02/07/2024
Giuseppe Provenzano
Braga, Schlein, Amendola, Boldrini, Porta, Quartapelle Procopio, Bonafè, Ciani, Ghio, Toni Ricciardi, De Luca, Ferrari, Morassut, Roggiani, Fornaro, Casu, De Maria
1-00302

La Camera,

   premesso che:

    si richiama la mozione n. 1-00233 del 25 gennaio 2024, presentata dal Gruppo del Partito democratico, nelle premesse e negli impegni;

    va scongiurato il rischio di un'escalation del conflitto al confine tra Israele e Libano che, come denunciato anche dall'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, è sempre più reale e sfugge al controllo della comunità internazionale, anche a seguito dell'intensificarsi dei ripetuti attacchi al confine che vanno avanti dal 7 ottobre 2023: un'area dove opera la forza di interposizione Unifil dell'Onu, che vede impegnata l'Italia in prima linea con un contingente di oltre mille militari, il più numeroso in assoluto;

    l'Unione europea, l'Italia e gran parte della comunità internazionale concordano nel considerare la soluzione dei «due popoli, due Stati» l'unica strada possibile per garantire la convivenza in pace e sicurezza degli israeliani e dei palestinesi, una posizione profondamente radicata nella tradizione e nell'iniziativa diplomatica italiana nei confronti di Israele e della Palestina;

    il Parlamento europeo ha già approvato nel 2014 la risoluzione (2014/2964(RSP)) sul riconoscimento dello Stato di Palestina e, successivamente, il Parlamento italiano, con la mozione 1-00745 del 27 febbraio 2015, presentata dal Gruppo del Partito democratico e approvata a larga maggioranza, ha impegnato il Governo al riconoscimento dello Stato di Palestina, quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, tenendo pienamente in considerazione le preoccupazioni e gli interessi legittimi dello Stato di Israele;

    il 28 maggio 2024 Spagna, Irlanda e Norvegia hanno riconosciuto ufficialmente lo Stato di Palestina, affermando che la decisione rappresenta uno sviluppo molto significativo nel tentativo di risolvere il conflitto israelo-palestinese;

    il riconoscimento dello Stato di Palestina, difatti, oggi rappresenta il presupposto necessario per preservare la prospettiva politica dei «due popoli, due Stati» e, dunque, per garantire la convivenza in pace e sicurezza degli israeliani e dei palestinesi, soprattutto di fronte all'esplicita negazione di questa prospettiva da parte delle leadership politiche al momento al Governo in Israele e agli obiettivi dell'organizzazione terroristica Hamas;

    il Premier israeliano Netanyahu, infatti, continua ad essere contrario alla creazione di uno Stato palestinese come parte di qualsiasi scenario postbellico: «Israele accetterà solo un accordo che porterebbe lo Stato ebraico ad avere il controllo della sicurezza sull'intera Striscia di Gaza», ha detto più volte; alcuni dei suoi Ministri si sono distinti in questi mesi per dichiarazioni sprezzanti e provocatorie verso qualsiasi tentativo di apertura alla soluzione politica: il Ministro delle finanze, Bezalel Smotrich – leader dell'estrema destra e residente in una colonia illegale in Cisgiordania – solo qualche mese fa ha dichiarato che «il popolo palestinese è un'invenzione che ha meno di cent'anni di vita. Hanno una storia o una cultura? No, non le hanno. I palestinesi non esistono, esistono solo gli arabi»;

    Hamas, dal canto suo, ha riaffermato di recente, attraverso uno dei suoi leader, Khaled Meshal, il suo rifiuto verso «la soluzione dei due Stati», rinnovando l'obiettivo, soprattutto dopo il 7 ottobre 2023, di «una Palestina dal mare al fiume e dal nord al sud» e respingendo come inaccettabili i confini del 1967;

    la comunità internazionale ha il dovere di sancire, ancor più unanimemente, che non ci può essere spazio per posizioni che neghino la legittima aspirazione di entrambi i popoli a vivere in pace e sicurezza entro confini certi e riconosciuti;

    il 12 giugno 2024 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione n. 2735, che sostiene la conclusione di un accordo di cessate il fuoco e di un accordo di scambio tra ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi, garantendo l'accesso ad aiuti umanitari adeguati e sostenibili a tutte le parti nella Striscia di Gaza, di cui anche l'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza Borrell ha chiesto piena e immediata attuazione per «contribuire al rilancio di un processo politico per una pace duratura e sostenibile, basata sulla soluzione dei due Stati, e sostenere uno sforzo internazionale coordinato per la ricostruzione di Gaza»;

    già dal 1974, con la risoluzione n. 3236, l'Assemblea generale dell'Onu ha riconosciuto il diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese e in seguito, con la risoluzione n. 2334 del 2016, ha intimato di porre fine alla politica di insediamenti dei coloni israeliani nei territori palestinesi, non riconoscendo alcuna modifica, non negoziata dalle parti, dei confini del 1967;

    il 9 maggio 2024 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione intitolata «Admission of new members to the United Nations» che riconosce la Palestina come «qualificata per diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite», raccomandando al Consiglio di sicurezza di «riconsiderare favorevolmente la questione». Al momento dell'adozione di questa storica risoluzione, la Palestina già rivestiva all'interno dell'Onu lo status di «Stato osservatore non membro» ottenuto con la risoluzione 67/19 (A/RES/67/19), adottata nel 2012 ad ampia maggioranza, ed in forza del quale le veniva riservato l'invito a partecipare come osservatore alle sessioni e ai lavori dell'Assemblea, pur non potendo godere del diritto di voto: il testo è stato adottato con 143 voti a favore, 9 contrari e 25 astenuti, tra cui l'Italia;

    già nell'ottobre 2023 il Governo italiano si era «pilatescamente» astenuto sulla risoluzione delle Nazioni Unite, proposta dalla Giordania a nome degli Stati arabi per una «tregua umanitaria immediata e duratura» del conflitto tra Israele e Hamas, che chiedeva a tutte le parti di rispettare il diritto internazionale umanitario e la fornitura «continua, sufficiente e senza ostacoli» di aiuti e servizi essenziali nella Striscia di Gaza, incoraggiando l'apertura di corridoi umanitari, e la «revoca dell'ordine da parte di Israele di evacuazione dei palestinesi dal nord della Striscia». Respingeva inoltre, fermamente «qualsiasi tentativo di trasferimento forzato della popolazione civile palestinese» e chiedeva il «rilascio immediato e incondizionato» di tutti i civili tenuti prigionieri;

    nell'ambito delle Nazioni Unite, al momento la Palestina è riconosciuta da 139 Paesi;

    il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, cui va il nostro pieno sostegno a fronte di pericolosi tentativi di delegittimazione, ha più volte sottolineato l'importanza vitale della soluzione dei due Stati, ribadendo che il «chiaro e ripetuto» rifiuto della soluzione dei due Stati ai più alti livelli del Governo israeliano «è inaccettabile. Questo rifiuto e la negazione del diritto alla statualità al popolo palestinese prolungherebbero indefinitamente un conflitto che è diventato una grave minaccia per la pace e la sicurezza globale»;

    dopo anni di inerzia, la comunità internazionale e, in particolare, l'Unione europea devono recuperare un ruolo attivo nella risoluzione della crisi in Medio Oriente, anche sostenendo le componenti più avanzate delle società israeliana – che manifesta continuamente in piazza il proprio dissenso alla strategia del Governo in carica – e palestinese, nella ripresa del processo di pace e della soluzione politica dei «due popoli, due Stati», e rafforzando le iniziative di dialogo con i Paesi terzi dell'area o da essi promosse;

    si continua a sostenere con forza in ogni sede opportuna l'assoluta e urgente necessità di un immediato cessate il fuoco, per il rilascio incondizionato degli ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas e per la riapertura del flusso regolare degli aiuti alla popolazione di Gaza, che subisce una catastrofe umanitaria;

    si continua a sostenere ogni iniziativa utile, nelle sedi giurisdizionali internazionali, volta ad accertare le violazioni, da chiunque compiute, del diritto internazionale e umanitario;

    una forte e chiara azione politica dell'Unione europea, anche alla vigilia del rinnovo delle istituzioni europee, si deve esplicare altresì attraverso il riconoscimento europeo dello Stato di Palestina: il solo dichiarato sostegno all'Autorità nazionale palestinese, difatti, non basta più e oggi, al 259esimo giorno di guerra, rischia di apparire non sufficientemente credibile, anche per il rischio che la soluzione politica dei «due popoli, due Stati» non sia nei fatti più praticabile, tra le macerie di due popoli distrutti dalla ferocia del conflitto,

impegna il Governo:

1) ad adottare tutte le iniziative necessarie volte a riconoscere la Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele, con la piena assunzione del reciproco impegno a garantire ai cittadini di vivere in sicurezza al riparo da ogni violenza e da atti di terrorismo, al fine di preservare nell'ambito del rilancio del processo di pace la prospettiva dei «due popoli, due Stati»;

2) a promuovere — forte dell'impegno assunto nel 2014 dal Parlamento europeo – il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell'Unione europea, nel rispetto del diritto alla sicurezza dello Stato di Israele;

3) a sostenere ogni iniziativa delle Nazioni Unite volta a ottenere un immediato cessate il fuoco e la liberazione incondizionata degli ostaggi israeliani, tutelare l'incolumità della popolazione civile di Gaza, garantire la fornitura di aiuti umanitari continui, rapidi, sicuri e senza restrizioni all'interno della Striscia, rispettare la legalità internazionale e le decisioni dei suoi organi giurisdizionali, rilanciare il processo di pace.

Seduta del 26 giugno 2024

Interveto in discussione generale di Laura Boldrini

Seduta del 4 luglio 2024

Intervento in dichiarazioni di voto di Giuseppe Provenzano