26/05/2022
Susanna Cenni
Quartapelle Procopio, Serracchiani, Incerti, Fassino, Delrio, Avossa, Boldrini, Critelli, Cappellani, Frailis, La Marca, Palazzotto, D'Elia, Berlinghieri, Madia, Rossi, Casu, Pollastrini, Ciampi
1-00656

La Camera,

   premesso che:

    le ricadute dell'attuale crisi tra Russia e Ucraina sull'andamento complessivo dell'economia globale sono evidenti e rischiano di diventare devastanti sul medio periodo, con risvolti importanti sul piano umanitario, in particolare sul fronte dell'alimentazione. La Russia è il maggior esportatore di grano a livello globale e con l'Ucraina gestisce circa un quarto delle esportazioni complessive; per quanto riguarda in particolare il grano tenero, Mosca ne esporta più del 20 per cento del totale. L'Ucraina rientra fra i primi cinque Paesi, dopo Stati Uniti, Canada e Francia e gestisce quasi il 10 per cento delle esportazioni. Un altro mercato, comunque collegato al problema dell'alimentazione globale, in cui la Russia svolge un ruolo decisivo è quello dei fertilizzanti; la sua produzione equivale al 15 per cento di quella mondiale;

    l'effetto domino del conflitto in Ucraina sulle speranze di ripresa economica post pandemia di molti Paesi rischia di essere devastante, a partire dal forte rialzo dei prezzi delle materie prime alimentari ed energetiche, di cui la Russia e Ucraina sono tra i maggiori esportatori;

    nell'attuale condizione di conflitto armato, è messa a rischio non solo la possibilità di esportare il prodotto ma anche in alcune aree di effettuare il raccolto. La Russia, in generale, non può esportare i suoi prodotti a causa delle sanzioni economiche, mentre per l'Ucraina la difficoltà maggiore è provocata dalla situazione in cui si trovano i principali porti nel Mar Nero, la rete stradale e le ferrovie. Ci sono quasi 4,5 milioni di tonnellate di grano bloccate nei porti ucraini a causa del conflitto armato;

    dall'inizio della guerra in Ucraina il prezzo di alcuni tipi di fertilizzanti è aumentato del 40 per cento, quello dell'orzo del 33 per cento, quello del grano 21 per cento. Inoltre, a causa delle alluvioni che si sono verificate in Cina nel 2021, le previsioni sul raccolto del 2022 non sono ottimistiche e gli esperti valutano che le importazioni cinesi tenderanno a crescere in modo importante, provocando un'ulteriore tendenza all'aumento dei prezzi. In questo contesto rischia di aggravarsi la situazione di Paesi come l'Egitto, il maggior importatore di grano del mondo, dove potrebbe verificarsi una situazione di carenza di pane e un'esplosione dei prezzi. Anche la Libia, un Paese già attraversato da una difficile situazione relativamente a stabilità e sicurezza, rischia di risentire fortemente dell'evoluzione della crisi, poiché da un punto di vista economico importa circa il 40 per cento del suo grano dall'Ucraina;

    secondo una stima del Pam (Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite) il conflitto armato in corso provocherà un incremento di 47 milioni delle persone che soffrono la fame, il cui numero potrebbe superare gli 800 milioni, tenendo conto degli effetti ancora notevoli della pandemia che ha stravolto il mondo e che colpisce ancora molti Paesi, lasciando ferite profonde sia nel sistema globale di supply chain sia negli equilibri macroeconomici di numerosi Paesi. Due anni di pandemia hanno visto deficit fiscali ampliarsi esponenzialmente e i livelli di debito espandersi a ritmi mai registrati da decenni. Già prima del conflitto gli attesi rialzi dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve americana rischiavano di rendere insostenibile il debito di numerose nazioni in via di sviluppo;

    nel breve termine a essere investiti saranno quei Paesi strutturalmente dipendenti dalle importazioni alimentari provenienti dal mar Nero, tra cui soprattutto le nazioni mediorientali. La produzione interna di molti Paesi dell'area Mena è da tempo insufficiente a far fronte alla domanda interna. Si aggraveranno crisi preesistenti come quelli in Siria, Yemen e Libano, mentre saranno in difficoltà Paesi finora relativamente sicuri dal punto di vista alimentare come Tunisia ed Egitto;

    a preoccupare sono anche le restrizioni alle esportazioni applicate da diversi Paesi. L'India, secondo produttore di grano al mondo dopo la Cina, in seguito al balzo dell'inflazione, ha bloccato l'export di grano. Iniziativa che fa seguito a quella dell'Indonesia di sospendere le esportazioni di olio di palma e a quella della Serbia e del Kazakistan di limitare le spedizioni di cereali all'estero e in Europa. Tali misure finalizzate a stabilizzare i prezzi interni sottraggono offerta al mercato internazionale, spingendo ancora più in alto i prezzi e rischiando l'emulazione di altri Paesi con un effetto domino sempre più pericoloso per i Paesi a bassa produzione interna e bisognosi di importare scorte dall'estero;

    l'allarme in Italia e in Europa è di diversa natura; un rimbalzo sui prezzi ci sarà, ma la quota di importazioni di grano tenero che proviene dai due Paesi, utilizzato principalmente per il pane e i dolci, è significativa ma non tale da creare difficoltà gravi: si tratta del 5 per cento nel caso dell'Italia, che importa dalla Russia per il 2,5 per cento il grano duro, utilizzato per la produzione della pasta;

    il rapporto della Rete globale contro le crisi alimentari che viene elaborato ogni anno dal Global network against food crises (Gnafc), analizzando le conseguenze della crisi ucraina sull'alimentazione globale, denuncia l'«impatto devastante sia sui Paesi in crisi alimentare sia su quelli già sull'orlo della carestia» e analizza il grave acuirsi di difficoltà che erano comunque già presenti: la situazione dell'insicurezza alimentare si era infatti aggravata progressivamente negli ultimi anni, ben prima dell'attuale conflitto;

    la popolazione in crisi alimentare (Fase 4) o di catastrofe alimentare (Fase 5) era già quasi raddoppiata tra il 2016 e 2021. Il numero delle persone in Fase 5, quindi con rischio di carestia e di morte diffusa, era passato da 93.000 (2016) a 570.000 (2021), con un incremento del 571 per cento. I Paesi più esposti sono l'Etiopia, il Sud Sudan, il Sud del Madagascar e lo Yemen. Non a caso Etiopia, Sud Sudan e Yemen sono attraversati da conflitti armati che hanno incrementato le difficoltà, mentre la regione meridionale del Madagascar è colpita da una siccità grave provocata dal riscaldamento globale. Nella Fase 4, di crisi alimentare, erano invece coinvolte, già nel 2021, 40 milioni di persone che vivono in 36 Paesi diversi;

    il rapporto identifica i tre fattori principali delle crisi alimentari: shock economici, guerre e cambiamento climatico. La crisi economici e sociale causata dall'emergenza sanitaria ha colpito duramente i Paesi già fragili. La pandemia ha causato un aumento diretto dell'insicurezza alimentare in 21 Paesi e ha interessato 30 milioni di persone. Oltre alla pandemia, guerre e conflitti rimangono tra le principali cause della fame: questo è vero per 24 Paesi e territori analizzati dal report. In Siria, Nigeria, Afghanistan, Congo e Sudan la fame è aumentata dell'80 per cento nel 2021 e questi Paesi raccolgono due terzi del numero totale delle persone in grave crisi alimentare;

    in queste condizioni la fame aumenterà a ritmi elevati e sarà sempre più mortale. «Se la comunità internazionale non agisce in supporto delle comunità rurali colpite dalla fame, il grado di devastazione sarà spaventoso. Serve un'azione umanitaria su scala globale per impedire tutto questo», si legge nel rapporto sulla Rete globale;

    con la pandemia i Governi hanno ricordato la lezione del 2008 e si sono impegnati a mantenere il flusso del commercio alimentare, nonostante i blocchi che hanno colpito porti, merci e mobilità del lavoro. Garantire che questo flusso continui e non subisca radicali interruzioni diventa essenziale ancora oggi;

    qualche giorno fa un appello in questo senso è stato sottoscritto da tutti i Paesi G20 e dall'Ucraina in sede di Amis – il Sistema informativo unitario sui mercati agricoli nato dopo il 2008 — sottolineando l'importanza di «garantire il regolare funzionamento dei mercati alimentari, evitando qualsiasi misura che turberebbe il commercio globale incidendo negativamente sulla sicurezza alimentare»;

    gli obiettivi della politica comune della pesca (Pcp) e della politica agricola comune (Pac) comprendono, tra l'altro, l'approvvigionamento di prodotti alimentari ad alto valore nutrizionale sul mercato dell'Unione europea, la riduzione della dipendenza del mercato dell'Unione europea dalle importazioni alimentari e la garanzia che i prodotti alimentari raggiungano i consumatori a prezzi ragionevoli. La pandemia di COVID-19 e ora l'invasione russa dell'Ucraina hanno reso ancora più evidente la necessità che l'Unione europea rafforzi la propria sicurezza alimentare e riduca la sua dipendenza da fattori di produzione importati da un l'unico fornitore o da un numero troppo esiguo di fornitori esterni all'Unione europea;

    il 9 marzo 2022 la Commissione ha tenuto la prima riunione del gruppo di esperti sul meccanismo europeo di preparazione e risposta alle crisi della sicurezza dell'approvvigionamento alimentare, di recente istituzione, per discutere della sicurezza alimentare, dell'impatto degli aumenti dei prezzi dell'energia e dei fattori di produzione e dell'impatto della guerra in Ucraina. Tale meccanismo mira ad aumentare la preparazione alle crisi migliorando il coordinamento e lo scambio delle migliori pratiche;

    l'Unione europea non solo deve acquisire una maggiore indipendenza in settori strategici quali la difesa o l'approvvigionamento energetico, ma deve anche essere in grado di assicurare la sicurezza alimentare in qualsiasi momento aumentando la resilienza nei settori in cui l'Unione europea dipende fortemente dalle importazioni. La crisi ucraina dimostra ancora una volta che la sicurezza alimentare non può essere data per scontata. La produzione alimentare europea dovrebbe essere considerata un settore strategico;

    i settori della pesca, dell'acquacoltura e della trasformazione forniscono prodotti ittici di alta qualità che soddisfano elevati standard nutrizionali, svolgendo un ruolo importante nel garantire la sicurezza alimentare globale. Il settore della pesca riveste un'importanza cruciale per la sicurezza alimentare europea e la situazione si è notevolmente deteriorata durante questa crisi a causa del rapido aumento dei prezzi globali dei principali prodotti di base per il settore e, in particolare, della volatilità dei prezzi dei carburanti, che hanno reso le operazioni di pesca non più economicamente sostenibili. La situazione richiede un'assistenza urgente, compresi aiuti diretti tali da garantire la continuità delle operazioni delle flotte pescherecce e il proseguimento delle operazioni lungo la catena di approvvigionamento dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura;

    vi sono importanti sinergie da realizzare e preservare al di là dell'attuale crisi, quali le pratiche agricole sostenibili che migliorano la qualità del suolo, rafforzando in tal modo la produttività e altre funzioni e servizi ecosistemici, tra cui il sequestro del carbonio e la regolamentazione della qualità dell'acqua. Il modo in cui l'Unione europea produce e consuma alimenti, bevande e altri prodotti agricoli dovrebbe essere coerente con le politiche e gli impegni dell'Unione europea, compresi gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e l'accordo di Parigi, al fine di garantire un solido equilibrio tra i tre pilastri della sostenibilità;

    è essenziale affrontare a breve termine il problema degli sprechi alimentari in tutte le fasi della filiera al fine di ridurre la pressione sull'approvvigionamento alimentare in Europa, visto in particolare che nell'Unione europea vengono sprecati ogni anno 88 milioni di tonnellate di prodotti alimentari, con costi associati per un valore stimato di 143 miliardi di euro. Affrontare lo spreco alimentare attraverso misure volte a conseguire l'obiettivo di riduzione degli sprechi alimentari nell'Unione europea del 30 per cento entro il 2025 e del 50 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli del 2014, nonché attraverso misure volte a eliminare gli inutili ostacoli legislativi al ritrattamento dei rifiuti di utilizzare come fertilizzanti organici, avrebbe un immediato effetto positivo sulla sicurezza alimentare nell'Unione europea;

    la Commissione e gli Stati membri contribuiscono al Programma alimentare mondiale rispettivamente con 465 milioni di euro e 1,47 miliardi di euro all'anno; la riserva di solidarietà e per gli aiuti d'urgenza ammonta a 1,2 miliardi di euro, di cui il 35 per cento (420 milioni di euro) può essere utilizzato per Paesi terzi; l'importo disponibile a titolo della riserva di solidarietà e per gli aiuti d'urgenza potrebbe non essere sufficiente e che potrebbe risultare necessaria un'ulteriore flessibilità di bilancio;

    il problema dell'insicurezza alimentare, nonostante gli innegabili progressi compiuti negli ultimi anni, rappresenta ancora un'enorme sfida per molte economie a basso e medio livello di reddito e, più recentemente, anche per parti importanti delle economie ad alto reddito, in cui il fenomeno assume connotati nuovi, in precedenza sconosciuti;

    per vincere la sfida dell'insicurezza alimentare non bisogna commettere l'errore di immaginare soluzioni semplicistiche a un problema che è estremamente complesso e richiede una strategia che preveda misure di intervento diverse, in grado di affrontare sia le sue dimensioni di breve che quelle di medio-lungo periodo. Il problema è quello di avere a disposizione meccanismi di protezione adeguati per garantire, in caso di crisi alimentare, una rete di sicurezza che aiuti quanti non sono in grado di avere accesso ad alimenti di qualità adeguata in quantità sufficienti. L'obiettivo non può che essere l'eliminazione della povertà e una crescita sostenibile delle disponibilità alimentari che tenga il passo con la crescita attesa della popolazione,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per fornire a tutte le regioni e città colpite dalla guerra, ai Paesi situati in prossimità della zona di conflitto, quelli con economie in via di sviluppo fragili e quelli che accolgono la maggior parte dei rifugiati ucraini un solido programma di aiuto alimentare umanitario a lungo termine, attraverso tutte, le sedi possibili, al fine di compensare l'interruzione della catena alimentare;

2) a favorire le iniziative necessarie per allestire percorsi terrestri preferenziali europei che permettano alle merci ucraine, bloccate nel terminal di Odessa, di entrare in territorio europeo;

3) ad intervenire in sede europea per salvaguardare i diritti dei Paesi in via di sviluppo alla sicurezza alimentare, quale mezzo per conseguire la sicurezza nutrizionale, la riduzione della povertà, catene di approvvigionamento globali;

4) a promuovere iniziative per prevenire comportamenti speculativi che mettono a repentaglio la sicurezza alimentare o l'accesso ai prodotti alimentari per i Paesi e le popolazioni vulnerabili, monitorando i mercati che incidono sul sistema alimentare, compresi i mercati a termine, al fine di garantire la piena trasparenza e condividendo dati e informazioni affidabili sugli sviluppi del mercato alimentare globale;

5) ad individuare e agevolare le iniziative per affrontare le conseguenze economiche e sociali della guerra in Ucraina nei settori della produzione agricola ittica e dell'acquacoltura, al fine di salvaguardare la sicurezza alimentare, adottando le iniziative necessarie per proteggere le imprese agricole, ittiche e dell'acquacoltura nazionali con misure di sostegno al fine di creare certezza e maggiori garanzie per mantenere e, ove necessario, aumentare la produzione alimentare da parte degli agricoltori e dei pescatori nazionali;

6) a collaborare con i partner dell'Unione europea in Medio Oriente e Nord Africa per affrontate la questione della sicurezza alimentare anche mediante organizzazione di una conferenza di emergenza sulla sicurezza alimentare, per affrontare le carenze di approvvigionamento alimentare a breve termine e, a medio termine;

7) ad adottare iniziative per ridurre la dipendenza dalle importazioni da Paesi terzi di energia, beni primari, sostanze chimiche e prodotti chimici, nonché per sostenere tecnologie e pratiche che dipendono in minor misura da questi fattori produttivi;

8) a monitorare attentamente i mercati dei prodotti alimentari agricoli e acquatici, prestando particolare attenzione alle speculazioni sui prezzi e garantendo nel contempo l'integrità del mercato unico;

9) ad affrontare i principali ostacoli individuati dagli agricoltori alla produzione di energia rinnovabile, vale a dire procedure complesse in materia di autorizzazioni e sovvenzioni, elevati costi di investimento, lunghi tempi di rimborso e accesso limitato al credito;

10) a valutare la possibilità e la fattibilità di mobilitare un sostegno finanziario supplementare per i settori più colpiti e ad adottare iniziative urgenti, mirate e provvisorie, per aiutare gli agricoltori ad attenuare gli effetti del forte aumento dei prezzi dei fertilizzanti;

11) a valutare la proroga delle misure in materia di sviluppo rurale legate alla COVID-19 al fine di affrontare gli attuali problemi di liquidità che mettono a rischio la redditività delle attività agricole e delle piccole imprese attive nel settore della trasformazione, della commercializzazione o dello sviluppo di prodotti agricoli;

12) a ribadire l'impegno a favore della sostenibilità e della sicurezza alimentare, sottolineando che tutti gli alimenti e i mangimi importati devono rispettare le norme dell'Unione europea in materia di sostenibilità e sicurezza alimentare, compresi i livelli massimi di residui di pesticidi e antimicrobici;

13) a favorire misure e incentivi per potenziare la resilienza, aumentando la circolarità e l'autosufficienza dei fattori di produzione, senza compromettere la capacità produttiva e la competitività dell'agricoltura, della pesca e dell'acquacoltura, accelerando l'accesso ai mercati delle proteine alternative, dei fertilizzanti organici, della protezione microbica delle colture e dell'agroecologia, in linea con gli obiettivi del Green Deal, consentendo, durante questo anno di transizione della Pac, di prendere in considerazione flessibilità temporanee e a breve termine con condizionalità e deroghe, e accelerando le procedure amministrative per conseguire tali flessibilità, in particolare alla luce della mancanza di investimenti, la riduzione della liquidità e l'incertezza del mercato a causa delle circostanze attuali;

14) ad adottare iniziative per applicare misure eccezionali, compresi gli aiuti all'ammasso privato, per i prodotti agricoli che si trovano ad affrontare problemi di mercato;

15) ad adottare iniziative per creare un meccanismo che consenta alle organizzazioni non governative e ad altri organismi di accedere ai prodotti provenienti dall'ammasso privato per contribuire a garantire la sicurezza alimentare nei Paesi in via di sviluppo;

16) ad affrontare le carenze evidenziate dall'eccessiva dipendenza dalle importazioni di energia, i mangimi e fertilizzanti da singoli fornitori o da un numero troppo esiguo di fornitori e dalla mancanza di diversificazione delle catene di approvvigionamento;

17) ad assumere iniziative per accelerare il conseguimento degli obiettivi del Green Deal, che rafforzerà la solidità delle catene di approvvigionamento alimentare dell'Unione europea nell'ambito di un'economia circolare verde e offrirà incentivi agli agricoltori, ai pescatori e alle parti interessate lungo la filiera alimentare affinché si orientino verso metodi e strumenti di produzione più sostenibili, efficienti e autosufficienti, ricorrendo maggiormente a strumenti innovativi, tecnologie di coltivazione e processi e pratiche sostenibili, che contribuiranno a ridurre la dipendenza dell'Unione europea dai fattori produttivi importati, anche mediante investimenti a breve termine per aumentare l'adozione di tecnologie e pratiche volte a conseguire gli obiettivi della strategia «dal produttore al consumatore»;

18) a compiere tutti gli sforzi necessari per garantire che non si verifichino carenze alimentari, in particolare nelle regioni vulnerabili, al fine di evitare una diffusa instabilità geopolitica;

19) alla luce della guerra in corso in Ucraina e dell'ulteriore pressione sulle catene alimentari dell'Unione europea nei settori dell'agricoltura, della pesca e dell'acquacoltura, a valutare i potenziali impatti sulla sicurezza alimentare e a commissionare altresì uno studio completo sulla dipendenza del sistema alimentare nazionale dai fattori di produzione e dalle loro fonti;

20) a valutare con urgenza come sviluppare un sistema agricolo e della pesca più autonomo che produca alimenti e mangimi nel lungo periodo, riducendo la dipendenza nazionale dalle importazioni e aumentando la produzione interna;

21) ad assumere iniziative volte ad attuare misure di emergenza per sostenere la pesca, l'acquacoltura e l'intera catena del valore (trasformazione, commercio al dettaglio e altro) includendo: compensazione agli operatori per il mancato guadagno e i costi aggiuntivi; sostegno per la cessazione temporanea delle attività di pesca e sostegno alle organizzazioni di produttori e all'intera catena del valore dei prodotti ittici per lo stoccaggio temporaneo dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura;

22) in linea con la rapida attuazione della direttiva sulle pratiche commerciali sleali, a prestare particolare attenzione alla redditività dell'agricoltura e al ruolo significativo dei dettaglianti nel determinare un equo rendimento per i produttori, in particolare alla luce delle pressioni derivanti dall'aumento del costo dei fattori di produzione, ma in egual misura, alla loro responsabilità di garantire che i prodotti alimentari rimangano accessibili, anche economicamente, si consumatori;

23) ad adottare iniziative volte a garantire che il processo decisionale politico a livello internazionale sia incentrato sulla sicurezza alimentare, al fine di evitare la scarsità e garantire la sicurezza nutrizionale nei Paesi più vulnerabili, dando priorità agli usi alimentari dei prodotti agricoli e prevenendo gli ostacoli al commercio internazionale di prodotti alimentari;

24) a sostenere in ogni sede multilaterale, a partire dalla Fao e dalle altre agenzie dell'Onu del polo romano, tutte le iniziative volte al supporto della sicurezza alimentare in particolare nei Paesi in via di sviluppo, con particolare riferimento agli strumenti di facilitazione degli approvvigionamenti dei beni agricoli primari;

25) a sostenere l'Agricultural market information system (Amis), per migliorare la trasparenza dei mercati agricoli internazionali;

26) ad adottare iniziative per affrontare il problema degli sprechi alimentari in tutte le fasi della filiera, al fine di ridurre la pressione sull'approvvigionamento alimentare attraverso misure volte a conseguire l'obiettivo di riduzione degli sprechi alimentari dell'Unione europea del 30 per cento entro il 2025 e del 50 per cento entro il 2030 rispetto allo scenario di riferimento del 2014.