La Camera,
premesso che:
1) il 28 maggio 2025, la Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza del Consiglio d'Europa (Ecri) ha presentato il rapporto annuale 2024, confermando la richiesta rivolta all'Italia di effettuare uno studio indipendente sulla profilazione razziale nelle forze di polizia. L'Ecri evidenzia numerose segnalazioni di pratiche discriminatorie, in particolare contro Rom e persone di origine africana, soprattutto in contesti come controlli alle frontiere e azioni antiterrorismo, spesso senza sospetti concreti;
2) il rapporto invita le autorità italiane a intraprendere con urgenza un'indagine approfondita per rilevare e affrontare tali pratiche, riconoscendo però anche iniziative positive già avviate, come norme che vietano esplicitamente la profilazione razziale e sistemi di monitoraggio sulle persone fermate;
3) già nel 2023 il Comitato Onu per l'eliminazione della discriminazione razziale (Cerd) aveva raccomandato all'Italia di introdurre un divieto chiaro di profilazione razziale, fornire linee guida e formazione alle forze dell'ordine, istituire meccanismi di monitoraggio e garantire rimedi efficaci alle vittime. Analoghe conclusioni sono state espresse nel 2024 dall'Emler gruppo Onu esperto in giustizia razziale nelle operazioni di polizia.
4) è quindi improprio – e potenzialmente fuorviante – interpretare il documento come un atto d'accusa nei confronti delle forze di polizia italiane. Piuttosto, viene raccomandata una verifica attenta – analoga a quella richiesta ad altri Paesi – volta ad accertare che non vi siano comportamenti o pratiche che possano, anche indirettamente, essere riconducibili a forme di pregiudizio razziale;
5) il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto il capo della Polizia Pisani, per riconfermare la stima e la fiducia – a cui il gruppo del Partito Democratico si associa pienamente – dello Stato nelle forze dell'ordine, «la cui azione si ispira allo spirito democratico e ai valori della Costituzione»;
6) le donne e gli uomini in divisa, ogni giorno, operano con straordinaria dedizione, abnegazione e senso del dovere, mettendo spesso a rischio la propria incolumità personale, per garantire la sicurezza e la salvaguardia dei diritti fondamentali di tutti i cittadini, senza alcuna distinzione di sesso, razza, lingua, religione o qualsiasi altra condizione;
7) le forze dell'ordine rappresentano un pilastro irrinunciabile per la sicurezza pubblica e la coesione sociale del Paese, ma si trovano a operare in condizioni sempre più critiche, segnate da gravi carenze di organico dovuto all'insufficienza delle risorse stanziate per le nuove assunzioni. A questo si aggiungono le insufficienti risorse previste anche per il riconoscimento economico e contrattuale del lavoro svolto: l'ultimo rinnovo contrattuale ha previsto un aumento salariale largamente inferiore rispetto al tasso di inflazione registrato negli ultimi anni, generando un progressivo impoverimento della categoria. Persistono inoltre forti criticità nelle politiche abitative, soprattutto per gli agenti impiegati nei grandi centri urbani, e nella mancanza di strumenti efficaci di previdenza integrativa. I numeri reali delle assunzioni, al netto dei pensionamenti, mostrano un saldo negativo che contraddice le dichiarazioni di rafforzamento dell'organico;
8) in questo quadro, si rende necessario un intervento urgente del Governo per incrementare le risorse destinate alle assunzioni, accelerare le procedure concorsuali e rafforzare in modo strutturale i presìdi di sicurezza su tutto il territorio nazionale ma anche per garantire dignità, stabilità e sostenibilità al servizio quotidianamente prestato dalle donne e dagli uomini in divisa, concretamente e senza la sola propaganda di questi ultimi due anni;
9) dopo la presentazione del rapporto Ecri la Presidente Meloni ha definito «vergognose» le sue indicazioni, il Ministro Salvini ha chiesto di «sciogliere» il Consiglio d'Europa definendolo un «ente inutile che produce cazzate», e il Ministro Piantedosi ha criticato alcune organizzazioni internazionali, accusandole di produrre documenti ideologici invece di affrontare problemi concreti;
10) a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, tali dichiarazioni rappresentano un grave attacco alle istituzioni democratiche e ai meccanismi internazionali per la tutela dei diritti umani, e sembrano far parte di una strategia sistematica per delegittimare tali organismi, come dimostrato anche dalla recente lettera indirizzata alla Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu), sottoscritta dall'Italia insieme ad altri Paesi membri, che sembra mirare a una limitazione dell'indipendenza della Corte stessa;
11) il Consiglio d'Europa è nato dopo la Seconda Guerra Mondiale per ricostruire un'Europa fondata su democrazia, Stato di diritto e diritti umani ed è la prima grande organizzazione paneuropea dedicata a questi valori, antecedente all'Unione Europea. Oggi conta 46 Stati membri e monitora il rispetto di tali princìpi attraverso organismi come l'Ecri incaricata di vigilare contro pratiche di discriminazione e razzismo;
12) l'Italia, in quanto Paese fondatore, ha assunto formalmente questi impegni e ha contribuito alla definizione degli standard internazionali oggi considerati essenziali per il funzionamento di uno Stato democratico l'adesione a questi princìpi non è facoltativa né simbolica, ma vincolante e sostanziale. È per questo motivo che le osservazioni e le raccomandazioni dell'Ecri, così come di altri organi del Consiglio d'Europa, non vanno intese come accuse o ingerenze, bensì come parte di un processo condiviso di garanzia e miglioramento continuo della qualità democratica nei singoli Stati membri;
13) il punto centrale non è criticare le forze dell'ordine, ma garantire massima trasparenza nelle loro operazioni e controlli. In uno Stato di diritto maturo, la legittimità e la fiducia nelle istituzioni di sicurezza si basano sul controllo democratico e sulla verifica indipendente delle loro attività. Questo è fondamentale per assicurare il rispetto dei diritti e mantenere la fiducia tra cittadini e istituzioni. La trasparenza rafforza la credibilità di chi opera con professionalità, permettendo di distinguere comportamenti corretti da pratiche discriminatorie o arbitrarie, evitando che eventuali abusi danneggino l'intera istituzione;
14) difatti, a giudizio dei firmatari del presente atto, contrariamente ad alcune strumentalizzazioni politiche registrate nell'ultima settimana, il rapporto non accusa le forze dell'ordine italiane di razzismo, ma invita a verificare con attenzione possibili pratiche discriminatorie, anche non intenzionali, nei controlli e nelle attività quotidiane. La raccomandazione principale si basa sul principio di prevenzione: l'Ecri chiede all'Italia di adottare strumenti di monitoraggio, come la raccolta di dati dettagliati e linee guida chiare, per garantire equità e rispetto dei diritti umani. Questo rafforza la fiducia tra cittadini e istituzioni senza mettere in discussione il ruolo delle forze di sicurezza. Negare il problema o rifiutare il confronto con organismi internazionali rischia di danneggiare l'immagine e la democrazia italiana. Accogliere responsabilmente le raccomandazioni significa riaffermare l'impegno a promuovere uguaglianza, trasparenza e giustizia, valori fondamentali per essere parte credibile della comunità europea dei diritti;
15) nel caso italiano poi, il rapporto è stato trasmesso ufficialmente al Ministero dell'interno, come avviene per ogni Stato oggetto di valutazione, e il Governo ha avuto la possibilità di replicare e fornire osservazioni, in un processo di dialogo istituzionale fondato sulla trasparenza e sulla cooperazione. Questo fatto dovrebbe essere sufficiente a ricondurre il dibattito entro i confini della razionalità e della responsabilità istituzionale. E pertanto eccessivo e improduttivo sollevare polemiche sproporzionate: siamo di fronte a una situazione che non giustifica allarmismi, ma che richiede attenzione, trasparenza e dialogo;
16) invece, quello che stiamo osservando oggi, appare ai firmatari del presente atto d'indirizzo un attacco sistematico da parte del Governo italiano verso le principali istituzioni internazionali incaricate della tutela dei diritti umani, come l'Ecri, la Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu), la Corte penale internazionale e vari organismi dell'Unione europea. Questo rappresenta un grave rischio per la democrazia del Paese. Non si tratta di episodi isolati, ma di una strategia intenzionale per delegittimare questi organismi e ridurre i controlli esterni sui diritti fondamentali;
17) in questo quadro, rigettare le osservazioni dell'Ecri o delegittimare l'intero Consiglio d'Europa non significa soltanto mettere in discussione l'autorità di un organismo internazionale, ma anche indebolire il ruolo che l'Italia ha storicamente ricoperto come promotrice e garante dei diritti umani in Europa;
18) occorre ribadire la stima e la piena fiducia nelle forze dell'ordine,
impegna il Governo
1) a collaborare attivamente con la Commissione europea contro il razzismo e l'intolleranza Ecri, confermando con fermezza la piena partecipazione e l'adesione dell'Italia al Consiglio d'Europa e riaffermando l'impegno del Paese nel rispetto e nella promozione dei princìpi fondamentali della democrazia, dello Stato di diritto e della tutela dei diritti umani.
Seduta del 10 giugno 2025
Intervento in discussione generale di Andrea De Maria. Dichiarazione di voto di Piero Fassino