01/02/2019
Lia Quartapelle Procopio
Fassino, La Marca, Scalfarotto, Enrico Borghi, Cantini, Carnevali, Marco Di Maio, Ferri, Fiano, Incerti, Morani, Moretto, Mura, Navarra, Pezzopane, Pizzetti, Rosato, Rossi, Schirò, Ungaro, Verini, Viscomi
1-00116

La Camera,

   premesso che:

    il 23 gennaio 2019 il leader dell'opposizione e capo dell'Assemblea nazionale Juan Guaidò è stato proclamato «presidente ad interim» del Venezuela – in base all'articolo 233 della Costituzione venezuelana che dà questa facoltà al presidente dell'Assemblea nel caso in cui il presidente in carica non abbia adempiuto ai basilari compiti del suo ufficio – sfidando apertamente il capo di Stato Nicolas Maduro. Guaidó come presidente dell'Assemblea nazionale può così prendere il posto del presidente Maduro e assumerne temporaneamente il potere ma solo per indire nuove elezioni entro 30 giorni;

    dall'inizio della settimana ci sono stati numerosi scontri a Caracas, che hanno già lasciato sul campo 26 morti e centinaia di arrestati, e il Paese si trova, ad un passo dalla guerra civile;

    il Venezuela negli ultimi anni ha assistito a un continuo peggioramento delle condizioni economiche. Tra il 2014 e il 2017, il prodotto interno lordo del Paese si è contratto del 30 per cento, l'inflazione è esplosa e ha raggiunto cifre incredibili: un report di ottobre del Fondo monetario internazionale stimava che entro fine 2018 avrebbe raggiunto 1,37 milioni per cento; Ad agosto 2018 Maduro ha lanciato il bolivar venezuelano sovrano che ha già perso il 95 per cento del suo valore contro il dollaro. La produzione petrolifera nazionale, nonostante le enormi riserve di petrolio, è crollata da 2,5 milioni di barili al giorno nel 2015 a 1,1 milioni di barili a novembre 2018 riducendo di conseguenza sia l'accesso a valuta estera, indispensabile per finanziare le importazioni, sia le entrate nelle casse pubbliche. Le ripercussioni sul popolo venezuelano sono state tremende, essendo venuti a mancare beni di prima necessità – come medicinali e cibo –, costringendo più di 1 milione e 300 mila venezuelani a scappare dal 2015 ad oggi. Basti solo sapere che tre venezuelani su quattro hanno perso in media 8 chili ciascuno, la mortalità infantile è aumentata del 10 per cento, tre milioni sono ridotti completamente in miseria;

    gli Stati Uniti e l'Unione europea hanno supportato Guaidò e con loro il Gruppo di Lima (Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Honduras, Paraguay e Perù), Ecuador, l'Organizzazione degli Stati Americani (Osa). Cuba, Nicaragua e Bolivia in America Latina e Russia, Cina, Iran, Siria e Turchia a livello mondiale, invece, si sono schierati a fianco di Maduro;

    in particolare, l'Unione europea chiede con forza la tenuta urgente di elezioni presidenziali libere, trasparenti e credibili e, come ha affermato l'Alto rappresentante dell'Unione europea Federica Mogherini, «in mancanza di un annuncio sull'organizzazione di nuove elezioni con le necessarie garanzie nei prossimi giorni, l'Ue intraprenderà ulteriori azioni, anche sulla questione del riconoscimento della leadership del Paese»;

    Spagna, Francia e Germania hanno preso una posizione netta sulla vicenda venezuelana dando un «ultimatum» a Maduro per la convocazione di nuove elezione: o il presidente indice, «entro 8 giorni», le elezioni politiche in Venezuela o i tre Paesi europei, cui presumibilmente seguiranno altri, riconosceranno come legittimo il presidente autoproclamato Juan Guaidò;

    l'Italia è l'unico grande Paese che non ha ancora preso una posizione ufficiale sulla situazione venezuelana; il Governo italiano è, difatti, spaccato su una posizione in merito;

    da dichiarazioni a mezzo stampa, parrebbe che il vicepremier Salvini e il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Moavero, vorrebbero unirsi all’ultimatum dei Paesi europei, mentre esponenti del M5S hanno sostenuto posizioni contrarie, irridendo l'idea stessa dell’ultimatum;

    il sottosegretario per gli affari esteri, Manlio Di Stefano, ha poi dichiarato di essere contrario all’ultimatum, affermando che: «Tra interventismo statunitense, freno tout court della Russia e inutili ultimatum Ue, l'Italia offre di mediare tra Maduro e opposizioni per una transizione politica verso nuove elezioni in Venezuela, nei tempi e nei modi più adatti. Gli ultimatum compattano solo il potere». Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, è rimasto neutrale, dicendo di «auspicare» che il popolo arrivi quanto prima a «esercitare libere scelte democratiche», ma di «voler evitare interventi impositivi che possano far diventare il Venezuela terreno di divisioni fra attori globali»,

impegna il Governo:

1) ad adottare la posizione comune europea e a sostenere, in tutte le sedi, le iniziative che l'Unione europea vorrà intraprendere per garantire al più presto il ripristino della democrazia e dello stato di diritto;

2) a concordare con l'Alto rappresentante dell'Unione europea le iniziative bilaterali che l'Italia riterrà opportuno assumere;

3) a sostenere fortemente l'ampia comunità italiana che tuttora vive in Venezuela anche attraverso invii di aiuti umanitari e il potenziamento del sostegno consolare.