08/11/2016
Gianluca Benamati
Pizzolante, Palladino, Gnecchi, Arlotti, Bargero, Basso, Becattini, Bini, Camani, Cani, Donati, Ginefra, Iacono, Impegno, Martella, Montroni, Peluffo, Scuvera, Senaldi, Taranto, Tentori, Vico, Albanella, Baruffi, Boccuzzi, Casellato, Di Salvo, Cinzia Maria Fontana, Giacobbe, Gribaudo, Incerti, Patrizia Maestri, Miccoli, Paris, Giorgio Piccolo, Rostellato, Rotta, Simoni, Tinagli, Zappulla».
1-01426

La Camera, 
premesso che: 
il valore sociale della cooperazione ha trovato riconoscimento nella Costituzione Repubblicana, nella quale risulta fondamentale la tutela dei diritti sociali e il ruolo di rilievo delle classi lavoratrici nella vita politica e sociale della nazione. In questo senso, l'articolo 1 recita che «L'Italia è una repubblica fondata sul lavoro», ed in questo contesto si inseriscono il riconoscimento del valore sociale della cooperazione e il dovere da parte dello Stato di promuoverne e favorirne l'incremento, assicurandone il carattere e la finalità; come espresso nell'articolo 45: «La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l'incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità»; 
il significato della cooperazione non ha solo un fondamento di carattere sociale, bensì rappresenta una realtà fondamentale per l'economia italiana: il modello cooperativo rivela la sua efficacia sia in grandi aziende (leader nei settori della distribuzione, delle costruzioni, assicurativo/finanziario e agro-alimentare) che in piccole imprese, diffuse su tutto il territorio nazionale e operanti nei mercati più disparati (dalla pesca all'agricoltura, dal turismo all'editoria, dallo spettacolo ai servizi sociali e sanitari, dal terziario più avanzato al manifatturiero innovativo); 
la cooperazione in Italia non ha un percorso caratterizzato dall'egemonia di un particolare modello, ma mostra capacità di radicamento in tutti i settori economici, rappresentando in tal modo il tratto distintivo che ha portato all'evoluzione della cooperazione in Italia, permettendo la costruzione di reti d'imprese e di sinergie fra i vari settori; 
le cooperative sociali A, sono impegnate nella produzione di servizi socio-assistenziali, socio-sanitari ed educativi, con un fatturato di quasi 9 miliardi di euro. Fondi che arrivano in prevalenza dagli appalti pubblici, confermando un ruolo sempre più incisivo di queste imprese come gestori di welfare. Secondo alcune stime, almeno la metà dei servizi citati oggi è gestito dalle cooperative; 
le cooperative sociali B sono meno numerose, circa tremila, e fatturano circa due miliardi di euro. Operano in tutti i settori produttivi, ma hanno l'obbligo di assumere almeno il 30 per cento dei lavoratori tra le persone svantaggiate; 
dai dati Euricse, risulta che l'economia cooperativa italiana, cioè l'insieme di cooperative consorzi e alte società a controllo cooperativo hanno chiuso il 2014 con un valore aggiunto di 31 miliardi di euro, pari al 2,1 per cento del totale nazionale e al 2,7 per cento del valore aggiunto generato dal settore privato italiano, e 1.362.000 posizioni lavorative attive nel mese di dicembre, pari ad oltre 900mila lavoratori a tempo pieno, di cui il 79,2 per cento a tempo indeterminato, e al 14 per cento delle posizioni lavorative di tutte le imprese private extra-agricole. Valori che salgono però in modo deciso se oltre al contributo diretto si considerano anche gli effetti sulle economia dei soci e sulle imprese non cooperative: il valore aggiunto sale a oltre 98 miliardi di euro, pari al 6,8 per cento del prodotto nazionale lordo e le posizioni lavorative a tempo pieno superano i 2 milioni, raggiungendo quasi il 9 per cento del totale nazionale; 
negli anni 2007-2014, nel pieno della crisi che ha caratterizzato l'economia del nostro Paese, hanno incrementato l'occupazione del 6,1 per cento e il loro contributo al bilancio dello Stato, per carichi contributivi e fiscali, si è incrementato del 22 per cento (mentre quello delle società per azioni si è ridotto del 2,1 per cento e quello delle società a responsabilità limitata è cresciuto solo del 2,5 per cento) le cooperative hanno attraversato la crisi trattenendo ed accrescendo il lavoro e riducendo i margini prodotti; 
l'universo delle cooperative è censito da un Albo, istituito nel 2003, gestito dal Ministero dello sviluppo economico, in cui sono registrate oltre 112.000 società cooperative, di cui 40.000 aderenti alle associazioni nazionali riconosciute, oltre 57,000 non associate e circa 8.700 sono operanti nei territori delle regioni Sicilia, Trentino-Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e della Valle d'Aosta. Complessivamente, le cooperative effettivamente operanti, ovvero con l'esclusione di tutte quelle sottoposte a procedure di natura liquidatoria, sono 74.099; 
in questo quadro, va rilevato come il peso delle cooperative associate, numericamente incidenti per il 44 per cento, rappresenti l'82 per cento del fatturato complessivo del comparto e il 64 per cento dei lavoratori diretti occupati; 
oggi, il sistema cooperativo italiano è caratterizzato da importanti operazioni di fusione e rafforzamento delle strutture societarie e da un rinnovato impegno nella lotta alle cooperative «spurie», ovverosia quelle imprese che si camuffano da cooperative solo per godere del particolare regime fiscale che al movimento cooperativo viene riconosciuto. Il 1o gennaio di quest'anno, in particolare, ha visto l'avvio di Alleanza 3.0, la più grande cooperativa italiana ed europea con oltre 2,7 milioni di soci nata dalla fusione di Coop Adriatica, Consumatori Nordest e Coop Estense che si ripropone di ripercorrere i valori cardine dell'originaria cooperazione mutualistica e democratica con particolare riguardo per la valorizzazione del territorio dei centri minori e per la vicinanza al consumatore; 
nel mese di ottobre dello scorso anno, l'Associazione delle cooperative italiane (ACI) ha sottoscritto il «Manifesto per un'economia pulita» nel quale, tra i più significativi princìpi e obiettivi espressi, è stato indicato quello di «Un'economia in cui concorrenza leale, burocrazia semplificata e efficiente, creatività e crescita per tutti siano realtà; in cui il benessere della comunità sia il vero fine ultimo del fare impresa (...). Un mercato in cui non ci sia posto per le false imprese: quelle che non rispettano le regole, esercitano concorrenza sleale e umiliano il valore del lavoro delle persone. Le imprese efficienti non sono solo un luogo di lavoro, rappresentano un volano per la crescita degli individui e delle comunità in cui sono inserite. La buona impresa aiuta a superare disuguaglianze ed emarginazione, promuove dignità e senso civico»; 
tale impegno è stato seguito dalla campagna «Stop alle false cooperative» e la raccolta di 100.000 firme per la legge di iniziativa popolare contro tale fenomeno, indicando quattro priorità: 
a) la cancellazione dall'albo delle cooperative e la conseguente perdita della qualifica di cooperativa, per le imprese che non siano state sottoposte alle revisioni/ispezioni; 
b) la definizione di un programma di revisioni, in via prioritaria, per quelle cooperative che non siano state sottoposte da lungo tempo alle revisioni o alle ispezioni, così come per le cooperative appartenenti ai settori più a rischio; 
c) la tempestiva comunicazione dello scioglimento delle cooperative all'Agenzia delle entrate per contrastare il fenomeno di cooperative che nascono e cessano l'attività nel giro di pochi mesi accumulando debiti nei confronti dell'Erario; 
d) la creazione di una cabina di regia al Ministero dello sviluppo economico che coordini i soggetti chiamati a vigilare sulle cooperative evitando sovrapposizioni e duplicazioni di adempimenti attraverso intese che consentano di coordinare revisori provenienti anche da altre amministrazioni; 
come noto, dal 2001 la competenza in materia di vigilanza sul sistema cooperativo è stata trasferita dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali al Ministero dello sviluppo economico che la esplica avvalendosi di personale proprio e, tramite convenzione, di personale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dell'Agenzia delle entrate, per un totale di 1073 revisori, impegnati nelle attività ispettive sulle società cooperative non associate. Sulle cooperative aderenti alle associazioni nazionali vigilano 3.675 revisori delle medesime associazioni; 
l'attività di ispezione ministeriale è stata parzialmente condizionata delle riduzioni delle risorse di bilancio destinate al finanziamento di tale funzione, nonché dall'incertezza nella loro erogazione, tanto che nel 2015, rispetto ai 15 milioni di euro versati dalle cooperative con il relativo contributo, l'assegnazione è scesa a soli 1,2 milioni di euro, con un riallineamento ai livelli degli anni precedenti avvenuta solo con l'assestamento di bilancio e con effettiva disponibilità solo dal mese di ottobre; 
anche alla luce di tali dati contabili, appare auspicabile un profondo intervento, anche di carattere normativo, finalizzato al miglioramento delle condizioni di esercizio delle attività ispettive, attraverso la massima collaborazione tra le diverse amministrazioni che, a diverso titolo, dispongono di banche dati e che svolgono attività di supporto con il mondo imprenditoriale cooperativo – a cominciare dalle camere di commercio – e con il sistema delle centrali cooperative, nonché una revisione delle medesime procedure ispettive, avvalendosi delle potenzialità informatiche e della condivisione delle banche dati o, ancora, introducendo la possibilità di adempiere ad alcuni obblighi comunicativi attraverso il ricorso all'autocertificazione; 
sempre nello spirito di rafforzare gli strumenti di contrasto delle cooperative «spurie», sembrerebbe opportuna una revisione della disciplina in materia di governance, con l'obiettivo di rafforzare la partecipazione dei soci ai processi decisionali delle loro imprese, anche per fornire loro gli adeguati strumenti volti a rimuovere gli amministratori che, attraverso comportamenti illegittimi o non autentici sotto il profilo mutualistico, danneggiano la cooperativa e i soci stessi, introducendo, in ogni caso, limiti alla possibilità di rinnovo delle cariche apicali,

impegna il Governo

1) ad adottare le opportune iniziative, anche di carattere normativo, finalizzate: 
a) a raccordare i soggetti pubblici deputati a svolgere il controllo mutualistico nei confronti delle cooperative; 
b) a costituire appositi organismi paritetici con le associazioni cooperative nazionali per il coordinamento delle attività ispettive e la messa a punto di appositi protocolli operativi; 
c) a definire programmi di revisioni che abbiano per oggetto prioritario le cooperative che non siano state sottoposte da lungo tempo alle revisioni o alle ispezioni, così come le cooperative appartenenti ai settori più a rischio; 
d) a riprendere e rilanciare lo strumento dell'autocertificazione o, ancora meglio, della «dichiarazione sostitutiva», attualmente disciplinata dall'articolo 6 del citato decreto legislativo n. 220 del 2002, al fine di arricchire sul piano normativo le notizie da riportare nella dichiarazione sostitutiva, inserendo voci coerenti con l'obiettivo di identificare le false cooperative; 
e) a modernizzare le metodologie ispettive attraverso procedure informatizzate e la condivisione delle banche dati al fine di favorire la costruzione delle basi informative a supporto dei processi-revisionali; 
f) a verificare la congruità, alla luce dell'evoluzione del fenomeno cooperativo, dei requisiti dimensionali per la costituzione delle associazioni, escludendo la possibilità della pluri-iscrizione della medesima società cooperativa a più organizzazioni associative della cooperazione, come previsto dalla disciplina adottata in Trentino-Alto Adige; 
g) a rafforzare la partecipazione dei soci ai processi decisionali delle loro imprese, anche per fornire loro gli adeguati strumenti volti a garantire il ricambio degli amministratori, anche attraverso la fissazione di limiti per gli incarichi di vertice; 
h) ad assicurare la regolarità dell'erogazione delle risorse finanziarie necessarie per la gestione delle attività ispettive del Ministero dello sviluppo economico, valutando la possibilità di un loro incremento in linea con quanto versato dalle società cooperative con l'apposito tributo. 
 

Seduta dell'8 novembre 2016

Intervento di Patrizia Maestri