22/10/2018
Stefania Pezzopane
Viscomi, Delrio, Enrico Borghi, Carnevali, De Maria, Gribaudo, Fiano, Lepri, Morani, Rotta, Annibali, Anzaldi, Ascani, Bazoli, Benamati, Berlinghieri, Boccia, Bonomo, Bordo, Boschi, Braga, Bruno Bossio, Buratti, Campana, Cantini, Carla Cantone, Cardinale, Carè, Ceccanti, Cenni, Ciampi, Colaninno, Critelli, Dal Moro, D'Alessandro, De Filippo, De Luca, De Menech, De Micheli, Del Barba, Del Basso De Caro, Di Giorgi, Marco Di Maio, Fassino, Ferri, Fragomeli, Franceschini, Fregolent, Gadda, Gariglio, Giachetti, Giacomelli, Giorgis, Guerini, Incerti, La Marca, Lacarra, Librandi, Losacco, Lotti, Madia, Gavino Manca, Mancini, Marattin, Martina, Mauri, Melilli, Miceli, Migliore, Minniti, Mor, Morassut, Moretto, Morgoni, Mura, Nardi, Navarra, Nobili, Noja, Orfini, Orlando, Padoan, Pagani, Ubaldo Pagano, Paita, Pellicani, Piccoli Nardelli, Pini, Pizzetti, Pollastrini, Portas, Prestipino, Quartapelle Procopio, Raciti, Rizzo Nervo, Andrea Romano, Rosato, Rossi, Scalfarotto, Schirò, Sensi, Serracchiani, Siani, Topo, Ungaro, Vazio, Verini, Zan, Zardini
1-00063

 La Camera,

   premesso che:

    a partire dal 2015, come testimoniano i rapporti Svimez, il Mezzogiorno è tornato a crescere, dopo ben 7 anni di crisi che lo hanno portato a livelli rapportabili a quelli degli anni 70;

    il prodotto interno lordo è cresciuto, l'occupazione ha fatto registrare oltre 90 mila posti in più rispetto all'anno precedente, i consumi finali interni in questa macro-area sono tornati a crescere così come gli investimenti privati, anche nei settori industriali e nell'edilizia;

    durante gli anni di crisi, il ritardo del Mezzogiorno rispetto alla restante parte del Paese si è però gradualmente ampliato e differenziato territorialmente: i differenziali di crescita tra le regioni del nostro Paese hanno nel tempo consolidato la presenza di due Italie dal punto di vista socio-economico sempre più diverse tra loro, generando forti squilibri che purtroppo continuano a produrre effetti dannosi per le prospettive di sviluppo non soltanto per il Mezzogiorno, ma anche per l'intero Paese;

    la competitività di un Paese è sempre la somma di quella di tutti i suoi territori: per il benessere nazionale, infatti, è necessario e utile puntare ad accrescere in tutte le regioni la capacità di creare impresa, occupazione e reddito. L'alternativa a questo scenario è esacerbare un dualismo, con il suo necessario carico di trasferimenti compensativi che diviene sempre più pesante economicamente, ma sempre meno sostenibile politicamente;

    dall'avvio della crisi economica si è verificata una persistente divergenza tra Nord e Sud, a sfavore delle regioni meridionali, nell'andamento della domanda interna, e in particolare dei consumi e della spesa in beni e servizi della pubblica amministrazione, ancora più accentuato per effetto del valore del moltiplicatore dei consumi collettivi al Sud, che risulta essere significativamente maggiore che nel resto del Paese;

    l'occupazione, nonostante la ripresa nel triennio 2015-2017, resta nelle regioni del Sud ancora lontana dai livelli antecedenti alla crisi economica, ancora una volta con una dinamica differente rispetto al Nord;

    il mercato del lavoro del Mezzogiorno è fortemente squilibrato a sfavore dei giovani, che nel 2007 rappresentavano il 30 per cento del totale degli occupati e nel 2017 il 22 per cento, mentre gli ultra cinquantenni sono cresciuti dal 13 per cento del 2007 al 22 per cento nel 2017;

    a livello demografico il Sud, con una riduzione continua nel numero di nascite e con un più debole contributo delle immigrazioni, e in assenza di interventi, è destinato ad essere l'area più vecchia d'Italia e tra le più vecchie d'Europa. Le aspettative sull'andamento dell'età media prevedono un incremento dagli attuali 43,3 anni ai 51,6 anni nel 2065. Questo dato indica una inevitabile riduzione della popolazione in età da lavoro e il conseguente effetto negativo sulle potenzialità di crescita del sistema economico e un ulteriore aggravio sui sistema di welfare;

    l'offerta degli asili nido nel nostro Paese è, ancora, insufficiente e diseguale. I posti censiti nelle strutture pubbliche e private riescono ad assicurare un posto al nido a poco più dei 20 per cento dei bambini sotto i 3 anni (l'Europa prevede che tale percentuale sia almeno del 33 per cento) e nelle regioni del Sud in alcune aree la percentuale non supera il 4 per cento. La ricerca in campo economico ed educativo dimostra che i servizi educativi per l'infanzia rappresentano l'investimento migliore che un Paese possa compiere, anche per sostenere l'occupazione femminile;

    la sistematica mobilità di capitale umano dal Sud verso il Nord del Paese e verso l'estero ha provocato un grave depauperamento della struttura demografica e del tessuto sociale. Tali flussi dal Mezzogiorno al Centro-nord hanno interessato in misura rilevante persone con un elevato titolo di studio: la quota dei laureati che si sposta dal Sud verso il Centro-nord è sempre superiore al 27 per cento;

    per sostenere l'istruzione, che è una delle principali leve per la promozione dell'innovazione e della crescita e, quindi, della competitività di un'area geografica con le conseguenti implicazioni in termini di prospettive occupazionali e di reddito degli individui, e affrontare la diminuzione del personale docente, particolarmente incisiva nelle regioni del Mezzogiorno, sono stati adottati negli anni più recenti numerosi interventi e stanziate specifiche risorse, sia per la riqualificazione dell'edilizia scolastica che, in chiave occupazionale, per lo sblocco degli scorrimenti di graduatoria dei docenti;

    il divario Nord-Sud è aumentato anche in relazione agli indicatori sugli standard dei servizi pubblici di base che impattano significativamente sulla qualità della vita e incidono sui redditi delle famiglie;

    la povertà assoluta è ulteriormente cresciuta nel corso del 2017: le famiglie in stato di povertà assoluta, che nel 2016 nel Mezzogiorno erano 700 mila, sono divenute 845 mila nel 2017. L'incidenza sul totale delle famiglie dell'area è passata dall'8,5 per cento al 10,3 per cento, valore circa doppio rispetto a quello del Nord (5,4 per cento);

    per il contrasto della povertà, in particolare al Sud, i Governi a guida del Partito Democratico nel corso dell'ultima legislatura hanno adottato specifiche misure: in particolare con l'approvazione della legge n. 33 dei 2017 e della sua disciplina attuativa (decreto legislativo n. 147 del 2017), è stata introdotta per la prima volta in Italia e in maniera strutturale una misura unica nazionale di contrasto alla povertà, il reddito di inclusione (Rei), derivata dal confronto istituzionale con le regioni e con i rappresentanti dell'ANCI e con l'alleanza contro la povertà, che costituisce livello essenziale delle prestazioni da garantire uniformemente in tutto il territorio nazionale e che prevede, oltre al beneficio economico, anche l'attivazione di servizi personalizzati per la ricerca di occupazione;

    secondo l'Agenzia per la coesione nel periodo 2013-2015 i fondi strutturali comunitari e il Fondo per lo sviluppo e la coesione (ex FAS) anziché andare a ridurre i divari territoriali in Italia hanno di fatto sostituito la spesa pubblica ordinaria in conto capitale rendendola sempre più irrilevante nel Mezzogiorno;

    uno studio Svimez ha stimato l'effetto di una redistribuzione della spesa pubblica in conto capitale effettuata in quota proporzionale alla dimensione della popolazione delle regioni italiane. Tale principio è già previsto dall'articolo 7-bis del decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, (cosiddetto decreto Mezzogiorno), convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2017, n. 18: se il criterio di distribuzione della spesa fosse esteso a tutti i livelli della pubblica amministrazione (e non solo all'amministrazione centrale in senso stretto) determinerebbe per il Mezzogiorno un aumento annuo degli investimenti pubblici di circa 4,5 miliardi di euro. Più prudentemente la relazione sui conti pubblici territoriali dell'Agenzia per la coesione territoriale, limitandosi al perimetro fissato dalla norma del decreto Mezzogiorno, calcola un impatto nell'ordine di 1,6 miliardi medi annui;

    al citato articolo 7-bis del decreto-legge n. 243 del 2017 è stata data parziale attuazione con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 agosto 2017 relativo alle modalità di monitoraggio della spesa ma è necessario emanare al più presto il secondo e determinante atto, ovvero la direttiva del Presidente dei Consiglio che dovrebbe individuare annualmente i programmi di spesa attraverso cui perseguire l'obiettivo del riequilibrio territoriale;

    relativamente alle politiche per l'innovazione tecnologica, che sono tra le principali fonti di vantaggio competitivo di un Paese ad economia avanzata, si registra un divario significativo tra il Mezzogiorno e il Centro-nord in termini di ricettività da parte delle imprese meridionali all'introduzione di innovazioni avanzate, all'assorbimento delle conoscenze e delle innovazioni che accompagnano tali innovazioni e, conseguentemente, alla propensione a investire risorse in attività di ricerca e sviluppo;

    la netta flessione delle agevolazioni concesse alle imprese durante gli anni della crisi ha investito il Mezzogiorno in misura più rilevante rispetto al centro-nord;

    secondo valutazioni contenute nel rapporto Svimez 2018 la crescita del Centro-nord è fortemente legata dagli andamenti dell'economia del Mezzogiorno per le seguenti principali considerazioni:

     a) 20 dei 50 miliardi di euro circa di residuo fiscale trasferito alle regioni meridionali dal bilancio pubblico ritornano al Centro-nord sotto forma di domanda di beni e servizi;

     b) gli stimoli della domanda provenienti dal Mezzogiorno producono effetti di traboccamento largamente superiori rispetto a quelli provenienti dal Centro-nord: più del 30 per cento dell'effetto moltiplicativo della domanda interna all'area del Mezzogiorno va a beneficio del Centro-nord;

     c) i flussi di capitale umano provenienti dal Mezzogiorno generano flussi di reddito in entrata significativi per le regioni del Centro-nord: si stima una perdita secca per il Mezzogiorno di circa 2 miliardi di euro l'anno in termini di spesa pubblica investita in istruzione per effetto della migrazione dei laureati ai quali si somma il valore dei consumi pubblici e privati annui attivati dall'emigrazione studentesca pari a circa 3 miliardi di euro;

    il masterplan per il rilancio del Mezzogiorno posto in essere dai Governi nel corso dell'ultima legislatura e i patti per lo sviluppo che ne sono derivati e che hanno interessato le otto regioni e le città metropolitane del Sud hanno consentito di promuovere interventi e di mobilitare risorse finalizzate alla crescita e al superamento di logiche meramente assistenziali ponendo la questione Mezzogiorno come politica per la crescita;

    alla concertazione tra Governo e amministrazioni regionali e locali si è aggiunta anche la spinta nel corso del 2017 data da misure varate attraverso la decretazione d'urgenza;

    in particolare il decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2017, n. 123, ha previsto, con la misura «Resto al sud» forme di incentivazione per i giovani volte a promuovere la costituzione di nuove imprese nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia;

    sono state introdotte le Zes (zone economiche speciali) per la promozione delle aree portuali e retro portuali del Mezzogiorno;

    infrastrutture, capacità di connessione, regole dei mercati, sostegno al credito, servizi, beni culturali, turismo sono i punti sui quali si è concentrata l'attenzione nell'ambito della declinazione territoriale dei patti;

    95 miliardi di euro di investimenti sono stati previsti entro il 2023, derivanti dai fondi strutturali (FESR e FSE) 2014-2020 pari a 56,2 miliardi di euro, di cui 32,2 miliardi di euro europei e 24 miliardi di euro nazionali, dai fondi di cofinanziamento regionale per 4,3 miliardi di euro e dal fondo sviluppo e coesione;

    l'obiettivo è stato quello di un'articolazione territorio per territorio, nella misura maggiormente aderente, possibile e meno astratta rispetto al passato;

    negli anni precedenti è stato introdotto un credito d'imposta per l'acquisto di beni strumentali in favore di impianti produttivi ubicati nelle regioni del Mezzogiorno;

    l'attuale Esecutivo sembra voler ridurre le politiche per il Mezzogiorno alla introduzione del cosiddetto reddito di cittadinanza;

    tale marginalizzazione del Sud era prevedibile anche in consideratone di quanto previsto nel cosiddetto contratto di Governo che al capitolo 25 recitava testualmente: «Con riferimento alle Regioni del Sud, si è deciso, contrariamente al passato, di non individuare specifiche misure con il marchio "Mezzogiorno", nella consapevolezza che tutte le scelte politiche previste dal presente contratto (con particolare riferimento a sostegno al reddito, pensioni, investimenti, ambiente e tutela dei livelli occupazionali) sono orientate dalla convinzione verso uno sviluppo economico omogeneo per il Paese, pur tenendo conto delle differenti esigenze territoriali con l'obiettivo di colmare il gap tra Nord e Sud»;

    questo approccio costituisce la premessa ad un progressivo disimpegno dalle politiche di sviluppo,

impegna il Governo:

1) a presentare una relazione al Parlamento sull'andamento dei masterplan sottoscritti entro il 31 dicembre 2018;

2) ad adottare iniziative per confermare misure strategiche come «resto al Sud» e il credito d'imposta per gli investimenti effettuati al Sud;

3) a promuovere misure incentivanti per l'assunzione dei giovani e delle donne da parte delle imprese che operano nel Mezzogiorno, anche attraverso misure di decontribuzione pluriennali non inferiori al 50 per cento;

4) allo scopo di realizzare politiche realmente incisive contro la povertà, a non smantellare il processo avviato con il reddito di inclusione, i cui beneficiari sono distribuiti in larga parte nelle regioni del Mezzogiorno, per dar vita a una nuova misura con un profilo radicalmente differente, come recentemente richiesto dalla Caritas e dall'Alleanza contro le povertà, assumendo tutte le iniziative di competenza per:

   a) incrementare l'ammontare del beneficio economico;

   b) allargare la platea dei beneficiari fino a raggiungere tutte le famiglie che secondo le stime dell'Istat si trovano in condizioni di povertà;

   c) favorire l'occupabilità e l'inserimento nel mercato del lavoro dei beneficiari del reddito di inclusione;

   d) potenziare i centri per l'impiego e la rete nazionale delle politiche attive del lavoro assicurando stanziamenti adeguati per innalzare la quota del fondo povertà destinata al rafforzamento delle misure e dei servizi sociali in ossequio al carattere peculiare del reddito di inclusione;

   e) rafforzare i programmi di reinserimento sociale attraverso le istituzioni pubbliche;

5) ad assumere tutte le iniziative di competenza al fine di attuare una redistribuzione di spesa pubblica per investimenti tra le diverse circoscrizioni territoriali in rapporto alla popolazione, dando applicazione all'articolo 7-bis del decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2017, n. 18, che prevede una quota tra il 30 per cento e il 40 per cento di spesa pubblica ordinaria in conto capitale da realizzare nelle regioni del Mezzogiorno;

6) tenuto conto delle carenze del Mezzogiorno nell'offerta per i servizi all'infanzia e delle sue criticità infrastrutturali, ad adottare iniziative per:

   a) assicurare disponibilità e accessibilità negli asili nido almeno al 33 per cento dei bambini come da parametri europei;

   b) assicurare risorse pluriennali per la messa a norma e l'ammodernamento degli edifici scolastici, proseguendo a proseguire nel piano di investimenti previsto da «Italia sicura» per la messa a norma e l'ammodernamento degli edifici scolastici;

7) ad assumere tutte le iniziative idonee per la lotta alle disuguaglianze territoriali in tema di formazione dei giovani e di diritto all'istruzione superiore attraverso una revisione dei criteri di finanziamento del sistema universitario nazionale incentrata:

   a) su una revisione dei parametri per il calcolo dei costi standard per studente;

   b) sul rifinanziamento del fondo di finanziamento ordinario in cui la quota premiale (oggi la principale causa di divaricazione tra aree geografiche) che deve essere aggiuntiva rispetto al finanziamento dell'anno precedente;

8) ad adottare iniziative per incrementare le risorse del fondo sanitario nazionale da destinare alle regioni del Mezzogiorno per ammodernamento delle strutture sanitarie e per implementazione di personale e macchinari funzionali a migliorare l'erogazione delle prestazioni, anche per ridurre il fenomeno della cosiddetta «emigrazione sanitaria»;

9) ad assumere tutte le iniziative di competenza al fine di:

   a) sfruttare il vantaggio competitivo naturale che il Mezzogiorno possiede quale piattaforma strategica nel Mediterraneo per intercettare i flussi commerciali in un'area sempre più al centro degli interessi dell'economia globale specie dopo il raddoppio del Canale di Suez e per proiettare l'Italia e l'Europa verso l'Africa e il Medio Oriente;

   b) irrobustire il vantaggio logistico attraverso un piano di investimenti pluriennale per il potenziamento e l'ammodernamento delle grandi infrastrutture stradali, ferroviarie, portuali e aeroportuali;

10) ad adottare le iniziative di competenza per promuovere il vantaggio fiscale attraverso la realizzazione di zone economiche speciali al fine di:

   a) attrarre importanti investimenti di logistica e industriali nei principali porti e interporti del Sud così da dotarli delle infrastrutture necessarie per farne snodi fondamentali per i nuovi flussi commerciali nel Mediterraneo;

   b) attrarre imprese nazionali ed estere per favorire la costruzione di filiere radicate sul territorio in grado di far crescere le piccole e medie imprese meridionali;

   c) sostenere il riposizionamento strategica delle imprese meridionali attraverso un maggiore orientamento verso l’export;

11) ad adottare le iniziative di competenza per autorizzare entro il 31 dicembre 2018 le Zes individuate nel Mezzogiorno ai sensi del decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91 convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2017, n. 123;

12) ad adottare le iniziative di competenza per rifinanziare gli incentivi all'autoimprenditorialità e all'autoimpiego di cui al decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 185 in relazione alla situazione del Mezzogiorno;

13) ad adottare iniziative per sostenere il sistema produttivo meridionale con politiche industriali che puntano sull'innovazione tecnologica al fine di offrire ai giovani concrete prospettive di occupazione nel Mezzogiorno, invertendo così la «fuga» di talenti al Nord del Paese e all'estero, attraverso interventi utili a:

   a) implementare l'innovazione tecnologica e organizzativa sia a livello di singole imprese che di gruppi di imprese e filiere produttive in linea con i paradigmi dell'industria 4.0;

   b) sostenere investimenti dal Centro-nord e dall'estero verso settori industriali e dei servizi innovativi tesi a sfruttare il patrimonio di conoscenze, competenze e know-how accumulati nel capitale umano formato nel Mezzogiorno, ma scarsamente utilizzato dal sistema produttivo locale;

   c) recuperare alla produttività le aree industriali in declino con programmi, anche sperimentali, di partenariato in grado di attrarre investimenti con vantaggi allocativi;

   d) indirizzare e promuovere lo sviluppo di iniziative imprenditoriali innovative a base tecnologica per farne una leva di rinnovamento dell'intero tessuto industriale più tradizionale;

   e) incentivare e sostenere le grandi e medie imprese high e med-tech operanti nel Mezzogiorno a dar vita a interventi di open innovation aprendo ponti e sinergie con il meglio del sistema della ricerca e dell'alta formazione locale;

   f) sostenere e semplificare la nascita e la crescita di spin-off e start-up come tipiche espressioni di una nuova cultura imprenditoriale innovativa;

   g) declinare a livello territoriale le misure del piano «Industria 4.0» prevedendo un rafforzamento delle intensità agevolative e/o una riserva di risorse nell'implementazione delle agevolazioni fiscali automatiche («nuova Sabatini», «super/iper ammortamento» credito d'imposta per le spese in ricerca e sviluppo;

14) ad adottare iniziative per prevedere un piano di manutenzione straordinaria della viabilità minore nonché sbloccare interventi infrastrutturali di particolare rilievo per la Sicilia e per l'ammodernamento e la messa in sicurezza della strada statale 106 Jonica a partire dal terzo macrolotto, come da delibera del Cipe n. 3 del 2018;

15) a potenziare l'alta velocità confermando il crono-programma per la Napoli-Bari e il prosieguo dell'alta velocità fino a Reggio Calabria;

16) a conseguire un miglioramento complessivo della qualità del sistema dei trasporti e di mobilità nel Mezzogiorno prevedendo un monitoraggio permanente che coinvolga compagnie aeree, società ferroviarie, autolinee e compagnie navali, con attenzione anche al traffico merci e alla intermodalità;

17) ad adottare, in relazione al particolare contesto del Mezzogiorno, iniziative per consolidare gli interventi previsti dalla legge 6 ottobre 2017, n. 158, in favore dei piccoli comuni a salvaguardia dei servizi essenziali nonché implementare le risorse per le aree interne anche come politica di contrasto al fenomeno dello spopolamento;

18) a promuovere nelle regioni del sud piani di rigenerazione urbana articolati in base alle dimensioni delle realtà urbane, partendo dalla messa in sicurezza e dalla valorizzazione dei centri storici per un recupero socio-economico dei contesti anche in ottica di promozione turistica;

19) a prevedere per l'anno 2019 un piano straordinario di interventi pubblici a sostegno dell'alfabetizzazione digitale finalizzato a superare un evidente ritardo accumulato dal Mezzogiorno in questo settore imprescindibile per il rilancio dell'economia;

20) a prevedere un piano straordinario di assunzioni di giovani esperti nel settore digitale all'interno della pubblica amministrazione, perché la nuova e piena cittadinanza digitale, in particolare al Sud, ha bisogno di competenze per attuarsi, necessarie anche per accompagnare tutte le misure poste in essere dagli ultimi Governi per rendere più efficiente la pubblica amministrazione;

21) ad adottare iniziative per accelerare lo sblocco delle risorse per i progetti in materia di edilizia scolastica ed impiantistica sportiva già finanziati nonché a rifinanziare il programma «sport e periferie» con una quota degli investimenti nella misura non inferiore al 34 per cento destinati al Mezzogiorno;

22) a promuovere nel Mezzogiorno ulteriori investimenti nell'ambito della manutenzione e messa in sicurezza del territorio, contrastando il gravissimo fenomeno del dissesto idrogeologico;

23) a rafforzare nelle regioni i presìdi di sicurezza e le piante organiche delle forze dell'ordine e del personale degli uffici giudiziari per un maggiore controllo del territorio e un più efficace contrasto della criminalità organizzata;

24) a non adottare iniziative che indeboliscano il quadro normativo di contrasto del caporalato nel sud;

25) a promuovere, con investimenti, le filiere agroalimentari e le produzioni di qualità del Mezzogiorno;

26) a promuovere, nel quadro del rafforzamento della promozione turistica del Sud e in collaborazione con le regioni meridionali, progetti di promozione e «pacchetti» di incentivi finalizzati al «turismo di ritorno», rivolto agli italiani all'estero, con particolare attenzione alle aree interne del Mezzogiorno. 

Seduta del 22 ottobre 2018