La Camera,
premesso che:
a poco più di un anno dal termine ultimo per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, la spesa dei fondi e lo stato di avanzamento dei progetti sono in forte ritardo;
la sesta relazione sullo stato di attuazione del PNRR – relativa al conseguimento degli obiettivi previsti per il secondo semestre del 2024 da cui dipende l'erogazione dei 18,3 miliardi di euro della settima rata – oltre a essere stata trasmessa dal Governo alle Camere soltanto il 31 marzo 2025, non fornisce un quadro completo e trasparente sull'andamento effettivo del Piano e sull'impatto reale per cittadini e imprese, confermando delle criticità;
secondo quanto rilevato nel mese di febbraio 2025 dall'ufficio studi di Camera e Senato, a fronte di 194,4 miliardi di euro di risorse totali messi a disposizione dal Piano come revisionato con Decisione di esecuzione dell'8 dicembre 2023 (122,6 miliardi in prestiti e 71,8 miliardi in sovvenzioni), di cui 122,1 miliardi di euro già erogati all'Italia dalla Commissione, la spesa contabilizzata era pari, al 31 dicembre 2024, a 62,2 miliardi di euro (64 secondo la relazione del Governo), corrispondente a circa il 32 per cento delle risorse complessive;
per completare il Piano entro il 2026 è necessario spendere oltre 130 miliardi in un anno e mezzo, con un ritmo ben più elevato rispetto a quello attuale;
su base annua, tali dati indicano che la spesa effettiva nel corso del 2024 non raggiungerebbe i 20 miliardi di euro – a novembre, secondo la rilevazione svolta dalla Corte dei conti, era ancora a 12,6 miliardi –, al di sotto di quanto previsto dal cronoprogramma, sia rispetto alle stime di spesa pianificate a sistema ReGiS (a maggio quantificate in 43,2 miliardi, e a novembre scese a 42,1 miliardi) che a quelle ben più contenute indicate dal Governo nel Documento programmatico di bilancio a fine ottobre (circa 22 miliardi);
lo scostamento dell'avanzamento finanziario del Piano rispetto al cronoprogramma – più volte rilevato dalla Corte dei conti, da ultimo nella relazione semestrale al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR presentata il 9 dicembre 2024 – persiste nonostante le varie revisioni dello stesso nella direzione di un progressivo rallentamento e di un'ulteriore concentrazione della spesa sugli ultimi anni di attuazione, aggiungendo perplessità a un quadro già preoccupante, tenuto conto dello sforzo realizzativo richiesto nella fase conclusiva e della possibilità di una nuova revisione del Piano;
anche in relazione al cronoprogramma di spesa per il 2025, il dato presente in ReGiS, pari a circa 2,5 punti di Pil, è stato rivisto nelle previsioni del Documento programmatico di bilancio a 2 punti di prodotto, con un calo atteso di quasi 12 miliardi;
alla velocità, nonché all'efficienza, della spesa è legata anche la valutazione dell'impatto del PNRR sulla crescita, e quindi le previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del nostro Paese: tale valutazione è stata rivista più volte nel corso del tempo da parte del Governo, da ultimo nel Piano strutturale di bilancio (Psb) di fine settembre 2024 e nel Documento programmatico di bilancio (Dpb) di ottobre 2024, con un progressivo slittamento in avanti degli effetti positivi, che è andato di pari passo con le modifiche apportate al profilo temporale di attuazione e di spesa delle risorse del Piano;
i ritardi nella spesa sono imputabili solo in minima parte alle difficoltà di contabilizzazione sulla piattaforma ReGiS, che i provvedimenti adottati dal Governo per porvi rimedio non hanno in ogni caso sanato;
nel complesso, secondo l'analisi svolta dal Centro Studi Confindustria a febbraio 2025 e come confermato dalla Relazione del Governo, osservando la capacità di spesa per tipologia al 31 dicembre 2024, la più avanzata è stata quella di più semplice realizzazione, relativa agli incentivi fiscali (in particolare Ecobonus e Sismabonus, per circa 14 miliardi e Transizione 4.0, per circa 13,4 miliardi), mentre le misure più complesse, quali in primo luogo i lavori pubblici, si fermano al 21 per cento rispetto al budget;
quanto alla distribuzione della spesa tra le missioni, stando ai dati rilevati a dicembre 2024, la Missione 2 «Rivoluzione verde e transizione ecologica» e la Missione 5 «Inclusione e coesione», sono quelle più problematiche: la prima – al di là dell'Ecobonus – presenta il volume maggiore di spesa non ancora avviata, quindi ferma allo 0 per cento, per singola misura (in particolare per le misure su rinnovabili, agrivoltaico, biometano, e altro), la seconda ha una percentuale di spesa ferma al 29 per cento rispetto al cronoprogramma e pari al 12 per cento del totale delle risorse allocate. Quanto alla Missione 7 su RepowerEU, inserita con la revisione del 2023 e nel cui ambito è prevista la misura Transizione 5.0 (con uno stanziamento di oltre 6 miliardi), addirittura non sarebbe stata ancora rendicontata alcuna spesa;
con riferimento alle singole misure, nel complesso, circa l'80 per cento presenta un avanzamento della spesa rispetto al complesso delle rispettive risorse al di sotto della soglia del 25 per cento in particolare oltre il 57 per cento delle misure non supera un livello di spesa del 10 per cento rispetto al budget;
particolari criticità presentano, tra i vari, i progetti relativi alle politiche attive del mercato del lavoro e il progetto Gol (con un rapporto tra spesa effettuata e spesa pianificata fermo al 7 per cento) e i piani integrati urbani (15 per cento);
tra le misure con livello di spesa tra il 25 e il 50 per cento compaiono il Piano per asili nido e scuole dell'infanzia e gli investimenti per la rigenerazione urbana. Per il Piano per asili nido e scuole dell'infanzia, in particolare, il PNRR destina 3,24 miliardi ai fini del potenziamento dell'offerta. Secondo il cronoprogramma finanziario a tutto il 2024 avrebbero dovuto essere spesi 1,7 miliardi delle risorse PNRR, ma risultano spese effettive per circa la metà (817 milioni). Secondo l'analisi svolta dall'Upb a gennaio 2025, incerto appare il conseguimento dell'obiettivo anche in termini quantitativi (150.480 nuovi posti da realizzare) e temporali (giugno 2026);
in una situazione analoga versa l'obiettivo dei 60.000 nuovi posti letto negli studentati italiani da creare entro giugno 2026, giacché ad oggi sono disponibili soltanto 11.623 posti, circa il 20 per cento, mentre sono stati spesi soltanto 225 mila euro a fronte di 1,2 miliardi di euro messi a disposizione; in corso di verifica sarebbero i progetti del PinQua (Programma innovativo nazionale per la qualità dell'abitare), che punta a riqualificare in modo particolare le periferie e che rappresenta la misura del Piano più strettamente connessa alla questione abitativa: oltre un terzo dei progetti è in ritardo rispetto alla programmazione temporale e circa l'80 per cento dei ritardi si concentra nelle fasi precedenti l'avvio dei lavori;
nel complesso, ritardi si sono accumulati oltre che nell'avanzamento finanziario del PNRR anche nelle fasi di realizzazione dei progetti: secondo la relazione del Governo, risulta completato il 47 per cento dei progetti caricati su ReGiS, pari solo al 14,28 per cento delle risorse; quasi il 50 per cento dei progetti, corrispondente a circa l'80 per cento degli importi, dovrà essere ultimato negli ultimi semestri di attuazione; il 4,2 per cento deve ancora essere avviato o non se ne conosce la fase progettuale;
la prolungata incertezza determinata da possibili e indefinite modifiche contribuisce a rallentare ulteriormente l'attuazione del Piano, in assenza di un quadro stabile delle risorse utilizzabili e di una piena e corretta pianificazione dei progetti;
da mesi si susseguono affermazioni contrastanti da parte del Governo: secondo le dichiarazioni rese dal Ministro dell'economia e delle finanze, Giancarlo Giorgetti, il Governo italiano avrebbe intenzione di chiedere una proroga di almeno un anno per completare l'attuazione degli interventi del PNRR;
tale richiesta appare non solo incompatibile con l'attuale quadro normativo dell'Unione europea e con la volontà della Commissione europea di non concedere proroghe, come confermato dal Commissario Serafin, ma anche contraddittorio rispetto alle rassicurazioni fornite dal Governo sull'efficacia della governance attuale e sul rispetto della tabella di marcia del Piano;
al contempo, il Governo prospetta una nuova revisione del PNRR, per cui sarebbe in corso l'interlocuzione con la Commissione europea e che comporterebbe una nuova modifica degli obiettivi da raggiungere e slittamenti ulteriori nel profilo temporale di attuazione, ferma restando la scadenza finale;
con la nuova revisione, il Governo sembra voler affrontare il ritardo accumulato, anziché migliorando la capacità di spesa e i tempi di implementazione, riducendo gli obiettivi finali di alcune misure ed espungendone altre, giudicate irrealizzabili nei tempi, per far confluire risorse su misure con maggiore capacità di assorbimento;
le modifiche interesserebbero le misure su edilizia pubblica, studentati universitari, asili nido e scuole, e molti interventi infrastrutturali, tra i quali alcuni relativi alla rete ferroviaria ad alta velocità nel Sud del Paese;
da ultimo, la stessa Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, ha dichiarato che dalla rimodulazione del PNRR si libererebbero 14 miliardi di euro che il Governo intende utilizzare, insieme agli 11 miliardi recuperati dalla riprogrammazione dei fondi di coesione, per misure di sostegno all'economia in risposta ai dazi imposti dagli Stati Uniti, di cui ha continuato nondimeno a negare il grave impatto;
non è chiaro da quali progetti si dovrebbero recuperare tali risorse, tenuto conto che, pur utilizzando quelle ancora disponibili del programma Transizione 5.0 – rimasto di fatto inattuato – mancano all'appello circa 9 miliardi di euro, con il rischio di sottrarli a misure per famiglie e comunità, oltretutto soggette a vincoli specifici di destinazione territoriale;
anche in caso di approvazione da parte della Commissione, tali risorse non potrebbero in ogni caso essere fruite dalle imprese prima di molti mesi,
impegna il Governo:
1) a fornire un quadro completo e dettagliato sullo stato di attuazione del PNRR, al fine di consentire il controllo e il monitoraggio dell'avanzamento del Piano e migliorare la trasparenza;
2) a presentare una nuova relazione sull'attuazione della clausola del 40 per cento di investimenti al Mezzogiorno, aggiornata ai dati relativi al 2024, con l'indicazione delle idonee misure correttive eventualmente necessarie;
3) a rispettare il cronoprogramma di attuazione del PNRR, per cogliere a pieno le opportunità di crescita e rilancio economico a esso collegate;
4) a rendere note le ragioni dei ritardi accumulati nella spesa e nell'attuazione del PNRR e a indicare gli strumenti per porvi rimedio, prioritariamente attraverso interventi di supporto ai soggetti coinvolti, al fine di sostenere lo sforzo realizzativo concentrato nel periodo conclusivo del Piano;
5) a chiarire se intenda procedere a una nuova revisione del PNRR e a fornire tempestivamente informazioni alle Camere, con particolare riferimento alle misure del Piano oggetto di modifica;
6) a portare a termine, senza rimodulazioni o stralci, le misure relative alle politiche abitative, alle politiche per il lavoro, al potenziamento dell'offerta dei servizi di istruzione, alla transizione verde e alla rigenerazione urbana; nonché le misure legate alle priorità trasversali, rappresentate da giovani, parità di genere, Mezzogiorno e riequilibrio territoriale;
7) ad assicurare, anche in caso di revisione del PNRR, il rispetto del vincolo di destinazione alle regioni del Sud di almeno il 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente;
8) a prevedere, in vista della fase conclusiva del PNRR, un quadro stabile e definitivo delle risorse utilizzabili e una corretta pianificazione dei progetti, rimuovendo fonti di incertezza al fine di favorire l'accelerazione dell'attuazione del Piano.
Seduta del 17 marzo 2025
Intervento in discussione generale di Piero De Luca
Seduta del 6 maggio 2025
Dichiarazione di voto di Piero De Luca