La Camera,
premesso che:
il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha prorogato il mandato della missione Minurso per il Sahara Occidentale per un anno, fino al 29 ottobre 2023; riaffermato la sua volontà di aiutare le parti a pervenire ad una soluzione politica giusta, durevole e mutuamente accettata che garantisca l'autodeterminazione del popolo del Sahara Occidentale secondo i princìpi enunciati dalla Carta delle Nazioni Unite; chiesto alle parti e agli Stati vicini di cooperare con le Nazioni Unite, al fine di superare l'impasse in cui si trovano da tempo i negoziati, e di adoperarsi per una soluzione politica capace di rinforzare la cooperazione tra gli stati del Maghreb e di contribuire a garantire stabilità e sicurezza nella regione del Sahel; richiesto un maggiore impegno nel garantire il rispetto dei diritti umani nel Sahara Occidentale e ha incoraggiato le parti a collaborare con la comunità internazionale per mettere a punto ed applicare misure credibili che garantiscano pienamente il rispetto dei diritti umani; accolto con soddisfazione l'impegno preso dalle parti di proseguire i negoziati diretti sotto l'egida delle Nazioni Unite, che considerano inaccettabile il consolidamento dello status quo nel Sahara Occidentale;
l'inviato speciale delle Nazioni Unite, Staffan de Mistura, ha sentito le parti e incontrato l'Algeria e la Mauritania;
diverse risoluzioni del Parlamento europeo ed italiano chiedono da tempo il rispetto dei diritti umani nel Sahara Occidentale;
le risoluzioni delle Nazioni Unite, del Consiglio di sicurezza e dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite sul conflitto nel Sahara Occidentale hanno ribadito più volte il diritto all'autodeterminazione del popolo saharawi, da realizzarsi attraverso un referendum, al fine di arrivare ad una «soluzione politica giusta, durevole e mutuamente accettabile», che possa garantire la stabilità, lo sviluppo e l'integrazione nella regione del Maghreb;
la Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi (RASD) è stata riconosciuta come stato libero ed indipendente dall'Unione africana e da più di ottanta Paesi nel mondo, anche nell'ottica di assicurare un adeguato sostegno al processo di ammissione della RASD alle Nazioni Unite;
la difficile situazione nel Sahel rischia di accrescere l'instabilità e l'insicurezza nell'area e rende la soluzione del conflitto del Sahara Occidentale più urgente che mai;
le gravi violazioni dei diritti umani perpetrate dal Regno del Marocco nel Sahara Occidentale, così come evidenziato dai rapporti di Amnesty International, di Human Rights Watch, dall'Organizzazione mondiale contro la tortura, dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani e dalla fondazione Rober F. Kennedy, suscitano viva preoccupazione per il possibile degenerare della situazione dei diritti umani in quest'area;
i civili saharawi, all'interno dei territori occupati dal Marocco, sono privati dei diritti più elementari (diritto di associazione, di espressione, di manifestazione) e la repressione nei loro confronti continua tuttora, come denunciano le organizzazioni internazionali di difesa dei diritti umani;
l'ufficio delle Nazioni Unite dell'Alto commissario per i diritti umani ha espresso preoccupazione per le durissime sentenze emesse il 17 febbraio 2013 dal tribunale militare di Rabat nei confronti di venticinque civili saharawi, arrestati la notte tra l'8 e il 9 novembre 2010, dopo lo smantellamenti del «campo della dignità» di Gdeim Izik, nei pressi di El Aioun, la capitale del Sahara Occidentale, senza aver tentato di fare chiarezza sui fatti e senza avere reali prove di colpevolezza, come hanno testimoniato i rapporti degli osservatori internazionali presenti al processo;
la riduzione degli aiuti ai profughi saharawi, dovuta alla crisi economica mondiale, da parte di tutti i soggetti internazionali, sta determinando effetti devastanti sulla popolazione saharawi nei campi di rifugiati di Tindouf (Algeria);
la questione del Sahara Occidentale è stata oggetto, il 21 dicembre 2016, di una sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea (C/104/16P) che ha escluso il Sahara Occidentale dall'accordo di libero scambio tra l'Unione europea e il Marocco, in considerazione dello status separato e distinto del Sahara Occidentale, in forza della Carte delle Nazioni Unite e del principio di autodeterminazione dei popoli. Ciò significa che i prodotti agricoli e della pesca con i quali il Regno del Marocco invade i mercati europei, che provengono in massima parte dallo sfruttamento del Sahara Occidentale, derivano nei fatti da un'attività illegale;
il 27 febbraio 2018 una seconda sentenza dell'Alta corte europea (Grande sezione-causa C-266/16) ha dichiarato che, in considerazione del fatto che il territorio del Sahara Occidentale non fa parte del territorio del Regno del Marocco, le acque adiacenti al territorio del Sahara Occidentale non rientrano nella zona di pesca marocchina;
tutto ciò premesso e considerato,
impegna il Governo:
1) ad adottare ogni iniziativa utile volta a sostenere i negoziati diretti sotto l'egida delle Nazioni Unite, tra il Regno del Marocco e il Fronte Polisario, al fine di realizzare al più presto il referendum di autodeterminazione come previsto dal piano di pace del 1991 e ad avviare un cessate il fuoco;
2) ad attivarsi nelle opportune sedi affinché il nuovo inviato speciale ONU sia messo nelle condizioni d'avviare dei negoziati tra le parti e il mandato della missione Minurso sia ampliato al monitoraggio dei diritti umani in Sahara Occidentale;
3) ad intraprendere ogni utile iniziativa in ambito europeo che favorisca il superamento dello stallo in cui verte il negoziato internazionale nel rispetto del diritto all'autodeterminazione del popolo del Sahara Occidentale in conformità con le risoluzioni delle Nazioni Unite e dell'Unità africana con indubbi benefìci nelle relazioni tra Italia e i Paesi del Nordafrica;
4) a chiedere alle autorità di Rabat la liberazione immediata di tutti i prigionieri politici saharawi ancora nelle carceri marocchine e il rispetto dei diritti fondamentali in conformità con quanto stabilito dall'articolo 12 comma 4 del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici delle Nazioni Unite;
5) ad adottare iniziative per assicurare il rispetto delle sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea che attestano la non applicabilità di qualsiasi tipologia di accordo tra Unione europea e Marocco al Sahara Occidentale in quanto territorio distinto e separato dal Marocco, a meno che ciò non avvenga con l'esplicito consenso del popolo saharawi;
6) a chiedere in ogni sede europea ed internazionale di incrementare lo stanziamento fondi destinati agli aiuti umanitari per i rifugiati che dal 1975 vivono in esilio nei campi di Tindouf in Algeria;
7) a continuare la collaborazione attiva con la rappresentanza del Fronte Polisario, in qualità di legittimo rappresentante del popolo saharawi e riconoscere alla rappresentanza del Fronte Polisario in Italia lo status diplomatico come è stato fatto in passato per altri movimenti di liberazione riconosciuti dalle Nazioni Unite come interlocutori ufficiali in processi di pace.