20/02/2024
Federico Gianassi
1-00248

La Camera,

   premesso che:

    la libertà e il pluralismo dell'informazione rappresentano una componente essenziale della democrazia e dei diritti fondamentali dei cittadini; una vera democrazia non può esistere senza media liberi e indipendenti nei confronti del potere;

    i media sono un pilastro fondamentale del sistema di bilanciamento dei poteri su cui poggiano i Governi democratici, ed è per questo motivo che spesso lo scivolamento verso le autocrazie e gli autoritarismi comincia proprio quando la libertà di informazione e i media indipendenti vengono presi di mira;

    negli ultimi decenni diversi Stati del mondo hanno intrapreso questo cammino, ricorrendo alla coercizione e spesso alla violenza per perseguitare organi di informazione e singoli giornalisti;

    gli operatori dell'informazione continuano a lavorare in condizioni molto difficili: solo per aver svolto il loro lavoro, molti di loro vengono infatti sottoposti a pressioni finanziarie e politiche sempre più forti, sono messi sotto sorveglianza, sono vittime di condanne arbitrarie a pene detentive o di atti di violenza;

    l'articolo 21 della nostra Costituzione sancisce che «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione» e che «La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure»;

    i nostri Costituenti lo hanno previsto consapevoli del valore e della rilevanza che la libera stampa ha a tutela della qualità della democrazia;

    la libertà di informazione è il risultato di un processo iniziato con la diffusione della stampa molto tempo fa, ma si è affermata come principio costituzionale solo nel XVIII secolo, partendo dalla Dichiarazione dei diritti umani del 1789; essa è considerata una sorta di cartina di tornasole della natura democratica di uno Stato e del livello di libertà dei suoi cittadini;

    l'accesso ad un'informazione indipendente, libera e plurale è un requisito fondamentale per il pieno esercizio della cittadinanza, ma purtroppo questo principio risulta essere sempre sotto minaccia;

    nell'ultimo rapporto del World Press Freedom Index 2023, la libertà di stampa in Italia continua ad essere minacciata dalla criminalità organizzata oltre che da vari gruppi estremisti violenti, attacchi che sono notevolmente aumentati durante la pandemia e continuano a ostacolare il lavoro dei professionisti dell'informazione, soprattutto durante le manifestazioni;

    il rapporto prosegue evidenziando come, pur in un panorama mediatico nazionale, che garantisce il pluralismo, in un quadro normativo che, nel 2022, ancora risente di «una certa paralisi legislativa» su temi come la diffamazione, a condizionare il lavoro dei giornalisti, oltre alle intimidazioni e alle minacce, è soprattutto la «crescente precarietà che mina pericolosamente il giornalismo, il suo dinamismo e la sua autonomia»;

    l'11 luglio 2023 il Parlamento europeo ha approvato il testo negoziale sulle nuove norme per tutelare giornalisti, media, e attivisti dalle querele vessatorie, azioni legali strategiche contro la partecipazione pubblica, note con l'acronimo inglese SLAPP, Strategic Lawsuit Against Public Participation, volte a intimidirli o penalizzare la stampa ed il dibattito pubblico; il testo prevede una serie di garanzie per le vittime delle azioni legali, compresa la possibilità di chiedere il rapido respingimento della causa, l'istituzione di sportelli unici in cui le vittime di azioni legali vessatorie possano chiedere informazioni e consulenza alle autorità nazionali e in cui sia possibile fornire assistenza finanziaria, legale e psicologica, e richiede agli Stati membri di non riconoscere le sentenze di azioni SLAPP decise in Paesi non Ue nei confronti di persone fisiche e società residenti nel proprio territorio. Sarà previsto un risarcimento del tribunale nazionale per le parti interessate; gli Stati saranno tenuti inoltre a formare adeguatamente i consulenti legali in materia di azioni legali vessatorie e a garantire che le associazioni di categoria adottino norme per dissuadere i propri membri dall'uso di tale pratica, di raccogliere dati in maniera regolare sulle decisioni giudiziarie di modo che la Commissione Ue possa istituire un registro Ue sulle SLAPP monitorando il fenomeno e i principali utilizzatori;

    per «Slapp», Strategic Litigation Against Public Participation, ci si riferisce dunque a quelle azioni legali strategiche, temerarie, utilizzate di solito per silenziare le voci critiche di giornalisti, difensori dei diritti umani e attivisti ambientali, cause che, per quanto legittime, risultano pretestuose perché finalizzate a creare un danno economico e psicologico, dissuadendo dal proseguire nel lavoro d'inchiesta intrapreso;

    l'European Media Freedom Act (EMFA) rappresenta dunque il nuovo corpo di regole dirette a proteggere il pluralismo e l'indipendenza dei media nell'Unione europea, strumento, per i Paesi Ue necessario a garantire la pluralità dei media e proteggerne l'indipendenza da interferenze governative, politiche, economiche o private, un sistema rapido e coordinato di risposte per far fronte al recente deterioramento della libertà di stampa;

    nel corso della XVII legislatura è stata approvata dalla Camera dei deputati, modificata dal Senato della Repubblica e nuovamente modificata dalla Camera dei deputati in terza lettura e che poi non ha visto la luce, una proposta di legge che riformava la disciplina della diffamazione a mezzo stampa, intervenendo sulla legge sulla stampa, sui codici penale e di procedura penale, sui codici civile e di procedura civile; l'articolo 1 del provvedimento modificava la legge sulla stampa (legge n. 47 del 1948) prevedendo: l'estensione dell'applicazione della legge sulla stampa alle testate giornalistiche online registrate presso le cancellerie dei tribunali; la riforma della disciplina del diritto di rettifica; la riforma delle pene previste per la diffamazione a mezzo stampa, con l'eliminazione della pena della reclusione;

    nel corso della presente legislatura, invece, alcune iniziative parlamentari con parere favorevole del Governo, rischiano di incidere, ad avviso dei firmatari, in maniera molto rilevante sulla effettività di questo principio costituzionale, come denunciato da operatori dell'informazione, sindacati, magistrati;

    purtroppo questi principi in questo inizio di legislatura, sembrano essere ampiamente derubricati e palesemente aggrediti. Basti pensare al proliferare di denunce nei confronti del giornalismo di inchiesta, alla occupazione del servizio pubblico radiotelevisivo, all'attacco politico, senza precedenti, di una parte della maggioranza contro testate e gruppi editoriali; ad aggravare il contesto vi sono altri elementi come il proliferare del precariato all'interno delle redazioni, il condizionamento delle querele sul lavoro dei giornalisti, oltre alle intimidazioni e alle minacce, con una ventina di professionisti dell'informazione costretti alla tutela proprio per l'esercizio del proprio lavoro;

    è necessario, inoltre, contrastare, monitorare e valutare il rapporto tra le mafie e l'informazione, con particolare riferimento alle diverse forme in cui si manifesta la violenza o l'intimidazione nei confronti dei giornalisti, alla molteplicità delle loro cause, riferibili immediatamente alle organizzazioni criminali o ispirate da altri soggetti, quali esponenti di organizzazioni politiche o di gruppi di potere economico o finanziario, che pretendono il silenzio sui loro legami collusivi, nonché alle conseguenze degli atti di violenza o di intimidazione sulla qualità complessiva dell'informazione, esaminando la diffusione geografica del fenomeno, con attenzione particolare ai territori in cui queste conseguenze si manifestano in modo più evidente, e indicare eventuali iniziative ritenute opportune per adeguare la normativa in materia, conformandola ai livelli europei, con particolare riferimento alla tutela dovuta ai giornalisti e al loro diritto-dovere di informare, anche al fine di favorire l'emersione del lavoro non contrattualizzato e di contrastare normativamente le querele temerarie;

    esiste, inoltre, come denunciato, una grave questione di genere in quanto ad un crescente incremento di professioniste donne all'interno del mondo dell'informazione non corrisponde un incremento delle figure femminili nell'ambito degli incarichi di responsabilità nelle testate giornalistiche e si conferma una disparità salariale molto evidente a tutti i livelli rispetto ai colleghi maschi;

    organizzazioni di rappresentanza professionale come GiULiA giornaliste – ETS (Giornaliste unite libere e autonome) sottolineano la difficoltà presente oggi da parte delle operatrici di informazione che sono le prime e principali vittime di intimidazioni e aggressioni;

    allargando lo sguardo alle ulteriori minacce che si addensano all'orizzonte del settore dell'informazione vi sono sicuramente la governance di innovazioni come l'Intelligenza Artificiale e il rapporto con i grandi player del web che nonostante l'introduzione di una severa normativa come da direttiva europea continuano a speculare sui contenuti editoriali a danno della libera informazione;

    il contenzioso giudiziario che coinvolge Agcom sottolinea l'importanza di avere una legislazione ancora più attenta alla tutela del principio della libertà di stampa;

    la filiera editoriale nazionale sconta una serie di ritardi e di mancato processo di modernizzazione;

    l'incertezza che complessivamente riguarda il PNRR interessa anche i progetti e le risorse destinate al settore che avrebbero dovuto supportare il processo di transizione in atto;

    continua il processo di ridimensionamento delle edicole. In base ad un recente rapporto di Unioncamere rimangono attive poco meno di 14 mila edicole 3.733 in meno rispetto a 10 anni fa. Dal 2019 al 2023 hanno abbassato definitivamente le saracinesche circa 2.700 chioschi;

    dall'analisi dei dati Ads, la società che certifica la diffusione e la vendita delle copie dei giornali, risulta che nel 2023 le copie vendute, nel giorno medio, erano circa un milione e mezzo con la perdita di oltre 200 mila copie di media rispetto al 2021;

    oltre al cambio di costume e all'incremento della quota digitale molto incide anche la rarefazione delle edicole;

    numerose sono inoltre le crisi e le vertenze che riguardano testate storiche che vedono forti ridimensionamenti in termini di redazioni e personale;

    il servizio pubblico radiotelevisivo, come testimoniano anche le recenti vicende, è sempre più bersaglio di mire egemoniche da parte della maggioranza di Governo che rischia di pregiudicare pluralismo e libertà di informazione; a tal proposito si rende sempre più urgente una riforma che ne salvaguardi il carattere pubblico, l'autonomia e valorizzi le professionalità che vi operano all'interno; strumento centrale per la promozione culturale e sociale del Paese, nell'interesse generale di ciascun cittadino a poter usufruire di informazioni libere e accessibili,

impegna il Governo:

1) ad adottare finalmente, per quanto di competenza, iniziative anche normative, adeguandosi alle indicazioni provenienti dall'Europa, atte a contrastare il fenomeno delle querele temerarie, che possono diventare strumenti intimidatori in grado di condizionare le inchieste e la libera circolazione delle informazioni, impedendo di portare alla luce situazioni di grave illegalità, nonché a predisporre misure che regolino l'istituto della diffamazione, trovando un punto di equilibrio tra la tutela della dignità delle persone e il diritto di cronaca, che prevedano, però, oltre al diritto del cittadino di non essere ingiustamente diffamato, anche tutele inattaccabili che mettano al riparo la libertà dell'informazione e il diritto dei cittadini di essere informati, che passi anche, ad esempio, per una efficace protezione delle fonti, in modo da garantirne la segretezza e la sicurezza;

2) a programmare un'attività volta a contrastare, monitorare e valutare il rapporto tra le mafie e l'informazione, con particolare riferimento alle diverse forme in cui si manifesta la violenza o l'intimidazione nei confronti dei giornalisti, alla molteplicità delle loro cause, riferibili immediatamente alle organizzazioni criminali o ispirate da altri soggetti, quali esponenti di organizzazioni politiche o di gruppi di potere economico o finanziario, che pretendono il silenzio sui loro legami collusivi, nonché alle conseguenze degli atti di violenza o di intimidazione sulla qualità complessiva dell'informazione, esaminando la diffusione geografica del fenomeno, con attenzione particolare ai territori in cui queste conseguenze si manifestano in modo più evidente, e indicare eventuali iniziative ritenute opportune per adeguare la normativa in materia, conformandola ai livelli europei, con particolare riferimento alla tutela dovuta ai giornalisti e al loro diritto-dovere di informare, anche al fine di favorire l'emersione del lavoro non contrattualizzato e di contrasto delle querele temerarie;

3) ad affrontare, con il pieno coinvolgimento del Parlamento, le conseguenze e le prospettive per il settore dell'informazione in relazione all'uso della intelligenza artificiale, coinvolgendo editori, giornalisti, operatori dell'informazione, esperti, anche al fine di garantire contenuti multimediali diversificati e inclusivi, rispetto ai quali appare fondamentale contrastare i rischi derivanti dalla formazione con dati non equilibrati, anche dal punto di vista di una corretta informazione di genere;

4) a promuovere politiche di genere, nel settore dell'informazione che riducano in tempi rapidi il gender gap nelle retribuzioni e che contrastino ogni forma discriminatoria nella crescita professionale, forme di hate speech e diffusione di odio, violenza e di messaggi discriminatori, anche sul web, che contrastino fenomeni di vittimizzazione, anche secondaria, delle donne, e che affrontino inoltre la grave carenza di rappresentanza e di partecipazione di donne competenti nei media, in qualità di esperte e leader accademiche, esecutive e istituzionali;

5) ad introdurre, misure di incentivazione del settore dell'informazione, rafforzando quelle esistenti, con particolare attenzione per le nuove generazioni, anche per contrastare le forme di precariato dilagante nel settore dell'informazione, l'adeguatezza salariale, e a prevedere adeguati meccanismi di stabilizzazione, nonché strumenti di tutela per tutte le forme contrattuali e per i freelance, garantendo, inoltre, la possibilità di mantenere la segretezza delle fonti;

6) a promuovere una riforma della governance del servizio pubblico radiotelevisivo, salvaguardandone il carattere pubblico e indipendente e sottraendola alle mire egemoniche delle maggioranze politiche di turno nell'interesse generale del Paese, e garantendone l'autonomia e la valorizzazione delle professionalità che vi operano all'interno, e la sua qualità di strumento centrale per la promozione culturale e sociale del Paese, nell'interesse generale di ciascun cittadino a poter usufruire di informazioni libere e accessibili;

7) a tutelare la filiera dell'editoria operante in Italia partendo dalla rete delle edicole, valorizzandone la funzione anche sociale in particolare nelle aree interne, anche individuando nuovi e ulteriori strumenti per la diffusione della stampa.

 

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