La Camera,
premesso che:
nel mese di gennaio 2019, su delega della procura distrettuale antimafia di Catania, la polizia ha eseguito il fermo di 19 persone gravemente indiziate, a vario titolo, per reati di associazione a delinquere di tipo mafioso connessi ad un'organizzazione armata denominata Vikings o Supreme Vikings confraternity, finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione, trasporto e cessione di cocaina e marijuana e violenza sessuale aggravata;
particolarmente allarmante è apparsa la circostanza che tale associazione, fortemente radicata sul territorio e saldamente in mano alla cosiddetta «mafia nigeriana», avesse la sua base operativa all'interno del centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo, uno dei centri di accoglienza per rifugiati più grandi in Europa, da dove tale associazione criminale ha assunto e conservato il predominio sulle altre comunità di stranieri presenti all'interno del centro di accoglienza, creando nei loro confronti anche un forte assoggettamento di tipo omertoso;
in questo contesto destano particolare preoccupazione le politiche portate avanti dall'attuale Governo che, a partire dal decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, recante, tra le altre, disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale, immigrazione e sicurezza pubblica, volte innanzitutto a chiudere i piccoli centri di accoglienza presenti sul territorio e gestiti in coordinamento con i comuni, sistematicamente smantellando il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar), che prevedeva la distribuzione su base volontaria di migranti in piccoli gruppi in ragione di tre per ogni mille abitanti;
appare infatti opportuno ricordare che il cosiddetto Sprar è un sistema che esiste da oltre sedici anni, che è stato considerato da tutti i Governi (compresi quelli di centro-destra) come il sistema «modello» da presentare in Europa e che ha dimostrato che solo l'accoglienza in strutture diffuse, seguite da personale qualificato, in numero adeguato e attraverso una appropriata distribuzione sul territorio dei richiedenti asilo, agevola l'autonomia e l'indipendenza delle persone, da un lato, ed i processi di integrazione dall'altro;
altrettanto grave, e sorretta da motivazioni meramente ideologiche, è stata la scelta operata dallo stesso «decreto sicurezza» di sopprimere a livello legislativo l'istituto del permesso di soggiorno per motivi umanitari, ossia la forma di permesso di soggiorno che era stata maggiormente utilizzata nel nostro ordinamento; una scelta che ha determinato l'ingresso in clandestinità, dall'oggi al domani, per moltissimi migranti che lavoravano, studiavano ed erano perfettamente integrati nel nostro Paese e che, a partire dall'entrata in vigore del decreto, o dalla scadenza del permesso in precedenza concesso, da migranti legali sono improvvisamente diventati clandestini, privi di diritti e facile preda di delinquenti e criminali;
allo stesso modo, la cosiddetta «politica di chiusura dei porti», consistita nella mancata autorizzazione ad attraccare per le navi cariche di migranti salvati in mare che si trovavano nei pressi delle coste italiane, ha messo a repentaglio la vita di persone, incluse donne e bambini, in fuga da guerre e torture e stremate da giorni di viaggio, al solo fine di dimostrare all'Europa l'intransigenza italiana; essa ha portato all'unico concreto risultato di aver esposto il nostro Paese alla responsabilità sul piano internazionale, derivante dalla violazione di obblighi vincolanti per l'Italia, che prevedono il necessario salvataggio, prima di tutto, delle vite in mare, collocandoci in una posizione marginale e di grande isolamento politico-diplomatico, non certo utile a trovare soluzioni condivise per la gestione di un problema estremamente complesso quale quello relativo ai flussi migratori;
tale isolamento sul piano europeo ed internazionale ha finito per determinare una progressiva erosione di credibilità da parte dell'Italia e di indebolimento della sua capacità negoziale, con gravi conseguenze politico-diplomatiche innanzitutto in sede europea, dove, per esempio, è di fondamentale importanza la riforma del «regolamento di Dublino», tale da prevedere una redistribuzione obbligatoria dei richiedenti asilo tra gli Stati europei, di cui beneficerebbero l'Italia e gli altri Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, ma che allo stato attuale è in fase di stallo perché fermamente avversata proprio dai principali alleati del Ministro dell'interno a livello europeo, ossia i Paesi del cosiddetto. Gruppo di Visegrad, guidati dal leader ungherese Orban;
un isolamento ulteriormente accentuato, poi, dall'improvvida scelta dell'Italia di non aderire al Global Compact for migration, un trattato predisposto in sede Onu e firmato da 193 Paesi nel 2016, che afferma come punto di partenza il principio che le migrazioni vanno affrontate a livello globale e volto a creare una rete internazionale per rendere le migrazioni sicure, ordinate e regolari; un trattato, dunque, che avrebbe finito per aiutare maggiormente proprio quei Paesi, come l'Italia, che anche in ragione della propria collocazione geografica, sono comunque maggiormente esposti ai fenomeni migratori;
ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo destano, dunque, sgomento e grande preoccupazione, non solo per la disumanità, ma anche per l'assoluta inefficacia, le scelte politiche e legislative portate avanti da questo Governo, che denotano sistematicamente come l'approccio ad un tema così delicato e complesso – sia per le vite umane coinvolte, sia per la sicurezza dei cittadini – sia unicamente sorretto da scelte meramente demagogiche e superficiali, improntate ad una logica sempre emergenziale e settoriale, il cui unico scopo è di rilanciare la questione migratoria come un tema da perenne campagna elettorale, prescindendo dall'efficacia delle soluzioni individuate, dalla loro conformità alle norme di diritto internazionale, nazionale ed europeo e da una visione globale e multilaterale, approfondita e di lungo periodo,
impegna il Governo:
1) ad adottare ogni iniziativa utile, nelle opportune sedi europee, volta rilanciare la proposta di revisione del regolamento 604/2013, detto «Dublino III», approvata dal Parlamento europeo il 16 novembre 2017, che stabilisce un'equa ripartizione della responsabilità relativa all'accoglienza dei richiedenti asilo in Europa, anche prevedendo una partecipazione assai più assidua del Governo alle riunioni convocate in sede europea su questo tema, alla luce del fatto che su numerosi vertici convocati per discutere tale riforma il Ministro dell'interno ha spesso disertato le riunioni, preferendo sostenere la linea dei Paesi di Visegrad, palesemente contraria agli interessi del nostro Paese;
2) a rivedere quanto prima la precedente decisione di sospendere l'adesione dell'Italia al Global Compact for safe, orderly and regular migration, anche sulla base della considerazione che proprio un Paese come l'Italia, esposto a consistenti flussi migratori, anche in ragione della propria posizione geografica, necessita più di altri Paesi di una forte condivisione delle proprie posizioni sia a livello europeo che internazionale;
3) ad adottare iniziative per rivedere quanto prima le scelte di politica legislativa e il complessivo impianto sotteso al «decreto sicurezza», sia per quanto riguarda il complessivo indebolimento del sistema Sprar, sia per quanto riguarda la contestata decisione circa l'avvenuta abrogazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, che, lungi dal rendere il nostro Paese più sicuro e protetto, come sistematicamente proclamato da esponenti del Governo in carica, hanno semplicemente spinto nella clandestinità e nell'illegalità persone di Paesi terzi che fino ad oggi studiavano, lavoravano ed erano perfettamente integrate nel nostro Paese;
4) a rivedere quanto prima l'infausta politica di «chiusura dei porti», che, lungi dall'affrontare in maniera efficace e con visione di lungo periodo il fenomeno degli sbarchi in Italia, si è concretizzata ogni volta in quella che appare ai firmatari del presente atto di indirizzo una mera tenuta in ostaggio, per giorni, di un pugno di migranti inermi e nell'esposizione dell'Italia alla violazione di precisi obblighi internazionali vincolanti anche per il nostro Paese, con l'unico effetto meramente propagandistico, ma dalle ricadute elettorali significative, di distogliere l'attenzione dai gravi problemi economici che stanno affliggendo il nostro Paese.
Seduta del 27 febbraio 2019