti «incompiuta», sconsiderata e contraddittoria, affronta una questione rilevante con modalità inadeguate che non tengono minimamente conto delle necessità dell'elevatissimo numero di pendolari abruzzesi — e in particolare dell'Abruzzo aquilano — che quotidianamente si recano a Roma. Una scelta che penalizza fortemente l'intera regione e L'Aquila, città capoluogo d'Abruzzo. Lo spostamento della stazione d'arrivo determinerà con certezza un ulteriore sovraccarico di traffico interno alla città capitolina e di utenti delle linee metro. Sarebbe opportuno sostenere — e non penalizzare — la mobilità dalle aree interne dell'Appennino abruzzese e, in particolare, dalle aree terremotate verso la Capitale, tenendo in considerazione la questione relativa alla sicurezza autostradale della tratta che collega Roma con la città capoluogo della regione Abruzzo –:
quali orientamenti il Governo intenda esprimere in riferimento a quanto esposto e, conseguentemente, quali iniziative intenda intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze.